giovedì 23 febbraio 2017

Controstoria


La Nazione - 21 febbraio 1996



Quale errore avrebbe commesso il giudice Ferri se quel 13 febbraio 1996 avesse accolto la richiesta avanzata dal procuratore Generale Tony di rinnovazione del dibattimento per sentire i testi Alfa, Beta, Gamma e Delta temporaneamente segretati dalla Procura! Ci avrebbe infatti privato di altri anni e anni di affascinanti, pur se non sempre produttive, indagini.
Proviamo a fare una veloce controstoria.
Quello che avrebbero avuto da dire alla Corte i testi Gamma (Ghiribelli) e Delta (Galli) lo abbiamo già visto, e in maniera molto dettagliata, in questo stesso blog:
http://mostrodifirenzevolumei.blogspot.it/2016/08/la-teste-gamma.html
e
Cosa avrebbero potuto raccontare quel 13 febbraio ai giudici i testi Alfa e Beta, ossia Fernando Pucci e Giancarlo Lotti? Ovviamente, le stesse cose che si erano detti nel confronto tra i due avvenuto solo due giorni prima, 11 febbraio 1996, alla presenza del GIP Lombardo (forse) e del Procuratore Vigna. Il testo di questo confronto è ora disponibile in versione integrale nella seconda edizione del volume “Al di là di ogni ragionevole dubbio” e ogni interessato alla vicenda dovrebbe leggerlo con attenzione e meditarci su. Si tratta della trascrizione di una registrazione audio, quindi riporta le esatte parole dei protagonisti, comprese le pause e le incertezze (corrispondenti ai puntini di sospensione nello scritto) che ci possiamo facilmente immaginare. Ne riporto di seguito alcune battute. 

“Giudice: Allora mi racconti di quella sera.
Pucci: Quella sera quande ci dettan dietro?
Giudice: Eh.
Pucci: Gl’è vero, eh.
Giudice: Dica
Pucci: Allora noi si vide due, no?
Giudice: Uhm.
Pucci: Insomma ci si fermò lì con la macchina a fare un bisogno, no?
Giudice: Vero?
Pucci: A pisciare, vero.
Lotti: Ma, mica proprio dentro, lì.
Fernando Pucci: No, sulla strada s’eramo.
(…)
Lotti: Ma che giorno gl’era, domenica?
Giudice: Domenica
Pucci: Gl’era di domenica, ti ricordi, no?
Lotti: Sì…
Pucci: E andiamo a vede’ per curiosità, ha visto.
Lotti: Sì.
(…)
Pucci: Uno, gl’avea la pistola e quell’altro un curtello da cucina. (…)
Giancarlo Lotti: Ma io unn’ho visto tanto bene, se gl’aveva il coltello o no.(…) A questo punto ci toccò a anda’ via.
Giudice: E chi erano questi due?
Fernando Pucci: A me mi sembrava uno i’ Pacciani e uno il… come si chiama? Il Vanni.
Gudice. Allora?
Pucci: Mi sembrava, ma sa…
Lotti: Io un l’ho visti per bene.
Pucci: Io, tanto sicuro unn’ero nemmen io. Ma insomma…
Lotti: E io un son sicuro. Se devo dire una cosa e poi la unn’è.
Pucci: No…
Lotti: Ma…
Giudice. Ah.
(…)
Giancarlo Lotti: Si partì con la macchina senza pensarci nemmeno. Io… io un l’ho visti per bene. (…) Fra la paura, forse, un l’ho nemmen visto. Perché lui gl’era da parte di là. Forse li potea vede’ meglio. Io ero dalla parte della guida… sicché guardavo la strada. Unn’è che vidi proprio bene. Dalla parte destra … sinistra ….destra insomma (…) Ma ci avevo il 128?
Fernando Pucci: Sì, Ci avevi i’ 128.  Proprio…
Giancarlo Lotti: Quello rosso.
Fernando Pucci: Quella rossa, sì.”

Ce n’è abbastanza. Non è difficile notare che qui a condurre la danza è Pucci e il Lotti gli viene dietro, in un atteggiamento che si può qualificare, a seconda delle opinioni, di reticenza o di ignoranza. Questo davanti a magistrati, senza la presenza di avvocati difensori dell’imputato Pacciani. Si può pensare che questa claudicante versione potesse reggere tre o quattro giorni dopo all’assalto di Marazzita e Bevacqua, con un Procuratore che già aveva chiesto l’assoluzione e un giudice che chiaramente si era maturato una propria convinzione contraria alla tesi accusatoria? Quindi Pietro Pacciani sarebbe stato assolto e la Cassazione non avrebbe avuto la possibilità di rinviare gli imputati a nuovo giudizio per avere la Corte di Assise di Appello “omesso di prendere nella debita considerazione, per eventualmente ammetterla, la nuova prova così come prospettata dal P.G. nel corso della discussione ed in conseguenza di motivare congruamente sulla concludenza e decisività della relativa assunzione, anche alla luce della esclusiva indiziarietà del materiale probatorio fino a quel momento acquisito, poiché è corollario del diritto alla prova il privilegio normativamente accordato ( arg. ex art. 192 co. 2 c.p.p. ) alla prova diretta rispetto a quella indiziaria. Sussiste l’obbligo del giudice di acquisire la documentazione prospettata dalle parti anche nella fase della discussione, per l’esame prodromico dell’esistenza di un «fumus» della pertinenza e dell’utilità di un «novum» e per stabilirne nel contempo la decisività.
Il risultato: Pacciani non avrebbe più potuto essere processato, i testi algebrici sarebbero stati squalificati per la pochezza delle loro dichiarazioni e noi appassionati del caso ci saremmo persi anni di avvincenti indagini sui dottori italiani e svizzeri, sui mandanti gaudenti, i depistaggi dei servizi deviati e i misteri dei doppi cadaveri. Non solo; i veri colpevoli dei delitti del Mostro di Firenze (Vanni e Lotti, più Pacciani in memoriam)  non sarebbero mai stati assicurati alla giustizia. Per nostra fortuna, Ferri errò gravemente nel non ammettere i nuovi testi, il processo fu annullato e la storia seguì il corso che doveva percorrere.
Ma in realtà questo è un esercizio retorico. Lotti e Pucci non sarebbero stati sentiti né il 13 né il 14 febbraio, poiché Tony aveva chiesto, secondo le esigenze della Procura, la sospensione del dibattimento “per qualche giorno” e la riapertura, con l’acquisizione delle nuove prove, una volta cadute le esigenze di segretezza. C’è da scommettere che “dopo qualche giorno” i due supertesti sarebbero stati più precisi, come infatti fu, almeno in parte e dopo un processo di “liberazione interiore” piuttosto tormentato. Di lì a poco (18 febbraio) Lotti avrebbe non solo confermato di aver visto Pacciani e Vanni uccidere i francesi e nascondere in una buca il misterioso involto (armi, feticci?) ma avrebbe cominciato a vuotare gradualmente il sacco anche su Vicchio; e così via. Ma sul motivo per cui i due testi, così titubanti quel 13 febbraio, avrebbero fornito in seguito e reiteratamente testimonianze tali da inchiodare gli assassini alle proprie responsabilità parleremo – forse – prossimamente.

12 commenti:

  1. Se il giudice Ferri avesse ascoltato quei falsi testimoni , parleremo oggi di una storia processuale diversa.

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    1. senz'altro diversa; mi pare più o meno quello che ho scritto io.

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  2. Gran bell'articolo Frank. Preciso e sagace al punto giusto.
    Di questo passo, prima o poi, qualcuno riuscirà anche a dire apertamente quello che da fin troppo tempo "tutti sanno e nessun dice".

    Hazet

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  3. Mettiamo che il Lotti ha fatto queste dichiarazioni x guadagnarci delle belle scampagnate con mangiate nei migliori agriturismi, tutto alle spalle dei contribuenti italioti ... ma lo scopo del Pucci di inventarsi tutto questo qual'era? Cosa voleva guadagnarci da tutto ciò ? Perché era così incazzato con il vampa e il torsolo ?

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    1. Bravo Mik, il buon Frank questo deve proprio spiegarcelo.

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    2. Dato la particolarità dei 2 personaggi é difficile dare una spiegazione certa , x logica xó quando 2 persone si mettono d'accordo per raccontare delle evidenti bugie é xé sono coinvolti nella faccenda è soprattutto non l'hanno fatto dopo il duplice omicidio ma ben 12 anni dopo , quando é saltata fuori la macchina rossa con la coda tronca...

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  4. Ti sbagli Antonio, non devo alcuna spiegazione a nessuno. Infatti non detengo "la verità sul Mostro di Firenze". nè a differenza di altri, sostengo di conoscerne l'identità: sia Pacciani, Salvatore, Carlo, i CdM, Lotti, il vicino di casa della Pettini, l'uomo del Mugello, il farmacista di San Casciano, il medico di Perugia, il procuratore antimafia, i mandanti gaudenti e chi più ne ha ne metta.
    Il mio lavoro tende a offrire ai lettori una ricostruzione storica del caso sulla base dei documenti disponibili. Poiché i documenti sono disponibili sono in piccola parte, per quanto in misura maggiore che in passato, la ricostruzione resta per forza di cose zoppicante. Non negherai che sui CdM leggiamo solo quello che altri, da Giuttari in poi, hanno deciso di voler farci leggere; quindi ogni versione è parziale e partigiana: e aggiungo: già la versione della fonte primaria, ossia il verbale trascritto in forma indiretta e riassuntiva, lo è. Come se lo storico antico, dovendo ricostruire la fine della repubblica romana e la fondazione dell'impero, si basasse, per descrivere le azioni di Cesare, solo sulle opere scritte da lui stesso.
    Detto questo, approfitto della tua conoscenza del personaggio Lotti per fare una domanda.
    A pag, 238 de La leggenda del vampa, 2a ed. si legge:
    Senonché, una volta terminato l'interrogatorio, la teste chiama a sua volta alla Nicoletti per lamentarsi del fatto che Lotti facendo i loro nomi le ha messe di mezzo entrambe; ma soprattutto, la cosa più grave è che ha detto che loro due conoscevano Pacciani. La reazione dell'altra è allora la più adirata; dopodiché aggiunge: “La polizia potrebbe sospettare che Lotti sappia qualcosa del delitto degli Scopeti, perché lui quella sera passò di lì” .
    A parte l'errore grammaticale (chiama a, che non mi aspetterei dall'Alessandri, ma da un brigadiere meridionale), a me questa frase nelle virolette pare di non averla mai sentita o letta. Qualcuno sa da dove esce? Dovrebbe trovarsi all'interno dell'intercettazione del 21 dicembre 1995.

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    1. Purtroppo dell'Alessandri non c'è molto da fidarsi. Ho anch'io in mano la nuova edizione del libro, sulla quale forse scriverò un articolo, appena avrò avuto il coraggio di leggerla.
      Riguardo Pucci a me pare, al di là della documentazione emersa, che la sua presenza nell'ambito della "confessione" di Lotti ponga comunque inquietanti interrogativi, che un tentativo di ricostruzione storica non può ignorare. In questo senso mi aspetto una tua valutazione. Anzi, di più, l'attendo con una certa ansia, poichè ritengo che tu sia la persona più seria nella "parte avversa" alla mia, dove purtroppo la dozzinalità impera.
      In ogni caso ti faccio i miei complimenti sinceri per l'ottimo lavoro che stai portando avanti. Questi ultimi articoli in particolare mi saranno molto utili.

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  5. ti confermo che sugli stralci di trascrizioni disponibili in rete (e contatti di ognuno), non risulta nemmeno a me.
    o 'fonti ufficiali migliori di tutti noi, o... "licenza poetica pro domo editorial-teoremico".
    Non si scappa da lì; e del resto la conversione a mdf plurimo rispetto al primo libro, con qualcosa l'avrà pur ben dovuta giustficare.

    Hazet

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  6. Frank , il tuo approccio alla ricerca é il piu' onesto ed il piu' efficace. Very compliments

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  7. Letta la riedizione del Libro sul Vampa. Solita solfa, gia' detta e ridetta su trasmissione tipo Un giorno in pretura.

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    1. Premesso che non l'ho ancora finito, la parte sui CdM mi ha parecchio deluso, è molto ispirata (to say the least) al Mostro di Giuttari.

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