sabato 16 agosto 2014

Ancora su Signa (2)

Il lampione che guidò Natalino (o il suo misterioso accompagnatore)


Quando, essendo stato informato degli esiti degli esami del guanto di paraffina (negativo per Francesco Vinci, positivo per Carmelo Cutrona) Stefano Mele cambia versione, non altera, a quanto sembra, la narrazione degli eventi, limitandosi a sostituire il nome del Vinci F. con quello del Cutrona (da lui detto "Virgilio"). Insisterà poi con il nome del Cutrona, dandosi lui stesso per presente, ma non attivo partecipante, fino al 3 febbraio 1969, quando, essendo nel frattempo sottoposto a perizia psichiatrica (la quale accerterà "un'oligofrenia di medio grado con caratteropatia"), tornerà ad accusare, più o meno con le modalità già indicate Francesco Vinci. Tale versione, smentita solo nella prima dichiarazione del processo del 1970, verrà poi mantenuta, a quanto pare anche nei confronti di terzi (parenti, compagni di prigionia) fino alla riapertura delle indagini negli anni Ottanta (vedi seguito). In tutta questa fase, quindi, la premeditazione non ha posto alcuno, se non per il fugace accenno a proposito del progetto comune, suo e di Salvatore, di uccidere la moglie, manifestato il 24 agosto. Con l'occasione, conviene smentire anche una certa vulgata secondo la quale il crollo psicologico di Mele avviene in seguito al confronto con l'amante/dominante Salvatore. Sembra invece che sia bastato far conoscere al Mele che Salvatore, interrogato, aveva respinto ogni accusa, per indurlo a ritrattare, dicendo che l'assassino era Francesco, ma che non ne aveva (ancora) fatto il nome per paura. Più volte in seguito, pur accusando pervicacemente Francesco, il Mele dirà di essere stato minacciato affinché non parlasse, sia lui stesso che il bambino. La ben nota scena madre del confronto Stefano-Salvatore con lacrime e richiesta di perdono in ginocchio avviene dopo la ritrattazione. Analogo è l'iter del passaggio dell'accusa da Francesco Vinci a Cutrona, che è motivato unicamente dalla notizia ricevuta in merito all'esito del guanto di paraffina; il Mele dirà che non c'era alcun bisogno di porlo a confronto con Francesco e di voler sostituire semplicemente i due nomi, fermo restando il resto.


Chiunque sia il reale complice ed assassino, in una scena così strutturata, la malattia accusata la mattina non ha evidentemente alcun ruolo. In generale, occorrerebbe anche chiedersi se il giorno prima o al più tardi la mattina del delitto si poteva essere certi che quella sera la donna sarebbe uscita con il Lo Bianco; vi era un appuntamento fissato in precedenza di cui altri potevano essere a conoscenza? Molto dopo Mele giustificherà il tutto dicendo che comunque la donna usciva tutte le sere con qualcuno, per cui non c'era alcun problema di scegliere la giornata giusta…; una spiegazione che personalmente non trovo del tutto credibile.
(SEGUE)

3 commenti:

  1. "La malattia accusata la mattina non ha evidentemente alcun ruolo". Sti cazzi!!!!
    Eh no caro mio, puoi fare tutti i ragionamenti di questo mondo, ma devi tener fermo un elemento: la mattina del delitto Stefano Mele aveva tentato di costruirsi un alibi. Punto e a capo. L'ho già scritto da qualche altra parte e qui lo ripeto: quante volte è accaduto ad ognuno di noi di tornare a casa dal lavoro perchè stava male? A me zero volte, se son stato male semplicemente non sono andato. Quanto frequente può essere questa circostanza? Possibile che una eventualità insolita come questa si sia verificata proprio il medesimo giorno in cui sarebbe stata assassinata la Locci?

    Una malattia per di più rapidamente scomparsa, quindi inesistente non soltanto perchè all'ennesima potenza d'improbabilissima coincidenza con il delitto, ma anche perchè di essa non fu mai rilevata alcuna traccia. E allora non puoi ignorarla per quello che è: un maldestro tentativo del Mele di crearsi un alibi.
    Poi puoi pure esaminare tutte le possibilità di questo mondo, anche quella di un uccellino che gli aveva sussurrato all'orecchio quanto sarebbe accaduto, ma per favore, quel tentativo di costruirsi un alibi dentro ce lo devi mettere.

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  2. vabbè, Antonio, almeno lasciami finire il discorso prima di partire in quarta. hai notato il (SEGUE) alla fine dei post? :-)

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  3. Scusami, sono un tipo irruente iiiooo...

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