Riprendiamo il discorso dove lo avevamo lasciato.
Nel
dicembre 1996, ai periti o consulenti che dir si voglia, Pucci racconta di aver
troncato l’amicizia con il Lotti in diretta conseguenza dell’omicidio di
Scopeti. Sul piano temporale, ma non per la causa, è la stessa cosa che aveva
detto a Giuttari il 2 gennaio: “l’ho
anche frequentato per circa 6/7 anni fino a circa 10 anni fa, allorché egli non
venne ad un appuntamento che mi aveva dato a San Casciano, per cui non lo
cercai più e mi allontanai da lui.“ Qualcosa del genere viene brevemente
accennato in udienza: “Poi io smisi di
andare con il Lotti - capito? – a giro.” (nota: in un punto, però, in cui
si sta parlando dell’omicidio di Vicchio); e poi, interrogato dal Presidente
relativamente a Scopeti e ai racconti fatti da Lotti degli omicidi precedenti: “Prima succedesse il fatto s'eramo sempre
insieme noi, io e lui, s'andava sempre via a Firenze la domenica sera.” Questa
affermazione potrebbe essere logicamente integrata inferendo che “dopo che
successe il fatto” non si videro più. Il Presidente, però, nella sua ansia di
togliere dalla figura di Pucci ogni ombra di possibile favoreggiamento (nota: se
ne dovrebbe parlare, di questo aspetto, ma forse lo farò in futuro) si affretta
a fargli precisare:
Presidente: No,
glien'ha parlato di questi omicidi, prima degli Scopeti o dopo?
F.P.: Dopo.
Presidente: Dopo.
Quindi, risulta pacificamente a dibattimento che Lotti e
Pucci continuarono a vedersi e a parlarsi, anche degli omicidi, dopo Scopeti. Questa
palese discrepanza verrà denunciata da Propato nella sua arringa (20 marzo
1999) e a detta del Procuratore Generale “questo
la dice lunga sui rapporti che continuavano ad esserci tra Pucci e Lotti”. Ma
lasciamo da parte questi trucchetti da avvocaticchi di mezza tacca; Pucci in
dibattimento parla totalmente a vanvera, quindi le sue dichiarazioni non dovrebbero
essere usate né in un senso né nell’altro. Torniamo a verificare la versione
primigenia: l’amicizia tra i due compari si interruppe subito dopo l’episodio
di Scopeti.
Tuttavia, questa versione venne smentita in dibattimento da
testi certamente affidabili, in buona fede e a lui favorevoli, ovvero i suoi
stessi parenti. Ne ho già parlato qui e qui, ma vale la pena di fare un breve
approfondimento.
Nella stessa giornata del 6 ottobre, dopo Fernando, viene
interrogato il fratello, Valdemaro Pucci, il quale racconta una storia tutta diversa.
Pucci e Lotti avrebbero continuato a frequentarsi fino al novembre 91, quando
Lotti avrebbe pagato con un assegno scoperto dei generi alimentari
acquistati nel negozio di
Valdemaro. Avendo Valdemaro rimproverato
Fernando per le cattive compagnie frequentate, quest'ultimo, forse per
soggezione nei confronti del fratello, avrebbe effettivamente rotto l'amicizia
con il poco raccomandabile Lotti. La data dell’assegno è certa (novembre '91),
quindi siamo più di sei anni dopo Scopeti. Non solo, nello stesso periodo Valdemaro
raccomandò Lotti a un conoscente perché lo assumesse, giacché il Lotti era all’epoca
senza lavoro. Anche qui abbiamo una data certa, poiché viene escusso il datore
di lavoro, Mario B. (udienza del 10 ottobre, non trascritta, ma ascoltabile su
radio radicale), il quale conferma di aver fatto lavorare Lotti come manovale,
su raccomandazione di Valdemaro Pucci, nella
seconda metà del 1991. Quindi nel giugno del 1991, data dell’assunzione, la
famiglia Pucci è ancora in ottimi rapporti con il Lotti e ritiene che sia,
testualmente “un bravo ragazzo” (e non
certo un complice di feroci assassini e assassino lui stesso). Valdemaro
riferisce anche di aver invitato Lotti a un pranzo natalizio, anche se non è in
grado di precisare l’anno, presumibilmente dopo il 1985, giacché il Lotti era
solo. Nella versione fornita da Valdemaro, quindi, l'allentarsi della relazione
tra i due non ha alcun rapporto con l'episodio di Scopeti, avvenendo ben sei
anni dopo e per motivi venali: Lotti ha pagato con un assegno scoperto.
Sentiamo gli altri parenti, all'udienza del 4 ottobre 1997. La cognata Paola F. (è la moglie
di Valdemaro); riassumo, perché tra teste, avvocati e presidente in udienza c’è
un po’ di confusione: quando è uscita
fuori la cosa del mi’ cognato (nota: si intende - e verrà precisato - gennaio-febbraio '96), erano tre-quattro anni che Fernando e
Giancarlo non si frequentavano più. Prendendo anche il termine più alto, ossia
quattro anni, torniamo indietro al gennaio 1992, periodo perfettamente
compatibile con l’assegno scoperto firmato da Lotti nel novembre '91. Quindi la dichiarazione
di Valdemaro viene perfettamente confermata. Quanto alla sorella Marisa Pucci,
interrogata dall’avvocato Bertini, colloca genericamente la rottura del
rapporto intorno al ’90; non sa il motivo, ma fa capire che ne era contenta,
purtroppo la frase viene interrotta e non sappiamo il motivo della contentezza.
Possiamo fare un’illazione indimostrabile, ma, ritengo, credibile: dall’ottobre
1991 Pietro Pacciani è su tutti i giornali, non più solo in qualità di violento
e stupratore delle figlie, ma di supersospettato “Mostro di Firenze”. Lotti, si
sa, è amico di Pacciani; lo sa Fernando Pucci e lo sanno molto probabilmente
anche i suoi parenti, che seguono e accudiscono il fratello meno fortunato con
cura e amore. Può essere una coincidenza, ma la rottura dei rapporti tra Pucci
e Lotti avviene proprio in questo lasso di tempo; non ci sarebbe da stupirsi
che ne sia la vera causa, anche se non viene dichiarata a processo.
Non dà risultato, invece, la ricerca di quando Pucci andò a
imbiancare da Vanni, poiché i parenti, comprensibilmente non ricordano il
periodo se non per impressioni; è solo lo stesso Vanni che colloca l’episodio
nel 1989, ma la sua dichiarazione rimane senza riscontro e essendo egli
imputato non può essere considerata.
Ma c’è un altro teste, inatteso, che smaschera la favola
della rottura dell’amicizia tra Lotti e Pucci subito dopo Scopeti, ossia Gabriella
Ghiribelli. La quale, nello stesso interrogatorio (8 febbraio 1996) in cui racconta
la versione “giusta”, che qui citiamo interamente: “La domenica successiva all'omicidio il Lotti è venuto a trovarmi come
sempre, senza però il Fernando. Io gli chiesi ragione di ciò ed egli, con fare
molto alterato, mi disse che c'era stata una litigata tra loro e che, di
conseguenza, egli aveva rotto l'amicizia, aggiungendo che per lui, quando
un'amicizia era rotta, era rotta per sempre. La domenica ancora successiva,
trovandomi a passare insieme al Lotti in via della Scala, vidi entrare il
Fernando nel bar che si trova accanto ai portici di Santa Maria Novella. Io
volli andare a salutarlo dicendo anche al Lotti, che non ne voleva sapere di
avvicinarsi, che per me il Fernando era sempre un amico, anche se aveva
litigato con lui. Lasciai quindi il Lotti dov'era ed entrai nel bar dove
salutai il Fernando e gli chiesi che cosa era successo. Egli mi chiese se il
Giancarlo mi aveva raccontato qualcosa ed io gli dissi che non mi aveva detto
nulla. Egli mi disse che mi avrebbe raccontato tutto un'altra volta. in seguito
non ho più avuto occasione di rivedere il Pucci, mentre il Giancarlo ha continuato
a frequentarmi tutte le domeniche, fino a quando, recentemente, egli non è
stato sentito dalla polizia”, si fa sfuggire anche la versione “alternativa”:
“Dopo aver lasciato il Galli, ho
affittato una casa in piazza San Lorenzo al n.3 e in quel periodo, quasi tutti
i sabati e le domeniche, il Lotti ed il Fernando venivano a cena in quella
casa. Ciò è avvenuto, grosso modo, tra il 1987 ed il 1991.” Dobbiamo
essere grati alla memoria prodigiosa della Ghiribelli, la quale, dopo essere riuscita
a datare con precisione massima la rottura dell’amicizia tra i suoi due affezionati
clienti, (peraltro con motivazione sconosciuta, quindi fondamentalmente irrilevante) alla domenica successiva al delitto, ricorda però anche che i due
andavano a cena da lei la domenica fino al 1991. Il che coincide perfettamente
con quanto dichiarato, concordemente, dai parenti di Fernando Pucci in merito
alla perdurante amicizia tra i due. Ora, può essere benissimo che in una
qualche occasione ci sia stata una litigata tra Fernando e Giancarlo (Pucci
dice per un appuntamento non rispettato, Lotti non dà spiegazioni), ma cosa c’entra
tutto questo con l’episodio di Scopeti?
Sia come sia, se la constatazione che la rottura dell’amicizia
Lotti-Pucci immediatamente dopo Scopeti era, nell’impostazione accusatoria, un
significativo indizio che qualcosa di grave era successo tra i due amici
proprio in quella occasione, la presa d’atto, sulla base delle testimonianze
rese in udienza e non contestate, che Lotti e Pucci si frequentarono e andarono
a giro insieme fino a tutto il ’91 dovrebbe portarci ragionevolmente a pensare
che quella sera dell’8 settembre 1985 ai nostri eroi non successe proprio nulla
di particolare.
Inspiegabilmente, come ho già spiegato in passato, le
sentenze, sia di primo grado che di appello, tengono in non cale quanto
inconfutabilmente acquisito in dibattimento e accettano la versione dei fatti
raccolta nei verbali di P.G., una scelta difficilmente condivisibile anche dal
punto di vista del mero formalismo giuridico.
Speravo di finire qui, ma sul Teste Alfa ci sono altre cose
da dire, che rinvio a una prossima puntata.
(SEGUE)
Nella sentenza di appello del processo ai Cdm, la "credibilità" del Pucci trova, secondo l'estensore, una a suo dire pressoché decisiva riprova in un colloquio intercettato al tempo delle sue prime dichiarazioni nel 1996, tra Fernando e il fratello Valdemaro - colloquio nel quale F.P. si esprime dando a intendere che egli riteneva veridico quanto riferito agli inquirenti su fatti attinenti ai delitti del Mdf. Una considerazione analoga viene svolta per Lotti, con riferimento ad una conversazione tra lui e la Nicoletti (conversazione il cui tenore è quantomeno ambiguo e plausibilmente interpretata in modo opposto da Filastò, che ne chiede conto a Lotti nel suo esame del "confitente"). Per Pucci vale quello che si evince dalle esemplari analisi che svolge l'Autore del blog nei suoi articoli sul teste Alfa: su ogni altra considerazione devono far premio l'incertezza e la contraddittorietà (interna e nel rapporto con quelle di altri testi) delle sue dichiarazioni. Come scrive in altro articolo l'Autore del blog, nel processo ai Cdm non si sente "profumo di giustizia", come ebbe a dire lo sventurato padre di una delle vittime femminili, ma "profumo di ragion di Stato", dal momento che, come può specificarsi, la vera posta in gioco non era tanto l'accertamento della responsabilità personale penale di personaggi collocati nei gradini più bassi della gerarchia sociale, quanto piuttosto l'enorme rischio reputazionale di (alcuni) inquirenti e di (alcuni) requirenti, tanto più avvertito dopo il "cigno nero" rappresentato dall'assoluzione di Pacciani in appello.
RispondiEliminamah... poi leggo l'ultimo libro di Michele Giuttari e mi viene il dubbio di aver sbagliato tutto. Per fortuna, è una sensazione che svanisce dopo qualche secondo ...
RispondiEliminaOmar Quatar
speriamo almeno te lo abbiano regalato il libro, oppure gioiamo per te per la tua ricchezza che ti permette di scialare nel totalmente superfluo anche in tempi di crisi
RispondiEliminaoh boys, visto che cazzeggiate di cosìdette 'letture'... mi aggiungo anche io con i miei consigli per interessanti ed immancabili grandi libri per una vera biblioteca mostrofila:
RispondiElimina- Al di là di ogni ragionevole indizio
- Il muro di gomma (da masticare)
- Pacciani, ultimo dei Templari
- Lotti palo unico sulla Dealey Plaza
- 2001 Odissea nel Mugello
- Mennea: perchè ho regalato le mie medaglie a Natalino
- Morto e Risorto: la vera storia del Figlio di Dio
condannato a morte per annegamento in croce nel Lago Trasjerico
- Stefano Mele, il macho gigolò del Jacky 'O
- Compagni di Merende, Compagni di elettrauto
- Volo IH870: il segreto di Stato del missile francese sparato dal Mugello
- Zodiac, Cartomant e Astrolg: compagni di cuspide
hzt
(buone letture estive a tutti)
Hazet, purtroppo non fai affatto ridere quando vorresti far ridere .-)
EliminaHazet bannato nuovamente a tempo indeterminato per continue molestie.
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