Era da molto tempo (settembre 2015) che intendevo parlare del delitto di Travalle e dell’avvistamento dell’Alfa GT rossa in fuga sul ponte della Marina; ma ho sempre rimandato nella speranza di ottenere qualche documento in più riguardante le indagini dell’epoca (sono un inguaribile ottimista). Tramontata questa possibilità, parliamone ugualmente sulla base del poco disponibile.
La situazione geografica.
Via dei Prati è (ed era) una strada carrozzabile piuttosto stretta che collega la periferia di Calenzano con il minuscolo nucleo abitato di Travalle, sede di due ristoranti e una fattoria che vende prodotti locali, immersa in una bella campagna ai piedi dei monti della Calvana. Per accedere a via dei Prati venendo da Calenzano si oltrepassa lo stretto ponte sul torrente Marina; dopo il ponte, girando a destra si imbocca appunto via dei Prati, che costeggia il torrente, girando a sinistra ci si immette sulla strada per Prato, che è a pochi chilometri (Calenzano però è ancora provincia di Firenze). Il tutto può essere visto in dettaglio in questo estratto della carta topografica dell’Istituto Geografico Militare edizione 1986, quindi quasi contemporanea al delitto, considerato che i rilievi saranno di epoca precedente all’edizione (Serie 50 Foglio 263: la scala reale è 1:50.000). Arrivati alla fattoria di Travalle, la strada si interrompe, continuando solo in viottoli pedonali. Da quel punto, per ritornare sulla strada principale, si percorre via Macìa se si è diretti verso Prato, o si rifà all’indietro via dei Prati se si vuole andare verso Calenzano o Firenze; altre strade carrozzabili non esistono.
Come sappiamo il delitto Cambi-Baldi (ottobre 1981) avvenne su un viottolo a pochissima distanza da via dei Prati, in pratica prospiciente a una passerella pedonale che attraversa il torrente e continua in via delle Bartoline. A differenza di un altro paio di viottoli campestri paralleli, che collegano trasversalmente via dei Prati e via Macia, quello dove è posteggiata l’auto del Baldi è senza sfondo, quindi un luogo ideale per appartarsi in camporella. Con qualche difficoltà per i miopi, potrete individuare il ponte (A), il luogo dove avvenne il delitto (B) e il Ristorante di Travalle (C).
Provenendo da Calenzano, avendo svoltato a destra dopo il
ponte, si incontrano alcune case, si incrocia sulla sinistra via della
Marinella, che è una strada senza sbocco, si supera sulla sinistra una
palazzina condominiale che esisteva anche all’epoca e, percorsi circa 1,4 km si arriva sul luogo del delitto. A sinistra si avrà il viottolo dove era
parcheggiata l’auto (il luogo esatto è segnato da una lapide), a destra,
oltrepassato l’argine, la passerella pedonale che scavalca il torrente e sbocca
in via delle Bartoline. Proseguendo altri 800 metri si arriva al nucleo di
Travalle(sono quattro case), dove la strada si biforca in via di Travalle, un
impasse che porta solo alla Fattoria, e via di Macìa, che, più o meno parallela
a via dei Prati, ci riporta sulla strada principale Calenzano – Prato in
località “la Querce”. In pratica,
Travalle si trova al vertice di un triangolo i cui lati sono via dei Prati sul
lato Calenzano e via Macìa su lato Prato, mentre la strada principale è la
base.
Attualmente, dal ponte all’abitato di Travalle si contano 13
case (sulla mappa 1986 ne sono segnate di meno), quasi tutte unifamiliari
all’infuori del condominio; a Travalle ci sono 4 case; 9 su via della Marinella.
Via Macìa ha 54 numeri civici, che sono però addensati nella prima parte della strada;
nella seconda parte, molto vicino a Travalle, c’è quasi solo il locale che si
chiama appunto “Ristorante di Travalle”. Penso di non sbagliare di molto
supponendo che nel 1981 nel tratto di poco più di 2 km che porta dal ponte a
Travalle abitassero al massimo una trentina di nuclei familiari, forse meno.
Questa, dunque, è la situazione topografica della zona.
Quindi, su via dei Prati ci si passa per un qualche motivo ben determinato,
poiché in sé, la strada non porta in nessun posto, fa un giro e ci riporta alla
partenza.
Questa lunga introduzione era necessaria per rispondere con
maggiore cognizione a una domanda. Chi può viaggiare intorno a mezzanotte da
Travalle a Calenzano su via dei Prati? Un abitante del posto (sono più o meno
30 famiglie, abbiamo detto) che esce a tarda notte? Un avventore del ristorante
di Travalle che torna a casa, da solo e di gran fretta? Una coppia che si è
appartata ad amoreggiare in campagna? Un guardone? Chi può viaggiare su quella
stradina a velocità folle e senza curarsi di altre auto tanto da rischiare un
incidente?
Ci passa, secondo una coppia di testimoni, un uomo di mezza età, stempiato, col viso stravolto e lo sguardo sbarrato, che proviene da Travalle e si dirige verso Calenzano; tra le 23.40 e la mezzanotte del 22 ottobre 1981: Susanna Cambi e Stefano Baldi sono presumibilmente stati uccisi da pochi minuti. La testimonianza dei due fidanzati che incrociarono l’auto fu raccolta nell’immediatezza dei fatti e fu steso un identikit, poi divenuto famoso come quello del “maniaco assassino” e diffuso alla stampa il 30 giugno 1982, dopo che vi era stato l’omicidio di Baccaiano. Per mera coincidenza, poco tempo dopo si sarebbe dato avvio, nel modo che sappiamo, alla “pista sarda”. Sulla “Nazione di quel giorno si parla (l’articolo è di Mario Spezi) anche di altre due coppie di giovani e di un secondo identikit, somigliante, ma non identico al primo; costoro però, a differenza della coppia in auto, non vennero sentiti a processo e la loro testimonianza sembra persa nel mare magnum dell’inchiesta. Dalle notizie di stampa (La Città, 30 giugno) l’uomo visto mentre si aggirava a piedi in atteggiamento di spiare le auto in sosta nelle vicinanze del luogo del delitto aveva capelli corti a spazzola e si distingueva per l’andatura goffa. Secondo De Fazio, l’avvistamento risale alle ore 0,30; è probabile che questa sia stata la prima versione verbalizzata, orario poi anticipato in dibattimento.
(SEGUE)
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