sabato 19 ottobre 2024

La datazione di Scopeti - Un piccolo Addendum

 


Da Montbéliard a Montpellier, cambia qualcosa?


La notizia giornalistica del reportage di Paolo Cochi nel 2015 (non c'entra con l'oggetto dell'articolo presente, ma di quello precedente).

 

 Rileggendo il mio recente articolo sul blog ( http://mostrodifirenzevolumei.blogspot.com/2024/08/la-datazione-del-duplice-omicidio-degli.html ), mi sovviene qualcosa che non avevo considerato nella stesura. La crux della questione era, ricordiamo, comprendere perché Maurri ponesse la notte del delitto alla domenica ancor prima di aver eseguito l'autopsia sui cadaveri, avendo quindi una conoscenza non abbastanza approfondita dei fenomeni tanatologici sulla base dei quali avrebbe validato la sua, poi molto contestata, valutazione. 

Nell'articolo, ovviamente a livello di suggestione non verificabile, si avanzava l'ipotesi che gli fosse giunta voce dell'avvistamento delle vittime la mattina della domenica al bar della Locanda agli Scopeti, fatto però che risultava ufficialmente verbalizzato solo il 12 settembre.

 
Vi è però un altro episodio consimile da tener presente.
Nel Rapporto CC del 14 settembre, a firma del ten. colonnello Torrisi ( ma probabilmente steso dal mar. Congiu), si affermava che i due francesi erano stati alla Fiera della calzatura di Bologna; ciò in quanto tra gli effetti personali della Mauriot erano stati rinvenuti biglietti da visita e talloncini intestati a ditte espositrici che avevano partecipato all’edizione corrente della Fiera. Vi era poi il riscontro di tale Biancalani, del “Calzaturificio 2001” di Pistoia, che aveva affermato di aver ricevuto un ordine di calzature da una coppia francese di Montbéliard; nello stesso capoverso del rapporto vi era però un
disclaimer : visionate le 17 diapositive repertate (sic! Qui si apre, come sappiamo, un altro buco nero dell’indagine) il testimone “affermava senza ombra di dubbio che la donna che aveva visitato il suo stand non era la Mauriot Nadine”

 


 

Dalla pura e semplice lettura del rapporto (e sto parlando qui delle mie conoscenze circa anno 2013) si sarebbe dovuto evincere, quindi, che il Calzaturificio 2001 avesse venduto i propri prodotti nella stessa occasione a due diverse (e tra loro somiglianti) coppie francesi gerenti due diversi negozi di scarpe a Montbéliard. Per quanto io sia portato a credere alle coincidenze, questa configurazione astrale pareva troppo ardita per essere reale. Interpellato in merito Flanz Vinci, ero venuto a sapere che in quel passaggio del rapporto l’estensore aveva confuso la cittadina di Montbéliard con la ben più importante e nota Montpellier, sita in tutt’altra regione della Francia (a più di 600 km di distanza) e sede del vero e unico negozio (o distributore) francese che aveva, nel pomeriggio della domenica 8 settembre, ordinato i prodotti del Calzaturificio 2001 (una ditta denominata Chapital Sarl, sempre che la dicitura sul buono d’ordine sia affidabile). Questa notizia è poi divenuta patrimonio comune dei mostrologi più attenti.

Risolto parzialmente il busillis, non avevo però ancora preso visione dell’Allegato 5 al rapporto, ove viene esaminato il materiale cartaceo rinvenuto nel borsello di Nadine; e non potevo capire il motivo dell’errore. Avendo ora potuto leggere i documenti, emerge qualcosa in più. Al numero 8 di tale elenco figura infatti un’annotazione che merita di essere citata letteralmente e per intero. “Cartoncino e autoadesivo del Calzaturificio 2001 di Pistoia. E’ stato interpellato telefonicamente il Sig. Biancalani Raffaele dipendente della citata ditta il quale ha affermato di aver visto le foto su i giornali delle persone assassinate e di riconoscerle per quelle che verso le ore 16 di domenica 8 c.m. si sono recate presso lo stand allestito presso la fiera di Bologna. La donna, come risulta da un buono di ordinazione in suo possesso, ha ordinato una partita di scarpe per il suo negozio “Chapital” di Montbéliard”.

 



 

Quindi, fino a questo punto possiamo ricostruire che: la prima indagine è stata fatta per telefono (cosa peraltro già evidenziata nel seminale “Scopeti – Giustizia mancata” di Adriani – Cappelletti – Maugeri); al telefono ci si capisce male, soprattutto quando si tratta di nomi stranieri, Biancalani ha detto Montpellier e il carabiniere ha sentito Montbéliard; inoltre, Biancalani ha riconosciuto le vittime dalle foto sul giornale. 

Ora, non sappiamo quando precisamente sia stata condotta questa indagine telefonica, ma evidentemente deve aver avuto luogo tra il 9 e il 10 settembre, poiché, avendo avuto un primo riscontro positivo, i CC si presentano, questa volta di persona, alle 18 del giorno 11 presso la sede del Calzaturificio 2001, ove il Biancalani chiarisce l’equivoco e, viste le diapositive raffiguranti Nadine (sic come sopra) afferma di NON aver visto la vittima, ma una donna bionda dai capelli cortissimi (corrispondente quindi in parte alla foto della patente di guida di Nadine), in compagnia di un uomo coi baffi. Il Biancalani consegna anche la copia del buono d’ordine, da cui i CC dovrebbero capire di aver preso un granchio, ma non lo fanno e nel rapporto del 14 settembre continuano a sostenere che Biancalani ha ricevuto un'ordinazione da una coppia di Montbéliard, che però non erano le vittime.

Ma il punto qui non è prendere un po’ in giro i carabinieri, bensì dare conto che, fino alle 18 del giorno 11 settembre, gli inquirenti sono certi che la domenica pomeriggio Nadine e Jean-Michel avevano visitato la Fiera di Bologna e quindi, lapalissianamente, erano ancora in vita.

Questa notizia errata può essere stata passata al Prof. Maurri già il 10 settembre, il che potrebbe spiegare, sempre in via di ipotesi, la sua virata da uno stato di incertezza a una decisa datazione alla domenica sera ancor prima di portare a termine le autopsie come meglio descritto nell’articolo precedente. In tal senso, la successiva notizia dell’avvistamento della domenica mattina alla Locanda Ponte agli Scopeti non poteva non leggersi come ulteriore conferma di una data già acquisita.

 

Nadine Mauriot, foto ds Insufficienza di prove

 

A margine, possiamo notare come i riconoscimenti fotografici possano essere fallaci. Se il Biancalani aveva sbagliato persona, altrettanto potrebbero aver fatto Borsi e Bonciani; ai quali peraltro non risulta, a verbale,  che siano state mostrate le misteriose diapositive nel frattempo disperse nei meandri della giustizia italiana.

E questo, per adesso, è quanto.