domenica 21 maggio 2017

Il teste Alfa (3)





Con il SIT del 18 aprile termina sostanzialmente l’iter dichiaratorio - accusatorio di Pucci. Il teste verrà chiamato a deporre in aula il 6 ottobre 1997, con il risultato che il lettore informato già conosce: una valanga di “non ricordo”. E’ fin troppo facile osservare che, il 2 gennaio 1996, Pucci inizia la sua dichiarazione su Scopeti con le parole “ricordo bene”; ossia ricorda bene fatti e particolari (il motorino! E i discorsi al bar!) avvenuti più di 10 anni prima. E nel successivo aprile ricorda bene le cose che Lotti gli diceva dopo Baccaiano; ossia ricorda racconti fatti quattordici anni prima. Tuttavia, nel periodo tra l’aprile 1996 e l’ottobre 1997 sembra aver perso la memoria; peggio, non ricorda cosa ha dichiarato in corso dell’istruttoria dell’anno precedente, tanto che l’interrogatorio da parte del PM si riduce a una lettura dei verbali e il teste che conferma, non per sua esperienza o ricordo diretto, ma “perché c’è scritto costì”; un’applicazione davvero incongrua del principio che la prova si forma in dibattimento. A sua scusante, adduce il fatto che non si ricorderebbe neppure ciò che ha mangiato la sera precedente; ma da gennaio ad aprile 1996, quando veniva sentito, la memoria evidentemente funzionava più che bene, anzi migliorava progressivamente. Infatti, contrariamente al normale processo della memoria, col passare del tempo ricordava sempre di più (nota: sarebbe interessante disegnare un grafico dell’ascesa e del crollo della memoria del Pucci negli anni 1996-7, credo assomiglierebbe all’andamento della Borsa di Wall Street nel 1928-9; ma è superiore alle mie capacità tecniche). Potremmo citare le famose frasi dette in udienza: “No, lo voglio sapere, perché vu' scrivete un monte di robe, io 'un me lo ricordo... “ e “No, l'abbia pazienza un momento. Costì, come c'è scritto sul foglio? Perché io non me ne ricordo mica icché c'è scritto, costì”; ma facciamola breve, chi vuole saperne di più si legga i verbali di udienza disponibili su Insufficienza di Prove; o ancor meglio, con pazienza, ascolti l’audio su radio radicale. Sta di fatto che nella sua arringa al processo di appello, il PG Propato dichiara testualmente: “Secondo me il Pucci del dibattimento non può essere utilizzato a riscontro di dichiarazioni”. (nota: sarà, insieme al papocchio della doppia macchina del Lotti, l’elemento decisivo per convincerlo a chiedere l’assoluzione di Vanni; giacché la chiamata di correo fatta da Lotti a questo punto rimarrebbe senza riscontro alcuno). Anche qui, bisogna avere la pazienza di leggere o ascoltare le conclusioni di Propato, non certo accattivante come oratore; ma ne vale la pena. La Corte la penserà diversamente.


 Di fronte a questo atteggiamento del teste al processo, possiamo chiederci se Fernando Pucci era in grado di testimoniare, ai sensi dell’art. 196 C.P.P. (ossia se sussistesse l’idoneità fisica o mentale a rendere testimonianza). La domanda era stata preventivamente posta da parte del P.M. (dicembre 1996) ai consulenti d’ufficio prof. Lagazzi (psicologo; edit: mi è stato fatto notare in un commento che il termine psicologo è impreciso in quanto il prof. Lagazzi non è psicologo = laureato in psicologia, bensì è medico specialista in psicologia ad indirizzo medico; naturalmente accolgo la precisazione, pur ritenendola poco rilevante) e prof. Fornari (psichiatra), gli stessi che avevano precedentemente periziato Giancarlo Lotti; anche perché, come abbiamo già detto, il teste riceveva una pensione di invalidità per oligofrenia grave. Si prospettava la richiesta di rinvio a giudizio per Vanni e Lotti (11 gennaio 1997) e il P.M. intendeva presentare tutte le sue carte in regola. Si tratta propriamente, in quanto non disposta dal giudice, di una consulenza tecnica di parte e non di una perizia; ma i consulenti verranno poi sentiti a processo, come era doveroso (udienza del 30 settembre 1997).







Nei due incontri intercorsi con i  periti Pucci sostanzialmente rifiuta, progressivamente, di collaborare. Gli viene proposto il test di Rorschach, con esito disastroso, che i periti interpretano come rifiuto di collaborare; proprio per questo, ritengono inutile somministrare il reattivo psicometrico W.A.I.S., rinunciando così a misurare il Q.I. del periziato (nota: possiamo dire che una consulenza così fatta non serve a nulla? O meglio, serve molto alla parte che l’ha richiesta; del resto la consulenza Lotti era stata dello stesso tenore). Dopo molti giri di parole che lasciano intendere che Pucci non collabora perché non vuole collaborare, ma se volesse potrebbe raccontarne di cotte e di crude, la consulenza giunge infine alla riposta ai quesiti, che riporto testualmente (da storico, cerco di astenermi dai giudizi, anche se a volte riesce difficile).

Risposta ai quesiti:

a) non è possibile accertare l’invalidità da cui risulta affetto PUCCI FERNANDO, per assenza di adeguata collaborazione da parte del soggetto alle nostre indagini al momento, È possibile attestare unicamente l’esistenza di un disturbo di personalità e di un ritardo mentale, non quantificabili;

b) comunque quantificata, dato il contenuto specifico della sua testimonianza, tale invalidità non è in grado di influenzare nella sostanza l’idoneità del PUCCI FERNANDO a rendere testimonianza.



Non sarebbe mio compito aggiungere (deve ben saperlo il giudice) che la testimonianza del soggetto affetto da ritardo mentale, alla pari di quella del minore, deve essere valutata con particolare attenzione e la sua attendibilità, in quanto più facilmente influenzabile, soppesata con maggiore cautela. Tuttavia, si cercherebbe invano, nella sentenza di primo grado, anche un solo accenno alla condizione di ritardo mentale del Pucci, che anzi viene definito, sic et simpliciter, “un teste oculare di totale affidamento e quindi di piena credibilità” (pag. 198, il grassetto questa volta è del giudice estensore); e ciò, nonostante che “lo stesso Pucci (abbia) saputo riferire molto poco in ordine alla dinamica dell'azione omicida ed in ordine ai particolari di essa” (quindi un teste oculare di totale affidamento, che però ha saputo riferire molto poco). L’argomento verrà invece affrontato in Appello, giacché era stato tra i motivi di ricorso dell’avvocato Filastò. Purtroppo, la sentenza sembra stravolgere la lettera della perizia, quando afferma che “d'altro canto i disturbi dichiarati allora, ove pure esistenti, non sono apparsi tali da impedire una completa collaborazione da parte del soggetto con i periti” (pag. 150; ma è proprio il contrario di quanto avevano scritto Fornari e Lagazzi).

Possono essere più interessanti dell’esito, invero deludente, della perizia (e della sua ricezione nelle sentenze), alcune notizie desumibili a margine dal testo della stessa. Pucci racconta che a 15 anni era ancora in quinta elementare (scuola d’altri tempi, oggi sarebbe probabilmente diplomato). La sorella riferisce che è stato per qualche tempo inserito presso un istituto per handicappati mentali, che è seguito da un medico specializzato in pazienti con handicap, che non ha mai svolto una stabile attività lavorativa (nota: il timore di perdere la pensione di invalidità può indubbiamente giocare un ruolo in queste dichiarazioni).  

Riportiamo ancora questa dichiarazione resa da Pucci ai periti, in quanto costituisce un’ulteriore versione, alla data del 12 dicembre 1996,  dell’episodio di Scopeti e del rapporto di Pucci con gli altri protagonisti del caso: “Noi quella sera eravamo andati a Firenze come sempre la domenica sera. Al ritorno, ci fermammo sulla piazzola degli Scopeti per fare acqua e sentimmo sparare- ricordo anche che sentii il rumore di una tenda che veniva tagliata, poi Pacciani saltò fuori e ci disse: 'cosa fate qui voi due? andatevene'. Noi dalla paura si scappò. lo volevo andare subito dai carabinieri a dire quello che avevamo visto, invece Lotti disse di no, perché aveva paura del Pacciani. Io mi sono sempre tenuto lontano da quel gruppo, né ho mai chiesto niente a Lotti. lo non mi aspettavo che lui fosse dentro questo giro. Me ne sono reso conto la sera del fatto degli Scopeti. Ci sono rimasto molto male. Dopo questo fatto ho rotto l'amicizia con il Lotti”.

Ci ritorneremo su nell’ultima puntata.

(Disclaimer: le illustrazioni non vanno intese come pubblicità delle persone e delle opere rappresentate, neppure occulta)

(SEGUE)

14 commenti:

  1. Ottimi articoli, grazie!

    Resta il solito grande quesito: donde vengono le deposizioni di Pucci agli inquirenti? Che poi non ricorderà più al processo...

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  2. É vera la storia che i parenti del Pucci dissero che era molto turbato dopo il delitto Scopeti?

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    1. avendo ora scorso i verbali di udienza, risponderei di no; quanto meno non se ne parlò in dibattimento; anzi dissero che non si immaginavano nulla.
      naturalmente non posso escludere che ci sia qualcosa nel verbali di PG, che non ho letto (i parenti vennero sentiti a SIT, dopo che Fernando cominciò a spiattellare); ma direi che Canessa in tal caso li avrebbe utilizzati.

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  3. Così su due piedi non mi risulta... dove l'hai letto?
    Se mi indichi la fonte la verifico, nell'ambito della documentazione a me disponibile.

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  4. Mi pare sul forum i mostri di Firenze

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  5. una indicazione un po' scarna. parlerò comunque di alcuni aspetti delle testimonianze dei parenti del Pucci a processo nell'ultima puntata, tra qualche giorno

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  6. Son sicuro di averlo letto ,ma sarà una delle tante leggende senza fonti ... tempo fa ero convinto che il mostro fosse in quella cerchia tra cdm e sardi ora sono terribilmente confuso... Sono attratto dall'uomo rossiccio comparso a Vicchio prima dell'omicidio per poi sparire subito dopo, ma come si collega alla Locci ? Ce da spaccarsi la testa in questa storia... scusa per lo sfogo...

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  7. Scusami ma essendo un medico ho cercato le referenze dei due periti Ugo Fornari e Marco Lagazzi sul sito della Fnomceo (Federazione Nazionale Medici...) nonché sui siti personali, e mi risulta che il prof. Marco Lagazzi sia un medico specialista in psicologia indirizzo medico, che è la vecchia denominazione della attuale specializzazione in Psicologia Clinica. Lo stesso è dotato di titolo di Psicoterapeuta (lo si otteneva negli anni ottanta frequentando una scuola privata riconosciuta dal Ministero) nonché di un dottorato in Scienze criminologiche e Psichiatrico-Forensi https://application.fnomceo.it/Fnomceo/public/dettagliProfessionista.public?id=0&_HDIV_STATE_=17-4-DBA8BDBADA1B84B1DA207A5432FBB8F6
    In pratica Pucci fu periziato da due medici (e da nessuno psicologo)

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    1. Ok. Il prof Lagazzi non è psicologo in quanto laureato in psicologia, ma medico specialista in psicologia clinica. Sono stato impreciso, nel sintetizzare il modo in cui lui stesso si presenta nella perizia. Aggiorno il testo dell'articolo e ti ringrazio della cortese segnalazione, che non credo muti in nulla la valenza di questa serie di articoli. Ciao

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    2. Grazie per aver accolto la mia precisazione, gentile Omar: tieni presente però che uno psicologo conosce, rispetto ad un medico, tantissimi test di psicometria che i medici conoscono principalmente solo nella teoria. La presenza di uno psicologo avrebbe potuto esitare in una perizia differente. Saluti

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    3. Su questo sono più che d'accordo. Purtroppo sono stato recentemente trascinato in una serie di sterili polemiche sulla valutazione della perizia, quindi ammetto che avevo frainteso il senso del tuo messaggio.
      Come avrai letto nel seguito, per un approfondimento mi sono rivolto a due psicologi, di cui una psicoterapeuta.

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  8. ho letto solo ora questa puntualissima ricostruzione
    di come arrivarono a Pucci e di come e quando ricordò__ e quando invece non ricordò
    la trovo preziosissimma questa ricostruzione per cercare di capire

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