giovedì 16 febbraio 2017

Intorno al 20 di luglio ... (2)





Proviamo ora a fare qualche considerazione e deduzione sulla base dei testi citati, giacché non ne sono emersi altri particolarmente significativi.

In primo luogo, non è definibile con sicurezza quale sia stato lo spunto per il ricordo di Fiori: se la richiesta di allargamento temporale delle indagini avanzata dalla Procura il 3 luglio 1982; se un fonogramma inviato dal Giudice Istruttore in un tempo incerto “dopo il delitto di Baccaiano”; o se fu un ricordo spontaneo. Possiamo osservare, dal modo in cui la richiesta della Procura è scritta, con l’invito ad interessare gli organi centrali di Polizia e l’Interpol, che Vigna e Della Monica pensavano a delitti compiuti al di fuori della provincia di Firenze e della Toscana; infatti si dice “nel territorio dello Stato o all’estero (…) dal 1970 a oggi.” Se ne deduce che quelli “locali, dal 1970 a oggi” dovevano essere già stati esaminati. Dei fonogrammi inviati da Tricomi non c’è, a mia scienza, traccia documentale pubblicata, se non la sua affermazione in un’intervista molto tarda (a Cochi, 2011), quando nel 2002 aveva fatto capire di ricordare molto poco (dichiarazione a Spezi). Del resto, sia detto per inciso, la memoria del G.I. non doveva essere particolarmente brillante: in un’intervista rilasciata a La Città (28 gennaio 1984) in occasione dell’arresto di Giovanni Mele e Piero Mucciarini, Tricomi ammise di aver a suo tempo interrogato i due arrestati, ma di non ricordare le loro dichiarazioni – eppure era passato poco più di un anno, figuriamoci cosa poteva ricordare, dell’intervento di Fiori, dopo 29 anni! Ma c’è di più: Tricomi nel novembre 1981 (ossia dopo il delitto di Calenzano) disse ai giornalisti di aver inviato fonogrammi anche all’Interpol, per capire se l’assassino poteva aver colpito in altri luoghi, fuori Firenze (si veda La Nazione 26 novembre 1981). Non si può escludere che i fonogrammi del 1981 dopo Calenzano siano poi diventati, “sbiadito ogni ricordo” quelli del 1982 dopo Baccaiano. E’ anche probabile che Rotella, investigando appositamente il caso, se avesse trovato traccia di un’indagine in corso in quel periodo ne avrebbe messo in evidenza il rapporto causa –effetto con la segnalazione di Fiori, ma non lo fece; tuttavia questo è un argomento e silentio che può valere poco. Anche le versioni su chi, tra i carabinieri, andò realmente a parlare con Tricomi discordano. Rotella, basandosi evidentemente sul verbale di Fiori, ci dice Dell’Amico; Tricomi, basandosi sulla sua memoria  - con aiutino? – ci dice prima Fiore poi Fiori. In sintesi, non possiamo decidere con sicurezza come mai Fiori si ricordò del fatto del 1968 e perché proprio in quel periodo. Sappiamo però che Fiori lavorava al Comando Gruppo Carabinieri di Borgo Ognissanti, quindi molto probabilmente vide la richiesta della Procura e, anche se essa non si attagliava del tutto, né nella lettera né nello spirito, al delitto di Signa, la sua lettura può averlo indotto a spremersi le meningi.

La diceria della segnalazione anonima, come abbiamo visto, nasce immediatamente e, contrariamente alla leggenda propagata da lui stesso, il primo autore non ne è Spezi, ma il giornalista Giorgio Sgherri seguito a ruota da Franca Selvatici. Quanto a Spezi, ne parlerà molto dopo e la manterrà viva fino all’ultimo (es. documentario di History Channel) ma, nel suo romanzo, fornirà un riferimento preciso: una confidenza del Giudice Istruttore Tricomi, temporalmente situata, da ultimo, in occasione di un’apertura di anno giudiziario. La leggenda continuerà poi apertamente ripetuta di scritto in scritto (anche autorevole: Filastò), finché il lavoro di documentazione di Paolo Cochi non le assesterà un colpo grave, ma non definitivo. E’ difficile dire chi avesse raccontato a Sgherri e Selvatici che l’arresto del Vinci (è questa in fondo la notizia che viene diffusa nel novembre 1982) derivava da un’indagine messa in moto da un anonimo; credo sia scienza comune che queste notizie i giornalisti le ricevono dagli stessi ambienti giudiziari, ossia magistratura e polizia o carabinieri; ma non sempre la fonte è attendibile e non sempre viene riportata con precisione. Tra l’altro, sappiamo (si veda lo sfogo presumibilmente del direttore di La Città, indignato per essere stato bruciato dall’Unità, apparso su quel giornale il 9 novembre 1982) che la notizia era in possesso della stampa “da mesi” ma tenuta nascosta al pubblico a beneficio della segretezza delle indagini; quindi vi era stato ampio tempo per rimuginarvi sopra. Nel processo a Pacciani l’avv. Santoni Franchetti richiese l’audizione di Tricomi e Spezi proprio a proposito del biglietto che avrebbe innescato la “pista sarda” e forse – ma solo forse - nell’occasione si sarebbe potuto fare chiarezza; ma il presidente Ognibene rifiutò, con motivazioni procedurali, l’ammissione dei testi. In quell’occasione, come mi è stato fatto notare da fonte autorevole, Santoni disse di aver sentito la storia anche dal PM Izzo, ma il tutto rimase senza seguito.
Di segnalazioni anonime dopo Calenzano, che segnò lo stabilirsi definitivo del concetto “Mostro di Firenze”, ce ne furono migliaia; basti leggere quello che racconta Spezi nel suo primo libro del 1983, nel quale, come è ben noto, dà tutt’altra interpretazione del contenuto delle tre lettere del “cittadino amico”; anche su questi contenuti la fonte non poteva che essere qualcuno interno all’organo ricevente, ovvero il Comando Carabinieri di Borgo Ognissanti. Mentre Sgherri parla di lettere che facevano riferimento a cinque anziché quattro duplici omicidi (ricevute dunque dopo Baccaiano) che avrebbero dato la stura a una ricerca di vecchi casi. Il che è cosa molto diversa da un biglietto con su scritto, in sostanza: l’assassino (mai individuato, giacché non può essere Stefano Mele) di Signa è il Mostro di Firenze (o quanto meno la pistola è la stessa). Alla luce di quanto sappiamo ora, possiamo verificare se il teorema di De Gothia su “Il cittadino amico” si regge bene in piedi. Il trafiletto rivolto al “cittadino amico” viene pubblicato su La Nazione del 20 luglio 1982. Il G.I. Tricomi, preventivamente allertato dai CC, ha chiesto il fascicolo del processo Mele a Perugia il 17 luglio, ma non l’ha ricevuto, perché le carte se ne sono tornate a Firenze. Se è vero, come deve essere vero, quanto scritto nella requisitoria del PM Mignini, Tricomi richiede il fascicolo a Firenze il 20 luglio e c’è da credere che lo riceva nella stessa giornata, unitamente ai reperti impropriamente spillati al fascicolo (Nota. Cadono in un colpo due cavalli di battaglia dei complottisti: che il depistaggio è avvenuto a Perugia, città massonica per eccellenza e residenza di un personaggio successivamente coinvolto nell’inchiesta; e che per forza i reperti dovevano essere distrutti, quindi non più esistenti. Tricomi chiede espressamente il corpo di reato, segno indubbio che si aspetta che fosse tuttora disponibile; semmai la sede in cui è stato conservato – spillato al fascicolo anziché nell’apposito ufficio del tribunale – non è quella corretta). Seguirebbe poi, coniugando le fonti Rotella – Fiori – Piattelli, una consultazione informale con il perito Zuntini (Piattelli la mette prima della richiesta a Perugia e può avere ragione; forse Tricomi aveva letto sul rapporto che i proiettili erano Fiocchi e la cosa non gli tornava, cosicché cercò una conferma di prima mano?) e il riconoscimento dell’identità dei bossoli. Siamo, anche a fare le cose in maniera velocissima, qualità rara negli uffici giudiziari italiani, per lo meno al 21 luglio. E come potevano i CC rivolgere un pressante appello a mezzo stampa il giorno prima, senza essere sicuri che il cittadino amico, almeno nella terza di tre lettere, l’aveva raccontata giusta? Qualcosa nella sequenza temporale non torna. Ci possono essere varie spiegazioni: ad esempio, Zuntini, interpellato preventivamente come ci dice Piattelli, poteva aver ricercato la sua perizia del 1968, confrontata con la sua perizia del 1974 e verificato dalle foto che i bossoli erano compatibili. O il segnalatore era un mitomane che si era semplicemente inventato che vi erano stati omicidi precedenti (come racconta Sgherri), senza saperlo davvero? O, più banalmente, si tratta di una mera coincidenza temporale e il cittadino amico stava raccontando la storia dell’assassino che scrive “Babbo” (Borgo San Lorenzo – via dell’Arrigo – Bartoline – Baccaiano; fonte Spezi, secondo cui questa sarebbe stata l’ultima lettera del cittadino amico, ma scritta prima e non dopo Baccaiano, per cui la B di Baccaiano come quarta lettera avrebbe allarmato gli investigatori).

Ciò detto, ammettiamo, per amore di ipotesi, che ci sia davvero stata una segnalazione anonima, magari nella forma esplicita descritta da Spezi: perché non andate a vedere il processo di Perugia ecc.?  Qual è lo scopo di un messaggio del genere? Può essere una rivendicazione (dell’assassino che vuole che anche quel delitto gli sia riconosciuto); un indirizzamento (qualcuno che sa che l’assassino ha ucciso per la prima volta nel 1968; o che la pistola ha sparato per la prima volta in quell’occasione); un depistaggio (il delitto di Signa non c’entra nulla con la serie del MdF, ma i bossoli originali sono stati sostituiti ). Continuo a non credere al depistaggio, soprattutto dopo aver letto che venne interessato al riconoscimento il perito balistico dell’epoca; oltre alle difficoltà materiali, forse risolvibili, dovrebbero esserci troppe superficialità, incompetenze e complicità; inoltre, il depistatore doveva conoscere perfettamente la storia e l’ambiente del delitto, per immaginarsi di poter innescare una vicenda quale fu quella che si sviluppò poi per più di sette anni: infatti senza un personaggio come il Mele (ma eccolo, il vero depistatore più o meno involontario!) il depistaggio sarebbe servito a ben poco. Cosa poi era accaduto di talmente grave da rendere necessario un rischioso depistaggio? La pubblicazione dell’identikit di Calenzano e la favola, peraltro mal riuscita, che Mainardi avesse detto qualcosa. Ma la pubblicazione dell’identikit sarebbe comunque rimasta e quanto al Mainardi, se, come alcuni pensano, l’assassino era nell’ambiente delle FF.OO., avrebbe dovuto sapere che non c’era nulla di vero. E perché si sarebbe fatto cenno a Perugia, quando gli atti erano tornati da tempo a Firenze e il depistatore doveva pur saperlo, avendo sostituito / inserito i bossoli?
L’indirizzamento (“pistaggio” in buona fede) è una possibilità; ma perché, come già acutamente scritto da De Gothia, non dire semplicemente anche il nome dell’assassino? Non sembra infatti possibile che chi sa che la stessa pistola di Signa viene usata negli omicidi del Mostro non sappia anche chi la stia usando. La rivendicazione è, volendo ammettere l’esistenza dell’anonimo, la possibilità più logica; ma questo assassino si dimostrerà nel seguito poco propenso a stabilire un contatto con gli inquirenti e quando lo farà, a fine carriera, non sarà per niente loquace. Insomma, nessuna delle tre ipotesi mi sembra del tutto soddisfacente.

La considerazione logica più cogente a mio parere contro l’anonimo è che nessuno all’epoca ci investigò su, ossia si prese la briga di cercare chi fosse stato a inviarla e perché; a meno che non si voglia far passare per indagine il patetico trafiletto del 20 luglio, ammesso e non concesso che si riferisse davvero al segnalatore di Signa. Eppure, è del tutto palese l’importanza che capire chi fosse l’autore della segnalazione avrebbe rivestito: infatti, o era l’assassino o era qualcuno che ben lo conosceva; invece, nessuno se ne occupa, nessuno ipotizza un bel nulla. Tendo ad escludere che i CC (e chi? Il maresciallo o la gerarchia?) abbiano tenuto un tale segreto di fronte al magistrato inquirente. Dell’Amico avrebbe categoricamente dovuto informare Tricomi, la cosa sarebbe rimasta agli atti e Tricomi avrebbe dovuto informarne Rotella all’atto del passaggio di consegne. Il quale Rotella, invece, conduce un’indagine, nel 1986, non per cercare l’anonimo, ma per capire se possa essere vero che anonimo ci fu e fu tenuto nascosto; con i risultati che abbiamo letto in sentenza. Ma se Tricomi, come sosteneva Spezi, sapeva che c’era stato l’anonimo, anzi lo aveva addirittura cercato senza trovarlo perché sparito, perché non ne informò il suo successore?

Posso a questo punto proporre una mia scenetta a scopo ricostruttivo, avvertendo che è del tutto di fantasia.
Prima scena
Maresciallo F. “Ehi Ugo, hai visto questo fonogramma della Procura? Cercano omicidi come quelli del Mostro, nel resto d’Italia o all’estero.”
Appuntato P. “ Buona idea. Però, perché fermarsi al 1970?”
Maresciallo F. “Eh, quando vuoi che abbia cominciato, nell’antica Roma?”
Appuntato P. “Beh, ma dal 1974 al 1981 non abbiamo trovato niente. Quindi è stato fermo 7 anni. Se conti altri sette anni prima del 1974… fa 1967, non 1970. Tanto per dire…”
Maresciallo F. “Ora che mi ci fai pensare… sai che a Signa tanti anni fa ammazzarono quella coppia in macchina… no, ma è una cosa troppo vecchia, addirittura del 1964, mi sembra.”
Appuntato P. “Ma no, guarda che era il 1968; coi tempi ci saremmo ancora. Ma l’assassino, non l’avevate preso?”
Maresciallo F. “Preso e condannato, quindi…”
Appuntato P. “E la pistola, che modello era?”
Maresciallo F. “Quella non l’abbiamo trovata.”
Appuntato P. “Ah, però…”
Maresciallo F. “Strano, vero? Quasi quasi lo dico al colonnello, se n’era occupato lui.”
Seconda scena
Maresciallo F. “Signor colonnello, si ricorda del delitto di Signa del 1968? Quella coppia in macchina?”
Colonnello D.A. “Come no, il mio primo successo investigativo.”
Maresciallo F. “ Sembra un po’ come quelli di adesso, del Mostro, vero?”
Colonnello D.A. “Ma figurati, se va bene il Mele sarà ancora dentro, come fa?”
Maresciallo F. “Ma la pistola, che fine avrà fatto?”
Colonnello D.A. “Eh, però… la pistola… guarda, vammi a prendere il fascicolo, magari ne parlo con il giudice.”
Terza scena
Colonnello D.A. “Signor giudice, vede qui, questo articolo dal nostro archivio? A Signa ci fu un duplice omicidio di una coppia in macchina, catturai io l’assassino, ero tenente alla compagnia.”
G.I. T.  (con pesante accento siciliano) “E che mi viene a significare?”
Colonnello D.A. “Usò una calibro 22, ma non riuscimmo a trovarla… e se fosse la stessa del mostro?”
G.I.T. “Ma no, vedi, qui dice che erano proiettili Fiocchi, non possono essere gli stessi.”
Colonnello D.A. “Ma con la H sul fondello, sono per forza Winchester non Fiocchi.”
G.I.T. “Ma allora, che minchia scrivete?”
Colonnello D.A. “Si potrebbe sentire Zuntini.”
G.I.T. “E senti a Zuntini, magari ha ancora qualche carta.”
Colonnello D.A. “Zuntini ha le copie, dice che ha guardato le perizie, dalle foto sembrano gli stessi del 1974.”
G.I.T. “ E tu digli che se si ricordava prima era meglio. Dove sono gli atti del processo? Li prenda.”
Colonnello D.A. “ Ma sono a Perugia, dove hanno fatto l’appello.”
G.I.T. “Cancelliere, per piacere, scriva: Alla Corte di Appello di Perugia. Per motivi di giustizia attinenti le indagini in corso…”
Di fantasia, ma verosimile, ritengo.


Questo intreccio assomiglia a quei film dal finale aperto in cui non si rimane certi di aver capito chi sia davvero l’assassino. Ho raccontato una storia, ma non so il finale. A tutti piace leggere romanzi: e quello imbastito, in poche pagine, da De Gothia è affascinante: i sardi che sanno che il collegamento tra Signa e la serie successiva è falso, ma non possono dirlo per non essere accusati del primo omicidio, è un colpo di genio. Per questo piace e continuerà a piacere, anche se ha poche possibilità di essere vero.

19 commenti:

  1. ciao frank,
    ti dò un'ulteriore motivo di riflessione sulle date, che non trovo indicato nella sua reale scansione temporale ;)

    *** "trafiletto su La Nazione del 20 luglio 1982"

    - all'epoca (ma oggi anche) i giornali andavano in stampa la notte precedente quella del giorno di uscita.
    Ergo:
    - quel testo venne dato dai CC al giornale, al massimo in data 19 Luglio (e già allunghiamo il brodo di un giorno).

    - nel trafiletto fatto pubblicare dai CC, si legge: "... perchè si RIMETTA in contatto... e gli si chiede di RImettersi in contatto dopo la sua ultima"...lettera..."
    Ergo:
    - è impossibile quindi che quell'anonimo, avesse scritto quella sua ultima terza missiva in data nè 19, nè 18 (e a ragion di logica nemmeno nei subito precedenti giorni).
    Infatti: per una spedizione/consegna di una lettera ci vuole un giorno;

    A banale calcolo della serva, si ha dunque così che è come minimo da retrodatare la segnalazione (che avrebbe dato la stura al supposto ma improvato e anzi smentito nei fatti depistaggio).

    il 20 esce il trafiletto
    i CC fornirono il testo il 19
    e i CC fornirono il testo DOPO aver dovuto ricevere una lettera che ci impiega almeno un giorno ad arrivare (e arriviamo al 18).
    Ma siccome, e sempre nella più buonista delle ipotesi, dobbiamo concedere -a stare strettissimi- almeno un ulteriore giorno di silenzio (se non non si capirebbe la necessità del trafiletto, che i CC scrivono proprio al fine di RI-attivare un canale che non si faceva più sentire (da un pò, ma siamo gentilissimi e diciamo anche fosse un giorno solo... e si arriva al 17);
    Infatti, in caso differente da un silenzio/interruzione non averbbero avuto bisogno di stampare nulla a mezzo stampa.
    [Ovviamente un solo giorno di silenzio è un caso estremo e ben poco plausibile. La data quindi dell'arrivo del depistaggio sarebbe quindi ulteriormente da anticipare]

    Hazet.

    Hope ot helps :)

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    1. infatti, le lettere del cittadino amico sono da datare a parecchio prima del 20 luglio... però tornano di attualità, diciamo al più tardi il 19 luglio... cosa ne deduciamo? tutto e niente. sta di fatto che il 19 luglio c'era senz'altro il sospetto del precedente di Signa (richiesta a Perugia del 17 luglio) ma difficilmente poteva esserci la certezza.

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  2. ...e NOTA A MARGINE:

    il trafiletto che ci fa sapere che l'anonimo aveva scritto tre volte ai CC, si chiude con la frase: fornire di nuovo la sua collaborazione, magari anche solo telefonando.

    Ora, invece di illazionare tanto sopra quell'anonimo inventando dal nulla che quella fu la fonte che avvisò i CC di Signa (sic!) [NdA: cosa che non viene nemmeno allusa nel trafiletto!],
    la chiosa finale ha a mio avviso tutt'altro sapore.
    Un sapore decisamente molto più "corretto" e saggiamente investigativo.
    Infatti gli chiedono di mettersi in contatto "telefonando".
    E se telefoni ai CC... ecchè non risalgono a da dve hai chiamato? e da lì magari non possono risalire a chi sei?

    Ergo:
    si, quell'anonimo nelle sue tre lettere aveva scritto qualcosa che poteva aver destate le attenzioni (giustamente o erroneamente) ai CC.
    E costoro CERCARONO appunto di risalire a chi detto anonimo potesse essere; e lo fecero si direbbe, anche cercando di tendergli il "tranello" del "ricontattaci" con annesso subliminale suggerimento della "telefonata".

    Telefonò e scoprirono chi era? non so.
    il contenuto delle missive si rivelò poi palesemente falso per cui non vi era più motivo di cercarlo? non so.

    So però che da nessuna parte, se non la fantasia, si può evincere che detto trafiletto e relative tre lettere, facciano prova di imbeccata su Signa.

    Hazet

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  3. Su Tricomi sono propenso a credere che non fosse così smemorato. Senza voler essere categorico, un giudice senza memoria è come uno scultore senza scalpello. Forse è stato impreciso semplicemente perché reticente. Credo anche che Fiori, Piattelli, Dell'Amico, Tricomi avrebbero avuto ogni utilità e convenienza nel supportare la prova con precisi riscontri sulle modalità di rinvenimento. Se non l'hanno fatto, forse, oggettivamente non potevano. Il dato certo è che non produssero adeguata documentazione. La dimostrazione più evidente è che dobbiamo sostanzialmente affidarci alla loro parola e ai loro ricordi.
    Mi chiedo se sono l'unico che avrebbe posto una domanda articolata al comandante dei cc di Borgo Ognissanti:
    Su quali basi avete autorizzato la pubblicazione dell'appello del 20 luglio '82, dove sono le 3 lettere e in cosa specificatamente aiutarono nelle indagini?
    Voglio dire che la loro condotta è tale da risultare sospetta di reticenze. Non posso non tenerne conto nelle mie valutazioni personali.

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  4. mi sa che non hai colto la "sfumatura" sull'importanza delle date. ;)

    Se già al 17 (ma poi in realtà prima) si arriva a dover ipotizzare un "anonimo-che-segnala-Signa", le date successive di richiesta a perugia e firenze sarebbero veramente nonsense o falso e tarocco allo stato puro.

    Per una simile ragione -scansita temporalmente-, (oltre a tutte le altre ovvie e comprovate motivazioni/documentazioni/dichiarazioni) diventa impossibile assegnare ai riferimenti postali di quel trafiletto l'onere del collegamento al 1968 (collegamente del resto perfettamente assente in quel medesimo trafiletto), anche se il DG lo sostenne.
    Certi nomi e certe illazioni; sono "a prescindere" [citaz.]: immortali.

    Donque rien à faire, Frank.
    Il 'mito' sopravviverà e verrà riproposto ad libitum (qualunque cosa tu o altri possan scrivere o qualunque documento possa un giorno saltar fuori).

    Hazet

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  5. @Hazet
    Più corretto dire che non la vedo come...l'argomentazione che taglia la testa al toro. Non sminuisco l'osservazione di Frank, che resta acuta e necessaria. Presuppone, fatto non scontato, che dovessero per forza attendere la certezza sui bossoli prima di inviare il comunicato. E' essenziale il passaggio per Zuntini (anche lui cc) in questo senso; poteva, come segnala anche Frank, fornire risposte immediate. Mi pare che tanta attenzione e cautela da parte dei protagonisti risenta della visione a posteriori. Sul momento, appare chiaro, si sono mossi convulsi ed in emergenza.
    Riguardo l'appello dei cc di Borgo Ognissanti (la stazione di Fiori). La sparizione della prova (le lettere) non può essere letta a senso unico. Non si può più dimostrare che collegassero a Signa? Vero, ma neppure più il contrario. Parità? No; la sparizione di ben 3 lettere, l'assenza di verbali a riguardo ed il silenzio di sapeva sono, nel loro complesso, un elemento significativo.

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    1. Toxicity, non mi risulta che siano sparite le lettere del "cittadino amico", che peraltro probabilmente non son state mai cercate.
      Quello che è sparito, ossia non agli atti,è (racconta Spezi, come da me documentato nella prima parte dell'articolo)il ritaglio di giornale portato da Fiori (o Dell'Amico) a Tricomi. Ora, se il ritaglio conteneva il messaggio anonimo descritto da Spezi, la perdita sarebbe assai grave e forse dolosa. Se invece era solo un ritaglio tratto dal fascicolo dei CC, portato per illustrare il caso al G.I., era irrilevante e probabilmente il ritaglio se n'è tornato a riposare tranquillamente nel fascicolo di provenienza.

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  6. "sparizione delle lettere" ?
    confesso che -per ignoranza mia- non mi sovviene alcun documento ufficiale attestante una siffatta "sparizione".
    Anzi, citando dalla Sentenza Rotella, leggo espressamente:
    "Nel 1983 tutti coloro che, tra i carabinieri del gruppo di Firenze, avevano contribuito alla scoperta del precedente sono stati escussi e taluni, nuovamente, negli anni successivi. Da ultimo, in questo 1989, si è ritornati incidentalmente sull'argomento, in rapporto ad atti rinvenuti nel fascicolo del Nucleo Operativo della Compagnia di Prato (cfr: fascicolo 'Parretti' in vol. 7K), ed alla possibilità, smentita in maniera assoluta dagli accertamenti, che la notizia del precedente del 1968 fosse stata ottenuta diversamente, per esempio attraverso una confidenza. Analogamente non ha nessun fondamento che sia pervenuto al G.I. dell'epoca (1982) un anonimo, nel quale fosse menzionato in relazione agli omicidi delle coppie, il precedente di Signa".

    Non sarà mica che la fonte della "sparizione" sia il solito inattendibile DG?

    Altrimenti, potresti (Tu o Frank o altri) citarmi gli estremi di documentazione ufficiale a conferma di una tale "scomparsa" (che comuqnue non vuol dire nulla, specie se si pensa a tutto quello che già pare essere andato smarrito nel caso mdf, busta alla Della Monica compresa)?

    In attesa della puntualizzazione delle fonti, ringrazio anticipatamente.

    Hazet

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    1. Non vedo la ragione di complicare ciò che è semplice.
      La prova documentale dell'esistenza delle tre lettere è nell'appello dei cc di Borgo Ognissanti pubblicato il 20.07.82.
      La ragione per cui le lettere dovevano restare agli atti è che il mittente aveva dato un contributo alle indagini. Da ciò deriva anche la necessità di individuarlo che non poteva prescindere, fisicamente, dalle lettere.
      La prova della sparizione delle lettere è semplicemente nell'assenza. Quando mai, Hazet, è necessario questo kafkiano documento che attesti la sparizione oltre all'evidente assenza?
      La sentenza Rotella elude -ed è chiara l'intenzione- l'appello dei cc di Borgo e le lettere stesse. Sostiene che siano stati escussi tutti i cc del "gruppo di Firenze" ( molto generico) che hanno contribuito alla scoperta. Coloro che ricevettero le lettere e decisero il testo dell'appello non li ha "escussi". Non ha sondato l'ipotesi alternativa ovvero l'ha esclusa trovando conferma nell'ufficiale. Come dire che gli è bastato ascoltare "una sola campana". Per essere ancora più espliciti: ha chiesto al sospetto ladro "hai rubato" quello ha risposto "no" e l'ha lasciato andare.
      Il meglio si ha all'ultimo quando recita:

      "Analogamente non ha nessun fondamento che sia pervenuto al G.I. dell'epoca (1982) un anonimo, nel quale fosse menzionato in relazione agli omicidi delle coppie, il precedente di Signa"

      Nega, e noi con lui, che un suggerimento anonimo sia giunto a Tricomi, cosa che solo lui ha ipotizzato un attimo prima di negarla.
      Un appello dei cc pubblicato su un quotidiano non è superabile semplicemente ignorandolo. Potevano, lettere alla mano, dimostrare che il "cittadino amico" aiutava i cc a computare BABBO o comunque altro da Signa, giustificare così l'appello e togliere ogni dubbio sulla fonte maresciallo Fiori. Così non è stato. Personalmente non ripago l'omertà o la sciatteria con la fiducia. Perché dovrei? Lo chiedo a te Hazet, perché vedo che ti viene naturale.

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    2. Dissento totalmente da questo commento e dall'atteggiamento che vi è sotteso. Rotella ritenne di assicurarsi che, contrariamente alle voci correnti, il collegamento con Signa non era nato da una segnalazione anonima. Che non dia conto delle lettere del cittadino amico o del trafiletto scovato da De Gothia può soltanto significare che tali lettere non avevano a che fare con Signa; a meno che le stesse non gli siano state dolosamente nascoste nell'ambito di un complotto dei CC a danno della magistratura inquirente che non vi è alcun motivo di supporre. Se non ci sono contributi nuovi, ognuno si tenga le proprie convinzioni, informate e logicamente coerenti, e chiudiamo la discussione.

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    3. Sono d'accordo. Non aggiungerebbe nulla alla questione proseguire oltre nella polemica. Ti ringrazio per avermi lasciato esprimere liberamente pur dissentendo.

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  7. ciao Frank,
    vedo che allora la mia memoria non è così ignorante come ho dovuto dubitare :)
    Grazie quindi della conferma.

    Hazet

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  8. Hey Frank, solo per farti due risate, eh... NON LA PUBBLICARE (tanto leggi in modalità filtro moderazione...)

    un anonimo mdf che ci impiega ben tre missive per scrivere "pistola Signa 1968".... ok, ok! solo il Lotti poteva essere!!!!!! :) :) :)

    Hazet

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  9. Nel video, datato tre anni fa, "Mostro di Firenze - Cambio di prospettiva - Quarta parte", nel canale Youtube di Flanz Vinci, viene tra l'altro letta la testimonianza rilasciata a colui che parla da un carabiniere in quiescenza, come recita la scritta che scorre sulla parte bassa del video. L'intervistato afferma di aver visto con i suoi propri occhi la segnalazione anonima di cui si tratta: essa consisteva in un ritaglio di giornale con un'annotazione marginale manoscritta che invitava ad andare a vedere nel fascicolo del giudizio sul duplice omicidio di Signa in Corte d'Assise d'Appello a Perugia (v. a partire dal minuto 5'50" nel video in questione); la storia del ricordo del maresciallo Fiori - afferma il carabiniere in quiescenza - fu un'invenzione per consentire - così si dice - di indagare in pace sul ritaglio, senza concorrenti pubblicità e curiosità giornalistiche; si afferma inoltre, da parte dell'intervistato, seguito da colui che parla nel video, che il ritaglio in questione non ha a che vedere con le lettere del "cittadino amico" e che il mittente dell'anonimo era probabilmente il Mostro. E' interessante notare che nell'opera di A.S. "Quando sei con me il Mostro non c'è", a pag. 204, si menziona, attribuendone l'invio al Mostro e annoverandolo tra gli interventi del "cittadino amico", l'anonimo in questione, qualificandolo "un ritaglio del 1968 inerente i fatti" e aggiungendo che "una testimonianza anonima ma dall'apparenza assai genuina emersa in rete qualche anno fa conferma l'invio del ritaglio", così riferendosi, probabilmente (A.S. non dice dove può reperirsi la fonte, mettendo solo la generica indicazione "in rete"), al video succitato. Il punto interessante è che, come si rimarca nello stesso video e fu notato subito dai CC all'epoca e come A.S. omette significativamente di riportare, l'annotazione manoscritta dimostra una "competenza di linguaggio" non usuale, per la menzione della "Corte d'Assise d'Appello" - la cui menzione è incompatibile con l'ignoranza e con la povertà lessicale palesate dall'assassino ipotizzato da A.S., il quale, ritenuta l'esistenza dell'anonimo e la sua caratterizzazione come ritaglio con annotazione manoscritta al margine, non può fare a meno di attribuirlo al Mostro e quindi, nella sua prospettiva, al semianalfabeta G.L. (v. op. cit., pag. 205: "di chi poteva trattarsi se non del Mostro che cercava di indirizzare le ricerche lontano da sé?"), che con le Corti di Assise di Appello non doveva avere granché confidenza. Aggiungo sul punto, per quanto riguarda l'anonimo in questione, che C.P., che lo ritiene a quanto pare inesistente, riferisce che S. Della Monica chiese di averlo in visione, ma che non le fu mai trasmesso o mostrato.

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    1. Indipendentemente dalle opinioni di A.S., C.P. e dei carabinieri in pensione, veri o falsi che fossero, mi sembra che la questione dell'anonimo di Signa sia definitivamente risolta dopo le rivelazioni di Aufiero e le conferme contenute nella relazione Antimafia. Quindi segnalazone anonima e ipotesi depistaggio possono, a mio parere, rientrare nella leggenda in cui già Rotella le aveva relegate.

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    2. La "spiegazione eliminativa" dell'anonimo sul duplice omicidio dell'agosto 1968 a Signa si articola, alle pagg. 94-100 della relazione datata novembre 2022 della Commissione Parlamentare Antimafia, su mostrodifirenze.com, nei seguenti punti: 1) ai primi di luglio del 1982 la PM Della Monica invia ai CC di Firenze quattro anonimi sulle vicende del Mdf, perché le FF.OO. investigassero sulla base degli spunti in essi contenuti; 2) in uno di questi anonimi viene richiamato un fatto di reato, giuridicamente qualificato come tentato omicidio, commesso ai danni di una donna nel 1968 e comunemente indicato come "fattaccio del Galluzzo": secondo l'autore dell'anonimo in questione, il responsabile di quel tentato omicidio, che non sarebbe la persona (assai anziana) che era stata indagata per tal fatto, si identificherebbe con il responsabile dei quattro duplici omicidi ai danni di coppiette appartate commessi nella provincia di Firenze tra il 1974 e il 1982; 3) il Giudice Istruttore Tricomi avrebbe erroneamente attribuito all'anonimo di cui al punto 2) uno spunto contenuto in una segnalazione informalmente giuntagli dai CC di Firenze dopo Baccaiano circa il collegamento tra i predetti quattro duplici omicidi e il duplice omicidio dell'agosto 1968; 4) la confusione operata dal Tricomi si riflette in una sua comunicazione alla PM Della Monica - comunicazione nella quale il Tricomi ritiene di segnalare il particolare interesse che, ai fini delle indagini, riveste un anonimo, che secondo T. fa parte di quelli che D.M. aveva trasmesso ai CC per indagini e che secondo T. istituisce un legame tra i quattro duplici omicidi commessi tra il 1974 e il 1982, da una parte, e, dall'altra, il duplice omicidio commesso nell'agosto 1968; 5) la P.M. D.M., "avallando" l'equivoco in cui è incorso T., scrive ai CC perché gli restituiscano questo anonimo, considerandolo evidentemente come uno di quelli che aveva trasmessi ai CC e facendo riferimento, nella nota scritta, a precedenti sollecitazioni verbali nonché affermando espressamente che, secondo questo anonimo, i duplici omicidi commessi dal Mdf sarebbero non quattro, ma cinque (ciò che parrebbe un chiaro riferimento al duplice omicidio dell'agosto 1968); 6) i CC a stretto giro rispondono, nell'agosto 1982, con una relazione sugli anonimi loro trasmessi dalla P.M., senza rilevare espressamente che nessuno degli stessi ha il contenuto cui fa riferimento la richiesta datata 20 agosto 1982 loro inviata dalla P.M.; 7) quindi, da un equivoco in cui sarebbe incorso il T., "avallato" da D.M. e non (espressamente) corretto dai CC nella loro relazione alla P.M., sarebbe nata l'idea di un anonimo che istitituiva un legame tra i quattro duplici omicidi commessi tra il 1974 e il 1982 e il duplice omicidio dell'agosto 1968. Si tratta della spiegazione più banale, e quindi più plausibile, di questo supposto anonimo, comunque poi "scomparso", se mai è esistito. Ad essa, fatta propria anche dalla Commissione Parlamentare Antimafia, si contrappone, tra le altre, quella esposta dal giornalista Mario Spezi sulla base di un'asserita confidenza del Giudice T., il quale avrebbe affermato che l'anonimo in questione sarebbe realmente esistito e sarebbe stato costituito da un ritaglio di giornale con annotazione marginale manoscritta - tesi poi ripresa dallo speaker anonimo di "Mostro di Firenze - Cambio di prospettiva", che, nella quarta puntata della sua esposizione pubblicata sul canale Youtube di Flanz Vinci, parla dell'anonimo in questione negli stessi termini in cui ne aveva parlato Spezi, sulla base della dichiarazione asseritamente resa allo speaker da un carabiniere ultraottantenne in pensione nel contesto di una ricerca sui delitti del Mdf che il predetto speaker dice essere avvenuta con il concorso, tra gli altri, di un qualificato ufficiale dei CC (all'epoca, ossia tre anni fa) ancora operativo e non nominato.

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    3. Aggiungo che appare curioso che A.S., il quale, attese le caratteristiche e i limiti del suo sku, tende a minimizzarne le supposte attività extraomicidiarie afferenti ai delitti, ad esempio espungendone come leggendarie le telefonate all'Allegranti e alla moglie di Spalletti, poi, anziché sposare la spiegazione eliminativa sull'anonimo che avrebbe richiamato il duplice omicidio del 1968, attribuisce al sku (ossia, per lui, Giancarlo Lotti) non solo tale anonimo, ma anche un altro paio di comunicazioni anonime, che a quanto pare sono per A.S. tutte quelle attribuite al "cittadino amico".

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    4. Avendo Segnini concepito che Lotti raccolse la pistola subito dopo il delitto, ovviamente gli fa gioco credere che il MdF abbia voluto spostare l'attenzione sui sardi. E' in effetti una geniale riproposizione dell'ipotesi depistaggio ma senza sostituzione dei bossoli. Mancando ab origine qualsiasi elemento che dimostri o meno la pregressa conoscenza della Locci da parte del Lotti, l'argomento non è falsificabile, come tutte le soluzioni di fantasia.

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