sabato 17 gennaio 2015

Gerarchia delle fonti per lo studio del caso del Mostro di Firenze (5)


Sulle ricostruzioni romanzate non ci sono molte parole da spendere, se non che il lettore "ingenuo" corre il rischio di prendere per "cronaca vera" anche le parti che sono frutto della fantasia dell'autore. D'altra parte, occorre far notare che anche libri che sarebbero di ricostruzione storico-giudiziaria (es. Alessandri, Segnini) indulgono a narrazioni romanzate quando cercano di descrivere i pensieri e le azioni dell'assassino nella preparazione e nell'esecuzione delle azioni omicidiarie. Si tratta di un espediente narrativo senz'altro lecito, ma che personalmente mi lascia alquanto freddo. I romanzi liberamente ispirati al caso vanno giudicati unicamente per il loro valore letterario, in genere abbastanza basso. Non hanno alcun valore di fonte, né si vede perché mai dovrebbero averne, se non nella fantasia più accesa di alcuni lettori, che vi ricercano indizi nascosti, come se un romanziere potesse conoscere la verità. Vale qui lo stesso discorso fatto per i film. Indubbiamente, ci sono casi singolari, quali il noto (ma ben poco letto) Coniglio il martedì di Aurelio Mattei, psicologo e consulente del SISDE, che, chissà mai perché, dedicò ad una vicenda ispirata al Mostro di Firenze quella che sembra essere la sua unica fatica letteraria. Erroneamente la si considera aderente alla pista settario-esoterica, della quale nel libro non c'è alcuna traccia, mentre è vero che nella narrazione è descritta la sostituzione dei bossoli del primo delitto a scopo depistaggio che alcuni ritengono realmente avvenuta.

Ultima categoria, le fandonie o panzane diffuse a piene mani su carta stampata, in programmi televisivi, su blog, forum e altri interventi virtuali (ormai si "legge" Youtube, un'abitudine che personalmente spero di non prendere mai). Queste (false) informazioni vengono poi prese per oro colato e propalate in buona fede da chi non ha sufficiente senso critico per verificarne, se non l'esattezza, almeno la verosimiglianza. Bisogna purtroppo dire che di fandonie e panzane abbonda già la storia all'epoca delle indagini e dei processi – e spesso messe in giro proprio da chi avrebbe dovuto occuparsene in maniera scientifica e scevra da suggestioni; ma su alcuni aspetti non è il caso di scendere nel dettaglio qui. Simili stupidaggini sono tanto difficilmente smascherabili quanto più è difficile trovarne la sorgente primigenia, secondo il classico dialoghetto tra appassionati, da immaginare su FB o forum: X: E' assodato che la moglie di Tizio accusava il marito di essere il Mostro di Firenze. Lo riportano fonti affidabili. Y: Quali? X: Mi sembra di averlo letto da qualche parte. E' chiaro che affermazioni del genere non si possono smentire – e forse non vale neanche la pena di provarci.

A titolo esemplificativo, propongo qui un breve florilegio, del tutto arbitrario, di fandonie, non supportate da alcuna evidenza se non, semmai, contraria, che si sono ormai diffuse nella coscienza collettiva:

Natalino deve per forza essere stato accompagnato perché non arrivava a suonare il campanello di De Felice.

I calzini di Natalino erano candidi.

Vanni non poteva entrare nella tenda dal retro perché il secondo telo era intatto.

La Cambi e la Ciabani erano sicuramente amiche.

Il giudice Tricomi è sospetto perché si trovava in vacanza in Sicilia in una determinata circostanza. E comunque, chiunque si è interessato della vicenda (giornalista, scrittore, psicologo, medico legale [!]) diventa per ciò stesso sospetto.

Il francobollo della lettera alla Della Monica richiama la "pista sarda".

Il tralcio di vite a Rabatta è un simbolo esoterico; le 96 coltellate inflitte alla Pettini sono un numero magico.

Il Reinecke scrisse un memoriale in cui svelava l'identità del Mostro, ma un settimanale tedesco lo imboscò.

I film sul Mostro di Firenze contengono importanti indizi nascosti (oppure, al contrario, costituiscono loschi depistaggi).

Il Mostro cantava La Tramontana, la quale canzone era il suo progetto omicidiario in nuce. 

Salvatore Vinci è stato avvistato in Francia, no in Spagna, no è tornato a Villacidro, no è in Sudamerica, è vivo, ma anche morto (per un tumore).

Ecc.ecc.

Lo storico non è interessato alle fandonie se non per cercare di riconoscerle ed evitarle come la peste.

(FINE)
 

4 commenti:

  1. Vanni non poteva entrare nella tenda dal retro perché il secondo telo era intatto.

    Questa non l'ho capita

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  2. Ma la tenda aveva un'apertura posteriore. Non vedo alcuna impossibilità fisica ad aprire e poi richiudere la cerniera... che poi sia poco verosimile è un altro conto; ma non impossibile, direi.

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  3. però non la metterei tra le fandonie e le panzane

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  4. Il fatto è che spesso si dice che sia impossibile perché si ignora l'esistenza dell'apertura posteriore, come se il Vanni dovesse essere per forza un ectoplasma per entrare nella tenda... e questa per me è una fandonia. Nei racconti di Lotti e Pucci ci sono ben altri elementi di inverosimiglianza, a mio parere.

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