Quanto
aiutano le testimonianze nelle indagini sul caso del “Mostro di Firenze”? Dipende, ovviamente; in primo luogo, se
qualcuno ha davvero visto qualcosa; poi, dall’analisi critica cui le
sottopongono gli inquirenti; infine, nel
nostro processo accusatorio, dalla vera o presunta utilità che una determinata
testimonianza ha per le parti in causa.
Ci si
potrebbero scrivere volumi. Per rimanere in un ambito più confacente a un blog,
esaminerò qui il caso del duplice omicidio di Giogoli, stimolato anche da un
ottimo articolo di Enea Oltremari, svolto in tutt'altra ottica e recentemente
apparso su Insufficienza di Prove (http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2018/07/luomo-dietro-il-mostro-8-di-e-oltremari.html
).
Cominciamo
dal luogo del delitto, praticamente a fianco del muro di cinta della Villa “La
Sfacciata”, il cui ingresso principale è sulla via Volterrana (via di Giogoli
porta a Scandicci, ma qui dovremmo, salvo errori, essere ancora in comune di
Firenze). Il giovane studente Pier Luigi S., interrogato dai carabinieri il
giorno 11 settembre, fornisce una testimonianza che di primo acchito potrebbe
sembrare interessante. Riferisce infatti di aver visto, il giorno precedente,
intorno alle ore 20.10, il furgone dei ragazzi tedeschi posteggiato e una
coppia, uomo e donna, allontanarsi a piedi lungo via di Giogoli. Particolare
curioso, è proprio Pier Luigi a indicare alla pattuglia dei carabinieri che sta
sopraggiungendo dove sia via di Giogoli. Infatti
, il 10 settembre a quell’ora i ragazzi erano morti da quasi un
giorno, anzi Rolf Reinecke aveva da poco avvisato il nucleo dei CC di Firenze
della sua macabra scoperta. Vista la coincidenza di orari, può anche essere che
il teste abbia incrociato lo stesso Reinecke e la sua compagna. La
testimonianza in sé, quindi, è di nessun aiuto. Il giovane dice però qualcosa
che può essere importante: “la zona è
assiduamente frequentata da coppiette”. Non ci si dovrebbe stupire oltremodo,
quindi, di trovare nei pressi del furgone, addossati a un muretto, postazione
ideale per guardoni, frammenti di riviste pornografiche.
Il principale testimone “locale”, abitante in una dependance della villa, è però Rolf Reinecke, colui che scoprì il delitto. Lascio la parola al giudice Ognibene: “La sera del sabato 10 settembre 1983, giorno successivo alla commissione del delitto, mentre passava di lì in auto, si era fermato avvicinandosi al furgone: si era allora accorto che vi era un finestrino forato da una pallottola ed all'interno aveva scorto il corpo del ragazzo biondo macchiato di sangue. Il Rolf aveva raccontato che la sera prima, passando dallo stesso luogo, verso le 19/19,30, non aveva visto il furgone, la cui presenza aveva notato invece la mattina dopo: era anche sceso per parlare con i connazionali, anche perché dalla targa del mezzo gli erano sembrati della sua città, ma mentre si avvicinava, e stava per rivolgersi al ragazzo biondo che aveva visto appoggiato all'interno del furgone nella parte posteriore sinistra, era stato richiamato dal clacson dell'auto di un vicino che aveva trovato la stretta strada di Giogoli ostruita dalla sua auto lasciata in sosta (…)”
Quindi,
sembrerebbe che i ragazzi si siano posteggiati nella piazzola di Giogoli non
prima della sera del venerdì, dopo le 19; altrimenti, il Reinecke, come ne notò
la presenza per due volte il sabato, l’avrebbe notata anche il venerdì e negli
eventuali giorni precedenti. Questo si
accorda in parte con le dichiarazioni di un altro testimone, il metronotte Gian
Pietro Salvadori, che – leggiamo in un articolo della Città del 12 settembre
1983 - il mercoledì o il giovedì sera
aveva visto il pulmino con i due ragazzi in via degli Scopeti, di fronte alle
cantine Serristori, e li aveva fatti sloggiare perché in quel luogo vi era
divieto di campeggio. E’ quindi una conferma della presenza, almeno da giovedì
sera, dei tedeschi in zona San Casciano – Scandicci. Ancora più importante, aggiunge il cronista,
il teste "ha detto di aver inizialmente creduto che i due fossero in realtà
un uomo e una donna, dal momento che uno dei due giovani aveva dei lunghi
capelli biondi”. Ci torneremo su.
Del resto,
da un'annotazione della SAM alla Procura della Repubblica datata 12 giugno
1992, risulta che "il giovane Rüsch [NOTA: scrivo Rüsch anziché Rusch,
come a verbale, perché il console tedesco, nel richiedere la restituzione degli
oggetti delle vittime, usa questa grafia, che ritengo perciò più esatta], la
sera del mercoledì antecedente la sua uccisione verso le 20 - 20,30 telefonò ai
suoi familiari dalla città di SPESSART per riferire loro che erano arrivati lì
e che il viaggio era andato bene. Va detto che i giovani erano partiti la
mattina da Munster, dove entrambi avevano un appartamento in affitto ciascuno,
città che dista circa quattro ore di viaggio da Spessart." In realtà, non
esistono città di SPESSART in Germania, bensì portano questo nome due minuscoli
paesini, il primo nella Valle del Reno, il secondo ai margini della Foresta
Nera, e una regione turistica a sudest di Francoforte; in nessun caso quindi si
potrebbe usare, per Spessart, il termine "città". Sono informazioni
non di prima mano, fornite dalla polizia tedesca, perché il viaggio di Perugini
in Germania risale all'ultima settimana di quel mese; inoltre, non avendo a
disposizione il testo originale, penso si debba correggere la località di
partenza da Munster (cittadina della Bassa Sassonia, nota solo per essere un
centro di acquartieramento dell’esercito tedesco) a Münster, relativamente
grande città universitaria del Nordrhein-Westfalen. Se prendiamo per buono il
ricordo dei familiari, raccolto dopo quasi 9 anni dai fatti, ma in realtà
disponibile già nel settembre 1983 tramite il console onorario tedesco a
Firenze, i ragazzi erano partiti da Münster il mercoledì mattina, ma avevano fatto ben
poca strada (secondo il sito ViaMichelin Münster dista da Spessart - quello sul Reno- da 229 a 247 km, a seconda dei percorsi scelti).
Se invece il riferimento fosse alla regione, ben più nota, saremmo intorno ai
340 km e circa quattro ore di viaggio. Ora, se si ricorda che, pochi giorni
prima dell'informativa, a Pacciani era stato sequestrato un set di dodici
cartoline illustrate dal titolo "Der Rhein", risulta chiaro perché
gli investigatori optarono per un percorso lungo la valle del Reno e attraverso
la Svizzera; ma non è sicuro che Meyer e Rüsch abbiano effettivamente fatto
questo tragitto. Sia come sia, qualsiasi strada i due abbiano scelto, la sera
di mercoledì erano ancora ben in mezzo alla Germania. Ora, da Spessart (il
paesino sul Reno) a Firenze ci sono ben 1057 km; che si riducono a 915 partendo
invece, ad esempio, da Miltenberg (nello Spessart) passando per l'Austria
anziché per la Svizzera. Si può essere certi che il pulmino (non un mezzo
particolarmente veloce anche in autostrada) non sia arrivato nei dintorni di
Firenze prima della sera di giovedì 8; forse in quell'occasione i ragazzi
furono intercettati dal metronotte Salvadori, che li fece sloggiare; via di
Giogoli 4 dista circa 7 km da Villa Machiavelli, che dovrebbe essere il luogo
di primo avvistamento del pulmino.
La Città - 12 Settembre 1983 |
Che le
vittime siano arrivate a Firenze solo verso la sera del giorno 8 sembra potersi
dedurre anche dall’unico tagliando
ritrovato nel furgone, che attesta che nel pomeriggio di venerdì 9 il mezzo venne posteggiato per un paio d’ore (16, 25 –
18,25) nel parcheggio di via Valfonda, a fianco della stazione di Santa Maria
Novella.
Allora, ci
si dovrebbe chiedere chi e quando abbia visto la signora Teresina Buzzichini,
testimone al processo Vanni + altri (udienza del 8 luglio 1997), la quale
racconta che i ragazzi tedeschi uccisi in via di Giogoli pernottavano lì da
circa una settimana. Citiamo alcuni passi, come sempre da Insufficienza di
prove:
T. B.: E
vedevamo questi ragazzi già da una settimana, che avevano questo pulmino. Non
un camper, un pulmino qualsiasi insomma. La mattina, si vedeva la radio... si
sentiva perlomeno la radio, presto e...
P.M.: Cioè,
quando passavate dalla strada loro...
T.B.: Erano
a pochi metri dalla strada.
(…)
P.M.: Ho
capito. Andiamo un attimo a quando voi li sentivate nei giorni precedenti. Dice
lei: 'era una settimana che li vedevamo'. Li vedevate la mattina, poi?
T.B.: Sì,
la mattina, poi nel mezzo del giorno non c'erano e si rivedevano la sera, verso
le otto, così. Lì, che stavano mangiando, insomma stavano... uno era normale,
uno aveva i capelli lunghi e c'aveva un ciuffo di dietro, come li portano tutti
i giovani ora. Logicamente era dell'83, comunque. Però l'aveva il pizzo, si
vedeva che era un maschio. Magari di dietro...
P.M.: Si
vedeva che era maschio anche se aveva i capelli lunghi, è questo che vuole...
T.B.: Anche
i capelli lunghi. Perché aveva la barba, una donna credo...
P.M.: Ma
lei li vedeva perché passavate di lì davanti, non è che vi fermavate?
T.B.: No,
si sono fermati anche giù alla mia attività, hanno portato della roba a lavare [NOTA: la signora era proprietaria di una
lavanderia al Galluzzo]. Però io non... erano normali clienti e basta.
P.M.: E ha
riconosciuto che erano gli stessi per le figure, o per il pulmino?
T.B.: Sì,
sì. Per il pulmino e per quello che portavano insomma me...
P.M.: Sì,
ma come, mai è sicura che fossero loro, per la figura?
T.B.: Son
sicura che fossero loro, sì, sì.
(…)
P.M.: Lei
ricorda di questa macchina rossa qualcosa, o l'ha vista solo suo marito?
T.B.: No,
l'ho vista anch'io, però lui ci stava più attento perché l'era più preso sulle
macchine. A me le macchine non mi interessavano...
P.M.: Ecco.
Suo marito all'epoca si presentò ai Carabinieri e disse addirittura...
T.B.: Il
lunedì, sì.
P.M.: Sì.
Disse addirittura che era una macchina di color rosso ma disse anche che
macchina era.
T.B.:
Era... Sì, disse anche che macchina era e che era anche targata Firenze. Che
allora, se si stava un pochino attenti, praticamente non ce n'era centinaia di
quelle macchine, si trovava subito. Se la cosa... l'è venuta fuori dopo... Io
quando lo lessi sul giornali dissi, ma... Insomma, lasciamo perdere.
P.M.: Senta
signora, a parte questa considerazione, lei
T.B.: No
guardi, io le macchine proprio, gliel'ho detto prima.
P.M.: Fu
suo marito a dirlo, l'ha riferito.
T.B.: Sì.
P.M.: Lei
invece ha detto di aver visto un altro tipo di ma...
T.B.:
Dopo... Il giorno dopo, una macchina chiara. Però poteva essere una Ford
Fiesta, poteva essere una 127. Io lo dissi al mi' marito: 'guarda, un'altra
macchina lì, Gianni, vicino a quel pulmino'. C'era una macchina che veniva in
su da via Volterrana, lì, c'è pochi metri. E allora c'era una macchina, un
operaio che veniva in su e dava, guardava quella macchina. Si girò così:
'davvero guarda, c'è un'altra macchina lì'. Proprio accanto al pulmino.
P.M.: Lei
ricorda in che orario potesse essere?
T.B.: La
mattina, l'ho detto, dalle sette alle sette e mezzo, che noi si andava via
presto perché il mi' marito all'otto doveva essere sul lavoro.
P.M.:
Quindi la macchina rossa fu vista di sera e la macchina bianca...
T.B.: No,
di mattina.
P.M.: Tutte
e due?
T.B.: Tutte
e due di mattina.
(…)
T.B.: Lei ricorda
se questi giovani... Ha detto di averli visti nella lavanderia da lei. Li ha
visti anche per caso alla Coop giù al Galluzzo?
T.B.: Sì,
sono stati anche alla Coop perché venivano con delle borse della Coop, sì.
P.M.: Ecco,
lei... Ah, ecco, ha visto...
T.B.: Sì.
Quindi
addirittura la teste ha visto le vittime tornare dalla spesa e venire nella sua
lavanderia; ha visto un giovane con il pizzo, ma dalle foto disponibili non
sono visibili segni di barba; il metronotte aveva invece scambiato Jens-Uwe per
una ragazza. Si tratta molto probabilmente quindi di un falso ricordo; eppure,
come è suggestivo quell’accenno alla rarità del tipo di auto (non ce n'era centinaia di quelle macchine),
che ben si attaglierebbe a una 128 coupé, molto meno a una 128 berlina, un
modello estremamente diffuso. I difensori, stranamente, non
controinterrogarono; è anche vero che la testimonianza della signora non venne
utilizzata in sentenza. Ma per rimanere ai fatti concreti, andiamo a leggere la
dichiarazione, più modesta ma ben più circostanziata del marito della signora
Teresina, Giovanni Nenci, rilasciata già il 13 settembre 1983 ai CC della Stazione del Galluzzo.
“Giovedì
sera 8 c.m. nel rientrare a casa notai nello spiazzo di cui sopra il furgone
straniero regolarmente parcheggiato nello spiazzo. Erano circa le ore 20,30 ed
accanto al furgone non notai movimento di sorta. Il mattino transitai
nuovamente in via di Giogoli verso le ore 7,30 e notai accanto al furgone in
parola un’auto Fiat 128 di color rosso, targata FIRENZE. Non vidi movimento di
sorta intorno e pensai a persone che provavano i cani per la caccia. Anche venerdì 9 c.m, nel transitare verso le
ore 20,30 in via di Giogoli, notai nuovamente il furgone in sosta nel prato
adiacente alla via stessa, senza notare intorno nessun movimento di persone. Il
giorno successivo passai ancora in via di Gíogoli a bordo della mia auto ed in
compagnia di mia moglie. Notai sempre lo stesso furgone, con le portiere
chiuse, fermo nel luogo visto la sera precedente. Erano circa le ore 7-7,30 e
mia moglie mi ha riferito che accanto vi era una auto bianca di media
cilindrata di cui però non ricorda né la marca e né tantomeno rilevò
particolare, e targa".
La FIAT 128
rossa vista dal teste era la 128 coupé di Lotti? Quella macchina, quando fu
acquistata (16 febbraio 1983), era targata Gorizia, non sono riuscito ad
appurare in quale data fu ritargata FI D56735.
Leggiamo
allora, a proposito di auto (il grimaldello dell’inchiesta Compagni di Merende)
uno stralcio dell’intercettazione telefonica Lotti – Nicoletti 24 marzo 1996
(pubblicata in Al di là di ogni ragionevole dubbio, pag. 171 e segg.).
Giancarlo
Lotti: ‘Poi mi vogliano domanda’ le cose dell’83, dell’82 . . . come fo
a sapere queste cose?” (…)
Giancarlo
Lotti: “Ma poi gli hanno visto una macchina, dice, a Scandicci, a Giogoli.
E io che ne so? Per l’appunto la mi’
macchina l’è da tutte le partì. Io se vo a trovare una cugina, io un lo so.
Loro dice.. . lì a Giogoli c’era un
furgone, dice, quei du’ tedeschi... ”
Filippa
Nicoletti: “Ah. ”
Giancarlo
Lotti: “Ma come fo a dire una cosa che un n’ho vista?”
Filippa
Nicoletti: “Eh ma tu . .. gli dici che non l ’hai visto. ”
Giancarlo
Lotti: “Dice: ‘ma te tu vai dalla tu cugina.’ E
questo i ’ che vuol dire? Perché dalla mi’ cugina un ci posso andare?”
( . . . )
Il verbale
dell’interrogatorio subito da Lotti il giorno precedente, al quale è
riferimento nella telefonata, si può consultare tra i materiali pubblicati da
Antonio Segnini ( http://quattrocosesulmostro.blogspot.com/p/contenuti-scaricabili.html ). Purtroppo la trascrizione non è completa;
in quello che si legge, non si parla mai di Giogoli, di auto o di cugine; molto
probabilmente si tratta di “sondaggi” del teste fatti fuori verbale (non
sarebbe l’unico caso). Ma il fatto che Lotti stava per essere nuovamente
“incastrato” a causa della sua auto (meglio: un’auto simile alla sua) vista nei
paraggi (come a Scopeti, come a Vicchio) risulta chiaramente dal dialogo
telefonico con la Nicoletti.
Nell’interrogatorio
del successivo 26 aprile, infatti, Lotti
ammetterà per la prima volta (ma era stato anticipato da Pucci il 18 aprile) la
sua partecipazione al delitto di Giogoli, anche se, in questa versione, solo in
veste di spettatore invitato.
Nel corso
del sopralluogo del 23 dicembre 1996, poi, Lotti dirà che sia Pacciani sia lui
stesso parcheggiarono lungo via di Giogoli, a una ventina di metri l'uno
dall'altro. Tutto è possibile, certo è che le auto avrebbero bloccato la
strada, in quel punto assai stretta, e un eventuale automobilista di passaggio
si sarebbe trovato impossibilitato a proseguire e sarebbe stato involontario
testimone di tutta la sparatoria. Ma questa è solo una delle tante
inverosimiglianze dei racconti di Lotti.
E Pacciani?
Poteva essere sua l'auto bianca (la famosa Fiesta con le modanature laterali
rosse) vista la mattina dopo l'omicidio da Teresina Buzzichini? Certamente,
anche se non si capisce cosa ci stesse a fare. Più probabilmente si trattava
invece della 126 bianca, vista tra le 9 - 9,30 del sabato dalla guardia giurata
Menichetti e che fu poi attribuita a Mario Robert Parker (si veda sentenza
Calamandrei). Quanto a Pacciani, nell'ipotesi accusatoria, si era recato sul
posto in motorino, appoggiandolo all'interno del viale d'ingresso della villa
(testi Amelia De Giorgio, udienza del 1 giugno 1994, e Adriana Sbraci, udienza
del 7 giugno 1994) o proprio contro il muretto della piazzola (teste Attilio Pratesi,
udienza 13 luglio 1994). Dobbiamo quindi immaginarci il Vampa che per più volte,
in pieno giorno, si reca sul posto a osservare… il nulla, poiché le vittime erano
ancora in Germania. Ma non solo; il proprio motorino Pacciani lo avrebbe
lasciato lì per giorni anche dopo aver commesso il delitto (teste Orlando
Celli, udienza del 1 giugno 1994). Sembra che solo la polizia scientifica in
sede di sopralluogo non si sia accorta della presenza del motorino … Il teste Celli
vide anche un uomo che si avvicinava al pulmino e a fianco un’auto che poteva
essere una Mini (come quella in uso al Reinecke), verso le ore 8 del sabato
mattina. Fu interrogato due volte (nel 1983 e poi nel 1992), ma non ho i
verbali e la deposizione a processo è, more
solito, confusa e inconcludente.
Un'altra
testimonianza che fu valutata in sede di indagine fu quella di Laura S.
(verbale dell’11 settembre reso ai CC della Stazione di Scandicci), la quale
riferì che, “verso le ore 21,00-21,15 del 9 settembre 1983, percorrendo in
autovettura la parallela
e sottostante via del
Vingone, ha potuto
distinguere sotto i
fari un individuo
scendere, proveniente
verosimilmente dalla zona
del delitto, un
uomo dall'età di
40-45 anni, dall'altezza di circa mt. 1,70, indossante una maglietta
celeste con delle strisce rosso orizzontali, pantaloni scuri, capelli folti,
lisci e tirati indietro” (vedi “Rapporto Torrisi”). Prosegue la teste dicendo
che l’uomo aveva: “faccia grossa, espressione regolare, senza avere nulla nelle
mani. Quello che mi è rimasto impresso maggiormente sono stati i capelli lisci
e tirati indietro, scuri, sembravano come fossero stati trattati con
brillantina, cioè molto lucidi. (…) Preciso di non aver notato nessuna auto in
sosta nei pressi del punto ove si trovava fermo l’uomo a mio avviso sospetto, e
cioè scendere (sic) da un piccolo viottolino della campagna o dai cespugli,
sulla sinistra. (…) Vestiva come una persona normale di città, con pantaloni e
maglietta. I pantaloni regolari, non sportivi, con cintura”. Questa
testimonianza sembra più interessante, quanto meno perché riferita a un orario
vagamente compatibile con l’omicidio. Non vale neppure la pena di aggiungere
che per Torrisi l’uomo con la maglietta a strisce e i capelli brillantinati
tirati indietro era senza dubbio Salvatore Vinci. Ma a parte questo, per chi,
come chi scrive, si permette di trovare piuttosto inverosimili le ricostruzioni
fornite dal Lotti di tutti gli omicidi ai quali avrebbe partecipato (gli
assassini arrivano direttamente sul posto con due auto, parcheggiano
tranquillamente di fronte alle vittime e danno inizio alla mattanza), l’ipotesi
di un colpevole che si allontana di nascosto percorrendo un tratto a piedi nel
bosco o per i campi appare senza dubbio più credibile; e in effetti, dal retro
della piazzola si arriva facilmente, attraverso un campo in discesa non troppo
forte, alla via sottostante.
Salvatore Vinci - Foto da Insufficienza di Prove |
Ricapitolando,
i ragazzi partirono da Münster la mattina di mercoledì 7 settembre,
pernottarono in una località turistica della Germania meridionale, arrivarono
nei dintorni di Firenze probabilmente la sera di giovedì 8. Fecero un primo
tentativo di posteggio in via degli Scopeti, furono mandati via e arrivarono a
Giogoli piuttosto tardi, senza essere avvistati da nessuno se non la mattina
dopo quando furono notati dal teste Nenci. Andarono via (il teste Pratesi alle
11.30 non vede più il pulmino), passarono la giornata a Firenze e dintorni, tornarono a
pernottare (dopo le 19.30, Reinecke tornando a casa non li vede ancora) sulla
via di Giogoli e la mattina dopo erano morti. Un iter che, tutto considerato, si avvicina molto alla vicenda dei
turisti francesi che saranno uccisi, quasi esattamente due anni dopo, a San
Casciano proprio in via degli Scopeti. Un passaggio velocissimo che si conclude
con la morte violenta. Un passaggio che lascia ben poco spazio a fantasiose
ipotesi di caccia a presunti omosessuali, a preparazioni di riviste gay da
sistemare a mo’ di altarino o di un assassinio premeditato “per far sortire
qualcuno dal carcere” (Santoni Franchetti, si veda qui: https://appuntisulmostro.blogspot.com/2018/02/golden-gay.html
; ma anche la Notte di Golden Gay del
grande De Gothia). Nessun testimone sembra essersi accorto di loro nell’orario
cruciale, dalle 21 alle 24 di venerdì; solo un automobilista di passaggio poco
dopo le 22.30 riferisce, ma in forma dubitativa, di aver notato il furgone in
sosta, con le luci spente. Considerato che molto probabilmente il Meyer stava
leggendo quando venne attinto dai primi colpi, dobbiamo presumere con la luce
interna accesa, è molto probabile che a quell'ora il delitto fosse già avvenuto.
A quale
conclusione possiamo arrivare, dopo questa raccolta di testimonianze sul
delitto di Giogoli (ce ne sono senza dubbio altre, che ho tralasciato perché
non le conosco; ogni aggiunta è naturalmente benvenuta)?
In primo
luogo, dobbiamo arrivare alla constatazione che è meglio non fidarsi troppo dei
testimoni oculari; è un punto sul quale, in questo blog, ho già battuto
ripetutamente. Secondariamente, possiamo osservare che, individuato un
possibile colpevole, una testimonianza vagamente adattabile si trova sempre.
Così, abbiamo visto comparire sulla
scena l’auto di Reinecke, quella del Lotti, quella di Mario Robert Parker,
Pacciani sul suo scalcagnato motorino Beta e infine anche Salvatore Vinci
(testimonianza questa di Laura S. che è comunque la più cronologicamente vicina
alla presunta ora del delitto, mentre le altre veramente dicono poco o nulla). Forse,
allora, nessuno ha visto niente di significativo; forse davvero, come mi disse anni fa
uno dei massimi mostrologi viventi, non c’è niente in quelle carte…
La Città - 14 settembre 1983 |
Mi permetto di fare alcune osservazioni e precisazioni su questo ottimo articolo:
RispondiEliminaOsservazione 1
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Dubito che la piazzola fosse assiduamente frequentata da coppiette, vista la sua posizione molto vicina a varie abitazioni. Semmai qualcuna si sarà fermata ogni tanto.
Adriana Sbraci che abitava nella villa La Sfaciata al processo Pacciani:
Franchetti: In quel luogo che lei avrà ben presente dove c’era il camper dei ragazzi tedeschi era normale vedere delle coppiette che si appartavano in macchina?
Sbraci: No.
Franchetti: Quindi lei non ha mai visto delle coppiette in quel punto?
Sbraci: Non ci ho mai fatto caso anche perché da casa nostra non si vede, si, si vede se uno guarda affacciandosi a una finestra ma passando…
In ogni caso i guardoni non si portano dietro dei giornaletti pornografici, non ha alcun senso, semmai quelli se li tengono in bagno. Secondo me, ma ovviamento non posso dimostrarlo, quando Autorino parlò di vari fogli di riviste pornografiche si riferiva proprio a quelli tagliati dalla rivista Golden Gay, che lui prese e mise tutti vicini per fotografarli. Ritengo infatti molto improbabile che chi tagliò le pagine della rivista le avesse poi accartocciate e gettate tutte vicine una all'altra.
Osservazione 2
--------------
Purtroppo devo anch'io convenire che delle testimonianze rilasciate a distanza di anni è sempre meglio diffidare. Mi stupisco che sia fasulla quella della Buzzichini, però, essendo così articolata. Pensare a uno scambio di persona ha poco senso, si trattava di due ragazzi tedeschi, non è che in giro nella zona ce ne potessero essere tanti. Che l'eventuale pizzo di Uwe sulle foto note del cadavere non si veda non assicura che non ci fosse, poteva essere leggero e soprattutto era biondo. La Buzzichini potrebbe essersi inventata tutto, ma perchè? Potrebbe essere poco attendibile il ricordo dei familiari sulla telefonata, oppure il ragazzo aveva detto, per motivi suoi, di essere ancora in Germania quando non era vero?
In ogni caso di attendibile c'è di sicuro il verbale Nenci, risalente a un paio di giorni dopo la scoperta dei cadaveri. E devo dire che la mancanza di cenni alla presenza del furgone nei giorni precedenti al giovedì contribuisce a squalificare la testimonianza della moglie al processo Pacciani, a meno che il verbalizzante non avesse ritenuto inutile riportarli, come del resto fece con il modello di 128.
Osservazione 3
--------------
Era la macchina di Lotti quella vista da Nenci la mattina del giorno del delitto? Nessuno potrà mai saperlo, certo che una riflessione sulle coincidenze che tormentano questo poromo che prese su di sè il fardello di offrire una parvenza di soluzione al caso del Mostro sono più d'una. In questo caso c'è un 128 rosso - magari berlina, ma il rosso era un colore senz'altro più adatto a un coupè - fermo accanto al furgone, che poteva essere il suo (che dal marzo non avesse ancora cambiato la targa lo ritengo possibile ma anche improbabile). E c'è il fatto che quella strada la percorreva un paio di volte all'anno per andare a trovare la cugina di Scandicci. Insomma, due coincidenze assieme per un personaggio che anni dopo avrebbe offerto queste e altre (frequentazione piazzola di Vicchio, probabile Fiat 128 rossa coupè sotto Scopeti) a degli inquirenti che avevano bisogno di uno che accusasse Pacciani e sé stesso. Fortunatissimi questi inquirenti a trovare Lotti che confessava, Pucci che accusava, una 128 rossa che era stata vista in almeno due posti buoni e così via.
Qualche breve risposta.
EliminaOsservazione 1: ricordo che quando, parecchio più giovane andavo in giro in mountain bike per prati, boschi e sentieri, mi capitava ogni tanto di trovare pagine strappate di riviste pornografiche abbandonate; che certo denotavano una qualche passata attività sessuale, comunitaria o solitaria, attiva o passiva non so specificare.
Osservazione 2: giustamente esclusa una doppia coppia di ragazzi tedeschi in pulmino WV(mentre non escluderei del tutto due coppie di francesi - o genericamente stranieri - in tenda a Scopeti)evidentemente il ricordo della Buzzichini è enormemente amplificato, molto probabilmente in buona fede (succede a tutti, è il lavorio mentale che si crea intorno a un ricordo reale); è abbastanza certo (lo riferisce il console tedesco subito dopo aver parlato coi familiari) che i ragazzi partirono dalla Germania il mercoledì e la sera erano ancora nel cuore della Germania.
Osservazione 3: Sono d'accordo con te. Fortunatissimi. Ma per me la spiegazione sta nel brano di telefonata con la Nicoletti, che ho citato.
Guarda che Lotti e la Nicoletti sapevano benissimo di essere intercettati, quindi quello che dicono ha un'importanza relativa. Fornari e Lagazzi avrebbero ben spiegato la capacità di Lotti di portare avanti una propria strategia difensiva, quindi non vedo che cosa possa dimostrare quella telefonata. Lotti era un bugiardo matricolato, penso che su questo non ci piove.
EliminaMi sembra pacifico, salvo atti non a mia conoscenza, che la 128 rossa vista dal Nenci fu utilizzata per mettere alle strette Lotti - che more solito in un primo tempo non ammette (dovrà aspettare le ulteriori rivelazioni di Pucci). La telefonata non dimostra nulla, ma offre una possibile interpretazione: Lotti è stato imbrogliato (mi pare usi questo termine) su Vicchio, sta per essere imbrogliato su 83 e 82. Lo dice lui all'amica del cuore. Questo almeno a leggere il libro di Cochi & C.
EliminaMa se afferma di essere stato imbrogliato perché non c'entra niente, non capisco per quale motivo non lo dica chiaro. Leggiti la trascrizione della telefonata col prete, ti sembra possibile che in quella circostanza un innocente non faccia il minimo cenno di esserlo? L'unica spiegazione è quella di Filastò, che preferisse gli agi del programma di protezione, e quindi si guardasse bene dal dire che non c'incastrava nulla. Ma allora da chi sarebbe stato imbrogliato, se a lui andava bene?
EliminaComplimenti per l'ottimo articolo.
RispondiEliminaAggiungo un particolare: l'uomo visto da Attilio Pratesi la mattina del venerdì potrebbe assomigliare a quello visto la sera da Laura S., fatta eccezione per la capigliatura in un caso rada e nell'altro folta; dalla sentenza Ognibene: "Contemporaneamente aveva notato, ad una distanza di 5-6 metri, un po' seminascosto dai cespugli, un individuo dell'apparente età di 45/50 anni, di corporatura un po' robusta, con maglietta a maniche corte a strisce blu e bianche, capelli rari nella parte occipitale, lisci e curati, il quale aveva appoggiato un piede nel piano del campo adiacente, restando semicurvo su una gamba, e guardando attentamente verso il campo, con la schiena rivolta verso la strada. Il Pratesi precisava di non aver visto bene l'uomo, poiché costui gli dava le spalle, e che l'altezza poteva essere tra m. 1,65 e m. 1,70". Secondo Ognibene questo avvistamento non aveva grande valore, così come il motorino visto da Celli non era probabilmente lo stesso visto dalla De Giorgio e dalla Sbraci.
Non è curioso il fatto che i due tedeschi fossero nella zona di San Casciano il giovedì sera? e che abbiamo diversi avvistamenti di uno o più ciclomotori proprio a Giogoli e Scopeti (e non a Vicchio, molto più distante dalla residenza di un noto personaggio)?
Riguardo la frequentazione del luogo da parte di coppiette posso portare un fatto. Sabato scorso durante un sopralluogo in compagnia di un amico questi ha rinvenuto sulla piazzola la bustina di un preservativo. Ne ho fatto anche una foto. Chiaramente siamo in un'alta epoca rispetto al delitto, tuttavia ai nostri giprni la frequentazione della piazzola come luogo di incontri sessuali sembrerebbe confermata. Un saluto.
RispondiEliminaInteressantissimo. Grazie, come al solito.
RispondiEliminaCiao Frank,
RispondiEliminaricapitolando:
- i ragazzi partirono da Münster la mattina di mercoledì 7 settembre,
- pernottarono in una località turistica della Germania meridionale,
-arrivarono nei dintorni di Firenze probabilmente la sera di giovedì 8.
- Il delitto di Giogoli avvenne il 9 settembre.
Epperò abbiamo la "testimone"(sic) Teresina Buzzichini, che al processo Vanni + altri (udienza del 8 luglio 1997) dichiara:
T. B.: E vedevamo questi ragazzi già da una settimana, che avevano questo pulmino.
Fin qui, ok, vale l'inattendibilità di talune testimonianze per mille differenti motivi, specie a distanza di tanti anni.
MA...
ma come da continuazione della sbobinatuira della testimonianza in aula, abbiamo ANCHE:
- un P.M. che in nessun modo possibile mette in discussione quanto dichiara la TB, sul punto.
- che nemmeno ci prova in forma blanda (anzi, leguleiamente, fa esattamente l'opposto quando ripete -senza critica- il "Dice lei: 'era una settimana che li vedevamo'.", come per rimarcare nella testa di giudice e giurati. two is meglio di one).
E allora, quando scrivi nelle conclusioni "In primo luogo, dobbiamo arrivare alla constatazione che è meglio non fidarsi troppo dei testimoni oculari" [cit],
direi che:
- sarebbe più opportuno sopratutto aggiungere che ancor meno ci si deve fidare di 'certi' P.M. e investigatori.
(tipo quelli disposti ad avallare e sostenere con la stessa sicumera ogni differente loro stessa ricostruzione (differente ed inconciliabile con le precedenti),a patto che la croce addosso venga data comunque ad un ben preciso nome nome: PP)
Perchè se porti a deporre una testimone che dichiara cose sono in contrasto con fatti che non possono che essere già accertati investigativamente, allora i casi sono solo due:
- o sta smentendo gli inestigatori (ma dovrebbe anche provarlo e dichiararlo apertamente)
- o sta cercando di indirizzare in una certa direzione, ricorrendo a testimonianze/materiale che detta strada non indica, in un'ottica di sottesa pressione/manipolazione di giudice e giurati.
E questo sarebbe (o meglio: è, a prescindere) cosa assai grave
Hazet
Non sono un giurista, ma non credo sia un mistero che nel processo - ci piaccia o no - il PM sia un organo di parte - la sua. Spetta agli avvocati difensori rappresentare gli interessi dell'imputato e al giudice decidere "la verità". Ti consiglio la lattura di un breve e cinico libretto dell'ex magistrato Gianrico Carofiglio intitolato L'arte del dubbio. E' per questo che nelle prime righe dell'articolo parlavo della vera o presunta utilità che una determinata testimonianza ha per le parti in causa.
EliminaPrima di lanciarsi nelle solite considerazioni vagamente complottistiche, è bene mettere a fuoco alcuni punti:
Elimina-La testimonianza della Buzzichini non venne utilizzata come riscontro dai giudici, come giustamente ha notato Omar Quatar;
-Del 128 rosso abbiamo una testimonianza di prima mano, fornita subito dopo il delitto, non dopo molti anni; sfortunatamente Lotti aveva proprio un'auto di quella marca e colore?
-un motorino venne visto da Attilio Pratesi la mattina dopo il delitto, come un altro ciclomotore (forse lo stesso) fu visto da Iacovacci agli Scopeti (e anche in quel caso la mattina dopo il delitto, probabilmente, cioè il sabato).
Le circostanze riferite dai testi Nenci e Pratesi sono attendibili, perché riferite pochi giorni dopo il delitto, non a distanza di anni.
Rimanendo ai fatti, per quanto suggestiva, la testimonianza parla di un 128 rosso, la specificazione coupé (ovviamente fondamentale per collegarci la persona di Lotti) ce la dobbiamo immaginare noi. Poi, cosa ci avrebbe fatto il Lotti la mattina dopo il delitto? Era una sua abitudine presidiare le scene del crimine? a quale scopo? Lo stesso dicasi per i motorini che potrebbero essere stati del Pacciani. Perlustrazioni prima dell'omicidio, quando le vittime erano a centinaia di km di distanza? E dopo l'omicidio, perché? Iacovacci non vide PP ma un'altra persona, è spiegato in maniera convincente (per me) nel libro su Scopeti.
EliminaIl concetto dell'articolo era proprio che le testimonianze vengono volta per volta adattate alle esigenze, fa parte della lecita dialettica processuale, non per questo diventano vere al 100%.
Lei ha certamente ragione sul fatto che le testimonianze non sono da prendere come oro colato.
EliminaSe non ho capito male, Nenci avrebbe visto il 128 la mattina del delitto, non il giorno dopo.
Sulla persona vista da Iacovacci, ho i miei dubbi, data la somiglianza della descrizione dell'uomo visto con le fattezze del Pacciani e soprattutto la sicurezza con cui il teste (che era un ex agente della Digos, non un Nesi qualunque) confermò il riconoscimento in dibattimento.
Sul motorino "camaleonte" c'è una interessante e accurata ricostruzione nella sentenza Ognibene, che potrebbe spiegare il colore diverso che i testi attribuivano al motorino da loro visto con le verniciature apposte in tempi diversi dal Pacciani sul suddetto motorino. Potrei sbagliarmi, ma io vedo molte coincidenze, non ultima il fatto che i tedeschi si trovavano vicino San Casciano il giovedì sera.
La 128 rossa venne vista la mattina del delitto, verso le 7:30. Se vogliamo ipotizzare che fosse quella di Lotti è facile fornirne una plausibie spiegazione. Come lo stesso ammise in dibattimento, in quei giorni Lotti era andato a trovare la cugina di Scandicci passando proprio da quella strada. Se il fatto era accaduto il giovedì sera, Lotti avrebbe visto un furgone fermo sulla piazzola, ma per il buio non sarebbe riuscito a capire chi c'era dentro. Quindi la mattina dopo, prima di inziare a lavorare, sarebbe tornato con la luce, avrebbe visto dei lunghi capelli biondi spuntare da sotto le coperte e quindi la sera sarebbe andato a uccidere.
EliminaIn ipotesi mi pare che tutto torni. Credo che per qualsiasi altro dei sospettati storici, Pacciani, Salvatore Vinci, Narducci, non si riuscirebbe mai a ipotizzare uno svolgimento dei fatti altrettanto plausibile.
Questo Lotti era proprio sfortunato...
giusto venerdì mattina, ho fatto confusione io nel commento.
EliminaAntonio, è una bella ricostruzione, però...
EliminaChe Lotti sia passato la sera prima è una supposizione. Che sia andato a trovare la cugina è una scusa che adduce quando gli dicono che la sua auto è stata vista a Giogoli. Che la 128 sia una 128 coupé non si può dimostrare.
E alla fine, nella lontanissima ipotesi, la mattina di venerdì Lotti poteva benissimo essere in avanscoperta come scout di Pacciani e Vanni (ruolo che avrebbe avuto, secondo le sentenze, anche a Vicchio). Ci muoviamo su un terreno molto infido.
Certamente non pretendo che la mia ricostruzione abbia valore in un'aula di tribunale, almeno non con gli elementi disponibili (si fosse interrogato la cugina magari qualcosa poteva cambiare) però è meravigliosamente lineare.
EliminaTi ricordo poi che un bicchiere mezzo vuoto è anche mezzo pieno, e se la 128 vista da Nenci non si può sapere se fosse del modello coupè, nondimeno era comunque una 128, e per giunta rossa e targata Firenze, non un'Alfa Romeo. Vogliamo considerarla una coincidenza? Va bene, ma su Lotti ce n'è anche qualche altra, e quando le coincidenze diventano più d'una il loro peso si amplifica in modo esponenziale.
@Frank
RispondiElimina...bah... il pubblico ministero esercita l'azione penale e sta in giudizio nell'interesse pubblico. "Pubblico". Non personale, o di parte.
Se così non fosse, non esisterebbero (per restare in tema MdF) PM che chiedono il proscioglimento dell'accusato/i.
Ma... sssshhh. facciamo finta di niente.
le cacce alle streghe (annessi e connessi) non esistono nè mai sono esistite.
Comunque, quando anche ipoteticamente il nostro PM fosse appieno equiparato per legge al corrispettivo americano (e così, sulla carta non è), resta il fatto che:
-1- se tu (che per funzione inquirente hai il dovere di raccogliere e valutare antes gli elementi) porti in aula testimoni inattendibili (perchè in contrasto con fatti documentati acclarati/acclarabili): non stai perseguendo la Giustizia ma stai indirizzando verso un probabilissimo errore giudiziario.
Ma che ci frega, dirai tu. mica tocca a noi. Già, già, solo che poi se invece in quel tritacarne fossi tu od io a finirci... ti girerebbero eccome.
-2- che non è colpa dei testimoni se (magari ad anni ed anni di distanza dai fatti) dicono cose non corrispondenti ai fatti, MA di chi (pur avendone tutti gli strumenti e l'obbligo di verificare certi dati) li porta lo stesso in aula come se avessero cose utili da dire per il processo (in realtà indirizzandolo e deragliandone il corso di formazione delle prove e quindi la Giustizia)
Ma anche in questo caso, ce ne si può sempre lo stesso sbattersene (fino a ch si è soggetti non direttamente interessati).
Nel caso dei processi MdF ne abbiamo a manciate su manciate di simili "testimoni" e simili esempi (fino top dei top all'eclatante bersi e giustificare acriticamente ogni impossibilità fisica spacciata dal GL).
Alleluja! "I mdf"(sic) sono stati condannati, grazie agli indefessi sforzi degli inquirenti in nome della Giustizia e della cattura dei veri(sic) colpevoli, come Giustizia vuole. caso chiuso.
-3- Cercare di ribaltare la frittata sugli avv. difensori è giochino piccolo piccolo e che lascia assai il tempo che trova (per differenza di mezzi in primis, ma e soprattutto per differenza di funzioni. gli avv.dif sono loro sì "di parte spicciola e personale" (il loro cliente pagante), ma non si ergono a rappresentare anche te o me 'nel nome del Popolo italiano', nè dai soldi nostri è pagato il loro stipendio.
ma tanto, nel caso mdf, siamo al mondo completamente alla rovescia e quindi va tutto bene così.
Hazet
ma io mica ho detto che a me sta bene così, anzi...
EliminaStai certo che se non saltava fuori Lotti con il suo 128 rosso, la testimonianza dei due coniugi non se la filava nessuno.
Se non c'era il Faggi come possibile CdM, la coppia di Calenzano non veniva convocata. ecc.
Funziona così
Ottimo articolo Frank.
RispondiEliminaCon un approccio diverso rispetto a quello di hazet, trovo anche io notevole il fatto che la Buzzichini abbia potuto sostenere che i ragazzi tedeschi fossero in zona da una settimana senza che nessuno (neppure la parte civile) si alzasse per riferire quanto accertato tramite il console onorario tedesco di Firenze. Il fatto che la testimonianza delle signora non compaia in sentenza è -dal mio punto di vista- un'aggravante: la difesa e il PM avevano le loro (a me ignote) "buone" ragioni per non specificare un punto tanto importante ma l'estensore della sentenza -proprio in virtù del fatto che in aula non ci fu chiarezza- avrebbe dovuto segnalare l'inattendibilità del teste sul dato punto. Sono tra "gli ingannati" dalla testimonianza della Buzzichini.
Un'altra testimonianza mi ha fatto pensare: quella della guardia che avrebbe segnalato ai ragazzi il divieto di campeggio in zona Scopeti (via degli). Apparrebbe più logico un divieto di sosta, o un avvertimento rispetto al rischio mdf. Alla fine dormivano dentro un veicolo più che campeggiare. Ovviamente è un aspetto secondario.
Non vorrei sbagliare, perché, come ho detto più volte, so ben poco di procedura penale. però non credo che il giudice abbia a disposizione tutti gli atti d'indagine, bensì quelli che gli presentano le parti. In sostanza, occorreva che il probabile falso ricordo della T.B. venisse contestato in dibattimento attraverso il controesame, altri testimoni o,credo, la produzione di atti. Se nessuno lo fa, il giudice non può che prendere atto di quello che ha detto la signora, perché non ha la dichiarazione del console. Il PM da parte sua non ha interesse a mettere in discussione l'attendibilità della teste, perché gli fa buon gioco che due auto compatibili con Pacciani e Lotti siano collocate sul luogo in epoca vicino al delitto. Forse poteva intervenire la difesa, ma la discordanza può essere sfuggita, nel mare magno di carte che dovevano esaminare. Quindi non butterei la croce addosso a nessuno.
EliminaIl processo è un gioco delle parti, dove, in teoria, chi usa meglio le prove (= le testimonianze) dovrebbe vincere.
I due processi CdM, però, pur dando credito a Canessa di una grande abilità, li ritengo anomali e non penso di essere il solo.
@Frank,
RispondiEliminaultima poi chiudo qui (per non appesantire)
Non è per nulla quello il punto.
E il fatto che "fai finta di non vederlo" (spero, almeno che si tratti di una 'finta' per le responsabilità di pubblicazione): è a dir poco shoccante.
1- ovvia la parte sul Giudice. no problem
2- ovvio che le difese possono contestare.
ma le difese possono contestare se gli sono stati forniti i documenti degli investigatori (ed in questo caso non sappiamo se e quali strettamente inerenti alla determinazione del quando arrivarono, siano stati allegati agli atti, nè quali).
ma diamo buona anche questa: male che vada sarà il cliente -privatamente- a lamentarsi col suo -privato- avvocato.
3- ma che poi invece riesci a scrivere che:
"Il PM da parte sua non ha interesse a mettere in discussione l'attendibilità della teste"
e un:
"Quindi non butterei la croce addosso a nessuno."
è roba semplicemente da obrorio.
Il PM non può fare quello che vuole (senza che sia giusto "buttargli la croce addosso" [cit]).
il PM - funzione pubblica al servizio della collettività/Stato - in Italia, per legge, deve concorrere all'accertamento della verità.
Non a imbellettarla/manipolarla/truccarla/ritoccarla/nasconderla con trucchetti per ottenere "un" colpevole.
Quindi, un qualcuno (che sono poi più di uno per contiguità e collettività di corpo) a cui "buttare addosso la croce"[cit]: c'è eccome.
A margine,
noto che quello che esprime questo tuo ultimo commento pone dei pesanti dubbi sulla tua precedente affermazione: "ma io mica ho detto che a me sta bene così, anzi..."[cit]
Hazet
[pubblicabile e/o filtrato]
Omar, Lei come inquadra la testimonianza di Attilio Pratesi? Era davvero Pacciani l'uomo visto la mattina dopo il delitto? E se sì, come io penso, cosa ci faceva in quel luogo quando nessuno, tranne ovviamente il mostro, sapeva dell'omicidio? E' possibile che un assassino torni sul luogo del delitto? In effetti lo stesso potrebbe essere accaduto agli Scopeti il sabato e la domenica.
RispondiEliminaMa scusi, che dice di così importante questo teste? ai fini della identificazione di Pacciani, intendo? Veramente trovo questa testimonianza, che sono andato a rileggermi, irrilevante.
EliminaL'altezza dell'uomo visto, tra 1,65 e 1,70, coincide abbastanza esattamente con l'altezza di Pacciani. E soprattutto il motorino visto dal teste corrispondeva al vecchio motorino col serbatoio a goccia di Pacciani, che aveva nell'83 probabilmente lo stesso colore rimasto sotto il telaio, rosso, prima di subire una nuova verniciatura. Un motorino simile sarebbe stato visto da altri testi, sia a Giogoli che a Scopeti, dove fu vista anche una Ford fiesta con una striscia rossa sulla fiancata, proprio come quella di Pacciani. Secondo lei tutte le testimonianze sono irrilevanti? Nessuno ha visto Pacciani nè l'auto di Lotti. Ma Canessa era un genio allora. Come avrebbe fatto a mettere in piedi dei processi e a uscirne vittorioso con nulla in mano?
EliminaMa insomma, il teste vede un uomo, in un momento diverso da quello del delitto, ma quello deve essere per forza Pacciani che chissà cosa ci stava a fare lì la mattina dopo... ora, non credo che in provincia di FI il solo Pacciani avesse un motorino tipo Beta... mi sembra il miglior esempio del metodo investigativo Canessa - Ognibene, ovvero l'assassino lo abbiamo trovato, ora cerchiamo testimonianze compatibili.
EliminaNon tutte le testimonianze sono irrilevanti, ad esempio a me quella della coppia di Calenzano sembra molto rilevante, peccato che anche in quella occasione non ci hanno cavato un ragno dal buco.
Quanto alla domanda su come ha fatto il PM a vincere questi processi, me lo chiedo anch'io; come sa, la storia giudiziaria del caso non è affatto lineare, anzi...
Azzardo una risposta. Canessa vinse il processo Pacciani perchè i giudici credettero alla sorella del Meyer e ai periti per il blocco da disegno, a Perugini e agli altri membri della SAM per la cartuccia. Canessa vinse i processi ai complici di Pacciani perchè i giudici non ritennero possibile che Lotti avesse inventato delle balle per finire in carcere e neppure Lagazzi e Fornari avevano riscontrato in Lotti e in Pucci segni di squilibrio o mitomania. Può andare?
EliminaNo, per me non può andare. Sui Compagni di merende credo di aver ricostruito come nacque la "pista", spero di tornarci sopra con più materiale. La mitomania comunque non c'entra nulla, quindi dire che Lotti non era un mitomane non significa nulla. Le due perizie citate peraltro sono assai criticabili, come ho già scritto. Temo - non in termini di sicurezza però - che anche Pacciani sia stato vittima, nel primo processo, di un errore giudiziario. Ma più di tanto non è lecito dire pubblicamente.
EliminaIo ho provato a spiegare come mai Canessa la spuntò nei processi, non ho espresso un giudizio personale. Sono d'accordo che la mitomania non c'entra nulla. Ma bisognerà pure spiegare come mai tutti i magistrati giudicanti accolsero la tesi accusatoria condannando Vanni e Lotti - in tutti i gradi di giudizio! I giudici non riuscirono a trovare nessuna possibile ragione per la quale Lotti avesse potuto inventare tutto condannandosi alla galera. Per quanto riguarda la vicenda Pacciani, sono abbastanza convinto della sua colpevolezza, ma ammetto che la prova regina non fu trovata. L'elemento che orientò la corte alla condanna - lo disse in un'intervista, pur coperto dall'anonimato, uno dei giudici popolari - fu il blocco da disegno. E quindi le deposizioni dei periti e della sorella di Meyer. Forse anche più della cartuccia e delle tante testimonianze sfavorevoli all'imputato.
EliminaScrivo in merito al discorso della Fiat 128 del Lotti, acquistata originariamente con la targa GORIZIA e in seguito ritargata FI D56735 .L'autore dell'articolo asserisce di non essere stato in grado di risalire alla datazione di quel cambio targa.
RispondiEliminaSul web esiste un curioso e simpatico sito all'interno del quale, un gruppo di volenterosi e pazienti ragazzi, hanno fatto (e stanno continuando a fare) un censimento di quante più possibili targhe italiane con tanto di data di immatricolazione. Scorrendo il database e giungendo all'altezza delle FI D5*** si hanno i due seguenti censimenti:
FI D56469 Alfa Romeo Alfetta Quadrifoglio Oro 28-apr 1983
FI D56817 Alfa Romeo Alfetta 2.0 29-apr 1983
La Targa della Fiat 128 del Lotti, si interpone tra queste due sopracitate, risultanti immatricolate il 28 e il 29 aprile.
E' quindi da collocare in quei giorni, l'emissione della targa della Fiat 128 del Lotti. Pertanto, nel settembre 1983, all'epoca del delitto di Giogoli, la Fiat 128 rossa aveva quella targa già da più di 4 mesi.
dimenticavo: link esatto della ricerca https://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FI&page=21
RispondiEliminaGrazie per le informazioni, Nicola
RispondiEliminaBuongiorno a tutti. Interessante diventa, a questo punto, riflettere e rivedere tutto quanto affermato fino ad oggi alla luce dei recentissimi sviluppi riguardanti la nota perizia sul proiettile rinvenuto nell'orto di P.P. che ne ha sentenziato sostanzialmente (a quanto si legge) la falsità come prova, che ritengo personalmente un fatto della più alta gravità ma che era già nell'aria (da leggere o rileggere URGENTEMENTE l'articolo "BOMBA" relativo ad un rapporto della Squadra Mobile di Firenze su l'Unità di giovedì 04/02/1999 , ben vent'anni fa......). I miei ossequi.
RispondiEliminaHo l'articolo nel mio archivio e l'ho riletto. Tutto va visto in prospettiva storica. C'era un motivo perché nel 1999 la Squadra Mobile di Firenze attaccasse la ex SAM? sono argomenti di cui so poco. Ricordo di aver letto che ci fu anche una querela, ma non so bene a cosa riferita.
EliminaHo riletto anche io l'articolo, e mi permetto di suggerire a tutti una doverosa cautela. Se questo rapporto-bomba di cui si parlava all'epoca non produsse un bel niente, forse i giornalisti scrissero cose senza fondamento. Nell'articolo si parlava del ruolo avuto da Fioravanti e se pensiamo alle sue dichiarazioni fantasiose su Narducci, c'è da fidarsi poco. Attendiamo novità ma non mi stupirei se anche stavolta finisse tutto in una bolla di sapone. Una cartuccia già oggetto di infinite perizie e sottoposta a esperimenti che potrebbero aver lasciato ulteriori segni cosa potrà mai dire oggi?
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