giovedì 14 novembre 2019

Lotti e le assicurazioni (3)




Veniamo infine alla terza e ultima parte della saga che vede Lotti impegnato a difendere a tutti i costi la sua colpevolezza. Esaminiamo l’esito del processo di appello per quanto riguarda il FIAT 128  e le assicurazioni. Ho l’impressione che la sentenza di II grado sia poco conosciuta, quanto meno nelle sue motivazioni, quindi ho deciso di trascriverla nei passaggi che sono attinenti al tema di cui ci occupiamo, limitandomi a inserire dei commenti personali in forma di note tra parentesi. Ritengo che la lettura risulti istruttiva. Chi volesse leggere per intero, può scaricare il file sul blog di Antonio Segnini, qui). La nostra citazione comincia a pag. 175, con una ricostruzione di quanto avvenuto in I grado.

"Come si è detto in altra parte della presente sentenza, in sede di discussione davanti alla Corte di assise uno dei difensori comunicava a quel giudice di primo grado e ne forniva prova, che il Lotti, nel 1985, il 3 luglio e, quindi, 65 giorni prima del duplice delitto degli Scopeti, aveva comperato una Fiat 124 celeste o scura e che quindi molto probabilmente la sera dell'8 settembre non poteva con la vecchia Fiat 128 essersi condotto in località Scopeti ad assistere agli omicidi unitamente al suo amico Pucci Fernando.

La Corte di assise, interrotta la discussione, disponeva le opportune indagini e all'esito risultava per testimoni e per documenti:

che effettivamente il Lotti quell'anno, con scrittura privata autenticata il 3 luglio 1986 [rectius: 1985] ma trascritta nel novembre 1986 [?], aveva acquistato una Fiat 124 scura;

che la Fiat 128 rossa era stata demolita il 3 aprile 1986 (vedi il certificato del PRA in atti);

che era stato pagato il premio assicurativo per la Fiat 128 fino al 20 settembre 1985 e per la "nuova" Fiat 124 a decorrere da quella data del 20 settembre 1985;

che l'intermediario della vendita, un meccanico di San Casciano, non consegnava la macchina che era stato incaricato di vendere – nella specie la Fiat 124 – se la stessa non era regolarmente assicurata, giusta le dichiarazioni di costui.

Deduceva da ciò la Corte di assise che quindi il Lotti aveva sì comperato altra vettura – sempre usata – ma che non l'aveva utilizzata se non dal momento in cui l'aveva assicurata e, cioè, dal 20 settembre 1985.

E che quindi non vi era alcun motivo per dubitare che il Lotti Giancarlo l'8 settembre 1985, giorno del duplice omicidio degli Scopeti, si trovasse con la sua Fiat 128 rossa in quel posto.

(...) [Nota: omettiamo un breve excursus sulla testimonianza Ghiribelli e la famosa intercettazione sulla ben nota necessità fisiologica]

In questo grado di appello i difensori di Mario Vanni hanno proseguito, approfondendole personalmente e doverosamente, le loro ricerche, surrogandosi alla polizia di Stato e ponendo così rimedio alla superficialità dimostrata da questa ultima nel caso di specie [Nota: temevano di non trovarlo reo? Alessandro Manzoni,Storia della colonna infame, citato a processo dall'avvocato Mazzeo], sì da ottenere dall' agente di Firenze della compagnia assicuratrice del Lotti copia della polizza stipulata dal Lotti stesso per la Fiat 124 scura.

Polizza che è risultata stipulata addirittura il 25 maggio 1985 e, cioè, ben prima della data di autenticazione della scrittura di vendita – 3 luglio 1985 – poi trascritta al PRA.

Con ciò fornendosi dimostrazione che il Lotti molto verosimilmente aveva nella sua disponibilità la Fiat 124 almeno dal mese di maggio 1985 e che da allora l'aveva posta in circolazione tanto da assicurarla.

In sede di rinnovazione del dibattimento, come si è già detto, è emerso dalle dichiarazioni dell'agente attuale della compagnia assicuratrice e di quello dell'epoca che la polizza stipulata per la 124 Fiat andava a sostituire quella preesistente ed attinente la Fiat 128, che la Fiat 124 aveva cagionato due lievi incidenti stradali in Firenze nel giugno o luglio 1985 e che norma voleva che il tagliando assicurativo esposto sul parabrezza venisse restituito alla compagnia assicuratrice all'atto della nuova razza sulla nuova macchina ma che, almeno all'epoca, di fatto, spesso e volentieri, questa norma veniva assai poco rispettata tanto che non è stato rinvenuto il tagliando della Fiat 128 nella relativa pratica [Nota: questo “spesso e volentieri” è un’aggiunta dell’estensore della sentenza]. Il Lotti esaminato sul punto ha dichiarato di essersi ricordato che, di fatto, per qualche mese aveva utilizzato entrambe le automobili sfruttando la circostanza che non aveva restituito il tagliando alla compagnia assicuratrice e che anzi l'aveva sempre tenuto esposto sul parabrezza della sua Fiat 128. Confermava che agli Scopeti ci era andato con tale ultimo veicolo.

(...) [Segue in sentenza una ricostruzione, però molto approssimativa e incompleta, del modo in cui il FIAT 128 rosso di Lotti entrò di prepotenza nell’inchiesta. Chi volesse saperne di più veda invece qui]

Il Lotti Giancarlo comperò la Fiat 124 scura nello stesso anno 1985 qualche mese prima dei delitti degli Scopeti, certamente prima del 25 maggio il che significa che in quell'anno 1985 il detto Lotti possedette sicuramente, e per un certo periodo contemporaneamente, due veicoli: la 128 rossa e la 124 scura;

(...)

Così stando le cose vi è da chiedersi per quali ragioni mai il Lotti avrebbe dovuto consapevolmente mentire in pubblico dibattimento nel dire, contrariamente al vero, che l'8 settembre 1985 lui agli Scopeti ci era andato con la Fiat 128 rossa [Nota: è una domanda retorica; il giudice si guarda bene dal chiederselo]. Nulla infatti sarebbe cambiato se avesse detto che vi era andato con la Fiat 124 o con altro mezzo di locomozione, nessun interesse avendo egli a raccontare in maniera consapevole una bugia di tal fatta.

E anzi, nel ricordare che Lotti Giancarlo nel presente processo è un imputato che è stato condannato alla gravissima pena di 30 anni di reclusione, può agevolmente osservarsi che migliore difesa il Lotti forse non avrebbe potuto avere ove nella insistenza degli investigatori sul possesso da parte sua della Fiat 128 rossa avesse loro detto, se però se ne fosse ricordato, che lui all'epoca degli omicidi agli Scopeti non aveva alcuna macchina rossa avendola cambiata qualche mese prima con altra di foggia e colore diverso.

D'altro canto che il Lotti Giancarlo all'inizio delle investigazioni di polizia non sapesse proprio quale macchina mai avesse usato con il Pucci per recarsi agli Scopeti, è dimostrato dalla domanda da lui stesso fatta al Pucci in sede di confronto allorquando chiede al Pucci stesso se per caso agli Scopeti c'erano andati con la 128 rossa (vedi trascrizione della registrazione del verbale di confronto Pucci – Lotti dell'11 febbraio 1996).

Può dunque serenamente affermarsi, ad avviso di questa Corte, che il Lotti era perfettamente convinto di utilizzare in quel periodo la Fiat 128 rossa perché anche quando ne aveva avuto il dubbio era stato tranquillizzato: dalla polizia prima e dallo stesso Pucci in un secondo momento.

Considerando la persona, ignorante e rozza e il lungo tempo trascorso, 11 anni dai fatti, la circostanza che proprio gli ufficiali di polizia giudiziaria gli dicevano che aveva usato quella sera la 128 rossa, rende certi che il Lotti Giancarlo si convinse di questo e, quindi, disse che agli Scopeti c'era andato con quella macchina apparendo abbastanza normale, anzi normalissimo, che il medesimo si fosse dimenticato, nel febbraio del 1996, che nel 1985 aveva comperato altra vettura.

[Nota: a cosa serve questo lungo e contorto ragionamento del giudice? A giustificare la bugia del Lotti e riabilitarlo come collaboratore di giustizia veritiero, anche se smemorato. Come già abbiamo detto, se il chiamante in correità era falso, tutto il castello accusatorio doveva cadere. Ma al giudice sembra qui sfuggire la parte essenziale: se Lotti e Pucci si trovavano agli Scopeti con la 124 celeste, tutte le altre testimonianze, in primis Ghiribelli, ma anche Chiarappa – De Faveri, perdevano di significato: quei testi avevano visto un’auto rossa scodata, quindi Lotti mai e poi mai avrebbe potuto ammettere di essere lì con la 124 celeste, se si doveva – e necessariamente si doveva – riscontrare da terzi la chiamata in correità]

Il tutto poi a prescindere da una ulteriore considerazione che deve necessariamente farsi: il fatto che il Lotti neppure ricordasse di aver comprato qualche mese prima dei fatti un'altra vettura non significa assolutamente che il medesimo l'8 settembre 1985 non abbia usato la 128 rossa.

Tale auto era infatti nella sua piena disponibilità con tanto di tagliando assicurativo (illegittimamente) esposto sul parabrezza e il Lotti ha dichiarato davanti a questo giudice che le macchine le usava tutte e due: la qual cosa è pienamente credibile se si tiene presente che il tagliando esposto su un vetro della Fiat 128 indicava una scadenza del periodo assicurativo al 20 settembre 1985.

D'altro canto, come è stato ricordato da taluno dei difensori, il medesimo Lotti aveva già ripetutamente dichiarato in dibattimento davanti alla Corte di assise che non aveva avuto alcuna remora ad utilizzare fino al settembre 1985 entrambe le vetture, ivi compresa quella non assicurata. Così stando le cose appare evidente che l'unico problema discendente dalla questione sollevata dai difensori del Vanni e, cioè, quello attinente la credibilità del Lotti (e non già al mezzo con il quale costui si sarebbe recato agli Scopeti) può positivamente risolversi a favore di questo ultimo essendo più che credibile, per tutti i motivi esposti, che il Lotti Giancarlo almeno fino al 20 settembre 1985 utilizzasse entrambe le vetture di sua proprietà.

[Nota: contro ogni logica, Lotti diventa testimone di se stesso. Una cosa è credibile, per quanto sommamente improbabile, perché ipse dixit. Lotti è attendibile, nonostante le sue retromarce e costanti cambi di versione, per una qualche ragione metafisica che la sentenza non si attarda a spiegarci; l’espressione “per tutti i motivi esposti” resta infatti senza significato, non vi è alcun valido motivo per pensare che Lotti adoperasse contemporaneamente due auto se non la sua tardiva ammissione costretta dalle circostanze]

Circa le produzioni definite falsi riscontri necessita rilevare che il Lotti a mezzo del suo difensore ha prodotto semplicemente tre certificati di assicurazione tutti veri e reali come accertato anche dal consulente tecnico del prevenuto Vanni.

L'affermazione pertanto che i detti documenti sarebbero falsi e diretti a trarre in inganno il giudice appare del tutto gratuita e gravemente offensiva del prestigio e della dignità professionale del difensore di Lotti Giancarlo se si pensa che un certificato si attiene alla polizza attinente la Fiat 128, altro certificato la polizza stipulata per la Fiat 124 ed attiene il premio per il periodo settembre 1985 – marzo 1986 e il terzo certificato una polizza che successivamente andava a sostituire quella stipulata per la Fiat 124. Può dunque concludersi sul punto che nulla è in atti né alcunché è stato approvato che possa escludere che il Lotti la sera dell'8 settembre 1985 si sia portato alla piazzola degli Scopeti proprio con la Fiat 128, ove poté vedere bene quanto Pacciani e Vanni andavano facendo, unitamente al teste Pucci Fernando."

[Nota: che i certificati fulmineamente prodotti dall’avv. Bertini fossero autentici (leggasi: non materialmente falsi), nulla quaestio; che fossero fuorvianti e abbiano tratto in inganno il giudice di I grado è altrettanto palese. Ma la sentenza preferisce non approfondire i motivi e le modalità di questa produzione. Chi ha letto le prime due parti di questo articolo potrà serenamente trarre le proprie conclusioni]

Siamo al termine della narrazione. Lotti, due volte sbugiardato in dibattimento, è stato tuttavia creduto; ha vinto la sua strenua battaglia contro la verità e potrà serenamente godersi gli anni di carcere che la giustizia italiana vorrà appioppargli, avendo la fortuna di morire poco dopo.

Ho già affrontato più volte la vicenda investigativa e giudiziaria dei Compagni di merende e mi permetto di chiudere questo articolo autocitandomi.

Da: Il dilemma del giudice (settembre 2014).

Altro dilemma si presentò ai giudici del processo ai Compagni di Merende (1997-98), confrontati con le confessioni del Lotti. Già detto del valore probatorio della confessione quando dettagliata, spontanea, coerente e costante (si può continuare ad infinitum a chiedere se le dichiarazioni del Lotti avessero queste caratteristiche, ma tant'è, il discorso in tali termini, affidato com'è al principio del libero convincimento del giudice, rimane sterile), la questione principale era se credere alle chiamate in correità, in quasi assoluta mancanza di riscontri esterni. Ove non si fosse creduto al reo chiamante in correità, il risultato sarebbe stato la condanna del Lotti e l'assoluzione del Vanni – essendo Pacciani deceduto per cause naturali nel corso di quel processo senza che si potesse quindi giungere al nuovo appello nei suoi confronti. Ma era del tutto evidente che il Lotti assassino (non me ne vogliano gli amici che propugnano l'ipotesi di Lotti serial killer unico Mostro di Firenze: vedere da ultimo qui) non poteva stare in piedi senza il Pacciani capo-congrega ed il Vanni come suo deuteragonista. Sarebbe stata una conclusione del tutto ridicola ed inadeguata ad indagini condotte per lunghissimo tempo con grande impegno di mezzi e ancor maggiore clamore mediatico. E d'altra parte, il processo dipende in tutto e per tutto dal Lotti, come dimostra la scelta molto accorta della Procura di limitare l'azione penale agli ultimi cinque duplici omicidi, quelli sui quali il Lotti, bene o male, ha qualcosa da dire. Più volte nella lettura della trascrizione delle udienze si ha l'impressione che il presidente della corte d'Assise nutra un certo scetticismo nei confronti dei due testimoni principali; i difensori di Mario Vanni giocheranno tutte le proprie carte puntando sulla svalutazione delle testimonianze; e tuttavia, a conclusione del processo, ci sarà una sentenza che accoglierà, almeno per i due imputati principali, tutte le richieste dell'accusa. Un osservatore smaliziato potrebbe avvertire, diversamente da Renzo Rontini che sentiva "odore di giustizia", un fumus di ragion di Stato.

Ancora più gravosa è la scelta dei giudici della Corte di Appello che devono giudicare in secondo grado Vanni, Lotti e Faggi (quest'ultimo assolto già in primo grado). Il Lotti, infatti, non ha impugnato la sentenza per quanto riguardava la sua partecipazione ai delitti, ma solo per la misura della pena – oltre a richiedere (ma ci sarebbe voluto il rinvio alla Corte Costituzionale) il trattamento di favore riservato ai "collaboratori di giustizia". Nella parziale rinnovazione del dibattimento Lotti difende pervicacemente, si potrebbe dire "con le unghie e con i denti", la propria colpevolezza; e di questo atteggiamento bisognava pur chiedersi il motivo. Come dice il P.G. Propato in requisitoria, pur convinto che l'imputato sia estraneo ai fatti di cui si autoaccusa, "per Lotti il discorso è tragicamente breve", sarà possibile concedergli unicamente uno sconto di pena: richiede infatti 18 anni di reclusione a fronte dei 30 che gli aveva inflitto la corte di Assise. Riassumiamo. Il rappresentante dell'accusa non crede alla bontà dei testimoni, ma senza le testimonianze Lotti e Pucci il processo ai Compagni di Merende non è altro che aria fritta. Coerentemente, Propato richiede alla Corte l'assoluzione di Vanni (per sostanziale mancanza di prove), ma non può richiedere l'assoluzione di Lotti, poiché è l'imputato stesso a non aver contestato la condanna ricevuta in primo grado, se non per la misura. Se la Corte si adeguasse alla richiesta otterremmo la seguente mostruosità giuridico-pratica: Vanni assolto, forse definitivamente, Lotti, che nella coscienza dell'opinione pubblica aveva ormai assunto il ruolo, concordemente sostenuto da inquirenti e stampa, di collaboratore, che aveva, dopo molti tormenti interiori, portato a risolvere il caso, in galera, pur ritenendo la giustizia, a chiare lettere, che in realtà nulla sapesse degli omicidi. Si aggiunga Pacciani, per quasi tutti all'epoca Mostro di Firenze –da solo o in compagnia - morto da un pezzo senza sentenza definitiva quindi formalmente innocente. Di più, non credere a Lotti significa ammettere, da parte dell'apparato poliziesco e giudiziario, di non aver saputo trovare il colpevole dei delitti, come già in primo grado aveva chiosato Vanni: "Io non ho fatto niente, loro non sono stati boni di trovare il Mostro".  Il dilemma è ben spiegato nell'arringa finale dall'avvocato di parte civile Prof. Voena: "però, però, c'è un però, andiamo a spiegare alla gente al di fuori di queste aule per un problema di giudicato implicito - non è applicabile il 129 - quindi un soggetto che ha superato il vaglio di un giudizio di primo grado e che chiama altri in correità deve essere condannato a 18 anni... per essere autore di fatti materiali che i concorrenti che lui indicava, anzi i veri autori, non devono essere puniti... sarà difficile spiegarlo alla gente purtroppo ed è un compito al quale potete sottrarvi" (udienza del 20 maggio 1999).  Di fronte a questa prospettiva, Vanni diventa un vaso di coccio sacrificabile con qualche acrobazia logica e verbale. Da qui la condanna ad entrambi gli imputati che effettivamente chiude il caso (la successiva sentenza di Cassazione mette vergogna a leggerla e non ne parliamo qui).

La Stampa 1 giugno 1999

94 commenti:

  1. Riporto dalla sentenza: "Può dunque serenamente affermarsi, ad avviso di questa Corte, che il Lotti era perfettamente convinto di utilizzare in quel periodo la Fiat 128 rossa perché anche quando ne aveva avuto il dubbio era stato tranquillizzato: dalla polizia prima e dallo stesso Pucci in un secondo momento. Considerando la persona, ignorante e rozza e il lungo tempo trascorso, 11 anni dai fatti, la circostanza che proprio gli ufficiali di polizia giudiziaria gli dicevano che aveva usato quella sera la 128 rossa, rende certi che il Lotti Giancarlo si convinse di questo e, quindi, disse che agli Scopeti c'era andato con quella macchina apparendo abbastanza normale, anzi normalissimo, che il medesimo si fosse dimenticato, nel febbraio del 1996, che nel 1985 aveva comperato altra vettura."
    Ecco, leggendo queste righe, a me sembrano scritte da uno che vuole assolvere Lotti, non condannarlo: Lotti si e' convinto, contro il vero, di aver usato la macchina rossa perche' suggestionato dal potere.

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    1. Infatti la sentenza è contraddittoria. Comincia dicendo che Lotti non si ricordava quale macchina avesse all'epoca, finisce col dire che Lotti aveva il 128 rosso perché lo dice lui! Ignorando le bugie precedenti! In pratica dà ragione al Lotti quando interrogato sbotta: lo so io che macchina avevo, non lo sa altri! A me sembra un gravissimo errore logico. Si può dire che l'esito di questo processo era già scritto? No, credo non si possa dire.

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  2. Frank, a me farebbe molto piacere leggere i tuoi commenti anche alla sentenza di cassazione.

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    1. La Cassazione decide che i delitti 1968 - giugno 1981 non hanno nulla a che fare con il caso del Mostro di Firenze. Addirittura sostiene che Pacciani fu assolto per quei delitti (come sappiamo, lo fu solo per Signa). Un'ignoranza inescusabile. Incommentabile.
      P.S. Sulle assicurazioni, si limita a dire che la Corte di Appello ha ricostruito in maniera logica e coerente, con ampie e convincenti motivazioni le vicende dell'auto 128 rossa. Ma le abbiamo lette, quindi ognuno si fa il suo giudizio.

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  3. Mi sembra evidente che il ragionamento dei giudici, articolato in modo effettivamente contorto nella sentenza, poggiasse sulle testimonianze di Pucci e Ghiribelli.
    Lotti non ricordava quale auto adoperasse all'epoca (come risulta nei primi interrogatori), ammetteva però di essersi fermato con Pucci; quest'ultimo rammentava che l'auto era la 128 e la Ghiribelli aveva visto un'auto rossa dello stesso tipo. Ergo: Lotti aveva la 128.
    È un ragionamento opposto al suo, Frank. L'ingenuità di Lotti per lei è alla base della tragicommedia, per i giudici un elemento genuino e quindi in un certo senso la prova della sua attendibilità.
    La domanda a questo punto è: perché Lotti non aveva restituito il certificato di assicurazione della 128? se ne era dimenticato o l'aveva tenuto di proposito per continuare a utlizzarla?

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    1. Come si poteva ritenere attendibile uno che, all'inizio non ha detto nulla, poi ha detto che la 124 ha cominciato ad usarla dopo il 20 settembre, e alla fine ha detto che le usava tutte e due? Magari fosse solo un ragionamento contorto.

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    2. No scusi, il punto non è questo. Il punto è: perché Lotti, una volta che gli viene data la possibilità di dire carte alla mano "io da mesi avevo un'altra auto, scusatemi ho scherzato" non se ne avvale? Perché non se ne vuole uscire con una condanna per calunnia? perché addirittura trae in errore la Corte di Assise a suo discapito? Il giudice si rifiuta di rispondere a queste domande.

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    3. Certo, ma lei capisce che non se ne esce. Si potrebbe dire che la risposta dei giudici è implicita nella sentenza: Lotti non si avvalse della possibilità di uscirne con una condanna per calunnia perché era effettivamente colpevole e agli Scopeti c'era. Può certamente trattarsi di un errore giudiziario, ma c'è poco da fare.
      Ritengo che la questione del certificato di assicurazione (relativo al semestre marzo-settembre '85) non restituito da Lotti abbia un suo peso e tenga viva la possibilità che adoperasse ancora il 128. Come anche lei ha notato, la prova che l'auto fosse stata già rottamata o non fosse più utilizzabile non fu comunque raggiunta. Putroppo, a mio modesto avviso, i dubbi permangono.

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    4. "Lotti non si avvalse della possibilità di uscirne con una condanna per calunnia perché era effettivamente colpevole e agli Scopeti c'era". E se uno è colpevole, non dovrebbe, a maggior ragione, sfruttare una occasione insperata di cavarsela? Lotti sarebbe una specie di "criminale onesto"? Ma scherziamo vero? Non può essere stato questo il ragionamento dei giudici, gente che vedeva ogni giorno palei colpevoli giurare sulle loro madri di essere innocenti. Penso che il tempo del giustificazionismo sia ormai finito. Sarebbe ora di riconoscere serenamente che c'è stato un errore. Grave.

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    5. Attenzione, ho cercato di mettermi nei panni dei giudici, non sto dicendo che avevano ragione.
      Per quale motivo dunque Lotti non cercò di sfruttare l'occasione per cavarsela? Perché gli fu promessa l'impunità a vita?

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    6. Voglio sperare che non gli fosse stata promessa; diciamo che a mio parere lui la capì così. Del resto il suo avvocato chiedeva le attenuanti riservate al collaboratore di giustizia mafioso ancora nel ricorso in Cassazione. Ne ho parlato a suo tempo in modo approfondito, nei miei limiti di scarsa conoscenza del sistema giudiziario.

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    7. I palesi colpevoli che giurano e spergiurano di essere innocenti mi fanno venire in mente qualcuno, chissà perchè :). A parte gli scherzi, l'argomento usato dalla Corte d'appello fu lo stesso dei primi giudici, l'assurdità che un innocente avesse potuto rimediare 30 anni di galera accusando anche sè stesso, nella speranza di migliorare il proprio tenore di vita, come pentito protetto e pasciuto. E' un concetto ribadito più volte nella sentenza. Questo argomento ha prevalso evidentemente sui dubbi e li ha portati a credere che Lotti avesse circolato per un certo periodo con due macchine. Mi pare sottovalutata una questione che avevo posto in un precedente intervento, l'orgoglio di Lotti. Basta ascoltare le sue deposizioni per capire quanto ci tenesse a non passare per un ometto da nulla, che prima confessa e poi si rimangia tutto. Se sommiamo questo problema 'd'onore' alla paura di rimediare una condanna per calunnia e all'attenzione e ai privilegi che la collaborazione gli aveva procurato, abbiamo una spiegazione della mancata ritrattazione.

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    8. Non riesco proprio a vedere il senso di onore e di orgoglio del Lotti semmai arroganza che gli deriva, come già ho scritto, dalla convinzione di essere spalleggiato e protetto da qualcuno più forte.
      Sul fatto che per il giudice sia difficile non prendere per buona una confessione, sono pienamente d'accordo.

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    9. Il senso di "onore" di un uomo che per giustificare il fatto di aver sparato tira in ballo un presunto ricatto nei confronti della sua omosessualità. Poi ovviamente smentito dal diretto interessato (il povero Butini).Che di fatto è stato calunniato. Altro che onore. Lotti può avere circolato con due macchine, ma non spiega perchè non usò la 124 per, almeno tentare, discolparsi. Perchè cedette immediatamente ai rantoli del Pucci. Pensare poi che l'orgoglio e l'onore possano avere la meglio sulla paura di dover scontare 30 anni di galera ovviamente fa sorridere. Sembra quasi che la paura di una condanna per calunnia sia superiore alla paura di una condanna per concorso in 4 duplici omicidi. Il problema posto da Powerful resta abilmente aggirato e non affrontato, perchè Lotti non si avvale dell'assist della difesa di Vanni, sulla 124, ma, anzi, lui e il suo legale, fanno di tutto per smontarlo? Si badi bene che, Lotti, non ha mai detto nulla, di sua spontanea volontà, sulla 124. Prima tentano di dimostrare che l'ha usata dopo il 20 settembre, dopo si rifugiano sul fatto che le adoperava tutte e due. Però , nella famosa udienza del maggio 1999, Lotti, al solito, per poco non si tradisce, dicendo che usava la 124 per i viaggi lunghi, e la 128 che, per sua stessa ammissione, non andava quasi più, per i viaggi corti. Al che dalla Corte gli fanno notare che quel giorno, del delitto degli scopeti, ha preso il 128 per andare fino a FIrenze, tratta sicuramente più lontana della piazzola degli scopeti, e lo stesso Lotti ammette di aver avuto paura di circolare con una macchina non assicurata. Bisognerebbe capire, allora, perchè comprare un auto, indebitandosi con il proprio datore di lavoro, per poi continuare ad usare quella precedente. Ma è sicuramente vero che la prova dell'impossibilità dell'utilizzo del 128 nel settembre 1985 non c'è. Ma allora perchè il Lotti non ha detto fin dalla chiusura del dibattimento del processo di primo grado che le adoperava tutte e due? Una questione di "onore" gli impediva di rendere noto alla corte che aveva la disponibilità di due autoveicoli?

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    10. Lorenzo Franciotti, a dire della Corte di Appello "non se lo ricordava"... salvo tirar fuori fulmineamente i documenti assicurativi che indussero in inganno i primi giudici.
      Ma era sotto protezione, chissà chi li aveva quei documenti prodotti da Bertini...
      Io veramente su Lotti credo di aver chiuso il discorso.

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    11. Si ma Frank, nei processi di questa vicenda questa è una contraddizione costante. La memoria selettiva. Quando fa comodo, la memoria dei testimoni algebrici, e non solo, è attendibile, quando non fa comodo, è normale che dopo tanti anni ci siano delle imprecisioni, delle minime contraddizioni o delle sviste. Mi chiedo veramente, al di là delle opinioni personali, delle discussioni social e delle minacce di certi personaggi che sai, quale sia stato il senso di una impostazione del genere. L'attendibilità a orologeria, direbbe qualcuno. Anche lo studioso che parte con le migliori intenzioni non può far altro che arrivare, ad un certo punto, all'ipotesi della "ragion di Stato". Ovviamente a voler essere garbati. A mio modesto parere non è solo la sentenza di Cassazione di questo processo a mettere vergogna.

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    12. Non mi sembra così assurda la questione dell'orgoglio. Lotti, da tutti creduto uno scemo del villaggio o quasi, a un certo punto diventa un supertestimone protetto e acquista un'importanza che non aveva mai avuto. Dalle sue parole dipende l'esito del più spaventoso e mediatico caso di cronaca del dopoguerra. Era così semplice ritrattare e fare la figura di un bugiardo da quattro soldi? Solo un'incriminazione per calunnia avrebbe potuto provocare un dietrofront. C'era poi in Lotti una testardaggine quasi infantile direi, che si nota nelle risposte ai legali di Vanni, coi quali negava sempre di essersi contraddetto. Quante volte disse 'O non l'ho detto io?' Come un bambino appunto, che vuole sempre avere ragione. Che gli fosse stata garantita l'impunità, è evidentemente un'illazione impossibile da dimostrare, dato che in carcere ci finì davvero, ed era inevitabile.

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    13. Il carcere era evitabile. La protezione poteva essere rinnovata, se si poteva ragionevolmente pensare che fosse in pericolo, magari per colpa dei fantomatici mandanti. Per me comunque è sicuramente assurdo che un uomo pur di non rinunciare al proprio orgoglio (ma quale orgoglio? quella di Lotti era arroganza mista a ignoranza e consapevolezza di non aver fatto la fine di Pacciani e Vanni) decida di prendersi 30 anni di galera. Purtroppo Lotti è mancato per malattia, oggi se fosse vivo sarebbe sicuramente in libertà, su questo non ci sono dubbi a riguardo, sarebbe stato interessante parlarci. Ma comunque Marletti, non so più cosa dirle, Lotti dunque non ha avuto garanzie di impunità, perchè ovviamente è assurdo pensare che un collaboratore e gli inquirenti collaborino, ma ha rifiutato di difendersi per non ritrattare e fare la figura del cosiddetto quaquaraquà. Quindi nel caso fosse stato complice del super criminale diabolico manipolatore scaltro Pacciani si sarebbe beccato una pena tutto sommato bassa, 18 anni sono meglio dell'ergastolo, e in caso fosse stato innocente si sarebbe condannato da solo con le sue mani senza nemmeno provare a difendersi, o , nel caso della 124, senza nemmeno accettare il fatto che fossero altri a difenderlo al posto suo. Contento lei.

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    14. Va bene, come naturale ognuno resta nelle sue convinzioni, a meno di argomenti nuovi chiuderei qui il dibattito, grazie a tutti per i commenti.

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  4. Non so se è già stato notato, ma sicuramente il fatto che Lotti non prenda la palla al balzo per discolparsi non si accorda affatto che l'ipotesi che il mostro (singolo) fosse proprio lui; sicuramente è assai più facile pensare che si fosse convinto (con aiutino) che non gli sarebbe successo nulla. A proposito, sarebbe interessante leggere qualche articolo sulla storia degli avvocati di Lotti e sui motivi del loro avvicendamento. E' in programma?

    SonnyL

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    1. Non da parte mia, ho provato a contattare i due primi avvocati tempo fa, ma non mi hanno considerato, per dirla educatamente. So che Paolo Cochi ci ha parlato, ma mi ha detto che non vogliono essere coinvolti.

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  5. Una altra cosa interessante da notare, macchina a parte da prendere al balzo per evitarsi un condannone, è che un Lotti-colpevole è un Lotti che va a compiere reiterati delitti e mai una volta che prima si prepari un alibi da poter raccontare in caso lo dovessero indagare. Come genio del crimine, di gruppo o peggio ancora in solitaria, è il pulitzer dell'incompetenza: ma del resto, uno che va a uccidere e martoriare persone a Bacciano e Scopeti e lascia in bella vista la macchina a bordo strada sulla scena del delitto così che chiunque passi la possa vedere la dice lunga.
    Per fortuna per il suo QI, Lotti non era il mostro di Firenze e nemmeno un complice.

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  6. Tre considerazioni. La prima
    Chi si occupava delle pratiche di quella compagnia assicurativa a San Casciano? Meri Bellini, dell'officina Bellini. Ora, se a pensar male ci s'indovina, si potrebbe anche pensare che dietro la voltura dell'assicurazione con relativa mancata consegna del vecchio contrassegno ci fosse il suo zampino. Tu affermi di non voler fare "cherry picking", ma in qualche caso inconsapevolmente lo fai, come in questa affermazione:

    Ma è palese che se lo spiantato Lotti acquista un’auto chiedendo soldi al datore di lavoro, non può ragionevolmente essere perché quella particolare auto “gli garba”, bensì per il ben più cogente motivo che la precedente è ormai fuori uso.

    Non prendi per nulla in esame l'ipotesi che semplicemente Lotti avesse voluto "fermare" un'auto che gli era piaciuta (attenzione! si parla di auto usate, quindi non disponibili a catalogo, vanno prese al volo), ma che avesse anche voluto limitarne il consumo (gomme e non solo) usando la precedente fin quando poteva. Ecco allora il possibile intervento di Meri Bellini, che mette a posto le cose: la 124 è di Lotti, ma intanto lui può continuare a usare il 128. Due incidenti? Basta farli passare come avvenuti con il 124. E che tu non sia d'accordo sulla motivazione della smemoratezza di Tartagli è un altro "cherry picking", poiché almeno come ipotesi possibile (se non assai probabile, come la ritengo io) avresti dovuto prenderla in considerazione, oltre che citarla rifiutandola.

    Seconda considerazione.
    L'articolo giunge alla conclusione che non poteva Lotti essere andato sul posto quella domenica con il 128. Però esistono le testimonianze dei coniugi De Faveri/Chiarappa, di Sabrina Carmignani e di Gabriella Ghiribelli che raccontano di lunghe manovre di un'auto del tutto simile al 128 rosso sbiadito di Lotti sotto la piazzola (al di là della descrizione meno completa, l’avvistamento di SC riguarda quasi con certezza la stessa auto, poiché nelle ore successive i coniugi la rividero). Quindi è necessario esaminare questo fatto, prima di giungere alle tue conclusioni, dandone una spiegazione. A questo punto qualche domanda.
    Ti pare così normale che due tizi stiano un intero pomeriggio sotto la piazzola? A far che?
    Non ti pare una coincidenza piuttosto clamorosa che disponessero di un'auto assai simile al famigerato 128 rosso di Lotti? Chi potevano essere questi due tizi se non Lotti e Pucci?
    E per quale miracolo della fortuna gli inquirenti di dieci anni dopo avrebbero trovato, tra gli amici e conoscenti di Pacciani, una coppia di somari disposti a fare il loro gioco uno dei quali disponeva proprio di un'auto come quella vista dai coniugi e l'altro poteva sembrare il secondo componente della coppia vista?

    La terza.
    Infine il discorso su Lotti che si sarebbe lasciato infinocchiare dalle lusinghe del programma di protezione. La perizia Fornari-Lagazzi descrive un individuo del tutto differente. Poi, anche in questo caso, che Lotti fosse un frequentatore fin dal 1981 della piazzola di Vicchio sarebbe proprio una bella coincidenza! La solita fortuna di Giuttari?

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    1. Prima considerazione.
      Tu non prendi per nulla in esame le bugie di Lotti a dibattimento. Lo dice più volte che quando ha preso la 124 la 128 era finita; salvo poi costretto dalla documentazione a cambiare versione. Credibilità sottozero.

      Seconda considerazione.
      L’articolo non giunge alla conclusione che dici tu, giunge alla conclusione che Lotti ha mentito a suo danno, il che mi sembra incontrovertibile.
      La testimonianza Ghiribelli non vale nulla, per un sacco di motivi che ho già esposto. La Carmignani decide il colore dell’auto dopo tot anni, restano Chiarappa e De Faveri. Giacché i due non riconoscono Lotti e Pucci, la loro testimonianza sarebbe significativa soltanto se il 128 coupé di Lotti (ammesso che a quella data fosse ancora funzionante, il che è tutto da dimostrare) fosse stata l’unica auto rossa scodata circolante in provincia di Firenze, il che mi sembra improbabile. Infine, anche ammettendo tutto, potrebbero esserci altri motivi per una presenza del duo di amici geniali la domenica pomeriggio sotto la piazzola, sosta della quale comunque i due non parlano spontaneamente, ma spinti dagli inquirenti per armonizzare (vanamente) le diverse testimonianze.

      Terza considerazione.
      La consulenza di parte Fornari – Lagazzi dice quello che desidera sentirsi dire la committente Procura, partendo dal dato, considerato dimostrato anzitempo, della complicità di Lotti. Personalmente la trovo molto scadente. In pratica dicono che il soggetto risulta deficiente ai test ma in realtà è astuto. E’ chiaro che a te fa gioco, io la trovo una contraddizione in termini.

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    2. Tu non prendi per nulla in esame le bugie di Lotti a dibattimento. Lo dice più volte che quando ha preso la 124 la 128 era finita; salvo poi costretto dalla documentazione a cambiare versione. Credibilità sottozero.

      Da quando la credibilità di Lotti potrebbe scagionarlo dall'essere unico assassino?

      L’articolo non giunge alla conclusione che dici tu, giunge alla conclusione che Lotti ha mentito a suo danno, il che mi sembra incontrovertibile.
      La testimonianza Ghiribelli non vale nulla, per un sacco di motivi che ho già esposto. La Carmignani decide il colore dell’auto dopo tot anni, restano Chiarappa e De Faveri. Giacché i due non riconoscono Lotti e Pucci, la loro testimonianza sarebbe significativa soltanto se il 128 coupé di Lotti (ammesso che a quella data fosse ancora funzionante, il che è tutto da dimostrare) fosse stata l’unica auto rossa scodata circolante in provincia di Firenze, il che mi sembra improbabile. Infine, anche ammettendo tutto, potrebbero esserci altri motivi per una presenza del duo di amici geniali la domenica pomeriggio sotto la piazzola, sosta della quale comunque i due non parlano spontaneamente, ma spinti dagli inquirenti per armonizzare (vanamente) le diverse testimonianze.

      La testimonianza della Ghiribelli non vale nulla, quella della Carmignani non si sa a quale auto si riferisse, quella dei coniugi non si sa bene a quali individui si riferisse, di macchine scodate sportive di colore rosso sbiadito ce ne potevano essere altre (quali, l'alfasud?), resta il fatto che un'auto molto simile a quella di Lotti con due personaggi in qualche modo assimilabili a loro ronzò a lungo sotto la piazzola. E di ipotesi valide su chi potessero essere quei due tizi e che cosa ci facessero lì sotto non ne ho ancora sentite.

      La consulenza di parte Fornari – Lagazzi dice quello che desidera sentirsi dire la committente Procura, partendo dal dato, considerato dimostrato anzitempo, della complicità di Lotti. Personalmente la trovo molto scadente. In pratica dicono che il soggetto risulta deficiente ai test ma in realtà è astuto. E’ chiaro che a te fa gioco, io la trovo una contraddizione in termini.

      Qui ti sbagli di grosso, spero sia per partito preso e non perché non sai leggere. Il soggetto risultò deficiente ai test per mancanza di collaboratività, leggi bene. Poi soltanto una difesa ottusa come quella di Vanni non fu capace di approfittare di una perizia che disegnava un personaggio che il Lotti pentito non aveva nulla a che fare, che aveva da nascondere, che aveva una propria strategia difensiva, e che quindi non era per niente favorevole al committente. Prova a essere meno schierato nella valutazione dei documenti, mio consiglio per migliorare il tuo lavoro di storico (mi raccomando, non impermalirti, alla nostra età sarebbe troppo infantile!). La perizia non fa affatto il mio gioco, la perizia è quel che è.

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    3. Da quando la credibilità di Lotti potrebbe scagionarlo dall'essere unico assassino?

      Il problema è che l'ipotesi di Lotti unico assassino come la poni tu non è falsificabile, in quanto:
      A. se Lotti dice la verità è perché era lì, quindi è colpevole;
      B. Se Lotti dice il falso, lo fa per diminuire le sue responsabilità, quindi è colpevole.
      Quindi in ogni modo, qualsiasi cosa si dica e si dimostri, Lotti è colpevole.


      Qui ti sbagli di grosso, spero sia per partito preso e non perché non sai leggere. Il soggetto risultò deficiente ai test per mancanza di collaboratività, leggi bene.

      Ho letto e riletto e ribadisco quello che ho scritto. Non c'è un'analisi oggettiva, che deve essere basata su test, ma un'impressione, certo formulata da super esperti, che va nel senso di quanto desiderato dalla Procura,che certo non voleva un imputato deficiente, con gravi rischi per la sua credibilità, ma un servizievole collaboratore (di Pacciani). Ma se Lotti non collabora per non scoprirsi - il che può benissimo essere -, non è detto che lo faccia perché è l'assassino, può anche sapere di stare fornendo testimonianze false. Ironia della sorte,Lotti si rivelò un servizievole collaboratore, ma non dell'assassino...
      Consiglio per consiglio, prova a sottoporre le consulenze Lotti - Pucci a uno psicologo esperto, non potrà non evidenziarne le manchevolezze. A me vengono in mente le penose ritrattazioni di De Fazio & C. sull'altezza dello sparatore di Giogoli e sul serial killer multiplo.

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    4. L'ipotesi di Lotti unico assassino prescinde quasi totalmente da quel che disse. Il "quasi" è d'obbligo, poiché ci sono vari elementi che, a una lettura attenta, fanno pensare a un individuo che aveva qualcosa da nascondere e che ne sapeva più di quel che avrebbe dovuto.

      Non voglio discutere della validità scientifica della perizia (sulla quale la caratura dei consulenti mi lascia abbastanza tranquillo, però), ma sulla sua rispondenza alle esigenze dell'accusa. L'accusa aveva bisogno di un pentito che aveva vuotato il sacco, e la perizia non glielo dà. Gli dà invece un individuo che ancora nascondeva qualcosa e che ancora era impegnato a difendere sè stesso. Grossa colpa di Filastò e Mazzeo non averne approfittato.

      Non ti chiedi mai se a un certo punto la difesa di Vanni, invece di flirtare con Maniac e Allegranti, avesse ripetuto a Lotti quel che aveva detto lo stesso Vanni?

      "Ma signor Lotti, non è che quelle cose è stato lei a farle? Perché conosce così bene la sparatoria di Baccaiano e poi ci racconta la bugia delle auto parcheggiate lungo la strada?"

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    5. Nella loro perizia (che reputo comunque interessante) Fornari e Lagazzi in effetti notavano come molte risposte o mancate risposte di Lotti alle tavole mostrate fossero tipiche dei soggetti più deficitari, salvo poi giustificare i risultati con la scarsa collaboratività del periziando.
      Quello dei due psichiatri è in effetti un parere, certo autorevole, ma condizionato dall'impostazione dell'impianto accusatorio. Era credibile che Lotti fosse un soggetto totalmente passivo, manovrato a proprio piacimento da Pacciani? La consulenza Fornari-Lagazzi cade a fagiolo, individuando in Lotti un soggetto apparentemente debole ma in realtà con gravi perversioni, e quindi sullo stesso piano dei due diabolici compagni di delitti.
      Devo ammettere, pur avendo ancora delle riserve, che la ricostruzione di Omar Quatar prevede una risposta ad ogni obiezione. La reticenza di Lotti? I suoi racconti erano falsissimi, e temeva che la verità venisse a galla. L'assenza di empatia nei confronti delle vittime (ma anche dei consulenti stessi e del personale del servizio di protezione secondo F&L)? Non aveva rimorso perché non aveva ammazzato nessuno. E così via.

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    6. Ampliando un po' il ragionamento, il regime di protezione imposto da Vigna subito dopo il confronto Lotti - Pucci, l'incidente probatorio condotto senza alcuna valida motivazione ci dicono due cose:
      1. Lotti non era altro che lo strumento per arrivare a Pacciani;
      2. La procura non si fidava di Lotti e dei suoi racconti, ma conveniva credergli e cristallizzare la sua versione prima che cambiasse idea.

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    7. hmmm... si vede che non sono stato convincente, pazienza, di più non saprei dire.

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    8. Pubblico, leggermente espurgate, altre considerazioni di Antonello:
      "
      E il Pucci? Che 'protezione' ottenne il Pucci? Cioè, a parte l'iniziale algebrizizzazione del nome, che servizio di protezione venne attivato nei confronti di un testimone oculare di un duplice delitto che aveva riconosciuto gli assassini materiali, che conosceva direttamente, ed il loro complice? Il Lotti, testimone oculare e complice: si becca la protezione, annessi e connessi. il Pucci, testimone oculare e estraneo: niente? (...)"

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    9. Mi sembra che capire il motivo per cui Lotti non ritratti in seguito, sia importante. Ho letto l'opinione di diversi utenti, tra le quali Lotti "criminale onesto" e Lotti "uomo d'onore orgoglioso". Secondo me Lotti non ritratta perchè, in qualche modo, non gli conviene farlo. Ha più paura di quello che gli potrebbe succedere se ritrattasse, per esempio davanti all'assist clamoroso della difesa di Vanni sulla 124, che di quello che gli succederà quando verrà condannato insieme a Vanni. Non ho ben capito quale spiegazione dai tu a questo. Conosco l'opinione di Antonio che è rispettabile e logica. Io penso che Lotti difenda la sua colpevolezza fino alla fine perchè pensa, il perchè lo pensi potrebbe avere molteplici spiegazioni, che nonostante quello che dice, anzi più dice meglio è, in galera alla fne non ci andrà. O ci andrà per un brevissimo tempo. Questo ovviamente non esclude la colpevolezza o l'innocenza di Lotti, preso singolarmente, nei riguardi dei delitti del mdf. Ma sostanzialmente il problema centrale è proprio questo. Cosa lo spinge in due processi a continuare a dichiararsi colpevole. Perchè , come notò anche Propato, nessuno lo costringeva a parlare durante il processo. Poteva ritrattare in ogni momento. Era sotto protezione quindi non credo si sentisse minacciato. Certo è che, nel caso Lotti fosse totalmente estraneo alla vicenda, verrebbero fuori alcune analogie, di fatto, con la vicenda di Scarantino. Inutile nascondersi. Solo che Scarantino venne torturato per assumersi colpe non sue, Lotti pare proprio di no. E Scarantino sapeva bene che sarebbe andato in galera. Lotti, a mio avviso, poteva aver avuto rassicurazioni in tal senso.

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    10. La mia spiegazione, ovviamente ipotetica, è che aveva capito (male) che accusando Pacciani e Vanni sarebbe stato immune, mentre se si fosse dichiarato innocente i (presunti) riscontri lo avrebbero mandato in galera. Questo lo dice, in altre parole, lui stesso, quindi non avrei dubbi. Il punto è che si dimostra talmente sprovveduto da non rendersi conto che i riscontri erano l'oligofrenico Pucci e la prostituta alcolizzata che la sua macchina rossa non l'aveva mai vista; quindi con una difesa valida poteva uscirne. Per me questa constatazione mette la pietra tombale su ogni possibilità che Lotti sia l'assassino unico (se non si fosse capito).
      Ma è un caso che gli unici due rei confessi in questa lunga storia sono Mele e Lotti? E' un parallelismo che salta agli occhi, per chi vuole vedere.

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  7. Forse il mistero Lotti sta nel fatto che certamente lui poteva essere furbo, nel senso magari di come scroccare una bevuta oppure intuire quel che l'interlocutore vuol sentirsi dire, ma nondimeno dimostrarsi "deficiente" quando si tratta di roba leggermente piu' astratta, come accettare di beccarsi 30 anni senza prove contro perche' gli interlocutori sono simpatici e lo trattano bene.

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  8. Mi associo alle deduzioni del Sengnini perchè sono le uniche che si attengono e rispettano la realtà delle cose che il Lotti ha raccontato.

    Mi pare infatti ovvio ed evidente che un Lotti che può partire alle 22:00 da San Casciano per andare a Vicchio a compiere un delitto che avviene alle 21:45; o un Lotti che può vedere Vanni e Pacciani entrare nella tenda dei francesi "camminando. come una persona che cammina normale", sia ovviamente un tale Übermensch in grado di compiere qualsiasi cosa: smettere di uccidere e mutilare semplicemente perchè si sono finiti colpi; non farsi prendere nè identificare e nemmeno sospettare per quasi 10 anni d'anni; farsi credere da giudici, avvocati, periti ed investigatori e quindi, per figliazione logica diretta, anche essere l'imprendibile singolo mostro di Firenze.

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    1. Complimenti, signor Antonello R., lei ha davvero capito tutto!

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  9. Antonio ha una conoscenza del caso enormemente superiore alla mia, pero' non capisco come possa affermare che la difesa di Vanni fosse ottusa, grossa colpa di Filastò e Mazzeo che "flirtano" con Allegranti, etc. Era tanto ottusa da convincere la pubblica accusa a chiedere l'assoluzione di Vanni, e le testimonianze dei ragazzi dell'ambulanza talmente devastanti che l'unica maniera per credere a Lotti e' far finta che non esistano. Stando cosi' le cose, non capisco come si possa credere che una difesa diversa avrebbe potuto convincere i giudici. A me sembra che non sarebbe bastata neanche una ritrattazione di Lotti.

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  10. Grazie, Segnini. Complimenti accettati ben volentieri e orgoglioso di averli ricevuti da una fonte così autorevole in merito!
    Secondo lei, è possibile ipotizzare che Lotti iniziò ad uccidere per la rabbia di non possedere un 124 celeste?
    E che poi, quando riuscì finalmente a comprarsene uno e ad assicurarlo rendendolo circolante, la rabbia si placò e quindi smise? Anche il più famigerato Übermensch di tutti i tempi una motivazione al suo agire ce la deve avere. E visto il continuo riferimento, personale ed altrui, che il Lotti fa sempre alle macchine: non mi sorprenderebbe affatto se quell'irrefrenabile amore ed attaccamento per le autovetture potesse essere stata la scintilla.
    Tutto inizia nel 1968 quando vede la sognata Locci in un macchinone da signore che lui non possiede e da lì nasce il tutto: rabbia e invidia, per chi ha una macchina da sogni e donna da sogni, che lo spinge ad uccidere e che può appagare solo in un modo: possedere l'auto dei suoi sogni che senza la quale non può avere accesso alla donna dei sogni. Auto che alla fine, pur di possedere è addirittura disposto all'umiliazione di farsi prestare i soldi dai suoi datori di lavoro visto che l'uccidere in sè magari gli è pure piacevole e calmente ma non gli porta al possedere l'auto.

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    1. Antonello, pubblico, ma non sono d'accordo sul suo atteggiamento sarcastico. Se ho scritto vari articoli su Lotti, nel tempo, è proprio perché l'ipotesi Segnini, dalla quale dissento totalmente, va combattuta con le armi della documentazione e della logica e non con il paradosso. Questo lasciamolo ai gruppi FB.
      Preso atto che lei, come me, non ci crede, avverto che non ospiterò flames qui. Segnini mantiene un blog dove potrete discurere come meglio credete.

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  11. Vedo che la discussione si è allargata a Lotti Mostro oppure no, ma non mi pare sia questa la sede per discutere di un fatto che ne merita una di ben altro respiro.
    Quindi tornerei in tema, facendo una semplice osservazione. Pare che nessuno voglia prendere in esame lo scenario da me suggerito considerando il ruolo di Meri Bellini, dell'Autofficina Bellini, nel pasticciaccio di polizza e contropolizza. A mio avviso il sospetto di una gabola per i due incidenti ne viene notevolmente amplificato.
    La mia ipotesi è che la voltura della polizza fosse servita a bloccare un'auto che Lotti voleva ritirare davvero soltanto alla scadenza dell'assicurazione dell'altra, oppure al momento in cui l'altra avesse dato forfait.
    Con auto tutte a fine vita risparmiare la nuova per qualche mese, evitandone il consumo, non mi pare affatto un'operazione illogica. La signora Meri Bellini potrebbe aver aggiustato tutto da una parte e dell'altra.
    Non prendere in esame simile scenario è voler chiudere gli occhi. Anche perché rimane comunque da spiegarne un altro, che tutti qui caparbiamente continuano a ignorare: se non erano Lotti e Pucci, che ci facevano i due tizi sotto la piazzola per almeno (se proprio non si vuol credere alla Ghiribelli) un intero pomeriggio? E se erano loro, invece, perché erano lì.
    Forza, fate un'ipotesi valida, invece di scrivere sciocchezze sarcastiche.

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    1. Questa scappatoia mi sembra la toppa che è peggiore del buco. Finché la 124 non veniva ritirata e rimaneva dal venditore non c'era alcun bisogno di assicurarla. Antonio, da te mi aspettavo di meglio :-)

      Quanto al 128, dopo la dimostrazione per tabulas che Lotti aveva acquistato e assicurato un'altra auto dal maggio 1985, l'onere della prova che usasse ancora anche la 128 passa all'accusa. Infatti, come ho scritto, la corte di appello lo cerca e conclude: "E' vero perché lo dice lui e non avrebbe nessun motivo ragionevole per dirlo, autoaccusandosi". Ma non è così.

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    2. Scusa, ma il venditore forse non la voleva tenere ferma per mesi, ma pretendeva di capitalizzarla, alias incassare il danaro.
      Insomma, il tagliando nella pratica non c'era, il Tartaglia non si ricordava, l'agente era la Bellini, niente di tutto questo ti puzza. Che ti posso dire? Niente.

      Vedo che comunque non dai ancora spiegazione su una macchina rossa sportiva scodata che c'era, e con DUE tizi a bordo, in barba a tutti i sofismi del tormentone dell'assicurazione, attraverso il quale non sei certo riuscito a dimostrare che quella macchina Lotti non poteva usarla! Al massimo ti sei convinto e hai convinto qualcun altro che sarebbe stato irragionevole usarla, il che non mi sembra poi granché considerato un personaggio che, in ipotesi, uccideva persone per divertimento.

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    3. Dimenticavo. Caro mio, l'onere della prova spetta a chi vuole dimostrare che Lotti non poteva avere quella macchina, ragiona meglio!

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    4. C'erano due tizi che però avevano il dono dell'ubiquità, visto che contemporaneamente erano a Firenze dalla Ghiribelli.
      L'onere della prova passa su chiunque non sia d'accordo con te... capito!
      Non pretendevo certo di convincere te, magari qualcun altro ha trovato utile il mio lavoro.

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    5. Ma chi ha dimostrato che i due erano a Firenze dalla Ghiribelli? Perché lo hanno detto e non detto loro?
      Vedo che la discussione è comunque poco fruttifera, perché continui a evitare di rispondere alle questioni che ti sollevo.
      Per finire, e chiudo. Vediamo la storia dell'onere della prova. Se Lotti dice di essere andato con la macchina rossa sei tu che devi dimostrare che non è vero, non girare la frittata. E non l'hai dimostrato con il tuo chilometrico articolo, come non lo dimostrò la difesa di Vanni. Semplicemente perché allo stato non è possibile dimostrarlo, dato che la macchina di Lotti fu cancellata dal PRA nel 1986 e non esiste alcun testimone in grado di assicurare che l'auto era non funzionante.
      Le mie ipotesi sono soltanto delle possibili spiegazioni a un comportamento di Lotti che potrebbe apparire illogico, ma che per lui poteva anche non esserlo. Posso accettare che non ti soddisfino, almeno io ci provo, essendo abituato a non lasciare nulla indietro.
      Io comunque mi ritiro, magari farò un intervento sul mio blog, dove se vorrai potrai dire la tua.

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    6. Attenzione, però, non voglio certo dire che il tuo articolo è inutile!!! Anzi, è molto bello e preciso, come al solito, dico solo che non dimostra che Lotti quella macchina non poteva usarla.

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    7. Infatti è indimostrabile in assenza di documenti... e come diceva il diritto romano "ad impossibilia nemo tenetur".
      Ma non eri tu che dicevi che tra varie ipotesi conviene sempre scegliere quella più verosimile e andare avanti?
      Quindi secondo te è più verosimile che Lotti giri con due auto o che abbia comprato e assicurato la 124 coi soldi del padrone perché l'altra non marciava più?
      Infine, non ho capito perché lo spietato e astuto assassino si fa incastrare su basi inconsistenti e quando ha la possibilità di uscirsene con il reato di calunnia, insiste per andare in galera. Sembra più il comportamento di una marionetta che di un astuto ecc.

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    8. In questo caso la maggiore verosimiglianza sta nel far coincidere l'auto vista sotto la piazzola con quella di Lotti, eventualmente sacrificando almeno in parte l'altra. Se si presuppone di no ci si trova, a mio modesto parere, a dover dare una spiegazione di quell'auto che è di gran lunga più difficile che presupporre un comportamento poco logico di Lotti riguardo l'uso delle sue due auto.
      Ripeto:

      1 supposto che Lotti fosse particolarmente interessato a quella 124
      2 supposto che volesse comunque consumare fino in fondo la sua (gomme e quant'altro), almeno fino alla scadenza assicurazione
      3 supposto che l'officina non fosse disposta a tenergli la macchina ferma per dei mesi senza incassare i relativi soldi
      4 supposto che la signora Meri avesse trovato un furbo escamotage che faceva contenti tutti

      allora ha senso che Lotti avesse usato soprattutto, se non esclusivamente, il 128 fino al 20 settembre.

      Mi aspetto un ragionamento analogo sull'altro fronte, quello della non coincidenza della macchina rossa sotto la piazzola con quella di Lotti, oppure anche della coincidenza, ma che tenti di spiegare in modo ragionevole il perché era lì. Il lettore può fare il confronto da solo per stabilire dove sta la maggior verosimiglianza. Che naturalmente non significa necessariamente anche verità, ci mancherebbe altro!

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  12. La signora Meri Bellini potrebbe aver aggiustato tutto, ma potrebbe altrettanto non aver aggiustato proprio niente, quindi come si fa a prendere un simile non-dato e affibbiargli un valore aggiustatorio? A dire il vero, non sarebbe nemmeno un non-dato, perchè a meno di non portare concrete e verificabili prove a supporto, è un dato che nega un aggiustamento di alcunchè.
    Nemmenoo poi si capisce perchè il Bellini avrebbe dovuto tenersi in garage, occupando spazio, per mesi un cassone di vettura già venduta per due spiccioli. Fosse stata una Ferrari luccicante, si potrebbe immaginare l'essere disposti a tenerla per far vetrina, ma per un 124 celestino? Uno spazio auto per un autofficina equivale ad un posto in cui tenere una macchina da vendere o dove poterne mettere una da riparare. business is business. Non per tenerlo occupato e riservato per mesi con un catorcio da due spiccioli già venduto.

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    1. Ma infatti né Bellini né Gino Coli, sentiti al processo, riferiscono niente di particolare sull'acquisto della 124, che quindi doveva avere avuto un decorso del tutto normale.

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  13. Almeno stando ad Occam, e' pacifico che Lotti usasse gia' la 124 blu nel periodo del delitto.

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  14. Chiedo lumi perchè questo è un punto che non sono riuscito a comprendere nemmeno andando a cercare spiegazioni sul blog del Segnini.
    Da un lato si sostiene una colpevolezza del Lotti, mostro singolo, perchè nel pomeriggio fu notata un auto forse simile a quella sua rossa, dando per scontato non avesse già quella celestina, con DUE persone nei paraggi.
    Ma DUE persone nei paraggi, allora vorrebbe dire che Lotti, lo stesso che ipoteticamente ci tornò la notte sempre con l'auto rossa e sempre in compagnia di un'altra persona, non debba essere considerato un assassino singolo, ma che abbia un complice.
    Oppure, si devono tenere in maggior conto le risultanze peritali fatte eseguire da Cochi e quindi retrodatare il delitto, ma allora che Lotti abbia passato o meno un pomeriggio lì o meno è del tutto ininfluente anche per avvalorare la possibilità che il Lotti alla data circolasse ancora con l'auto rossa.
    Sinceramente non riesco a raccapezzarmici in una simile ipotesi mutante alla bisogna, dove i tasselli di una ipotesi non vengono ordinati tutti secondo lo stesso criterio valutativo. O mi sfugge qualche particolare? Chi mi aiuta a capire? Grazie.

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    1. Per quanto riguarda la retrodatazione del delitto degli Scopeti, se ne parlava già negli anni '90. Nel processo di secondo grado ai CDM la difesa di Vanni, non so bene in che termini e in che modi, la ventilò. Visto che il PG Propato, nella sua requisitoria, per modo di dire, accennò all'argomento decidendo di non prendere posizione. Se non ricordo male. Da allora in poi, specie con la perizia Introna, su proposizione di Filastò e Spezi, è noto che il delitto è da retrodatare. Tutte le analisi e gli studi successivi lo hanno solo confermato. Arrivando persino a ritenere probabile, e io concordo, e penso concordi anche Antonio, che il delitto sia avvenuto il venerdì, non certo la domenica e probabilmente nemmeno il sabato. Come sembra anche probabile dall'itinerario di viaggio dei due francesi e dai documenti loro ritrovati. Ma non penso prodotti agli atti del processo. Gli avvistamenti della macchina rossa, che ci sono, (i due coniugi, le S.C e la Ghiribelli, per quanto su quest'ultima ci possono essere certamente dei dubbi sull'attendibilità) riguardano tutti la domenica fino al tardo pomeriggio, se non ricordo male. Se i due personaggi visti dai coniugi erano davvero Lotti e Pucci, e potrebbe essere, sarebbe sicuramente interessante capire perchè erano lì. Sapremmo che almeno una piccola parte delle loro dichiarazioni era veritiera, o quasi, quella domenica, agli Scopeti, c'erano stati davvero. Non certo la sera alle 23.30 per "fare dei bisogni" mentre Pacciani sparava. Quella parte è palesemente fasulla. Anche perchè alla domenica sera i francesi erano morti da due giorni. Probabilmente. Però due persone che la domenica vanno a spiare la tenda è difficile che non si accorgano che i francesi sono morti. Bisogna prendere in considerazione l'ipotesi che, quantomeno, Lotti, che era quello che aveva la macchina e faceva le girate, la domenica pomeriggio già sapeva che lì c'erano dei cadaveri. Almeno di non essere capitati sul posto per sbaglio e essersi accorti dopo ore che c'erano dei cadaveri. Le spiegazioni potrebbero essere molteplici: Lotti porta li Pucci per fargli vedere i cadaveri, perchè ha avuto a che fare col delitto, oppure perchè il giorno prima passava di lì da solo e li ha visti, e porta l'amico che non ci crede a farglieli vedere; oppure i cadaveri erano già stati scoperti da un guardone qualsiasi e la voce si era sparsa nell'ambiente, e spinti dalla curiosità sono andati a vedere. Queste sono le spiegazioni possibili di come Lotti poteva sapere che c'erano due cadaveri lì. A me personalmente sembra difficile che due cadaveri in quella piazzola, che in seguito si è appreso essere molto frequentata, siano passati inosservati per 2 giorni. Senz'altro è possibile che in realtà qualcuno li abbia scoperti prima. Certo, tutto si basa però, sul fatto che i due uomini visti dai coniugi col teleobiettivo debbano essere Lotti e Pucci, se non erano loro poteva essere chiunque, e non avremmo altri elementi per collocarli nella piazzola. Si tenga presente che le testimonianza della S.C e dei due coniugi, erano scomode, per motivi diversi, sia alla difesa di Vanni (poichè poteva significare che Lotti e Pucci alla piazzola c'erano stati davvero in quello che all'epoca si riteneva essere il giorno del delitto) sia per la pubblica accusa, perchè se erano stati tutto il pomeriggio agli Scopeti a guardare la tenda, tutto il racconto che fanno i due, di essere stati tutta la giornata a Firenze e poi essere tornati li la sera per fare i bisogni, ovviamente diventava automaticamente una balla colossale.

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    2. Franciotti, grazie del riassunto che però non mi ha chiarito il punto di domanda da me posto; anzi, ad essere onesti me l'ha solo peggiorato. Cioè, se Lotti, con Pucci, ha solo visto i cadaveri o addirittura se Lotti da solo è andato il venerdi o il sabato ad uccidere i francesi, come è possibile che quando lo mettono alle strette e poi lo accusano, non si sia difeso dicendo 'hey ma io non ho ucciso nessuno! sono andato a spiare una coppietta, con o senza Pucci, ma ho visto che erano dei morti e basta!'. Cioè, e specie se era lui il mostro, pure singolo, è impossibile che non sapesse quando aveva colpito a Scopeti. E se aveva colpito la domenica, mostro singolo non poteva essere visto che come minimo c'era anche il Pucci. E se aveva ucciso uno o due giorni prima, da solo, perchè non si è tolto dalle castagne visto che lo accusavano per un giorno in cui non aveva ucciso proprio nessuno? E' tutto completamente assurdo; falle una appresso all'altra. Impossibile mettere assieme uno dietro l'altro anche solo due punti banalmente plausibili mettendo al Lotti i panni del colpevole, anche solo complice. A meno che il Lotti non volesse a tutti i costi farsi scoprire ma non auto denunciarsi chissà perchè, arrestare e condannare; ma anche questo stride con la richiesta di riduzione della pena e col collaborare per avere riduzioni di pena e i vantaggi dei collaboratori. Cioè, se sei pentito e fai di tutto per farti la galera, direi perchè ti rimorde la coscienza per tutti quei morti e quelle escissioni, sei pentito e la pena accetti, mica mercanteggi.

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    3. Quindi la spiegazione di Franciotti, che riecheggia in parte per quello che ne so, quella di Antonio è la soluzione A al problema di chi erano i due tizi con la macchina rossa. Con il caveat che la teste carmignani inizialmente non parla del colore della macchina e vede un solo guidatore (Pucci doveva fare un bisogno anche a quell'ora?)
      mentre la teste Ghiribelli la dobbiamo cancellare ASSOLUTAMENTE.
      La soluzione B è che fossero due tizi rimasti ignoti con una macchina simile alla EX macchina di Lotti, che avevano deciso di passare un pomeriggio guardando verso il bosco. Debole, lo so, ma di fronte alla infinita serie di supposizioni indimostrate che occorrono per mettere sul posto Lottie Pucci con la 128, nemmeno più di tanto.
      Comunque ringrazio tutti per l'interessante discussione che ha ravvivato un po' l'ambiente e la prossima volta torniamo a parlare di Signa, perché il primo amore non si scorda mai.

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    4. Caro Omar, non attaccarti a troppi trucchetti per intorbidare le acque! Ad esempio, questa storia del colore dell'auto vista dalla Carmignani non menzionato nel verbale continui a tirarla fuori a ogni passo. Quando non conta niente.
      Dalla testimonianza dei coniugi sappiamo che quell'auto rossa c'era prima che arrivasse la Carmignani e c'era ancora dopo che la Carmignani se n'era andata, e che al suo arrivo non l'aveva vista. Quindi che fosse tornata nel momento in cui la Carmignani se ne stava andando o che fosse tornata dopo che lei se ne era già andata, mi spieghi che differenza fa? Rispondi, senza glissare però, come fai spesso sulle mie domande.
      A una valutazione meno schierata lo scenario che risulta più plausibile è che il secondo personaggio a metà pomeriggio sia stato accompagnato da qualche parte e vi sia rimasto. Non era Pucci che si era rotto le scatole della situazione e aveva voluto tornare al Piazzone di San Casciano dove c'era la sua Ape? Può darsi. Certo che il Piazzone era a 10 minuti di macchina, quindi tale ipotesi è come minimo plausibile.
      Prima di abbandonare questa discussione vorrei ricordare semplicemente a tutti quelli che si pasciono della mancanza dell'assicurazione sul 128 di Lotti per escluderlo dalla sua presenza sotto Scopeti questo passaggio del verbale del primo interrogatorio dello stesso Lotti da parte di Vigna (11 febbraio 1996):

      Fatto presente al LOTTI che, sulla base degli elementi in possesso dell'ufficio, emerge che la sua auto FIAT 128 coupé quella domenica è stata vista in via degli Scopeti, la sera, dopo le 23.00, dichiara:

      "la macchina non era la mia"......"se dico no è no".

      Ora, uno che nega senza dire "ma io quell'estate la macchina rossa non ce l'avevo già più" bisogna che sia proprio imbecille! Poteva non esserselo ricordato? Ma come, aveva appena fatto un bell'elenco delle sue numerose auto (dimenticando proprio quella, sarà stato un caso?) ... e sappiamo bene quanto Lotti ci tenesse alle sue auto, come poteva non essersi ricordato avendo addirittura fatto due incidenti con il 124 blu quell'estate?
      Questo è soltanto uno dei tanti problemi che si devono risolvere sposando la tesi dell'auto rossa inservibile a Scopeti. Naturalmente rimane ancora quello dei due tizi che erano lì non si sa a fare cosa, che tutti qui, dall'autore fino a chi interviene da sciocco, si guardano bene dall'affrontare seriamente.
      Appena ho un attimo di tempo e la mente sgombra farò un (contro)articolo su questo tormentone.

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    5. X Antonello R. Il perchè Lotti rinunci a difendersi ancora oggi è un mistero più o meno. Non dico difendersi nel processo,dove a mio avviso non poteva più farlo, nel senso che lui pensava non gli convenisse, ma perchè non si sia difeso DAL processo. Durante le indagini, l'unica spiegazione plausibile, almeno un po', è che gli fecero capire, in qualche modo, che gli elementi contro di lui erano molto forti e rischiava di essere arrestato e sputtanato come Pacciani e Vanni. Per quanto riguarda la data del delitto, non è Lotti che decide di collocarlo alla domenica, ma gli inquirenti. Se Lotti fosse stato implicato col delitto, e avesse detto guardate che sono morti venerdì, non gli avrebbero creduto. Paradossalmente dicendo la verità avrebbe perso attendibilità. La retrodatazione, indiscutibile, del delitto non basta a dimostrare che Lotti non sapesse nulla, perchè è una data che gli viene imposta da chi indaga. Se gli avessero detto che il delitto è avvenuto il sabato, avrebbe dovuto trovare una storia da adattare al sabato, con Pucci e viaggi a Firenze al seguito. La retrodatazione dimostra indiscutibilmente, però, che Lotti mentiva, ma questo già lo sapevamo. E che come prova testimoniale non era sufficiente a far condannare Vanni.

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    6. Antonio, le tue sono illazioni a ruota libera... prima ci sono Lotti e Pucci, poi Pucci si fa riaccompagnare alla sua Ape, Lotti ritorna, poi i due ritornano di sera... non sono disposto a seguirti su questa strada.
      Te lo dico ancora una volta: il tuo rigoroso lavoro di documentazione e ricostruzione viene stravolto e rovinato da queste fantasie.
      Sul secondo punto: Lotti non se lo ricordava.
      Perché se si fosse ricordato di avere comprato e assicurato un'altra auto nel maggio 1985 lo avrebbe detto, anche se, in ipotesi, avesse continuato a usarle tutte e due. Se non era imbecille; ma lo era.

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    7. Vedo che sulla questione della Carmignani non mi rispondi. Siamo d'accordo che la non menzione del colore non influenza minimamente lo scenario, e che quindi non è il caso di tirarla fuori?
      Le mie non sono illazioni e neppure fantasie gratuite, sono ipotesi che tentano di spiegare fatti reali in base agli elementi disponibili. Tu preferisci alcuni fatti reali metterli da parte, come quello di cui si discute, la macchina rossa sotto Scopeti che C'ERA, invece di darne una possibile spiegazione. E meno male che hai accusato me di fare cherry picking!
      Dunque allora, ti ripeto la domanda: che ci facevano i due tizi sotto la piazzola? Avevano deciso di passare tutta la domenica guardando verso il bosco? Davvero ti accontenti di questa spiegazione?
      Dai, te ne do io una possibile. Erano due guardoni che avevano scoperti i cadaveri e volevano vedere l'effetto che fa. Peccato che giammai due guardoni si sarebbero comportati in quel modo.
      Forza, trova qualcosa di meglio. Se sei onesto DEVI, altrimenti tutto il tuo articolo, che non dimostra e non può dimostrare nulla, diventa anche partigiano alla tua tesi di un Lotti del tutto estraneo.

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    8. Ultima considerazione, poi smetterò e comincerò a scrivere qualcosa, riguarda l'altra perla che Lotti si sarebbe dimenticato al momento dell'interrogazione di Vigna (11 febbraio 1996) che nell'estate del 1985 non usava più la macchina rossa.
      Già il 23 dicembre, in un incontro a Firenze da lei richiesto con una precedente telefonata, era stato messo al corrente dalla Ghiribelli che lei aveva raccontato alla polizia di aver visto una macchina rossa sotto Scopeti. Lo dice la stessa Ghiribelli in una conversazione telefonica con lui il 25 gennaio. La data la Ghiribelli la preciserà poi nell'interrogatorio dell'8 febbraio. Quindi Lotti avrebbe avuto a disposizione dal 23 dicembre all'11 febbraio, quindi più di un mese e mezzo, per ricordarsi che quell'estate guidava una 124 blu! Ma se anche fosse solo dal 25 gennaio sarebbero comunque due settimane. E non se lo ricorda.
      Quindi in pratica, per far tornare i conti, stiamo rifugiandoci nel sempre ben accogliente stereotipo di Lotti che inseguiva gli UFO...

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    9. E non se lo ricorda! E' imbecille! Ma se aveva la 124 comprata e assicurata da mesi e non lo dice, è colpa mia??? Ma sei tu che continui a dire che è il genio del crimine... e invece era un cretino senza arte né parte. Ma che ci posso fare?

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    10. Al solito, premetto che come non me la prendo io non devi prendertela neppure tu.
      La tua risposta è un chiaro indice che non sai come superare l'impasse, che è quello di un comportamento che, secondo la logica più elementare, non deriva affatto da una dimenticanza (quasi due mesi per ricordarselo!!!), ma dalla precisa esigenza di adattare fatti reali ad una istintiva strategia difensiva che non poteva avvantaggiarsi dal negare l'evidenza. L'evidenza era che davvero quella domenica Lotti e Pucci avevano razzolato attorno alla piazzola, e Lotti per negarlo avrebbe dovuto sostenere un vittorioso confronto con Pucci. Che evidentemente ritenne che non era il caso di sostenere, come poi sarebbe accaduto anche in seguito quando Pucci raccontò molto altro, e Lotti non si sognò (quasi) mai di contraddirlo.
      Purtroppo vedo che continui a giocare con le parole, delle quali alcuni tuoi lettori paiono accontentarsi. Ma come aspirante storico della vicenda non dovresti farlo. Troppo comodo mettere da parte quello che non torna (cherry picking, chi di spada ferisce di spada perisce), al massimo spiegandolo alla meglio, e costruire con il resto lo scenario che si ritiene più consono alla propria convinzione. Il fatto che davanti a Vigna Lotti non avesse tirato in ballo la 124 blu e la presenza documentata dei due tizi con la macchina rossa sotto la piazzola sono due elementi (ma non ci sono soltanto quelli!!!) che con grande nonchalance metti da parte e non spieghi in modo neppure un minimo convincente. La qual cosa non lede per nulla la validità della documentazione del tuo articolo, ma la sua interpretazione sì.

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  15. Franciotti, ovvio che non sia Lotti a collocare il delitto la domenica, come minimo perchè dal 1985 alle escussioni e accuse e confessioni del Lotti passano anni e la domenica gli inquirenti già così l'avevano cristallizzata.
    Ma se tu sei l'assassino, solo addirittura o pure in compagnia, e ti stanno accusando e ti rischi la galera: ma col cavolo che non dici una cosa così importante per cercare di scagionarti! Sinceramente è assurdo almeno non provarci. Poi, se vuoi, puoi anche speculare dicendo che non gli avrebbero creduto, per tutta quella serie di non-detti che si ventilano, ma di speculazione si tratta e pure senza garanzie che così sarebbe avvenuto davvero. Però, tu accusato, almeno ci tenti. Ci devi tentare. Lotti, assassino singolo o complice in compagnia, invece non ci prova proprio. Perchè? Direi, e credo a buona ragione, perchè come per gli altri delitti di cui fornisce ricostruzioni impossibili e strampalate, anche per quello di Scopeti non ne sapeva assolutamente nulla (manco i cadaveri aveva visto). E non essendo lui l'assassino non aveva carte quindi da giocarsi per discolparsi dalla tenaglia Becca-Pacciani che gli veniva stretta attorno al collo. Per quindi non soffocare, dice quello che dice (che a plausibilità è meno di zero, ma a cui comunque credettero). Sinceramente, tra dire che un delitto era già avvenuto e dire che senza avvisare i propri complici si è portato un estraneo sulla scena di un crimine efferatissimo mentre questo viene commesso, che l'estraneo a fine delitto esprime il desiderio di denunciare il tutto ai Carabinieri, e che nè lui nè i complici (che sono degli efferatissimi assassini senza scrupoli, stante la premessa) pensano bene di levare poi di torno l'estraneo nei giorni e negli anni seguenti, ma tu, sinceramente, tu cosa riterresti meno credibile?

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    1. Guarda, sul fatto che il super criminale diabolico scaltro manipolatore intelligentissimo Pacciani, non avrebbe mai lasciato andare via un testimone oculare non complice illeso, è un concetto che, con tanta fatica, da tempo sto sostenendo su forum , blog, e gruppi facebook, ma con scarsi risultati. Visto che ancora in tanti credono ai deliri di Pucci, l'uomo che vide l'alba alle 23.30. Per il resto io non faccio speculazioni, ma provo a ragionare. La certezza è che noi non sappiamo tutto. Ci sono ancora zone d'ombra sulle indagini. Abbiamo i verbali pubblicati sui libri, che sono parziali, e alcuni atti processuali. Ma soprattutto ci rifacciamo al dibattimento e all'incidente probatorio, che non aveva ragione di essere fatto, ma quello è un'altro discorso. Di cosa abbia detto Lotti fuori verbale, o di cosa gli abbiano detto, non sappiamo con certezza. Ma che gli abbiano fatto capire di avere elementi forti contro di lui, mi sembra pacifico. Una timida difesa inizialmente l'ha tentata, con la storia del bisognino, con il lamentarsi degli avvistamenti "la mi macchina l'è da tutte le parti". Ma poi cede, ma ricordiamoci sempre che il primo a parlare è stato Pucci. Inizialmente le versioni non combaciano, poi al confronto fra i due la situazione si aggiusta. Ma Lotti per difendersi cosa poteva dire? Poteva dire che Pucci era pazzo, che delirava. In quanti, quando vengono accusati, accusano l'accusatore di essere pazzo o di mentire? Un po' debole come difesa. Aveva la questione della 124, ma a quanto risulta, gli inquirenti sapevano che nel 1985 aveva posseduto anche la 124. Io non posso dire che Lotti non si difende perchè era stupido e non capiva niente, ammetto di essere sospettoso per natura, secondo me lui collabora perchè pensa di non avere altra scelta. Perchè non vuole fare la fine di Pacciani e Vanni, e, almeno inizialmente, ha anche ragione, perchè la sua condizione di vita migliora sensibilmente. Ma il fatto che si comporti così francamente non può certo dimostrare che lui non sapesse nulla o non c'entrasse nulla. Le sue menzogne, per come la vedo io, dimostrano solo che il povero Vanni andava senz'altro assolto. Ricorda che Lotti, in teoria, poteva anche non andare in carcere. Se gli avessero rinnovato la protezione, nonostante la condanna. Il ragionamento di Antonio, per quello che ho capito io, ha una sua logica e una sia rispettabilità. Un Lotti colpevole che si ritrova invischiato, seppur indirettamente, se la cava con la protezione e magari anche senza andare in galera, mentre gli altri due vanno all'ergastolo, non è proprio un brutto risultato. Certo, si commette sempre l'errore, che commetto anche io, di volersi mettere nei panni degli altri. Ovvio che io, colpevole o innocente, mi sarei difeso, ci avrei provato, avrei detto che Pucci era un ritardato che campava con la pensione di invalidità, ed era fra l'altro anche vero, e avrei detto che Pacciani a malapena lo conoscevo. Ma io non sono Lotti, e nemmeno tu lo sei. Capire come ragiona una persona, comunque non certamente istruita o esperta di procedimenti giudiziari, in quei frangenti non è affatto facile. Chiudo la conversazione ricordando che, nel caso Lotti fosse totalmente estraneo ai delitti, non sarebbe certo l'unico ad aver confessato colpe non sue. Emblematici i casi del povero Gulotta e di Scarantino.

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  16. Franciotti, concordo sul piano teorico e sul fatto che non ogni elemento e documento è a noi disponibile, ma continuo a vedere che nell'ipotesi Lotti fosse stato colpevole, ed ancor più lo fosse stato come singolo mostro (da quando? dal 68? dal 74? da dopo?) ogni sua affermazione in merito ai delitti, ogni sua modalità di accreditarsi collaboratore, e ogni sua assenza di concreto rigetto delle accuse mossegli: sono pura inconciliabile allucinazione logica-pratica sotto ogni aspetto. Ti faccio ancora un esempio: sei colpevole unico ma preferisci farti passare da banale complice per accedere a qualche sconticino di pena? Ammettiamolo pure, ma allora diventa assurdo che tu, che sei colpevole e sai come e quando hai commesso i delitti, per far accreditare il tuo "pentimento" e la tua "collaborazione" perchè non ne azzecchi una dicesi una nelle ricostruzioni? morti che gridano, partenze ad orari sballati, passeggiate in tenda senza chinarsi, parcheggi in mezzo alla strada a Baccaiano etc. Così rischi solo di risultare impresentabile anche per l'inquirente più accomodante e addio agli sconticini di pena a cui tanto miri inguaiando altri! Raccontare giusti particolari su come è stato commesso un delitto, che hai commesso tu ma di cui incolpi altri, ti costa così tanto? Ma se quei delitti non solo non li hai commessi tu da solo ma nemmeno ci hai partecipato: come fai a saperli quei particolari? Non li sai. E quindi giocoforza li sbagli inventandoli. Lotti era certamente estraneo ed innocente, su questo fino a che non mi si dimostri che 2+2 fa 5, non nutro più alcun dubbio.

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    1. Le ricostruzioni sono sicuramente sbagliate. Ma inquirenti e giudici ci hanno creduto sulla parola. Sai cosa gliene imortava a Lotti di apparire "poco credibile", quando aveva la protezione di polizia e procura che credevano a quello che diceva. Comunque continua a sfuggirti il senso del mio discorso, qua non si parla di sconticini di pena. Qua si parla di barattare un ergastolo con la protezione dello Stato, vitto e alloggio in primis, e , probabilmente, la promessa di evitare il carcere alla fine. O perlomeno quello aveva capito lui. Il discorso discorso Lotti che sbaglia le ricostruzioni serve a renderlo inattendibile, e quindi a squalificare la chiamata in correità di Vanni e Pacciani, senz'altro. Non basta a dimostrarlo innocente. Forse non ti è ancora chiaro che Lotti ha detto quello che gli inquirenti volevano sentirsi dire. Perché secondo te si inventa la balla del dottore che compra i feticci? Perché bisogna giustificare le indagini che già da mesi si stavano facendo sui soldi di Pacciani e per dare un "movente" ai delitti. E il giudice di primo grado gli crederà anche sul fatto del dottore. Secondo me è proprio il senso del mio discorso che ti sta sfuggendo. È ovvio e palese che Lotti mentiva. Su questo siamo tutti d'accordo. Le motivazioni possono essere diverse. A mio avviso l'unica conclusione certa a cui si può arrivare è che le sentenze sono sbagliate. E non è poco. Di sicuro non posso dare per certa l'innocenza di Lotti. Perché come personaggio, almeno per quanto mi riguarda, è senz'altro più sospetto da Pacciani. Tanto per fare un esempio. Poi se parliamo di prove c'è solo da alzare le mani in senso di resa. In termini concreti non c'è ne sono per nessuno dei sospettati. Dall'81 a oggi.

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  17. Ma se davvero c'erano due tizi cosi' a lungo nella piazzola, ci possono essere tante spiegazioni. Qualcuno gli aveva dato appuntamento li' e poi non si e' fatto vedere; oppure hanno capito male il luogo dell'appuntamento; o l'acqua del radiatore aveva cominciato a bollire. Mi sembra un indizio veramente molto debole per un coinvolgimento di Lotti e Pucci.
    Poi sinceramente mi sembra incredibile un Pucci che per anni ed anni non si sarebbe lasciato sfuggire una parola in famiglia sul suo coinvolgimento nella vicenda del secolo. E Lotti anche peggio.
    Frank, a quando la continuazione di Signa?

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    1. Un indizio veramente debole con una macchina descritta come del tutto compatibile con quella di Lotti, con due tizi del tutto compatibili con loro, con l'ammissione da parte di loro stessi di esserci stati!!!
      Meglio invece pensare a un appuntamento mancato (datte tre alle otto del pomeriggio!!!) oppure all'acqua del radiatore che aveva cominciato a bollire!!!
      Siamo alle comiche. Credo davvero sia meglio passare a Signa.

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    2. L'indizio e' debolissimo per il fatto che ci sono innumerevoli macchine "compatibili" con quella che Lotti non usava piu', ed ancora piu' persone con l'aspetto "compatibile" con Lotti e Pucci.
      Per l'ammissione di esserci stati: lasciando perdere Pucci, Lotti ha ammesso un po' di tutto, come essere stato a Firenze invece che nella piazzola.
      (se prendiamo per vero il verosimile, o peggio il compatibile, e per falso l'inverosimile, allora e' chiaro che hanno ragione quelli che dicono che non siamo stati sulla Luna - vedi tutte le prove in questo senso enumerate in un filmato Youtube dal titolo American Moon, fatto oltrettutto abbastanza bene, anche se molto verboso)

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  18. Mi tocca leggere che Lotti è senz'altro più sospetto di Pacciani... Ricordiamo a chi le avesse dimenticate alcune cosette: Lotti entra nelle indagini perchè conosceva Pacciani, altrimenti non avremmo mai saputo della sua misera esistenza. E sarebbe stato meglio per tutti. L'unica cosa certa è che Lotti non era il Mostro di Firenze. Non sapeva quando era avvenuto il delitto degli Scopeti, non sapeva un tubo della lettera indirizzata in Procura dopo il delitto, non ricordava con quale auto girasse con l'amico oligofrenico nel settembre 85. Se si azzera tutto, si ritorna al processo Pacciani del 94, in cui Lotti non figurava nemmeno tra i testimoni. O il Mostro era Pacciani o era qualcuno che con Pacciani non aveva mai avuto a che fare. E qui ogni opinione è legittima. Punto.

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    1. Marletti, ma via, non se la prenda. Certo che Lotti è più sospetto di Pacciani. Senza dubbio. Lotti aderisce perfettamente ai profili degli esperti sulla probabile personalità del mdf. Pacciani nemmeno lontanamente. Anzi è l'esatto opposto. Lotti confessa. Pacciani nemmeno per sbaglio. Lotti non deve dare spiegazioni a nessuno quando torna a casa sporco di sangue con pistola coltello e feticci. Pacciani evidentemente aveva un mantello dell'invisibilità per non farsi vedere da moglie e figlie. Lotti entra nelle indagini perchè conosce Pacciani. Certamente. E con questo? Non sapeva quando era avvenuto il delitto degli scopeti. O per meglio dire, non lo dice. Invece Pacciani lo sapeva? Se si azzera tutto, caro Marletti, si torna alla pista sarda, visto che Pacciani è stato, per fortuna, per la credibilità della nostra magistratura, assolto. Vista la totale mancanza di prove e di indizi autentici. Ogni opinione è legittima. Senz'altro. Inizi a rispettare anche quelle diverse dalla sua. Comunque Marletti, a differenza sua, io non ho la verità in tasca, io non ho mai scritto che Lotti è l'mdf. Penso che la teoria di Segnini vada quanto meno valutata. Positivamente o negativamente. Sicuramente sono certo dell'innocenza del povero Vanni, e del super criminale scaltro diabolico manipolatore e intelligentissimo Pacciani. Talmente intelligente che non ha bruciato il quaderno e si è sotterrato la cartuccia nell'orto da solo. Ora Powerful, rivolgendomi con tutto il rispetto possibile a te, capirei se non volessi pubblicare questa risposta, come hai già fatto in passato, ma penso che sia mio diritto rispondere a commenti rivolti personalmente a me.

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    2. Non mi interessa rispondere e ripetere le solite cose. Sono dell'idea, leggendo i suoi commenti, Franciotti, che lei sia convinto, come del resto quasi tutti, della totale estraneità di Lotti ma non lo dica chiaro e tondo per non recare dispiacere a qualcuno. Accetti il consiglio di un vecchio testone. Ragioni sempre con la sua testa. Le lascio volentieri la parola, io mi ritiro.

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    3. Marletti, mi era sfuggito questo suo simpatico commento. Io non ci guadagno niente da questa vicenda, e non penso che le mie opinioni diano dispiacere a chicchessia. Grazie dei consigli non richiesti, e gliene do anche io uno, anch'esso ovviamente non richiesto: se si tratta di ragionare con la propria testa, forse sarebbe ora di non prendere per oro colato quello che dicono e scrivono altre persone, solo perchè indossano una toga o una divisa. E magari un ripassino di storia contemporanea non ci starebbe male. Grazie ancora per l'assolutamente non richiesto consiglio.

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    4. Grazie a lei. Per inciso, che Pacciani fosse un criminale scaltro diabolico manipolatore intelligentissimo non l'ho mai detto. Certo non era un fesso come Lotti. Quanto alle grandi novità, sono paziente e so attendere. La storia contemporanea non sono i giornali a scriverla. Saluti

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    5. Ok, chiudiamola lì. Non pubblicherò ulteriori commenti contenenti polemiche ad personam.

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    6. Quello che è stato scritto su altri blog o forum non interessa in questa sede, certo non proseguirò qui scazzi tra i lettori cominciati (e finiti) altrove. Meno animosità e auguri a tutti.

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  19. Franciotti, dai per scontate troppe cose. Posso concordare sul maneggio, chiamiamolo così, e Lotti che si adegua (io ne deduco una versione più hardcore, ma è giudizio mio personale). Concordo pure che gliele fecero passare tutte ma proprio tutte: però che questo sia avvenuto non significa che Lotti lo potesse sapere a priori o che ogni giudice dovesse per forza credergli ad occhi bendati; e quindi si torna al problema di prima: se hai delle informazioni utili di prima mano le sfrutti. Per discolparti (cosa che non fece, perchè dei delitti nulla sapeva) o per accreditarti (cosa che non fece nemmeno quella perchè le sue colossali panzane, che derivano dal nulla sapere dei delitti, tutto potevano essere ma non accreditanti). Diciamo che Lotti è finito strangolato, ma sorridente e pasciuto, dalla macchina messa in moto anni prima dai raccoglitori di scintillanti bossoli e dai critici artistici di quadri di pittori argentini; perchè in fin dei conti i Lotti i Giuttari i Vanni le Ghiribelli i Pucci le sette e compagnia bella hanno genesi e ragione di essere solo ed esclusivamente a partire e a restare ancorati a quel grumo di ipotesi investigativa lì (che se già era assai traballina all'epoca, oggi con pure anche la perizia Minervini a tagliargli le gambe, traballina lo è mille volte di più)

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    1. Gliele hanno fatte passare tutte. La prova è l'ergastolo al povero Vanni, che era certamente innocente. A mio parere. Ma tu continui a non seguire il mio discorso, o fai finta di non capirlo. Ma quali informazioni di prima mano avrebbe dovuto usare Lotti per discolparsi? Se era colpevole, al massimo, gli conveniva dire il meno possibile, per non scoprirsi, non certo raccontare tutto per filo e per segno. Lotti non si è "discolpato", e ho già spiegato perchè secondo me non lo fa. Visto che rispondi scrivendo sempre le stesse cose, sono 3 commenti che fai praticamente un copia incolla, per me questa stimolante conversazione può dirsi conclusa.

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  20. Però era compatibile anche la maglietta a righe citata nel Rapporto Torrisi per Baccaiano e Salvatore Vinci. O quella, essendo una maglietta, è meno compatibile di una automobile? Chiedo perchè se a Baccaiano il mostro di Firenze era, per compatibilità, Lotti da solo o Lotti con Pacciani e Vanni, non poteva essere Salvatore Vinci, che però era altrettanto compatibile per via della maglietta a righe notata, come per l'auto, da un testimone che, come per Scopeti, nulla vide del delitto e nessuno riconobbe. E, ovviamente, viceversa: con un soggetto, Vinci, che esclude l'altro, Lotti. Quindi, che si fa in questi casi? Si tira la monetina, testa o croce?
    Compatibilità non è sostituto di prova e non può essere usata a fondamento di una ipotesi. Può servire a corroborare indiziariamente altri elementi manifesti, ma in questo caso di manifesto ci sono solo le bugie di Lotti e le sue ricostruzioni dei delitti a cui avrebbe partecipato che fisicamente e perizialmente non si incastrano (e questi sono dati oggettivi, non considerazioni).

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  21. Lotti non aveva il mal di pancia durante i delitti del mostro. Quindi non è possibile escluderlo nè come assassino singolo nè come compagno di merende. Cosa disse e ridisse e modificò e tacque non è importante visto che aveva tutte le possibilità ed i diritti di mentire a piacimento. Differente sarebbe stato il discorso se invece di una perizia mentale, gliene avessero fatta una gastrica e intestinale e avessero appurato che soffriva di mal di pancia, fastidioso male che non permette di compiere delitti, come Signa ci insegna.

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  22. In una serie di quattro video pubblicati alcuni mesi fa sul suo canale Youtube, A.S. approfondisce la questione della "macchina rossa". Prescindendo ora dalle opinioni da lui formulate circa i vari aspetti della specifica vicenda (la voltura assicurativa del 25/26 maggio 1985 avvenne all'insaputa del Lotti, i due incidenti di giugno e luglio 1985 furono truffe assicurative perpetrate con la complicità di un'autofficina e in realtà i due incidenti non si verificarono, Lotti ebbe la materiale disponibilità della 124 blu dal 20 settembre 1985 contestualmente alla ritenuta data del pagamento del prezzo da parte dello Scherma), non è privo d'interesse esporre in sintesi i fatti post-Scopeti come avvenuti secondo il primo della serie dei quattro video, nonché in base ad alcune risposte del S. a commenti al video: 1) nella tarda o tardissima serata di venerdì 6 settembre Lotti uccide la coppia dei francesi a Scopeti; 2) nel primo pomeriggio di domenica 8 settembre, nutrendo la speranza di assistere "in diretta" alla scoperta dei cadaveri, Lotti torna nelle immediate vicinanze del luogo del delitto; 3) all'uopo, Lotti porta con sé l'amico del cuore (nonché potenziale testimone) Fernando Pucci (Chiarappa e De Faveri vedono la 128 di Lotti, i due uomini visti da De Faveri sono Lotti e Pucci, l'uomo visto da Chiarappa è Lotti) e parcheggia in bella vista lungo la strada la sua automobile, per sovrammercato trattenendosi ivi in contemplazione accanto alla stessa per un tempo non trascurabile e posizionando l'automobile in modo tale che non possa non essere notata da chi deve entrare in un fondo a confine della strada con sovrastante casa di abitazione o uscire dallo stesso e che sia altresì esposta alla vista di chiunque passi per la strada; 4) l'amico poi si stufa e L. lo riaccompagna a casa; 5) al ritorno, quando è solo, si dirige con l'automobile verso la piazzola e incoccia nella Carmignani con il fidanzato; 6) successivamente rimette l'automobile dov' era sin dal primo pomeriggio e lì viene vista quando Chiarappa-De Faveri escono dal fondo a confine con la strada; 7) scese le tenebre, L. (forse dopo una pausa cena?) torna nuovamente sul luogo del delitto e parcheggia nuovamente la sua automobile vicino alla strada, là dove verso le 23.30 la vede Ghiribelli con Galli (la quale, se non erro, è da S. ritenuta attendibile, anche se, rispondendo di sì a Canessa se le chiede se Lotti e Pucci si fossero recati da lei la domenica pomeriggio 8 settembre, afferma qualcosa d'incompatibile con la ricostruzione della giornata da parte di S.). Nel mezzo di tutto questo, probabilmente il sabato, occorre collocare la gita a San Piero a Sieve per imbucare la lettera a Della Monica - un gesto che non parrebbe essere nelle corde del Lotti.

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  23. A quanto detto, va aggiunto che S., nel corso di uno dei quattro video sulla "macchina rossa", afferma di credere nella correttezza degli inquirenti: egli quindi esclude che essi possano aver imbeccato Pucci e Lotti, così come che questi ultimi siano stati messi in condizione di concordare le versioni. A questo punto, abbiamo, stando a quanto sembra ritenere S., che Pucci avrebbe autonomamente da L. reso dichiarazioni che, pur essendo false e anzi calunniose, giovavano assai alla ricostruzione lottiana dei fatti (i due energumeni visti agli Scopeti la sera di domenica, poi individuati in Pacciani e Vanni): in buona sostanza, L. e P. avrebbero elaborato l'uno indipendentemente dall'altro linee di menzogna sovrapponibili.

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  24. Mi sembra però che Segnini preveda un accordo Pucci / Lotti prima del confronto su quanto dichiarare alla polizia (ci fermammo a pisciare ecc.); sempre che non abbia cambiato idea. Quello che mi sembra non abbia spiegato è invece quel pesantissimo "me l'hanno detto loro" che compare come grossa pietra d'inciampo nell'intercettazione con la Ghiribelli.

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    1. Anche nell'ipotesi del previo accordo informale Pucci-Lotti per concordare le versioni, resta che (se naturalmente ho ben compreso la ricostruzione del S.) il Pucci sarebbe stato con il Lotti solo nella prima parte del pomeriggio, per poi essere riaccompagnato verso casa (Carmignani vede poi un uomo solo nell'automobile in movimento che incrocia, e per S. è Lotti) e il Lotti sarebbe stato solo anche nella tarda serata (avvistamento di Ghiribelli). Quindi, Lotti (escludendo che vi siano di mezzo gli inquirenti ed escludendo la follìa del Pucci, legittimato come teste da Fornari e Lagazzi) sarebbe incredibilmente riuscito a convincere Pucci a rendere agli inquirenti dichiarazioni (presenza del Pucci, con il Lotti, nel tempo e nel luogo in cui due individui stavano per commettere un gravissimo delitto, nella tardissima serata di domenica 8 settembre) rischiose per il Pucci stesso (è evidente che la miglior cosa per evitare fastidi è dire "non c'ero affatto e non ne so nulla") e che non corrispondevano ad alcuna esperienza effettiva vissuta dal Pucci, che sarebbe stato agli Scopeti domenica 8 settembre 1985 solo nella prima parte del pomeriggio e non anche nella tarda o tardissima serata (a meno di non supporre, come non mi sembra faccia S., che, ancora più inverosimilmente, dopo aver riaccompagnato Pucci verso casa ed essersi nuovamente recato agli Scopeti, Lotti in tarda serata sia ancora andato a prendere Pucci per portarlo con sé una seconda volta agli Scopeti dopo l'infruttuoso appostamento pomeridiano, con l'ulteriore improbabilità legata al fatto che i parenti del Pucci non vedevano di buon occhio sue uscite serali, come lui stesso afferma a dibattimento).

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    2. Poiché, inoltre, l'autore della ricostruzione alla quale ho fatto cenno è fertile di supposizioni e d'ipotesi, anche sugli stati psicologici delle persone, supposizione per supposizione, ipotesi per ipotesi, come poté Lotti, che vide l'automobile con la Carmignani provenire dalla piazzola, escludere che gli occupanti della stessa si fossero accorti dei cadaveri o di uno di essi o comunque di qualcosa di sospetto e che quindi stessero andando ad avvisare le FF.OO., che di lì a poco quindi sarebbero potute piombare sul posto? Eppure si suppone che Lotti sarebbe rimasto sul posto, tanto da riposizionare l'automobile laddove si trovava nel primo pomeriggio e fu rivista da Chiarappa-De Faveri al termine della visita a villa Rufo (se ben ricordo il cognome del proprietario di allora).

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  25. Inutile dire che concordo complessivamente, ma trovo abbastanza superfluo cercare singoli aspetti di inverosimiglianza nelle varie, successive dichiarazioni degli "amici geniali"; in quanto in esse è tutto inverosimile, dal modo in cui partono a quello in cui tragicamente finiscono.
    Potrebbe forse commentare direttamente sotto i video di A.S., che però so essere tetragono a ogni critica. Oppure potrebbe postare su social più frequentati rispetto a questo sconosciutissimo blog.

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  26. Si analizza allo stremo, si spacca il capello e pure il bulbo, ma sempre con i convitati di pietra, per timore di apparire qualcosa che verrebbe azzannato all'istante, o non sfiorare il sospetto di complottismo o non sembrare ribelli senza causa a un potere che ha agito a nostro nome come peggio non avrebbe potuto

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    1. Non è difficile, ma grazie per la pubblicazione. E' evidente che il non detto aleggia, si capisce meglio così?

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    2. Per forza di cose, certe interpretazioni dei fatti non si possono proclamare apertis verbis, in mancanza di prove che mai ci saranno. Si può al massimo avanzare una possibilità attenuata. Facciamo un esempio: non si può assolutamente dimostrare che Lotti era uno strumento della Procura (litote).

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    3. Se si vuol provare a farsi un'idea di certi scenari, può essere utile il ragionamento per analogia. Ad esempio, si sa delle discrete pressioni esercitate su Sabrina Carmignani perché rendesse dichiarazioni che collocassero Vanni in circostanze di tempo e di luogo tali da far sospettare una partecipazione del postino al duplice omicidio degli Scopeti. Ci si può ben immaginare che, con un soggetto che prometteva di essere ben più determinante della Carmignani e anche più malleabile, come G.L., gli inquirenti siano ricorsi a strategie volte a fargli rendere le dichiarazioni desiderate. Un ovvio indizio in tal senso è rappresentato dalla nota conversazione telefonica intercettata tra L. e F. Nicoletti e dalla rappresentazione che L. vi fa dell'operato degli inquirenti nei suoi riguardi (conversazione che L. significativamente a dibattimento volle sminuire o meglio smentire, e che nella motivazione della sentenza d'appello nel processo ai Cdm è puramente e semplicemente, senza che di ciò si dia alcuna ragione e in difformità dal senso letterale delle parole, interpretata all'incontrario, come una sorta di dichiarazione confessoria da parte di L.). Comunque, a mio avviso, benché sia legittimo e opportuno che, in sede di ricostruzione storica, si avanzino ipotesi anche su questo aspetto, sul piano della valutazione critica delle risultanze giudiziarie il discorso si chiude dopo il rilievo dell'inverosimiglianza di quanto dichiarato, non potendo porsi a carico di chi non creda in dichiarazioni inverosimili l'onere di dimostrare quale sia stata la genesi di quelle dichiarazioni, ovvero come esse siano venute fuori.

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