venerdì 29 settembre 2023

L'alibi di Salvatore

 

Va bene, questo è il mio post annuale, per il 2023 sono a posto.

 

 

L’alibi di Salvatore Vinci per il delitto del 1968 è sempre stato per me una crux, fin da quando ho cominciato ad occuparmi del caso, leggendo prima la sentenza Rotella e poi i due rapporti Torrisi del 1986.

Il sardista eterodosso (= non salvatorvincista) che è in me inorridiva al pensiero che un testimone potesse non ricordare una serata della settimana nell’immediatezza e riuscire poi - ben 17 anni dopo -a ricostruirne nei dettagli l’intero svolgimento. Questo appare impossibile al buon senso e mi è stato confermato da una psicologa specialista nel funzionamento della memoria; memoria che, escludendo il caso di eventi traumatici, non può migliorare con il tempo, bensì semmai essere soggetta a condizionamenti e stimoli esterni che generano, eventualmente, falsi ricordi. Il problema è che nel caso di Nicola Antenucci, nulla riaffiora veramente, a una miglior lettura dei testi a disposizione.

Ma occorre procedere con ordine cronologico.

Nel pomeriggio di venerdì 23 agosto Stefano Mele ha confessato di essere stato l’autore del duplice omicidio, su istigazione e con l’aiuto materiale di Salvatore Vinci. Il verbale viene aperto (e chiuso?) alle ore 21, ma il contenuto delle dichiarazioni del Mele era già noto in precedenza, senz’altro prima che, nel tardo pomeriggio, il sospettato venisse condotto dai carabinieri a effettuare il sopralluogo. In un momento imprecisato della giornata, comunque, i CC vanno a prelevare Salvatore Vinci per chiedergli conto delle accuse formulate dal Mele. La versione resa da Salvatore, come è noto, è quella di aver giocato a biliardo, fino a tarda sera, con Nicola Antenucci e Silvano Vargiu al “circolo dei preti” di Prato. Il relativo verbale è datato ore 1,20 di sabato, siamo dunque in piena notte. Poco dopo, alle 2 della notte viene interrogato, sempre nella stazione CC di lastra a Signa lo stesso Nicola Antenucci. Il breve lasso temporale tra i due verbali può significare che Nicola era stato prelevato anche prima delle 1,20, ma comunque certamente non prima che Salvatore facesse il suo nome; questo almeno secondo buon senso e fino a prova contraria. Ma cosa racconta Nicola ai CC? Che la sera del 21 agosto lui l’ha trascorsa giocando a biliardo con Salvatore e un altro amico al circolo ACLI di Prato, fornendo quindi alibi al sospettato per l’orario dalle 22.30 alle 0.30 di quella tarda serata. A un acuto osservatore (come sarà 17 anni più tardi Torrisi) non sfugge che non si parla affatto del giorno della settimana, ma soltanto della data: “21 corrente” (NdA: Non dispongo dei verbali originali, pertanto mi baso sulla parafrasi pubblicata da Gian Paolo Zanetti nel suo volume di recente uscita: Mostro di Firenze - La madre di tutte le indagini).

La sorpresa viene fuori però solo nel pomeriggio di quello stesso sabato, quando Antenucci viene interrogato dal Sostituto procuratore di turno, che, come sappiamo, è Antonino Capponetto. Infatti, “Nicola esordisce dicendo che il martedì precedente si è incontrato al Bar Sport della Briglia .... Richiesto di specificare il giorno, conferma che era martedì sera, perché la sera precedente, cioè lunedì sera, era andato a giocare a biliardo nello stesso circolo con Salvatore...”. Quindi il magistrato si stupisce che il teste stia fornendo al sospettato (rectius: ex sospettato, perché nel frattempo Mele ha già cambiato versione) un alibi per un giorno diverso da quello del delitto, per il martedì 20 anziché per il mercoledì 21! Continua il verbale (sempre parafrasato nello studio su indicato): “Il teste viene allora invitato a indicare come abbia trascorso le serate successive al fine di controllare l’esattezza dei suoi”interessi temporali" e questo, dimostrandosi sorpreso nell’apprendere che il giorno attuale è sabato, convinto che fosse invece venerdì, riferisce soltanto di due serate successive.  Viene quindi invitato a riordinare i suoi ricordi e Nicola dichiara di poter dire solamente che la mattina precedente, convinto che fosse giovedì, un suo compagno di lavoro di nome Saverio lo ha informato che era stato commesso un delitto a Lastra a Signa, cosa che lui ignorava (...). Saverio gli ha anche riferito che tale delitto era stato commesso due notti prima e, quando i Carabinieri sono venuti a prendere Salvatore (NdA: ad ora imprecisata del venerdì, come esposto sopra), ha ricollegato la sera del delitto proprio con quella passata insieme a Salvatore...”. Abbiamo qui , dunque, due indicazioni temporali inconciliabili: la serata al biliardo è del martedì perché immediatamente preceduta da un’altra serata al biliardo che il teste colloca al lunedì. D’altra parte, la serata, deduce il magistrato, è del mercoledì, poiché il teste non poteva venire a conoscenza del delitto prima del venerdì e risalendo dal venerdì a due notti prima si ricade appunto nel mercoledì. In sostanza, Antenucci parla del martedì anziché mercoledì perché è convinto che al momento dell’interrogatorio sia ancora venerdì. Per verificare questa interpretazione Capponnetto gli chiede di ricordare cosa abbia fatto nelle sere successive alla partita a biliardo, e il teste ne ricorda solo due; che nel conto di Antenucci sarebbero il mercoledì e il giovedì (mancando così alla ricostruzione il venerdì), ma per il magistrato sarebbero invece giovedì e venerdì; ma non si accorge, o più probabilmente non gli interessa, che in tal caso mancherebbe il lunedì. Vi è poi un riferimento alla ripresa di lavoro al carbonizzo il giovedì, che rimane sospesa e inconcludente, in quanto non verificata. Quindi, repetita iuvant, prendendo come punto di partenza la mattina in cui Nicola viene a conoscenza del delitto, per Antenucci la notte del delitto è giovedì -2 = martedì; per il magistrato è venerdì -2 = mercoledì. Alla fine, a quanto pare, Antenucci si convince che la partita a biliardo è avvenuta il mercoledì e a questa versione rimarrà fedele fino al 1985.

Spero di essere stato chiaro, il verbale è sintetico e quel che manca, soprattutto, è di sapere cosa disse Antenucci, nel 1968, delle due serate successive alla partita a biliardo, come esattamente le riempì di eventi. Non si saprà mai perché non esposto nel verbale e ce ne dobbiamo stare con quello che c’è.

 

Articolo di Spezi per La Nazione, ottobre 1985

 

 

Trasferiamoci ora al 1985 dopo il delitto di Scopeti.

Dopo la scarcerazione dei cognati, Salvatore è l’ultimo sospettato della pista sarda. Mentre è sottoposto a stretto controllo (non ci interessa ora quanto realmente stretto, ne abbiamo parlato ad abundantiam ai vecchi tempi) avviene il duplice omicidio di Scopeti, l’ultimo attribuito al Mostro. E’ di tutta evidenza che per sostenere l’equazione Salvatore = Mostro di Firenze occorre smontare l’alibi che Salvatore presentò all’epoca, ossia la famosa partita di biliardo giocata con Antenucci e Silvano Vargiu presso un indefinito circolo ACLI di Prato.

Anche qui, non ho documentazione diretta, quindi occorre affidarsi a fonti secondarie (sentenza Rotella, Rapporto Torrisi), del contenuto delle quali non è il caso di dubitare.

Il 16 ottobre Antenucci viene interrogato da G.I. (Rotella), P.M. (non so chi, forse Adolfo Izzo, l’unico che all’interno della Procura sostenesse ancora con decisione la pista sarda), col. Torrisi per fornire chiarimenti in merito a quanto dichiarato nel 1968; e racconta, come riassume Torrisi, più o meno quello che ho scritto sopra, evidenziando il fatto che, richiesto dal magistrato, era riuscito a ricostruire solo quattro serate passate con gli amici.

Due giorni più tardi (siamo al 18 ottobre 1985 e qui, per non sbagliare, cito letteralmente il Rapporto),

<< l'ANTENUCCI, dopo aver avvertito telefonicamente questo comando, chiede ed ottiene di essere sentito dal Giudice Istruttore e spontaneamente dichiara di essere in  grado,  finalmente,  dopo  aver  attentamente  meditato,  di  poter  ricostruire  tutta  quella settimana,  partendo  dalla  domenica  mattina  del  18  agosto  1968,  proprio  ad  iniziare dall'incontro  casuale di  Salvatore VINCI al  bar-circolo della Briglia.  Ivi,  infatti,  mentre l'ANTENUCCI gioca  con gli  altri  ha modo di  conoscere  il  VINCI Salvatore,  il  quale, chiestogli della sua posizione di lavoro ed appreso che egli è momentaneamente in malattia, gli offre di lavorare per qualche giorno con lui. La sera, ritornando nello stesso locale, avuto modo  di  conoscere  anche  l'operaio  di  Salvatore,  il B.  Saverio,  fissano  e prendono accordi per l'inizio del lavoro al mattino del giorno successivo. Lunedì 19 agosto,eseguita la prima giornata di lavoro, i tre si rivedono la sera ed assieme vanno a fare una partita  a  biliardo  a  Prato,  al  circolo  ACLI,  trasferendosi  con l'autovettura  del  VINCI Salvatore.  L'ANTENUCCI prosegue affermando che anche il martedì sono stati  al lavoro sino alle ore 20,30-21,00, e dopo, mentre il B. è andato a casa dei suoi genitori, lui è invitato a cena, per la prima volta, in casa del VINCI. Quasi alla fine della cena, arriva Francesco e poco dopo tutti  e tre si portano al  solito circolo, ove incontrano il  V. Silvano ed il B. Dopo aver consumato il caffè, Francesco si allontana e proprio in quel momento si sente Salvatore dire al fratello "…che per caso vai dalla LOCCI?…" senza ottenere  risposta.  Poco dopo, mentre il  B. dice di non sentirsi  bene e rimane alla Briglia, loro tre, e precisamente Salvatore, Silvano e lui, si portano al circolo di Prato,  ove si intrattengono a tarda sera,  sino a  quando, come lui  stesso afferma, non li buttano  fuori,  per  la  chiusura  del  locale.  Il  giorno  dopo, mercoledì  21,  prosegue l'ANTENUCCI, egli si reca al lavoro direttamente con il suo motorino, ove rimane con gli altri due ad operare sino alle ore 20,30-21,00. La sera, tutti e tre, VINCI, B. e lui, si  allontanano con i  rispettivi mezzi,  e lui si  reca a Prato a visitare una sua cugina, I. Giovanna, rimanendo ospite a cena. Lo stesso, al termine, si allontana, recandosi presso la "Casa del  popolo",  ove si intrattiene sino a tarda sera. Egli,  continuando nel suo racconto, chiarisce  che  il  giorno  dopo,  e  cioè  giovedì,  è  andato nuovamente  a  lavoro, trovando sul posto il B., mentre il VINCI, che giunge più tardi, si allontana con una scusa prima di mezzogiorno, senza fare più ritorno.

Ultimata la giornata lavorativa,  fanno rientro alla Briglia, ed il giorno dopo, venerdì 23 si ripresenta al suo posto di lavoro, ove già trovasi il B. Saverio. Poco dopo, non vedendo arrivare Salvatore, l'ANTENUCCI chiede notizie a Saverio, e questi gli dice " non lo sai  che  è  successo?…"  ed  alla  sua  risposta  negativa,  replica  che  c'è anche  nel giornale, facendo riferimento al duplice omicidio di Signa, ed affermando che Salvatore è implicato nell'omicidio, aggiungendo testualmente: "vedrai che chiameranno anche te… ma mi raccomando, non fare il mio nome, perché io non voglio essere messo in mezzo". Egli precisa che i Carabinieri gli hanno chiesto solo se la sera del 21 è stato a giocare a biliardo con Salvatore e Silvano, e che lui, non sapendo collocare esattamente la sera del  delitto in rapporto a quella del biliardo, fa confusione perché convinto che il 21 è martedì. Interrogato subito dopo dal dott. Antonino CAPONNETTO, Sostituto Procuratore, il quale gli  avrebbe  fatto  ricostruire  la  settimana  partendo  dalla  sera  prima,  e  cioè  da  venerdì, andando a ritroso verso il lunedì, ricorda solo quattro sere, per cui, giungendo al lunedì non è in grado di dire cosa abbia fatto quest'ultimo giorno. Insomma, secondo l'ANTENUCCI il magistrato non ha saputo o non ha tenuto conto che lui venerdì era stato dai Carabinieri a Lastra a Signa. Egli conclude affermando che la ricostruzione gli è stata possibile partendo dalla domenica e ricordandosi che quel venerdì era stato effettivamente dai Carabinieri.>>

La ricostruzione offerta è indubbiamente coerente e credibile. Ora, tutto sembra quadrare, tutte le sere della settimana sono riempite di eventi, dalla domenica al venerdì. Ma è veramente così? 

Vediamo in dettaglio: 1. domenica sera Antenucci è al bar della Briglia; 2. lunedì sera, [bar e; mio errore, Antenucci non nomina il bar, come fatto rilevare da Gian Paolo Zanetti in un commento al post] circolo ACLI, prima partita a biliardo; 3. martedì sera, seconda partita al biliardo; 4. mercoledì sera Antenucci va dalla cugina e alla Casa del Popolo; 5. giovedì sera dopo il lavoro, Antenucci non fa nulla; 6. venerdì sera non si sa cosa abbia fatto Antenucci, prima di essere prelevato dai carabinieri. Quindi cosa di nuovo ha ricordato Antenucci? Nulla, giacché le serate con gli amici, che erano 4 nel 1968, sempre 4 rimangono, includendo nel conto la visita alla cugina e spettacolo alla Casa del popolo (e senza contare che ora si è aggiunta la domenica sera, che nel 1968 non era stata considerata). Neppure possiamo confrontare quanto dichiarato nel 1985 con quanto dichiarato nel 1968 perché, come già abbiamo scritto, non verbalizzato in dettaglio, a parte le due serate al biliardo che restano ferme, ma vengono anticipate di un giorno, come nella primitiva versione. Bisogna aggiungere per completezza che di quanto accaduto al mercoledì sera (visita alla cugina, seguita da spettacolo di pattinaggio alla Casa del popolo) non vi è riscontro se non generico (si veda Rotella, par. 8.4).

Presupponendo sempre la buona fede di tutti gli interessati, se ne dovrebbe dedurre che non vi è stato nessun prodigioso e francamente impossibile riaffiorare alla coscienza - dopo 17 anni - di un evento ordinario dimenticato, bensì una nuova sistemazione di fatti effettivamente accaduti all’interno della settimana. Una nuova sistemazione che sottrae l’alibi a Salvatore e permette agli inquirenti il prosieguo delle indagini nei suoi confronti per tutti i delitti seriali e anche, in conclusione della vicenda, per il presunto omicidio della prima moglie. In questa risistemazione va però perso un riferimento temporale fondamentale che era stato evidenziato da Capponnetto: Antenucci aveva ricevuto la notizia del delitto il venerdì mattina e, calcolando due sere a ritroso, lo aveva collocato in coincidenza con la partita a biliardo. Ma due giorni prima di venerdì è il martedì? O il mercoledì? La risposta è semplice, ma tutto il contesto rimane ambiguo, come sempre quando si esamina la posizione di Salvatore Vinci.

Ci sarebbero altre domande, ad esempio perché Antenucci impieghi 17 anni a descrivere compiutamente la sua settimana; perché nel 1968 sembri anticipare tutto di un giorno, compresa la notizia del delitto; o quanto sia stato imprudente il Vinci a non istruire adeguatamente chi doveva fornirgli un alibi per un delitto di cui certamente sarebbe stato sospettato... Ma per ora mi fermo qui.

 

Foto di una rappresentazione dell'opera teatrale "Così è se vi pare" di Luigi Pirandello, Teatro Nazionale di Genova

 

 

P.S. Ringrazio l'amico Davide Incremona per lo spunto che mi ha involontariamente fornito ricordandomi quello specifico paragrafo della sentenza Rotella e comunque concludo citando l'anonimo PM che scrisse: "non può attribuirsi attendibilità a chi, di scarsa memoria, dopo aver deposto in un senso a pochi giorni dal fatto, in anni successivi riferisca fatti diversi…"; e alla fine, commento io,  le loro di allora, le nostre di oggi sono sempre e solo opinioni alla ricerca di una verità.

 

sabato 9 settembre 2023

Non celo dicono, ovvero: Verbale Stefano Mele del 23 agosto 1968 - ore 11,35

Sono stato accusato dal sempre fastidioso Hazet, di aver omesso - con un "comodo" (illeggibile) -  un brano del verbale di dichiarazioni rese da Stefano Mele nella mattina del 23 agosto , quando, alla presenza del cognato Mucciarini, aveva accusato Salvatore. La prima pagina del verbale in mio possesso si interrompeva prima dell'ultima riga con le parole "detto che", quindi mancava il contenuto di quanto, asseritamente, la Locci aveva riferito al marito. Di recente, il volume "Mostro di Firenze - La madre di tutte le indagini" scritto e pubblicato privatamente da Gian Paolo Zanetti, riporta anche la parte mancante della frase, che quindi provvedo a inserire, ripubblicando qui il verbale.

Evidenzio al contempo un problema dal punto di vista filologico. Lo Zanetti, lo spiega nella prefazione, ha avuto accesso agli atti del fascicolo presente in Procura, ma, a quanto pare, non quello di trarre copia degli stessi. Quindi il volume è frutto di rielaborazione dei testi, non di trascrizione letterale; ovviamente, dice Zanetti e non ho dubbi in proposito, "riportando tutti i minimi particolari riferiti negli atti visionati". Ne discende, se non capisco male, che i testi presentati dall'Autore sono fedeli nella sostanza, ma non nella forma, agli atti giudiziari esaminati.

Tanto premesso, procedo a integrare il verbale con quanto contenuto nel volume predetto. 

Anticipo comunque la morale della storia, sulla quale ognuno potrà farsi il proprio parere: in questa fase, per Stefano, i ruoli di Francesco e Salvatore sono intercambiabili: ciò che viene addossato all'uno, sarà poi, più o meno negli stessi termini, addossato all'altro.



Legione territoriale carabinieri di Firenze

gruppo di Firenze – reparto operativo

nucleo investigativo


Processo verbale di interrogatorio di

Mele Stefano di Palmerio e fu Murgia Pietrino, nato a Fordongianus il 13 gennaio 1919 (...) Coniugato, manovale muratore.

L’anno 1968, addì 23 del mese di agosto, in Lastra a Signa Ufficio stazione carabinieri, alle ore 11:35.

Avanti a noi sottoscritti, ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria sottoscritti è presente Mele Stefano, il quale opportunamente interrogato, spontaneamente dichiara:

“Prima di iniziare l’interrogatorio del Mele si dà atto che allo stesso assiste il signor Mucciarini Pietro (…) Residente a Scandicci (…).

Dall’anno 1960 conosco il signor Vinci Salvatore abitante a Vaiano località La Briglia, il quale ha avuto numerosi contatti carnali con mia moglie. Ne ero a conoscenza perché sia mia moglie che lui lo avevano ammesso che sia perché io personalmente li avevo visti uscire insieme.

Durante il periodo in cui sono stato ricoverato in ospedale e questo nel febbraio di quest’anno, mio figlio mi ha riferito che il Vinci Salvatore veniva a dormire a casa mia nel letto con mia moglie e a lui lo facevano dormire nel lettino in un’altra stanza.

Nell’anno 1960 – 61 il Vinci ebbe ad acquistare una moto Lambretta facendola intestare a mio nome adducendo il pretesto che non aveva la residenza in Toscana. Dopo qualche tempo il Vinci ebbe un incidente stradale a Sesto Fiorentino per cui sono stato costretto – in giudizio – a pagare i danni provocati all’investito. Nel febbraio di quest’anno mi è occorso un incidente stradale per il quale l’assicurazione della macchina investitrice mi ha pagato un risarcimento di lire 480.000 che ho riscosso nella seconda decade del mese di giugno 68. Il Vinci Salvatore faceva l’amante geloso di mia moglie. Più di una volta ha minacciato mia moglie di morte perché non voleva che andasse con altri. La minaccia è stata fatta in mia presenza e più di una volta era stata fatta anche a mia moglie da sola e mia moglie mi aveva riferito le minacce del Vinci e mi aveva espresso la paura che il Vinci le aveva prodotta talché questa più di una volta mi disse anche che un giorno o l’altro la avrebbero ammazzata. Il Vinci Salvatore circa un mese fa venne in Lastra a Signa a casa mia e mi chiese la somma di lire 150.000 in prestito. Nello stesso periodo aveva ottenuto da mia moglie altro prestito più o meno dello stesso importo. Successivamente a questo periodo chiesi al Vinci di restituirmi i soldi che aveva ottenuto da me e mia moglie, il Vinci che evidentemente non possedeva la cifra ebbe a rispondermi: – io prima o dopo faccio fuori tua moglie e così facciamo pari del debito. Io risposi: che non ero contento e non volevo anche se mia moglie si era comportata male. Il Vinci replicò che siccome io non avevo il coraggio di ammazzare mia moglie e per questo motivo ci pensava lui e andò via.

Infatti mia moglie nei momenti di debolezza quando con me si confidava, mi ha detto che (illeggibile).
Versione tratta dal libro di G.P.Z.: Inoltre mia moglie , quando si è confidata con me nei momenti di maggior debolezza, mi ha riferito di essere stata seguita più volte da Salvatore.

A.D. R. Il Vinci Salvatore mi ha minacciato affinché facessi  intestare a mio nome il motorino, acquistato da lui  nel 1960 – 1961.
A D. R. Io avevo paura del Vinci Salvatore. Mi disse che aveva ucciso la sua prima moglie, con la quale era sposato solo civilmente, disse infatti che aveva ammazzato la moglie lasciando di proposito la bombola del gas aperta. Il fatto si è verificato in Sardegna, a casa dei genitori del Vinci. 
Quando il Vinci era d’accordo con mia moglie e cioè quando mia moglie praticava soltanto il Vinci e lui dormiva a casa mia, ha tentato più di una volta uccidermi lasciando il gas aperto. Aggiungo che il Vinci mi ha riferito che quando ha ucciso la moglie in Sardegna in casa vi era anche il figlio, che era stato salvato dal gas. La versione fornita circa la proposta del Vinci Salvatore ad uccidere mia moglie e trattenersi le L. 300.000 è tutta la verità. Non avevo alcuna intesa con il Vinci di riferirmi sull’esito del suo proposito e cioè di farmi sapere quando aveva ucciso mia moglie. Per cui il Vinci non è più tornato a casa mia e io ho appreso la notizia dell’uccisione di mia moglie soltanto da voi.
Fatto letto, confermato e sottoscritto:

 Mucciarini Piero

 Mele Stefano

 Funari Filippo M.M.C.C.

 Giacomini Pietro C.C.

 Gerardo Matassino B.C.C.