sabato 7 ottobre 2017

Quanti colpi a Signa?



Quanti colpi a Signa




Questo articolo necessita di una premessa. Per mia attitudine mentale e in un’applicazione forse ingenua del principio di autorità tendo a fidarmi di chi ne sa o dovrebbe sapere di più e non metto il naso in cose nelle quali non ho competenza. In concreto, nel caso che è oggetto di studio, che è quello dei duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze, ho sempre dato fiducia agli esiti delle perizie e consulenze tecniche, senza sottoporle a un vaglio critico di cui non sarei comunque stato capace.

Tuttavia, le emergenze dell’ultimo periodo mi fanno pensare che non tutto quanto scritto e detto dai periti sia da prendere per oro colato: il probabilissimo errore di Maurri nella datazione dell’ultimo duplice delitto; l’insufficiente e rinunciatario esame psicologico/psichiatrico del teste Fernando Pucci da parte dei consulenti del PM Fornari e Lagazzi, pur autorevolissimi nel loro campo; l’improbabile risultato della perizia balistica Zuntini sul 1974, nella quale per unica volta si rilevano più di nove colpi sparati dall’arma dell’assassino. Su questi risultati non si può concordare.

E su Signa? La perizia balistica su Signa, ad opera dello stesso Zuntini, non mi è disponibile, ma è indubbio che parli di otto colpi sparati e a segno, come risulta dalle altre fonti derivate (rapporto Matassino, perizia De Fazio, sentenza Rotella). Questa ricostruzione è condivisibile o possiamo avanzare dei dubbi?

Per cercare una risposta, considerata la mia nessuna competenza in materia di anatomia, mi sono avvalso della collaborazione dell’amico Prof. Claudio Ferri, Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università dell’Aquila e anch’egli, per avventura, interessato al caso criminale del Mostro di Firenze. Il professore mi ha fornito un dettagliato scritto esplicativo, che utilizzerò ampiamente nel seguito, indicando debitamente le citazioni. Le fonti utilizzate sono, oltre ai già ricordati Matassino e De Fazio, l’escussione del prof. Biagio Montalto in occasione del processo di I grado a Pietro Pacciani (Montalto eseguì l’autopsia sul cadavere di Barbara Locci; la sua testimonianza integrale si può leggere qui) e la perizia balistica Arcese – Jadevito del 1983 (redatta su incarico del G.I. Rotella nel periodo intercorrente tra gli omicidi di Baccaiano e di Giogoli) per un breve passo che riporterò. La mancanza della perizia Zuntini 1968 è, ovviamente, gravissima; chi ce l’ha disponibile potrà, eventualmente rendendola pubblica, criticare l’articolo dimostrandone, documenti alla mano, gli eventuali errori e far così progredire l’analisi storica della vicenda.

I


Interessiamoci prima dei reperti; sappiamo che vennero rinvenuti cinque bossoli (tre all’esterno dell’auto, lungo la fiancata sinistra, e due all’interno) e sette proiettili (cinque ritenuti nei corpi delle vittime, come vedremo in dettaglio), due nell’abitacolo.  Da subito ci si pone un problema: come arrivò Zuntini ad ipotizzare otto colpi, in presenza di sette proiettili? La risposta è apparentemente semplice: le autopsie individuarono otto fori d’entrata sui cadaveri, quattro sull’uomo e quattro sulla donna. Possibile che l’ottavo proiettile, sparato nell’abitacolo dell’auto, si sia volatilizzato? Si noti che i vetri dell’auto sono intatti e i finestrini erano chiusi, quindi non vi è alcuna possibilità, come può essere avvenuto in altri delitti, che il proiettile si sia semplicemente perso nell’ambiente.

Vediamo più in dettaglio i risultati autoptici, cominciando dalla vittima maschile, che, come si ricorderà, viene rinvenuto disteso sul sedile del passeggero a schienale reclinato, apparentemente nell’atto di tirarsi su i pantaloni. Seguiamo qui De Fazio et al. (la testimonianza del perito autoptico Dott. Graziuso in sede di processo – 26 aprile 1994 – è incerta e di scarso interesse). “In complesso si descrivono 11 lesioni da arma a fuoco rapportabili a quattro colpi esplosi; tre di essi con proiettile ritenuto (tre proiettili in cavità toracica). Tre lesioni d'arma da fuoco (fori di ingresso) sulla faccia latero-anteriore del braccio sx., con corrispondenti fori di uscita sulla faccia anteromediale: essi delineano una traiettoria in continuità con altrettanti fori d'ingresso sulla parete laterale sx. del torace, che risulteranno inizi di tramite intracorporei che hanno attinto il polmone sx., lo stomaco e la milza, determinando emotorace ed emoperitoneo. Si tratta di un gruppo di lesioni con traumato-genesi e. dinamica unitaria, riferibili a tre colpi d'arma da fuoco esplosi in rapida successione (il decorso pressoché parallelo dei tramiti depone per uno scarso movimento della vittima tra l'uno e l'altro colpo). La traiettoria è teoricamente dall'alto verso il basso, da sx. verso dx. e in senso lievemente anteroposteriore”. In altre e più semplici parole, abbiamo tre colpi, sparati da sinistra, che penetrano il braccio, escono e rientrano sul lato sinistro del torace, attingendo polmone, stomaco e milza e causando la morte del Lo Bianco. Continua De Fazio: “Due lesioni, rispettivamente foro di entrata e foro di uscita sull'avambraccio sx. riferibili a medesimo proiettile perché uniti da unico tramite con traiettoria da sx. a dx. concordemente alle lesioni precedenti. Quindi un quarto colpo, avente la stessa direzionalità dei precedenti, penetra l’avambraccio e fuoriesce, senza, a differenza degli altri, colpire il tronco della vittima.   Questo è il primo dei proiettili non ritenuti che dobbiamo trovare.

Passiamo ora ai dati autoptici su Barbara Locci. Arcese- Jadevito nella loro perizia balistica comparativa non utilizzano né il risultato dell’autopsia né la perizia Zuntini (che fosse latitante già da allora?) ma dichiarano di aver osservato direttamente le fotografie scattate dalla polizia scientifica il 23 agosto 1968 presso l’istituto di medicina Legale di Careggi; e per quanto riguarda le ferite inferte alla Locci fanno questo utile compendio:

a)      Un foro nella regione sopramammellare destra;

b)      Un foro a metà della linea xifo-ombelicale;

c)       Un foro nella faccia posteriore dell’emitorace destro (regione scapolare);

d)      Due fori nella regione lombare sinistra;

e)      Un foro nella faccia posteriore della spalla sinistra.

Si intende che i fori c, d, d1, e sono, nella dinamica comunemente accettata, fori d’entrata (sul dorso) e i fori a e b fori d’uscita (sul davanti). Quindi ne concludiamo, a spanne, che la Locci fu colpita da quattro proiettili tra spalla sinistra e schiena, dei quali due ritenuti e due fuoriusciti. Abbiamo dunque altri due proiettili da ricercare, che si sommano a quello che ha penetrato, fuoriuscendo, l’avambraccio dell’uomo. Nell’auto dovremmo logicamente trovare tre distinti proiettili, eventualmente anche frammentati. Il problema è che ce ne sono soltanto due, uno finito sul pianale posteriore dell’auto, uno rimasto impigliato tra le vesti della donna, che verrà però rinvenuto, alla svestizione del cadavere, dalla parte della schiena (ma deve per forza di cose essere uno dei due che uscirono in zona toracica-addominale, altrimenti la dinamica diventerebbe troppo improbabile).


Per un esame più dettagliato lascio qui la parola al Prof. Ferri.

“Quattro colpi in entrata, tutti localizzati sul tronco, posteriormente, due in uscita, entrambi anteriormente. Nel dettaglio, dei due fori in uscita,

·         uno è riferibile ad un proiettile che ha devastato polmone, cuore e vasi ed è fuoriuscito in prossimità della mammella destra (il prof. Montalto, autore all’epoca dell’autopsia, precisa nella deposizione processuale del 22.4.1994: 6 cm dal margine inferiore della clavicola, 3 cm dalla medio-sternale. Pertanto, questo foro di uscita è localizzabile assai probabilmente non troppo distante dall’areola di destra, nella parte superiore della mammella);

·         uno è riferibile ad un proiettile che ha colpito prima il pancreas e poi l’ala del fegato (ed è fuoriuscito, dice il Professor Montalto, fra il tratto toracico ed il tratto addominale, quindi riferibile a quanto descritto come “a metà della  linea xifo-ombelicale”). 

   Come anticipato, tutti e quattro i fori d'entrata sono localizzati sul dorso della vittima femminile.

   Le traiettorie – che è possibile ricostruire in linea di massima, privi come siamo di reperti fotografici, grazie all’analisi dei tramiti tra foro di ingresso e foro di uscita oppure tra foro di ingresso e proiettile ritenuto – sono quindi tutte dirette dall’indietro in avanti. Particolare interessante, le stesse traiettorie descrivono sempre un andamento dal basso verso l'alto.  Al contrario dell’omogeneità precedente, le direzioni dei colpi vanno da sinistra a destra, mentre uno solo va da destra a sinistra.

   Il dettaglio è interessante, analizziamolo, premettendo che “ogni proiettile (è) riferito ad un'area cutanea che comprende il settore posteriore sinistro dell'emitorace, del torace diciamo, e il tratto immediatamente sottostante confinante con la regione lombare”. Pertanto, immaginiamo che, in uno spazio ben delimitato sono entrati tutti e quattro i proiettili: uno, però, ha una direzione diversa rispetto agli altri tre.

   Da ciò ne consegue che la serie di tre o questo singolo colpo sono/è entrati/o dopo che la vittima si è spostata o che a spostarsi è stata la pistola (cioè lo sparatore) o, comunque, che l’origine spaziale della serie di tre proiettili da sinistra a destra e del singolo colpo da destra a sinistra è diversa. Una diversa origine temporale, infatti, è molto difficile da argomentare, stante che nessuna tra le ferite è post mortem.

   Analizziamo quindi questi quattro colpi, facendoci aiutare da Arcese e Jadevito, ma anche dal Prof. De Fazio e, soprattutto, dalle parole del Prof. Montalto, rese vive dalla sua testimonianza giurata:

 1)              un primo colpo (nota bene: si scrive primo e si scriverà successivamente secondo, terzo e quarto solo per facilità espositiva e per seguire il Prof. Montalto ed in alcun modo per voler fornire un criterio temporale) è penetrato in corrispondenza della spalla sinistra (faccia posteriore della spalla sinistra). Esso ha finito la sua corsa nel contesto della cavità articolare, con proiettile ritenuto. Questo colpo, pertanto, ha compiuto un percorso di pochi centimetri (forse solo 5-6 cm), da destra a sinistra, dal basso verso l’alto, fermandosi (dalla disamina balistica di Arcese e Jadevito si evince anche in parte frammentandosi)  proprio “nel cavo articolare”. Non risulta che sia stato fermato da una parete ossea e/o che abbia leso strutture ossee.

2)               Un secondo colpo (vedi la precisazione di cui al punto 1, come “nota bene”) è penetrato in corrispondenza della faccia posteriore dell'emitorace sinistro all'altezza del sesto spazio intercostale, quindi ”sotto il precedente” (scrive il Prof. Montalto). Il proiettile percorre – a differenza del precedente – un tramite molto lungo: entra nel polmone sinistro, lede l’atrio di sinistra (quindi la parte superiore del cuore, nella sua metà sinistra), lede la polmonare di sinistra (si intende, immaginiamo: l’arteria polmonare) e, quindi, il polmone destro. Un proiettile devastante, sicuramente mortale, che riesce ad uscire – dopo aver percorso non meno di 15 centimetri - in corrispondenza dell'emitorace destro (è quello perimammario). Direzione: da sinistra a destra e dal basso verso l’alto, sia pur lievemente.     Restiamo quindi ad un percorso di questo proiettile da spalla sinistra a mammella destra, parte superiore, a 3 cm dalla medio-sternale (cioè dalla linea che divide a metà lo sterno, verticalmente) e precisiamo in finale di paragrafo usando le parole del Dr Canessa (C) e del Prof. Montalto (M):

C: (rispetto al precedente)…. una maggiore obliquità sinistra/destra.

M: Sì, sì, ci sarebbe una obliquità da sinistra verso destra evidente.



3)               Un terzo colpo è più basso rispetto al precedente, ma sempre a livello dell’emitorace di sinistra.

   Esso colpisce la decima costa, “con un decorso leggermente obliquo, dal basso verso l'alto e da sinistra verso destra”.  Questo colpo è anch’esso devastante: attraversa il corpo del pancreas (sarebbe a dire la parte centrale, essendo il pancreas diviso in testa, a destra guardando dall’esterno verso il cavo addominale; corpo, situato al centro; e coda, che si trova a sinistra), la piccola ala del fegato (sarebbe la parte sinistra del fegato, più nota come piccolo lobo o lobo sinistro) e fuoriesce, sulla parete anteriore “nel confine fra il tratto toracico ed il tratto addominale”. Questo proiettile, pertanto, è il secondo che fuoriesce dal corpo, tra sterno ed ombelico. In sintesi: questo terzo colpo lede (notate bene, è importante) la decima costa (cioè una struttura ossea), a sinistra sul dorso, ma mantiene forza sufficiente per forare corpo del pancreas ed ala del fegato, per poi fuoriuscire al centro, lungo la linea xifo-ombelicale. Se immaginiamo l’addome di una donna minuta come era la sventurata Locci, se al colpo prima elencato al punto due possiamo far percorrere almeno 15 centimetri, al colpo qui elencato al numero 3 dobbiamo farne percorrere circa 10 (almeno). Ben difformi entrambi i colpi 2) e 3), quindi, per direzione e lunghezza del tramite, con il colpo elencato all’inizio del paragrafo con il numero 1. Quest’ultimo, infatti, percorre i pochi cm che ci sono tra spalla sinistra e cavo articolare omolaterale. Esso (non risulta) non si ferma dopo così breve percorso a causa di strutture ossee. Non le lede, non le interessa, non le intacca.



4)               Il quarto ed ultimo colpo è ritenuto, come il primo. Per rubare di nuovo le parole al Prof. Montalto: “Poi abbiamo il quarto, che sarebbe entrato in corrispondenza, ecco, sul limite fra la regione toracica - sempre nella faccia posteriore - al confine fra la regione toracica e la regione lombare sinistra”. Il decorso – come per i proiettili di cui ai punti 2 e 3 ed in difformità dal proiettile di cui al punto 1, è ancora una volta obliquo dal basso verso l'alto e da sinistra verso destra. Sembrerebbe quindi, se non fosse per la direzione del colpo 1), che la mano dello sparatore si sia abbassata rapidissimamente dalla spalla fino alla regione lombare della vittima femminile (oppure il contrario), spostandosi lievemente in direzione mediale, cioè dalla spalla sinistra verso la colonna vertebrale (se consideriamo che abbia abbassato la mira) oppure al contrario, dalla colonna vertebrale, a sinistra, con direzione verso la spalla sinistra (se vogliamo considerare che la mano dello sparatore si sia innalzata).    Questo colpo è molto particolare: esso (spiace doverlo dire) non è “toracico” (poco male: son dettagli ininfluenti, a nostro avviso) ed interessa nel suo percorso “a tutto spessore” il corpo della seconda vertebra lombare (appunto: lombare) e qui “probabilmente” (dice il medico che effettuò l’autopsia) viene deviato, a causa dello spessore del corpo vertebrale.

Comunque sia, come anticipato, anche questo proiettile 4) è ritenuto, come il numero 1), pur percorrendo un tramite più lungo, specie considerando l’arresto fornito nel caso 4) dall’attraversamento della seconda vertebra lombare, fermando la sua corsa nel sottocute, a livello dell’ottava costa. Anche in questo caso, se immaginiamo il tronco di una donna giovane e minuta come era la sventurata Locci, il tramite del proiettile numero 4) ha percorso almeno 10 cm. Se il colpo 3 ha solo “colpito” la decima costa, il colpo 4 ha, invece, interessato “a tutto spessore” la seconda vertebra lombare. Per questo, la lunghezza dei tragitti si  somiglia, ma uno solo dei due proiettili [il 3)] fuoriesce, mentre il 4) viene ritenuto. Il colpo 2), in accordo con l’assenza di impatto con strutture ossee, percorre un tragitto ben più lungo (intorno ai 15 cm almeno) e fuoriesce a livello della mammella destra. Stupisce, a tal proposito, la brevità e la direzione opposta del colpo 1): esso non incontra strutture ossee, non penetra nel torace o in addome, ma si ferma comunque dopo pochi centimetri: se immaginiamo la distanza tra spalla e cavo ascellare: un dito indice, nella sua lunghezza. Percorre pochi centimetri, da destra a sinistra, dal basso lievemente verso l’alto”. (Ferri)

Mi permetto di riassumere il dato che si ricava dall’accurata disamina di Ferri: un colpo (quello diverso dagli altri per direzionalità) si ferma nel cavo articolare dopo un percorso di pochi centimetri senza aver incontrato ostacoli; degli altri tre, uno fuoriesce (si ferma probabilmente nel vestito) dopo aver colpito la decima costola, uno fuoriesce dopo aver attraversato da sinistra a destra tutto il torace, uno si ferma nel sottocute dopo aver impattato una vertebra. Una notevole differenza di energia cinetica tra il primo colpo e gli altri tre.


A questo punto, cosa ci impedisce di pensare che il terzo proiettile che andiamo cercando non sia affatto andato smarrito o volatilizzato, ma sia il colpo che dopo aver attraversato l’avambraccio di Lo Bianco colpisce la spalla della Locci? Sentiamo di nuovo il parere in proposito del prof. Ferri.

“ Innanzitutto notiamo che nella perizia Arcese – Jadevito si legge,  in riferimento al proiettile estratto dalla scapola (sic) della vittima femminile, fotografia n.97, che “trattasi di grosso frammento”, non di un proiettile intero, di tipo ramato. Di più, per lo stesso proiettile i periti riscontrano: "profonde deformazioni da impatto balistico”. Orbene, premesso che non capisco nulla di armi, devo chiedermi perché questo proiettile si è frammentato e profondamente deformato così tanto, se non ne è descritto l'impatto con alcuna struttura ossea.  La mancata descrizione potrebbe essere una banale dimenticanza, ma resta il fatto che di scritto non abbiamo nulla. E’ strano: negli altri casi hanno precisato quando il proiettile impattava una struttura ossea. Qui, desumo dall’assenza di citazione analoga, il proiettile di cui alla foto n. 97 (quello che per ipotesi  avrebbe prima colpito il povero Lo Bianco) ha impattato solo cute, sottocute, muscolo e tendini.  Curioso: è l’unico proiettile così tanto malmesso, di quelli che attinsero la povera Barbara Locci, malgrado abbia fatto non più di 7 cm in tessuti che noi poveri medici definiamo “molli”. Gli altri hanno colpito ossa e parenchimi e sono rimasti interi. “

Quindi, per quanto attiene alla possibilità che un proiettile singolo abbia colpito entrambe le vittime: essa è tutt’altro che assurda  In merito, pur essendo il sottoscritto solo un appassionato del caso e non avendo il medesimo mai avuto accesso ad altro che non sia ciò che il web e le librerie ci offrono, è chiaramente “possibile affermare che è possibile”. Questo, in particolare, anche solo osservando come soltanto uno dei proiettili che hanno attinto lo sventurato Lo Bianco non sia entrato poi nel suo corpo, come invece hanno fatto i restanti tre. Il proiettile “sparito” in questione è quello dell’avambraccio sinistro, per cui val la pena rileggere quanto scrive il Prof. De Fazio: “due lesioni, rispettivamente foro di entrata e foro di uscita sull'avambraccio sinistro, riferibili a medesimo proiettile perché uniti da unico tramite con traiettoria da sinistra a destra concordemente alle lesioni precedenti”.

   Questo proiettile sparito, è ovvio, può essere benissimo finito chissà dove e, ne consegue, ogni dissertazione in merito può essere solo un modo per gettare un po’ di tempo prezioso. Pur tuttavia, se questo proiettile fosse entrato nell’avambraccio della vittima mentre egli era nella posizione in cui è stato trovato (“l'uomo giaceva supino sul sedile anteriore destro, che era ribaltato; le mani reggevano i pantaloni con cinghia e bottoni slacciati”) non si comprende affatto come sia stato possibile che questo proiettile, diversamente dagli altri tre, non abbia colpito poi il tronco o gli arti inferiori del povero Lo Bianco.

    Potremmo, pertanto, immaginare che la vittima maschile sia stata sorpresa dallo sparatore mentre con la mano ricopriva la spalla sinistra della vittima femminile, seduta accanto a sinistra e prona con il tronco su di lui (si tratta, ovviamente, di postulare un’ipotesi di contatto fisico tra i due, ipotesi per altro non nuova, che – per la delicatezza del caso ed il rispetto verso una tragedia – lasciamo alla vostra immaginazione). Ciò spiegherebbe perfettamente la direzione del tramite nell’avambraccio della vittima maschile (da sinistra a destra) e – ammettendo che il medesimo proiettile abbia poi colpito quella femminile – anche la direzione da destra a sinistra, dal basso verso l’alto che è descritta per il tramite spalla sinistra-cavità articolare che abbiamo descritto al punto 1). Questo tipo di ricostruzione – certamente del tutto arbitraria, ma non per questo infondata – permette di spiegare perfettamente le diverse direzioni dei tramiti: tutti dall’alto verso il basso per la vittima maschile, tutti dal basso verso l’alto per la vittima femminile, in cui però solo quello di cui al punto 1) ha direzione destra-sinistra e non sinistra-destra.

 Resta da spiegare la posizione in cui furono trovati i due corpi, totalmente dissonante da qualsiasi descrizione sul tavolo autoptico per quanto attiene la vittima femminile e non assonante con quanto abbiamo or ora precisato nel caso di quella maschile. Per quanto attiene la sventurata Locci, la spiegazione è fin troppo semplice: il corpo fu spostato (e forse parzialmente rivestito). Il caso della vittima maschile è più complesso da spiegare, anche perché non abbiamo in nostro possesso delle fotografie chiare e possiamo solo far ricorso a quel che di fotografico (poco) è stato pubblicato, alle perizie ed alle testimonianze in aula. Malgrado questi limiti, a noi non pare verosimile che il Lo Bianco sia stato colpito a morte mentre con la mano sinistra si reggeva la cinta dei pantaloni o i pantaloni stessi, come in un disperato tentativo di rivestirsi e fuggire. Se così fosse stato, infatti, il proiettile uscito dall’avambraccio sinistro lo avrebbe poi colpito al tronco. Pertanto, come scrive il Prof. De Fazio a proposito di questa lesione da arma da fuoco a livello dell’avambraccio: “La traiettoria sui piani anteroposteriore e craniopodalico può essere stata variabilissima in rapporto ai movimenti dell'avambraccio sul braccio: la traiettoria potrebbe essere in rapporto, nella dinamica globale, a reazione di difesa”.  Ancor più semplicemente, pur essendo l’ipotesi della reazione di difesa – e quindi di un avambraccio sinistro che è impossibile sapere dove potesse trovarsi – credibilissima; è verosimile che il braccio sinistro del Lo Bianco fosse adeso al suo tronco, mentre l’avambraccio e la mano di sinistra fossero sopra la spalla sinistra della Locci, a sua volta prona con il tronco sulla vittima maschile.  Questo spiega perfettamente come mai la traiettoria di questo proiettile ha un andamento sinistra-destra nella vittima maschile ed opposto nella vittima femminile e, in totale assonanza con ciò, perché nella vittima femminile il tramite spalla-cavo articolare è dal basso verso l’alto.

   Ipotesi alternative rispetto a quanto sopra, in assenza di prove, se ne possono fare a decine: ad esempio si potrebbe ipotizzare che la sventurata donna fosse non prona con il tronco, bensì seduta sopra la vittima maschile, dandogli però le spalle: ciò anche spiegherebbe – per la diversa distanza dal pianale della vettura dei due corpi – il diverso andamento dei colpi. Pur ciò considerando, anche in questo caso è possibile ripetere come la mano sinistra della vittima maschile poggiata sulla spalla di quella femminile ampiamente giustifichi, in presenza di un movimento di difesa della donna, la direzione di tutti i tramiti e l’ipotesi di un proiettile trapassante che colpisce prima l’avambraccio del Lo Bianco e poi la spalla della Locci”.  (Ferri)

Osserviamo, en passant, che le autopsie sui cadaveri furono eseguite da due distinti specialisti, il prof. Montalto per la Locci, il dott. Graziuso sul Lo Bianco. Ciascuno dei due poteva solo, logicamente, rilevare quattro colpi per cadavere, senza avere la possibilità di fare ulteriori valutazioni; poi, chi di dovere (i carabinieri), si limitò a fare due più due (o meglio, 4 + 4 = 8).

I colpi furono esplosi o dal finestrino posteriore sinistro parzialmente aperto o dalla portiera anteriore aperta dall’assassino o una combinazione dei due casi; e a brevissima distanza, due con la pistola all’interno dell’abitacolo come testimoniano i bossoli rinvenuti. Nell’auto non vi erano spiragli o aperture se non quelli dai quali vennero esplosi i colpi. La differente traiettoria dei colpi che attingono la Locci può essere spiegata con un movimento della vittima (tentativo di fuga o nascondimento) o uno spostamento dello sparatore (dal finestrino posteriore alla portiera anteriore) o, ancor meglio, entrambe le cose. In conclusione, però, quale sia stata la posizione delle vittime al momento dell’inizio dell’azione omicidiaria, un unico proiettile che li colpisce entrambi risulta molto più credibile di due proiettili dei quali uno svanisce nel nulla. Ma a questo punto, dobbiamo pensare che i colpi sparati a Signa non furono, come si è sempre detto e ripetuto otto, ma soltanto sette. E la testimonianza di Stefano Mele?

(continua)

17 commenti:

  1. 10 colpi mi fanno rivalutare alcune considerazioni a riguardo di questa ma vorrebbe dire che il mostro ha cosparso di elementi che aveva in tasca - penso soprattutto la strada di Baccaiano - ricreando la logica dei colpi sparati:

    https://www.all4shooters.com/it/mobile/Tiro/pistole/Smith-Wesson-617-revolver/

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  2. Sarebbe interessante se qualcuno esperto del campo confermasse la capacità di un proiettile esploso da una beretta (che molti deridono considerandola quasi una scacciacani) di attraversare un corpo e conficcarsi in un secondo corpo.
    Anche in relazione alla ricostruzione di Giogoli fatta da Segnini.

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    1. non credo ce ne sia bisogno, i tre colpi che attingono il braccio sinistro del Lo Bianco fuoriescono, entrano nel torace e lo uccidono.questo è stabilito già dalla primissima autopsia. il quarto, quello che fuoriesce dall'avambraccio, può, nella mia ipotesi, essere lo stesso che colpisce la Locci alla spalla.

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  3. Ciao Frank,
    come da tuo ultimo commento al precedente articolo, aspettavo con ansia questo ("su cui riflettere"[cit.).

    Devo invece dire che di riflessioni ce ne sono ben poche da fare.
    E nessuna, IMHO, nel sottoventilato "senso di dubbio" nei confronti del Mele Stefano che l'articolo tende/vorrebbe esprimere.

    Non che non apprezzi il lavoro di ricerca documentale fatto, ma...
    1) quando non si presentano "fatti", ma si presentano "deduzioni/ipotesi", IMHO sarebbe buona norma presentarle tutte (e non solo quelle che si vuole mettere sul piatto della bilancia)

    2) quando non si presentano "fatti", ma si presentano "deduzioni/ipotesi", IMHO sarebbe buona norma evitare le le parcellizazioni

    Mi spiego:
    - premetti che periti/investigatori/medici legali etc. pur essendo -giustamente- fonte primaria, anche loro possono (e sappiamo bene quante volte sia successo) prendere cantonate
    OK
    - premetti che tu non hai a disposizione tutto il materiale che su dette persone hanno avuto tra le mani per trarre le loro conclusioni (pensa solo al rotella e atuuti i documenti che cita che purtroppo ancora non sono dipinobili!!!)
    OK

    EPPURE:
    - "concludi che... 'ahi ahi ahi, ma allora i colpi sparati non furono 8, ma bensì 7. Dunque SM inaffidabile', saltando affrettatamente di palo in frasca tralasciando di mettere sul piatto che:

    **La possibile inaffidabilità di medici/CC/PM/etc etc può assai più facilmente essere spiegata con un:
    - furono incapaci di trovare nel'auto l'8° colpo (ti ricordi vero del delitto in cui non trovarono per un giorno nessuno dei bossoli, eh! ma poi c'erano eccome!!!)
    spiegazione piu semplice e coerente con le premesse

    ** Se si vuol attribuire un errore di valutazione, data la condizione umana dell'errare, questa non è appannaggio privato di qualcuno (Zuntini, ad esempio), ma altrettanto la stessa possibilità va ipotizzata ai successivi latori di "giudizi" (Arcese/Jadevito, ad esempio), che nemmeno avevano presa diretta del tutto (per ovvia stessa ammissione)

    ** quand'anche fosse provato (e non lo è) che i corpi furono attinti solo da 7 proiettili, questo non negherebbe la possibilità che di colpi ne sinao stati sparati 8 (vox SM): con l'ultimo (quello che gli lascia le tracce sulla mano) da lui -frignone incapace di uccidere- fuori bersaglio appositamente; atto "codardo" di cui poi non poteva rivendicarne la condizione senza ammettere ochini vendette/coperture che a sparare fu un altra persona

    ** la presenza di SM sulla scena del delitto (come confessato) come confermato da Natalino

    ** freccia e scarpa, etc etc

    ** tutti i logici elementi che lo mettono (assieme ad altro/i) sulla scena del delitto anche per movente/i.

    Hazet

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    1. No! I fatti sono: quattro fori d'entrata su ciascuna vittima = otto proiettili. Però manca all'appello un proiettile e una delle ferite della Locci è palesemente diversa, per tramite e capacità di penetrazione, rispetto alle altre.
      Non c'è alcuna verità rivelata a mo' di vangelo che ci dica 8 colpi, ma una semplice operazione aritmetica.
      L'auto fu esaminata anche in caserma, dopo il delitto. Che fine ha fatto l'ottavo proiettile? E' stato sparato in aria dall'inetto Mele? Ma allora ne posso ipotizzare altri 20 sparati a casaccio, a me interessano quelli che hanno colpito le vittime, perché su quelli si fonda il conto dei periti, poi divenuto vangelo.
      Ovvio che se ora qualcuno tira fuori la perizia Zuntini 1968 e questa spiega dove sia finito l'ottavo proiettile, farò ammenda dell'errore, commesso per ignoranza incolpevole. In mancanza, la mia ipotesi ha dignità essendo fondata su accurate osservazioni di ordine medico.

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  4. POST SCRIPTUM

    nella frase "atto "codardo" di cui poi non poteva rivendicarne la condizione senza ammettere ochini vendette/coperture che a sparare fu un altra persona", c'è un ovvio refuso: "ochini vendette/coperture".

    La frase corretta è invece:
    "atto "codardo" di cui poi non poteva rivendicarne la condizione senza ammettere fattivamente (e non con vendette/coperture) che a sparare fu un altra persona (e dunque il chi)"

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  5. Ottimo lavoro. Questa ricostruzione fa' tornare tutti i conti balistici rivelando quale sia stato l'errore iniziale e a cosa fosse dovuto; affidare a due medici diversi le autopsie fu un'idea pessima. Stando così le cose, l'affermazione di Mele sul numero di colpi esplosi non è più esatta e deve essere -perlomeno- derubricata a "sapeva quanti colpi contenesse la pistola".

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  6. @Frank
    ... in relazione alla frase di chiusura articolo, risulta un pò precipitosetta questa frase in commento:
    "L'auto fu esaminata anche in caserma, dopo il delitto. Che fine ha fatto l'ottavo proiettile?" [cit.]

    a) può essere caduto fuori dall'auto durante lo spostamento *1
    b) può essere caduto fuori dall'auto mentre perquisivano l'auto in loco *1
    c) può essere caduto fuori dall'auto mentre perquisivano l'auto in caserma *1
    d) può essere caduto fuori dall'auto mentre in loco facevano le prove di ricostruzione *1
    e) possono non essersene accorti nemmeno in caserma *1
    f) può essere caduto fuori dall'auto mentre cadeva la scarpa fuori dall'auto *1

    [nota *1]:
    tutte opzioni possibilissime (visto che è noto da molteplici altri esempi documentati, una qual dose di leggerezza/imperizia durante i sopralluoghi e le ricerche)


    g) può essere stato sparato appositamente fuori bersaglio (come già su scritto)

    E, anche (e magari, pure soprattutto):
    h) può benissimo essere caduto fuori dall'auto:
    - mentre gli assassini ricomponevano il corpo della Locci (dato certo);
    - frugavano alla ricerca di qualcosa (i soldi assai probabilmente) nel cassettino;
    - ricomponevano (forse; dato non assoluto) il corpo del Lo Bianco. *2

    O, anche:
    i) può essere caduto fuori dall'auto mentre Natalino usciva dall'auto *2

    [Nota *2]:
    tutte indicazioni di possibilità (assai meno mere di quello che possono sembrare visto che tutte implicano un "maneggiare" dentro l'auto con almeno una portiera a quel punto aperta) che non han trovato spazio nell'esposizione dell'articolo (a netta differenza di quella chiosa finale sul Mele Stefano... eh).

    Se a questo aggiungiamo ciò che hai specificato ad inizio articolo ("Tuttavia, le emergenze dell’ultimo periodo mi fanno pensare che non tutto quanto scritto e detto dai periti sia da prendere per oro colato" [cit.]) e lo applichimo nella sua corretta interezza di affermazione (da me assolutamente condivisa, eh!) non solo ad alcuni ma a tutti i "valutatori": non solo non ci ritroviamo un passo più avanti in nessun tipo di conoscenza nè di ricostruzione (globale) di un evento, ma solo andiamo incontro ad un'ennesima traballina ed incerta "fondamenta" spacciabile (poi, da alcuni) a piacimento per sufficientemente solida per reggere (solite o nuove) illazioni che già tanto male hanno fatto alla 'storia investigativa' sul mdf.

    PS:
    se poi vogliamo aggiungere altre spiegazioni (sempre altrettanto possibili partendo dal presupposto della "inaffidabilità/incompetenza/sviste/errori riscontrabili in parte delle documentazioni ufficiali), ti ricordo che, ad esempio, si può anche non escludere che il 'mancato documentato' ritrovamento della ottava palla, non escluda nemmeno la sua ritenzione nel corpo di una delle vitime ma che non sia stato trovato/o confuso per altro in sede di autopsia).

    Come ciò debba essere fagocitato unicamente dentro il totem del 'dubitiamo del SM' (sempre quel SM che aveva la relazione omo-bisex col SV assieme alla Locci, prematuramente defunta a pistolettate): mi è mistero profondo.


    Hazet


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  7. ERRATA CORRIGE
    il punto "d)" è inesatto.
    Nel R. Matassino si legge "...venne fatta portare sul posto UNA Giulia..." e non "LA..." [pag.12-13]

    Sostituibile col:
    d bis) l'apertura, alle 3,30 non solo dello sportello anteriore sinistro (caduta scarpa), ma anche dello sportello anteriore destro per "cercare di identificare i due cadaveri" [Matassino pag 4], da parte del Comandande dell'Intendenza di Signa.
    Rapporto che ricorda come alle 3,30: "la zona è completamente al buio".
    ---
    Andiamo avanti e cerchiamo di dirimere al meglio "l'accusa" al Mele rispetto ai colpi sparati...

    Sia nel R. Matassino, sia nelle Richieste definitive-Processo contro Stefano Mele:
    - NON si legge che il SM abbia dichiarato di aver esploso 8 colpi

    Si legge invece [R. Matassino] che in data 11,35 del 23 agosto 1968, SM confessando il delitto in correità al Salvatore Vinci, questi gli abbia detto (in virgolettato nel rapporto): "guarda che ci sono 8 colpi".
    E solo nel proseguio del documento (ma in forma di risassunto e non di frase quotata) il Matassino scrive "esplode contro questi tutti i colpi contenuti nel caricatore".

    Frase che non implica direttamente 8 colpi necessariamente sparati [es: il SV può aver detto che c'erano 8 colpi e invece ce ne erano solo 7. ES: il SM può aver dicharato di aver premuto il grilletto fino a che l'arma non esplodeva più colpi, etc etc].
    C'è la suggestione.
    Ma non c'è la conferma de facto.
    Quindi, anche questo dato tende a far scartare l'ipotesi di un SM "inaffidabile" sul punto.

    Ma se anche fosse vero che il SM ebbe a dichiarare espressamente di aver esploso 8 colpi ai tempi del rap. Matassino (11,35 del 23 agosto 1968), questo creerebbe dei grossi problemi.

    infatti:
    nello stesso si legge:
    "...sui due corpi si notano svariati fori prodotti da colpi di arma da fuoco
    [cd Rapporto Matassino - pag 5].

    "svariati colpi": non 8 e NEMMENO tutti quelli inerenti i fori di ingresso/uscita sui corpi.

    E scrive " svariati" perchè all'epoca NON erano ancora note le risultanze peritali; Si legga in proposito in Sentenza Rotella:
    "...la relazione peritale dirà, qualche mese più tardi, che i colpi sono per ciascuna vittima, nonostante l'uomo rechi 7 fori d'ingresso, essendo tre, dei quattro proiettili, passanti per il braccio sinistro penetrati nel torace. La donna presente sei fori, di cui i due anteriori sono d'uscita..."
    [Rotella: pag 12]

    Ma non solo, perchè anche affrontando il succo al rovescio, vale il non dubitare della parola del Mele sul punto.
    Infatti: se si prende il documento "Processo contro Stefano Mele - Richieste definitive", ci si accorge che in esso, nella parte che indica i motivi per i quali il SM DEVE ritenersi presente sulla scena del delitto: NON si fa menzione del conoscimento dei colpi sparati:
    "...Si notino in particolare la richiesta di abbassamento del sedile su cui fu rinvenuto il Lo Bianco, l'indicazione della caduta della scarpa del Lo Bianco, la posizione di abbassamento dei ve- [...snip...] degli sportelli, la posizione delle vittime e del figlio, l'accensione di un lampeggiante, la sensazione di morte immediata delle vittime...
    " [pag 1 e pag 2]

    Ossia: che SM abbia detto effettivamente di aver sparato 8 colpi, o solo riportato quanto dettogli sul numero di colpi contenuti: nessuna delle due verisoni cambia minimamente la sua presenza sulla scena del delitto al momento del delitto.

    E QUINDI che a Signa sia stati esplosi 7 o 8 colpi: non cambia alcuna sostanza ricostruttiva di nulla.

    Hazet

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    1. Hazet, evidentemente ti sfugge che non c'è nessun motivo per pensare a otto colpi al di fuori del 4 + 4 fatto sulla base delle autopsie; questo almeno finché non potremo prendere visione della perizia Zuntini, che magari chiarià (o magari no) l'arcano del proiettile mancante.
      Caduta la questione dei colpi, tutti gli altri elementi che porta l'accusa possono essergli ben stati suggeriti - da Natalino o dai carabinieri stessi. La credibilità di Mele è sottozero su tutto, dal primo all'ultimo giorno. Comunque rassicurati, SV può essere colpevole anche senza bisogno del Mele sul posto, quindi non prenderla così...

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  8. E' surreale attaccare una tesi basata su riscontri oggettivi autoptici e balistici con ipotetici spari in aria o proiettili non rinvenuti. La sostanza è chiara e corposa: ci sono due proiettili che dopo aver colpito l'osso proseguono per altri 10 e 15 cm la penetrazione, poi eccone uno che dopo pochi cm di attraversamento di tessuti molli si arresta. Evidente che ha attraversato un ostacolo. Il vetro non può essere quindi sarà il corpo di Lo Bianco e nello specifico il braccio. A me non viene in mente una spiegazione migliore per una simile anomalia nella penetrazione dei tessuti.

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    1. @Toxicity
      sorry, ma nessun "attacco" alla tesi in sè.
      Può essere (o può esserlo in modo differente), e chi lo nega?!;

      Il punto principale delle mie note e commenti è (e resta) che la connessione proposta nell'ultima frase proposta nella tesi, è sghemba, fuoriluogo e non incidente su tutti gli elementi investigativi di contorno al delitto.

      - 21 agosto 1968: vegono sparati numero "X" di colpi

      - alle 11,35 23 agosto 1968: SM dichiara che chi gli ha dato l'arma gli ha detto che nel caricatore dentro ci sono: "8 colpi" [e di "averli sparati tutti, ma questo non è riportato in virgolettato ma solo in riassunto... dovremmo credere che mentre uccide la moglie e l'amante, il SM si sia anche messo a contare? o più semplicemente che abbia premuto il grilletto fino a quando l'arma non ha più fatto "booom"?]

      - 23 agosto 1968 [come da fonte sucessiva da Arcese- Jadevito] la polizia scientifica presso l’istituto di medicina Legale di Careggi fotografa le ferite, e viene compiuta l'autopsia

      - 21 settembre 1968: nel Rapporto Matassino non si fa cenno noto al numero di colpi che hanno attinto le vittime, se non indicandoli genericamente come: "sui due corpi si notano svariati fori prodotti da arma da fuoco"

      - 30 settembre 1969, nelle "richieste definitive" per il rinvio a giudizio del SM, tra tutti gli elementi (rigorosamente elencati in apposito paragrafo) per i quali il SM è da ritenere presente sulla scena del delitto (e dunque da processare), e l'unico che non vi è indicato è quello della sua "(pre-)conoscenza" del numero di colpi sparati.

      - 13 dicembre 1989 [Senteza Rotella] leggiamo che "..."...la relazione peritale dirà, qualche mese più tardi, che i colpi sono per ciascuna vittima..."

      Nessuno di questi altrettanto certi e cronografici elementi documentati (almeno almeno al pari di quelli per stabilre che la coppia venne attinta da 7 e non 8 colpi) scalfisce nemmeno di striscio una presenza del SM al delitto, nè sue complicità con altro/i, nè è cagioneole di dubbi sul SM stesso per quello specifico particolare (del numero di colpi sparati).

      Poi, Toxicity, c'è da aggiungere che la tesi esposta nell'articolo non nega in modo assoluto un "ottavo colpo" (certo, non lo perora, ovvio!); ma dice -a ragione- che in assenza del ritrovo dell'ottava palla di proiettile [NOTA: e qui mi sono intromesso ad elencare tutta un possibile fisica serie di possibilità, tutt'altro che improbabili], si debba considerare che invece di colpi ne siano stati esplosi solo 7 se si vuole far tornare dei conti [NOTA: conti che derivano dall'abbondante numero di tramiti sui corpi delle vittime].

      Hazet

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    2. No, sull'orario ti sbagli. Alle 11.35 Mele accusa SV (da solo). La sua partecipazione al delitto, quindi la storia degli otto colpi esce fuori molto dopo, probabilmente in corso di sopralluogo (all'imbrunire).

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    3. @Hazet
      I bossoli ritrovati sono 5 e i proiettili 7. Le traiettorie balistiche qui proposte non sono alternative a una dinamica precedente che comunque "funzionava benissimo". Non è opzionale ma necessaria. Queste nuove traiettorie fanno tornare i "conti" che prima non tornavano. Su quali basi dovrei mantenere aperta l'ipotesi di 8 colpi sparati? Le dichiarazioni di Stefano Mele valgono (in questo senso) zero; se pure fosse stato sulla scena (inizio a dubitarne) non si sarebbe messo a contare esattamente i colpi. I medici che hanno eseguito separatamente le autopsie, erano costretti -senza colpa- a ragionare per singola vittima e si sono limitati a contare i fori. I cc hanno sommato 4 + 4 = 8. Aggiungiamo che questo ipotetico 8° proiettile conservava sufficiente energia per lasciare -ragionevolmente- segni del suo passaggio ma non ne ha lasciati. Per queste ragioni, l'ipotesi di 8 colpi sparati, poggierebbe solo sulla capienza del caricatore, anche questa un'ipotesi non avendo mai trovato l'arma del delitto.
      Detto questo arrivo al punto che più ti sta a cuore. Stefano Mele perde -di fatto- uno dei "pilastri" logico-argomentativi che supportavano la sua presenza sul luogo del delitto. I "pilastri" restanti sono minacciati dall'oligofrenia accertata al Mele. Per non dilungarmi: se Mele era in grado di intendere (le cose basilari) era però incapace di volere; era duttile e malleabile come la cera. Per questo adesso considero come possibilità concreta uno Stefano Mele non presente. Descriverei così il suo triste percorso: andava dove credeva gli convenisse evitando le ire di chi, al momento, gli faceva più paura. Considerando l'oligofrenia e il fatto che temeva tutti...

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    4. @Toxicity
      scrivi: "Stefano Mele perde -di fatto- uno dei "pilastri" logico-argomentativi che supportavano la sua presenza sul luogo del delitto..." [cit].

      ma nemmeno un pò, visto che non esiste suffrago virgolettato ad un SM che all'epoca dichiara di aver sparato 8 colpi contro le vittime.

      Ma quando anche lo si trovasse, un SM assente dalla scena del delitto cozza con tutti i maneggi famigliari pro sua colpevolezza.
      perchè se da un lato si dà certo il Natalino influenzato dai parenti, è pur sempre il Natalino che per primo che lo mette sulla scena del delitto (id est: sarebbero stati i parenti ad incastrarlo???).

      E se togli SM dallla scena, chi ce lo accompagna il Natalino dal De Felice tutto tranquillo e subito pronto a dire "papà è a casa malato"? E a che pro, se lo scopo era poi "incastrarlo"?

      E se non era stato SM e non eran stati i parenti, a che pro tutto il resto (telefonate, biglietti, pressioni, etc)?

      Togli SM dalla scena del delitto e non sta più in piedi nulla (non solo della pista sarda, ma nemmeno di nessuna altra pista pure quelle del mdf ex-zero lì la prima volta).

      Un delitto (accompagnato da una serie di delitti) non lo si analizza a se stante.
      E nemmeno lo si infrigidisce parcellizzandone gli elementi.
      E meno che mai lo si risolve solo con una deduzione dai freddi reperti di sopralluogo e autopsia.

      Hazet

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    5. @Hazet
      Non nego che ci siano diversi riscontri concordanti riguardo la presenza di Stefano Mele sulla scena. Ma dico che non sono sufficienti -opinione personale- ad escludere altre possibilità, per i motivi che ho già esposto.
      Non mi è chiaro un punto: non esiste riscontro virgolettato o non esiste riscontro in assoluto alle affermazion di SM riguardo gli 8 colpi sparati?
      Comunque, come avrai intuito, il mio interesse è orientato soprattutto alla dinamica che ritengo sia stata riveduta e corretta in meglio.

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  9. Si.
    su quello hai ragione, le 11.35 sono l'inizio ma è nel proseguio che poi dirà degli otto colpi nel caricatore (forse durante il sopralluogo).
    ma non cambia la sostanza nemmeno quello. anzi.

    Se erano in corso di sopralluogo, è ancora più impossibile che ai Cc che lo accompagnavano avessero "telefonato" per dirgli in modo assai informale gli esiti dell'autopsia.
    E nemmeno prima glielo avrebbero detto, se no il SM imbeccato da loro (perchè è questo ciò che si sottindente nella tua versione) glielo avrebbero messo in bocca già prima.

    Hazet

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