mercoledì 31 dicembre 2014

Un bambino


Voglio raccontare oggi un episodio della mia infanzia che ha qualche attinenza con la presunta passeggiata notturna di Natalino Mele a Signa.

Avevo cinque anni e mi trovavo a passeggio con mio nonno in quartiere periferico e a me sconosciuto di Genova, casualmente vicino al cimitero di Staglieno.

Camminando su una strada carrozzabile incrociammo, a breve distanza l’uno dall’altro, due viottoli lastricati in mattoni (a Genova, come saprete dalla meravigliosa canzone di Fabrizio De André, vengono chiamati “creuze”) che scendevano verso il basso, apparentemente paralleli. Il nonno, che credo conoscesse il posto, propose un gioco; ognuno sarebbe sceso per uno dei due viottoli e ci saremmo poi ritrovati allo sbocco nella strada sottostante. Accettai con entusiasmo; senonché, una volta solo, percorsa una ventina di metri nella stradina che era contornata da alti muri di pietra e della quale non si vedeva lo sbocco, fui preso dal panico, mi bloccai e scoppiai in un pianto dirotto. Dopo qualche minuto, fui raccolto da un passante, accompagnato da un bar e ben presto, grazie al fatto che ricordavo il numero di telefono di casa, riconsegnato alla famiglia.

Perché racconto questo episodio apparentemente insignificante? Perché mi fa pensare che un bambino piccolo (ero più piccolo di Natalino e forse anche particolarmente cagasotto, questo non posso dirlo) che si trovi isolato in un ambiente sconosciuto abbia facilmente una reazione di panico bloccante: in altri termini, nel caso di Signa, il bambino sarebbe rimasto probabilmente a piangere attaccato al cadavere della madre, difficilmente avrebbe maturato da solo il proposito di avventurarsi nell’oscurità verso una lucina (che non c’è) per chiedere soccorso. Insomma, il paragone con il mio caso personale mi fa vieppiù dubitare della ipotesi che vede in azione a Signa un assassino sconosciuto ed estraneo, che dopo aver ucciso i due amanti lascia il bambino al proprio destino.

Questo piccolo episodio deve essere stato per me abbastanza scioccante. In effetti, in seguito, ho rivissuto più volte questo episodio in sogno; e parecchi anni fa ne ho tratto spunto per un romanzo (che è stato anche la mia opera prima) ora disponibile come ebook: http://www.amazon.it/Il-Sogno-dellOrco-Frank-Powerful-ebook/dp/B00HFD40K6

 

2 commenti:

  1. Sono perfettamente d'accordo con le tue considerazioni;trovo impossibile che un bambino possa aver percorso 2 km a piedi di notte ed al buio,dopo per giunta aver visto la madre in quelle condizioni.

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  2. Sono perfettamente d'accordo con le tue considerazioni;trovo impossibile che un bambino possa aver percorso 2 km a piedi di notte ed al buio,dopo per giunta aver visto la madre in quelle condizioni.

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