domenica 29 novembre 2015

Ancora sulla data di Scopeti





Anche dopo i “nuovi-non nuovi” risultati degli studi degli entomologi forensi che inducono a spostare all’indietro nel tempo l’occorrenza del delitto di Scopeti del settembre 1985, in alcuni luoghi deputati il dibattito continua, anche con toni accesi: larve sì o larve no, scontrini sì e scontrini no, testimonianze sì e testimonianze no.
Ognuno avrà le proprie motivazioni per sostenere con forza le proprie convinzioni e su queste non voglio entrare.
Mi limito qui ad elencare una serie di coincidenze che devono necessariamente coesistere (è una tautologia, a guardar bene) per far sì che si possa ragionevolmente tener fermo alla data della domenica sera, cadendo la quale crolla, come è evidente, il teorema accusatorio costruito negli anni dalla Procura di Firenze.
1. I testimoni. Bisogna pensare che i due testi della pensione Ponte agli Scopeti (ma in realtà, in prima battuta, uno solo) che videro la ragazza entrare nel bar la domenica mattina siano riusciti a riconoscerla correttamente pur solo mediante la foto vista sul giornale, molto dissimile dalle sembianze reali della vittima, quanto meno per la lunghezza dei capelli, oltre che per il lungo tempo trascorso. Il particolare dell’auto Golf bianca vista parcheggiata senza persone a bordo, anziché rassicurare, genera ulteriori dubbi. Se l’auto era vuota e nel bar entrò soltanto Nadine, dov’era Jean Michel? E cosa significa l’enigmatica frase, redatta in verbalese:<< La stessa attirò la mia attenzione proprio per la particolarità della targa che non è solito vederla sulle macchine di nazionalità francese>>?  Dalle poche foto che ho potuto vedere, la targa dell’auto delle vittime era del tutto conforme agli standard francesi dell’epoca, con lettere e cifre bianche su fondo nero, come questa:



[NdA: la targa dell’auto delle vittime era 9952 SE 25] Stesso problema si pone per il teste Marcello F., improvvidamente addotto dalla difesa di Vanni al processo, che riferendosi al suo servizio alla festa dell’Unità di Cerbaia non ricorda bene il giorno in cui notò la presenza dei francesi, ma propende per la domenica piuttosto che per il sabato (del venerdì non si parla, anche se la festa era iniziata proprio il venerdì e si sa con sufficiente certezza che i francesi quel giorno dovevano essere già in comune di San Casciano). [NdA: per questa incertezza, comunque comprensibile a distanza di 12 anni dai fatti, credo ci possa essere una spiegazione che per ora preferisco tenere per me]
E' anche corretto aggiungere che una diversa foto di Nadine con i capelli lunghi era stata pubblicata sulla Nazione del 10 settembre. Ad ogni buon conto, ammesso che non era impresa facile, assumiamo comunque che i testimoni, con vista acuta e per così dire retrospettiva, abbiano realmente riconosciuto la ragazza / i ragazzi e passiamo al secondo punto.
2. Gli scontrini. Gli scontrini raccolti da Nadine, probabilmente al fine di operare detrazioni fiscali, giacché ufficialmente si trattava di un viaggio di lavoro (vedi infra), si fermano al venerdì pomeriggio. Dato per certo che alle feste dell’Unità non venivano rilasciati scontrini fiscalmente validi, rimangono scoperti due giorni (sabato 7 e domenica 8) in cui le vittime non avrebbero fatto nulla che abbia dato adito alla richiesta di scontrini (fatto colazione al bar, pranzato in trattoria, acquistato una qualsiasi cosa, rifornita l’auto di benzina) o abbiano incontrato soltanto evasori fiscali. L’obiezione che all’epoca in Italia lo scontrino fiscale era un optional regge fino a un certo punto, considerato il comprovato interesse di Nadine a ottenerli, documentato da quelli acquisiti fino al venerdì e conservati; e chissà se i gestori che asseritamente-la servirono la domenica mattina abbiano rilasciato lo scontrino, per l’acqua brillante o il panino che fosse; sarebbe da chiedersi che fine abbia fatto, se davvero era stato consegnato alla vittima. Certo, se i francesi fossero andati a Bologna con l’autostrada (anche su questo vedi infra), si sarebbero ritrovate le ricevute dei pagamenti ai caselli. Sta di fatto, a leggere il ben noto testo di Adriani-Cappelletti-Maugeri, che vennero rivenuti almeno 10 scontrini e ricevute relativi al periodo dal mercoledì mattina al venerdì pomeriggio e nessuno dal venerdì pomeriggio in poi (nel rapporto dei CC si parla di “quattordici foglietti con annotazioni varie”, riepilogati nell’allegato 4 al rapporto – che ovviamente non ho). [NdA: Curiosamente, si dà anche per certo che i due siano stati alla fiera delle calzature di Bologna, ma non viene detto su quali basi, visto che non vennero riconosciuti dagli espositori interpellati]
Rimane quindi l’ipotesi che l’assassino o gli assassini abbiano asportato dalla scena del crimine qualcosa che conteneva gli scontrini relativi ai due giorni più recenti; un’ipotesi che ovviamente non si può scartare, ma che sembra parzialmente contrastare con il comportamento del MdF in occasione dei delitti precedenti, con la parziale eccezione di quello del 1974 (del resto, l’auto era chiusa a chiave al momento del ritrovamento e la chiave all’interno della tenda).
3. L’auto. Se concordiamo che la coppia vista montare la tenda nel pomeriggio di venerdì 6 dal teste Antonio B., di passaggio per via degli Scopeti, fosse quella delle vittime, possiamo seguire da quel punto i movimenti dell’auto Golf bianca di Nadine sulla base delle testimonianze rese in corso di indagini o a processo. Il teste Angelo C. vede i ragazzi scendere dall’auto Golf bianca intorno alle 20.30 del venerdì sera, alla festa dell’Unità di Cerbaia, dove mangiano (per il modello dell’auto seguo sempre Adriani-Cappelletti-Maugeri poiché al processo la lettura del verbale è probabilmente monca). Il sabato mattina intorno alle 10.15 l’auto verrà vista accanto alla tenda dal teste Giuliano P. e dalle 10.30 a poco prima delle 12 dal teste Edoardo I., che nota la tenda chiusa e forse delle scarpe fuori della tenda. Per la giornata del sabato non risulterebbero altri avvistamenti dell’auto. Per la domenica, oltre alla già citata testimonianza del gestore della Locanda Ponte agli Scopeti, abbiamo il teste Mauro B., che ricorda di aver visto una Golf primo tipo con targa francese nel primo pomeriggio (15.30?) in luogo vicino, ma non corrispondente alla piazzola del delitto; è da notare che questa testimonianza appare perla prima volta al processo Pacciani del 1994. Nell’immediatezza, invece, Sabrina C. riferisce di essere stata sulla piazzola alle 17.30 col fidanzato e di avervi trovato la Golf parcheggiata nell’identica posizione in cui verrà trovata il lunedì al momento della scoperta dei cadaveri. Quindi, mentre le vittime non vengono più riconosciute in vita dopo il venerdì sera se non dai gestori della locanda, sia il sabato mattina che la domenica pomeriggio l’auto viene vista parcheggiata di fronte alla tenda. Bisogna pensare che, se Nadine e Jean Michel erano vivi, passassero le loro vacanze italiane a dormire in tenda o andassero in giro a piedi, lasciando l’auto parcheggiata nella piazzola degli Scopeti. Chi ha una minima conoscenza del luogo concorderà che la campagna dei dintorni è bellissima, ma va visitata per forza di cose in auto e che a piedi dagli Scopeti si può arrivare al massimo a San Casciano o all’Albergaccio di Villa Machiavelli. Il mancato uso dell’auto nei giorni del sabato e della domenica ci conduce a parlare della partecipazione alla fiera delle calzature di Bologna.
4. Per quanto le indagini sul punto siano state approssimative, come documentano i già citati Adriani-Cappelletti-Maugeri, sembra proprio che le vittime non si siano recate alla fiera delle calzature di Bologna, che costituiva l’obiettivo primario e ufficiale della loro trasferta in Italia, come attestato già il 10 settembre ai CC da parte del fratello di Jean Michel, Serge, e confermato dal marito di Nadine, Athos, in un’intervista alla Nazione pubblicata il giorno successivo. Bisogna quindi supporre che i due abbiano lasciato passare, passeggiando e dormendo, il sabato e la domenica, riservandosi di recarsi alla fiera il lunedì, ultimo giorno di apertura e anche il limite ultimo, a detta dei familiari, entro cui erano attesi di ritorno a Montbeliard. Soluzione che può sembrare poco probabile, ma non del tutto inverosimile. Ma il ritorno a scuola della figlia?
5. La suocera di Nadine, raggiunta telefonicamente dal corrispondente a Parigi della Nazione già nel tardo pomeriggio del 9 settembre, ancora ignara di quanto avvenuto, dice di aspettarla a casa in serata, al massimo la mattina dopo (ossia martedì 10) per motivi di lavoro. E’ la prima indicazione cronologica relativa al progettato rientro della coppia in Francia, in parte contrastante con quanto affermato anni dopo dalla sorella di Jean Michel, secondo la quale Nadine avrebbe voluto rientrare in tempo per accompagnare la figlia maggiore a scuola in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico, ossia lunedì 9 settembre; per far questo, Nadine sarebbe dovuta ovviamente essere a casa entro la domenica (pag. 30 del volume già citato). Sulla riapertura delle scuole c’è stata un po’ di confusione. Le scuole secondo il calendario scolastico, tuttora consultabile in rete, riaprivano lunedì 9; ciò non significa che la bambina dovesse obbligatoriamente andare a scuola il primo giorno o che la madre dovesse accompagnarla; in assenza di Nadine, del resto la piccola Estella era stata affidata ai nonni. L’argomento del rientro a scuola è in verità poco cogente di per sé, ma aggiunge un’altra piccola coincidenza al quadro generale.
6. Il rigor mortis. Si può leggere tutto il necessario nel libro “Delitto degli Scopeti” quindi faccio a meno di parlarne, se non per dire che, per mantenere ferma la datazione del delitto alla domenica, occorre supporre che per le vittime degli Scopeti la risoluzione del fenomeno sia stata accelerata, per un qualche motivo non spiegato, di almeno 40 ore rispetto ai valori consueti. La perizia medico-legale, quanto meno nella parte recentemente resa pubblica, pur diffondendosi ampiamente sulle osservazioni tanatologiche, non dà a mio parere adeguatamente conto di questa difficoltà. Veniamo al punto ultimo e più forte.
7. Le larve (per cui si vedano i post precedenti in questo stesso blog). Posto che non vi è incompatibilità tra lo sviluppo larvale documentato sui due cadaveri, cosa potrebbe aver determinato uno sviluppo così precoce (L2 e L3 a poche ore dalla ovodeposizione)?  La vecchia ipotesi dell’effetto serra della tenda pare poco percorribile, ma ammettiamola pure, in qualità di advocatus diaboli. E per Jean Michel, il cui corpo giaceva seminascosto tra le frasche? Occorre supporre una migrazione di larve già mature, da carogne, escrementi e simili, colonizzati in precedenza. Supponiamo anche questo e veniamo al riassunto, ricordando che tutto è possibile, ma non tutto ugualmente probabile.
Perché il delitto sia avvenuto la notte della domenica, come affermato nella perizia medico legale e poi conclamato nelle sentenze, è necessario il verificarsi contemporaneo dei seguenti punti.
1. I testi della locanda di Ponte agli Scopeti videro e riconobbero Nadine nonostante la foto fosse diversa dalle fattezze ultime della donna; al contempo, nessun altro teste vide le vittime nelle giornate di sabato o domenica.
2. Nadine e Jean Michel non raccolsero gli scontrini relativi agli acquisti del sabato e della domenica; o il MdF li portò via.
3. L’auto rimase ferma davanti alla tenda nei giorni di sabato e domenica perché le vittime non ne fecero uso; o, se fu mossa, nessuno notò la presenza della tenda e l’assenza della macchina.
4. Le vittime non si recarono alla fiera di Bologna avendo cambiato inopinatamente programma; o perché pensavano di farlo, in tutta fretta, nello stesso giorno in cui sarebbero rientrati in Francia.
5. Nadine non era interessata al rientro a scuola della figlia maggiore; o lo aveva altrimenti organizzato, ma noi non lo sappiamo.
6. Il rigor mortis si risolse, per motivi rimasti sconosciuti, molto più velocemente che nella generalità dei casi; o i medici sbagliarono nell’osservazione del fenomeno.
7. Le larve di mosca si svilupparono molto più velocemente che di quanto indicato in letteratura (e recentemente ribadito in via sperimentale) sia per l’effetto serra (Nadine) che per migrazione (Jean Michel); o gli entomologi interpellati hanno preso una colossale cantonata.

Ognuna di queste ipotesi è in sé singolarmente possibile, naturalmente con diversi gradi di probabilità. Che tutte si verifichino insieme è sommamente improbabile.

mercoledì 4 novembre 2015

Mosche a Scopeti (8)



Il 19 settembre 1985 Pacciani fu visitato dai carabinieri a seguito della ben nota lettera anonima inviata da un vicino e fornì informazioni sul modo in cui aveva trascorso sia il sabato che la domenica. Quel verbale l’hanno letto in pochi; vi si troverebbe, relativamente al pomeriggio della domenica, un primo accenno alla festa dell’Unità di Cerbaia, al guasto dell’auto Ford Fiesta, che sarà smentito dal meccanico Fantoni, al resto della serata trascorso alla Casa del Popolo di Mercatale. Trascrivo il brano del SIT del 19 settembre citato nella sentenza Ognibene: <<In località Cerbaia mi si scaricò la batteria dell'auto e un meccanico, certo Fantoni Marcello, che lavora presso l'officina meccanica Bellini di San Casciano, al quale chiesi il parere del guasto, il quale mi rispose che c'era la batteria scarica, e con una spinta la misi in moto>>. Quanto al sabato, nulla di preciso si sa, ma non sembra ci siano accenni alla festa di Cerbaia. Poiché la prima versione data da Pacciani copre il tempo solo fino alle 22 di domenica, è evidente che l’alibi fornito non consiste tanto nella partecipazione alla festa, quanto nel guasto alla macchina, che gli avrebbe naturalmente impedito di recarsi in giro per le campagne di San Casciano a commettere gli omicidi e ancor più fino a San Piero a Sieve a imbucare la lettera. Quando (e se) sia realmente avvenuto il guasto all’auto Ford Fiesta, le sentenze non sono state in grado di accertarlo con relativa sicurezza e a questo punto non sembra neppure di soverchia importanza.

Raccogliamo le idee, senza ormai scendere in ulteriori particolari: se il delitto non è della domenica 8, non solo crollano le testimonianze Lotti e Pucci, ma anche tutti gli altri cosiddetti riscontri esterni, da Ghiribelli in giù, che videro o credettero di vedere (o di sentire) qualcosa di significativo proprio nella tarda serata della domenica. Ma non solo: vengono a essere svuotate di significato probatorio anche le testimonianze Nesi bis (relativamente all’incrocio con Pacciani tra via degli Scopeti e via di Faltignano) e Ivo Longo, testimonianze “nuove”, acquisite in corso di dibattimento, che fecero pendere nettamente la bilancia del giudizio a sfavore di Pacciani. Chi ha letto la sentenza Ognibene sa a quali acrobazie debba ricorrere il giudice per accordare le testimonianze rese dal Nesi e dal Longo alla ricostruzione dei fatti convalidata dalla sentenza stessa. In sostanza, retrodatando il delitto si ritorna alla situazione pre-processo, all’udienza preliminare in cui il GIP Valerio Lombardo dispose il rinvio a giudizio di Pietro Pacciani; e all’epoca il raccolto degli inquirenti per collocare Pacciani a Scopeti in prossimità temporale del delitto era ben scarso( Joseph Bevilacqua?). Possiamo bene immaginare l’effetto sul processo di una diversa datazione dell’episodio.

Torniamo un attimo ancora a Salvatore Vinci. Anche per lui vale un discorso analogo. La sorveglianza messa in atto dai carabinieri non valse ad incastrarlo, ma neppure a scagionarlo decisamente; tanto è vero che proprio dopo Scopeti le misure di controllo vennero intensificate e si riaprì il lontano episodio della prima moglie. Se poi il delitto avvenne di venerdì, SV aveva tutte le possibilità di compierlo – esattamente come migliaia di altre persone.

In conclusione, le conoscenze acquisite in merito alla reale data della morte dei francesi possono avere solo una valenza “in negativo”: mentre i sospetti restano, le certezze fondate su falsi testimoni crollano irrimediabilmente. Senza voler essere a tutti i costi pessimista, ho la sensazione che oggi ogni ulteriore approfondimento sul caso non possa avere che effetti, appunto, “in negativo”: screditare un’ipotesi investigativa senza tuttavia avvalorarne altre. Pure, già l’essere certi che le cose non andarono come ci vennero raccontate, non è poca cosa.

(Fine)

lunedì 2 novembre 2015

Mosche a Scopeti (7)


Panorama da via di Faltignano (San Casciano Val di Pesa)



Non è facile, naturalmente, contrastare sul loro terreno due “maestri mostrologhi” quali sono Spezi e Filastò. Tuttavia, proviamo a verificare; poiché Filastò scrive che il dato emerse chiaramente in dibattimento al processo Pacciani attraverso la testimonianza di una figlia (non si dice quale) e le testimonianze rese al processo del 1994 sono tutte trascritte e pubblicate su “Insufficienza di prove”, il campo da esplorare è abbastanza ristretto. Le figlie di Pacciani, Graziella e Rosanna, furono sentite in dibattimento il 25 maggio 1994; è quindi sufficiente fare un copia e incolla dal sito, creare un file word (ad esempio) e applicare la funzione “trova”, cercando festa/feste, Cerbaia, Unità, Ford.
Sentiamo Graziella interrogata dall’avvocato Fioravanti.
A.F.: Lei signorina ha detto che il babbo, il sabato o la domenica vi accompagnava a delle feste paesane, come ha citato lei, a Spedaletto, Chiesanuova, Cerbaia, San Casciano. L’8 settembre 1985, lei è stata col babbo insieme alla Rosanna alla Festa de’ l’Unità a Cerbaia?
Presidente: Sono quasi dieci anni fa. Nove anni fa. Se lo ricorda?
G.P: Si mi sembra una volta ci portava, si alla festa a Cerbaia si ma non mi sembra in quella data, non mi sembra in quella data lì.
A.F.: (…)  Con che è andata alla festa di Cerbaia lei? Con la macchina del babbo?
G.P: Ci portava lui con la macchina, con la Ford.
A.F.: Con la Ford Fiesta. Ecco, per caso, finita la cena non è che andando ad accendere la macchina, per metterla in moto, non si è accesa?
G.P: Mah, a me mi sembra che quella macchina lì non si è mai…
Presidente: Guastata?
G.P: Cioè almeno quando si andava, si con la Cinquecento che aveva si ma non… Quella lì non credo si sia…

Come conferma di un alibi per il sabato non sembra proprio gran cosa; semmai, non conferma neppure l’alibi del babbo per domenica.
Sentiamo ora Rosanna.
A.F.: Senta, un’altra cosa, lei andava insieme alla Graziella e al babbo alle feste paesane.
R.P.: Si.
A.F.: E’ andata alla Festa de l’Unità nel settembre ’85 insieme al babbo a Cerbaia?
R.P.: Si.
A.F.: Fino a che ora siete stati alla sera dell’8 settembre? Perché la Festa de l’Unità era l’8 settembre. Domenica.
R.P.: Eh, si rimase a cena dopo, fino, non lo so, le 9:00, le 10:00.

Cerchiamo ora “sabato”.  Non compaiono altre ricorrenze accostate a festa o feste, se non la frase contenuta nella domanda sopra riportata dell’avvocato Fioravanti (“il babbo, il sabato o la domenica vi accompagnava a delle feste paesane, come ha citato lei, a Spedaletto, Chiesanuova, Cerbaia, San Casciano”). 

Non è tutto qui. L’amico Ale (paccianista sommo) mi indirizza a un articolo della Nazione del maggio 2002, siglato M.N., che preannuncia la puntata di Chi l’ha visto del 7 marzo (secondo The monster of Florenze, 14 marzo), in cui sarebbe andato in onda il ben noto scoop basato sulla relazione Introna, che avrebbe dovuto portare alla revisione del processo. Purtroppo, M.N. dimostra di non aver ben compreso i termini della questione, giacché scrive: <<Cosa cambia se il delitto avvenne un giorno prima? Tutto praticamente, perché per il sabato Pacciani ha un alibi credibile, era alla festa dell’Unità di Cerbaia, lo videro decine di persone e, come se non bastasse, tornando a casa con la figlia ruppe la sua vecchia auto e il meccanico dovette andare a soccorrerlo per strada>>. Noi che a questo punto ne sappiamo qualcosa di più rispetto a M.N. non dovremmo avere difficoltà a riconoscere nel resoconto una confabulazione elaborata rimasticando elementi indigeriti del dibattimento, in realtà riferiti al giorno 8. Non ho avuto la possibilità di vedere quello che venne detto nel programma di Pino Rinaldi e chi fossero le decine di testimoni di cui si sta parlando; ritornerò, se del caso, sull’argomento, se e quando riuscirò a visionarlo. Posso ipotizzare che, perché lo scoop fosse davvero uno scoop per il grande pubblico, non fosse sufficiente retrodatare il delitto, ma affermare positivamente l’innocenza di Pietro Pacciani.
Nel frattempo, si rimane fermi quindi al discorso sulla domenica; e da qui a poter affermare che ci siano decine e decine di testimoni che certifichino un alibi di Pacciani per il sabato 7 e che la figlia lo confermi in dibattimento, ce ne corre. Si potrebbe concludere  che, in una sorta di concorrenza convergente volta a smontare il teorema investigativo “CdM”, Filastò amplificò di molto, in favore della sua tesi, quanto emerso in dibattimento e Spezi “gli andette dietro”, come avrebbe detto la buonanima di Giancarlo Lotti.
E’ facile osservare che non tanto Pacciani non aveva alibi per la serata del sabato quanto nessuno, dopo il primissimo intervento il 19 settembre, glieli chiese; come era naturale, giacché si era subito fissato il giudizio, che oggi sappiamo errato, che il delitto risalisse alla domenica. E d’altra parte, quand’anche si fosse investigato a più ampio raggio, chi, dopo cinque anni (le indagini su Pacciani a San Casciano iniziano a quanto pare nel giugno 1990), poteva ricordarsi di aver visto o meno il sospettato alla festa dell’Unità di Cerbaia proprio il 7 settembre 1985? Tutta la questione, dunque, resta in fondo irrilevante, se non per quanto si dirà nell’ultima puntata.

(Continua)