martedì 17 settembre 2019

Quella notte a Signa (3)


Vediamo ora più in dettaglio l’evoluzione delle dichiarazioni di Stefano Mele nei quattro o cinque giorni che decideranno, di fatto, l’esito giudiziario del caso.

Come leggiamo in “Al di là di ogni ragionevole dubbio”, nel primo interrogatorio, la mattina del 22 agosto, Mele fa il nome degli amanti della moglie: i tre fratelli Vinci (cronologicamente Giovanni, Salvatore e Francesco), Virgilio (= Carmelo Cutrona) e il nuovo arrivato Enrico (= Antonio Lo Bianco). In chiusura di verbale, esplicita particolari compromettenti nei confronti di Francesco Vinci e Carmelo Cutrona:

“Verso il mese di giugno, Vinci Francesco, uno degli amanti di mia moglie, ebbe a minacciarla di morte se frequentava altri uomini. (…) Sempre lo stesso Vinci ebbe a confidarmi che possedeva una pistola. Non mi disse però che tipo fosse e che calibro. (…) Circa il Virgilio, che voi mi dite chiamarsi Cutrona Carmelo, era amico di mia moglie, sono sicuro che i due fossero amanti. Al suo ritorno dal servizio militare, (Virgilio) venuto a conoscenza della relazione che esisteva tra mia moglie ed il giovane Enrico, si dimostrò molto contrariato. Appariva apertamente geloso. Ieri sera quando venne a casa e trovò anche Enrico si dimostrò nervoso ed appena Enrico andò via Virgilio andò in cucina con mia moglie.”

E’ questo il motivo per cui i due (e non altri), insieme allo stesso Mele, vengono sottoposti alla prova del guanto di paraffina, nella stessa giornata del 22 (Matassino). Quindi, alla prima audizione, la mattina dopo la scoperta del delitto, il Mele nomina (si intende, come possibili autori) gli amanti della moglie, elencandone cinque (uno dei quali, però, è proprio una delle vittime dell’omicidio) e puntando l’attenzione in particolare su due.

La notte il Mele la passa con il figlio, al quale suggerisce di dire di aver visto Francesco Vinci sul luogo del delitto (interrogatorio di Natalino del 21 aprile 1969); in coerenza con quanto aveva suggerito in mattinata agli investigatori.  La mattina successiva, Natalino viene probabilmente portato dalla zia Antonietta mentre il padre, dopo aver ricevuto la visita di sorelle e cognati (Rotella 7.3),  è condotto nella Stazione dei CC di Lastra a Signa, ove le indagini sono condotte dal Nucleo Investigativo di Firenze, nella persona del brigadiere Gerardo Matassino, assistito dal comandante della locale stazione  maresciallo Funari. All’interrogatorio assiste, non si sa bene per quale motivo, il cognato di Mele (marito di Antonietta Mele), Piero Mucciarini, che lavora come fornaio presso il Forno Buti a Casellina; già in altra occasione, peraltro, il Mucciarini aveva assistito il Mele, probabilmente incapace di cavarsela da solo, per ritirare i soldi dell’assicurazione a Prato (480.000 lire, gli stessi soldi che, secondo il PM, diventeranno il vero movente del duplice omicidio) o per saldare alcuni debiti.

Forse su suggerimento dei parenti (è ovviamente una supposizione non dimostrabile), Mele cambia obiettivo; se il giorno prima ha fatto insinuazioni soprattutto su Francesco (inducendo anche il figlio  - ma senza successo - a dire di averlo visto sul luogo del delitto), ora appunta i sospetti su Salvatore. Narra confusamente di due incidenti stradali causati da Salvatore nei quali è stato coinvolto. Rotella chiarirà meglio l’episodio del primo, risalente a parecchi anni prima:  “A costui [Salvatore], per significarne la prepotenza, attribuisce anche di aver intestato a nome Mele, nel 1960-61, una lambretta, cosicché avrebbe poi pagato lui i danni di un incidente occorso al vero proprietario e guidatore. Tal cosa sarà ripetuta il 3.12.82, nel corso di questa istruttoria — cfr. capo VIII. In effetti si tratta di un veicolo intestato a lui da S. Vinci, guidato dal fratello Francesco, cui occorre un incidente, che coinvolge Mele. I danni cagionati dal Vinci saranno pagati dal padre di quest'ultimo, Palmerio”.  Quanto al secondo, in cui Mele si ruppe una gamba e ottenne per questo il risarcimento da parte dell’assicurazione, sarebbe anch’esso stato cagionato da Francesco (Al di là di ogni ragionevole dubbio pag. 21; Rotella, 4.9). Mele accusa Salvatore di essere geloso e di aver più volte minacciato la Locci di ammazzarla se fosse andata con altri uomini; Barbara aveva paura del Vinci e confessava al marito di temere di poter essere, un giorno o l’altro, ammazzata [NOTA: per questo aspetto, si confrontino le parole della Locci  riferite da Giuseppe Barranca, sentito come teste al processo di I grado: “Ci potrebbero sparare mentre siamo in macchina”].  Spiega poi il movente vero di Salvatore, che nulla avrebbe a che fare con la gelosia e che riportiamo, per brevità, da Rotella : “Successivamente [Salvatore]avrebbe ottenuto, sia da lui che da sua moglie, un paio di prestiti, di circa 150.000 lire ognuno. Richiesto di restituirli, e non potendo, Salvatore gli avrebbe detto di volergli uccidere sua moglie, vistocché lui non era in grado di farlo, e sarebbero andati in pari. Mele afferma di aver risposto che non ne sarebbe stato contento, pur essendosi la moglie comportata male. Ma l'altro, attribuendogli di non farlo per mancanza di coraggio, avrebbe ribadito di volerlo fare lui stesso. Per avvalorare la credibilità delle sue accuse, aggiunge che il Vinci gli aveva anche raccontato di aver ucciso in Sardegna la sua stessa moglie, lasciando aperta una bombola del gas, e salvando suo figlio.” Aggiungiamo che, per dare forza al sospetto, Mele racconta che più volte, nel periodo di convivenza, Salvatore aveva tentato di ucciderlo lasciando il gas aperto; un particolare così poco credibile da alimentare probabilmente lo scetticismo negli investigatori.

Prima di continuare, notiamo solo che il giorno precedente Mele aveva attribuito gelosia e minacce a Francesco e non a Salvatore; e che dei presunti prestiti ricevuti da quest’ultimo non si troverà traccia documentale, anzi, Salvatore risulterà creditore di 65.000 lire per una cambiale non onorata. Si tratta di storie narrate in maniera contorta dai protagonisti, ma che riguardano, in sostanza, piccole somme. Più interessante il fatto che il Mele accusi Salvatore di essersi installato a casa sua durante la sua degenza in ospedale dopo l’incidente; ma in seguito accuserà di questo Francesco e l’istruttoria condotta da Rotella lo confermerà.

Questo verbale viene chiuso alle ore 11.35; ma il Mele non viene rilasciato e l’interrogatorio continua fuori verbale e sempre, a quanto pare, con l’assistenza di Mucciarini. Al processo, il maresciallo Ferrero dirà che “alla confessione si giunse attraverso l’opera di persuasione fatta da un cognato del Mele, Piero Mucciarini”; ma in realtà il pomeriggio del 23 è uno spazio grigio (e Ferrero non è tra i firmatari del verbale di confessione). 
Rotella lo riempie in questo modo:

“[Gli inquirenti] intuiscono che Mele è implicato nell'omicidio più di quanto abbiano supposto.

Insistono nell'inquisirlo (fuori verbale e con l'ausilio di Mucciarini), ma è difficile stabilire in qual misura lo stimino ancora un teste o già un indiziato. (…) In ogni caso l'enormità delle dichiarazioni, che Mele appare pronto a riversare, li preoccupa che successivamente non le ritratti, facendole apparire per estorte. (…) Tanto si desume già dalle dichiarazioni di uno degl'investigatori al G.I., nel 1969 (cfr.: fasc. testi) brig. Matassino, che è colui che ha steso il rapporto di P.G.. Ed è stato confermato da Funari ed altri in questa istruttoria. Per questa ragione hanno coinvolto anche Mucciarini, apparso disponibile ad adoprarsi a questo fine (cfr.: Ferrero in corte d'Assise).

Finalmente Mele confessa di esser lui stesso l'assassino, aiutato da Salvatore Vinci, che lo ha accompagnato sul luogo e gli ha fornito l'arma del delitto. Gl'inquirenti non verbalizzano subito. Mucciarini non è oltre disponibile, perché deve dormire e poi recarsi al suo lavoro notturno di fornaio. Hanno bisogno essi stessi di credere e perciò conducono Mele sul luogo del delitto e si fanno rappresentare da lui i fatti, come narreranno nel rapporto.”

Se le cose stanno così, Mucciarini è presente fino alla confessione di Mele di aver agito in prima persona, su istigazione e con la complicità di Salvatore Vinci; poi si allontana. Non c'è un orario preciso, ma il successivo capitolo della vicenda, il sopralluogo, si svolge nel tardo pomeriggio (ore 18.30, secondo l’articolista della Nazione), quando Mele ha naturalmente già confessato, ma le sue dichiarazioni non sono ancora state verbalizzate. Lo svolgimento del sopralluogo è narrato in Matassino, con qualche discordanza rispetto al secondo verbale di Mele, redatto, dopo il sopralluogo, alle ore 21. E’ in questo verbale che compaiono i particolari che decideranno la colpevolezza del Mele agli occhi degli inquirenti e, a processo, dei giudici:

  • la ricomposizione dei cadaveri;
  • lo spostamento della scarpa del Lo Bianco;
  • l’accensione accidentale della luce di direzione;
  • la descrizione della pistola come una pistola da tiro a segno a canna lunga;
  • infine, il numero di colpi sparati, ossia otto, quanti contenuti, a detta del Vinci, nel caricatore;
  • successivamente, evidentemente a domanda, la sorte della pistola, gettata sul posto nelle vicinanze dell’auto.

Verbale di confessione di Stefano Mele, 23 agosto 1968 (grazie a Flanz Vinci per avermelo cortesemente fornito)

Quanto al figlio, che sarebbe placidamente addormentato sotto la gragnuola di colpi [Nota: due bossoli vengono ritrovati, come abbiamo visto, tra il sedile posteriore e la spalliera, proprio dove doveva essere disteso Natalino], Mele racconta: “A questo punto il figlio si sveglia e lo chiama: "babbo". Non dice altro o lui non lo sente, perché scappa. È da notare che nel verbale, f. 25 atti gen., subito dopo "Non aggiunse altra parola" e prima di "o se lo fece non ebbi modo di sentire", è cancellata, con 'x' sovrapposta, la frase "perché aprì lo sportello posteriore destro ed uscì dalla macchina. Sul bambino, Mele non torna oltre,(…)” (Rotella 2.4); si tratta di una correzione che forse indica un tentativo di armonizzazione di versioni contrastanti da parte degli inquirenti. In sostanza, però, Mele afferma di non sapere cosa abbia fatto il figlio dopo la commissione del delitto, non c’è parola di accompagnamento. 



Mele viene fermato e portato in carcere; la lunga giornata di convulse indagini si chiude dunque con Stefano Mele reo confesso e Salvatore Vinci chiamato in correità
Nella notte viene testata la confessione del Mele interrogando Salvatore Vinci e subito dopo Nicola Antenucci, suo compagno nella partita di biliardo che ne costituisce l’alibi. Non abbiamo i verbali di interrogatorio e dobbiamo reperire i dettagli nel Rapporto Torrisi del 1986: “Alle ore 01,20, VINCI Salvatore, sentito in merito alle accuse mossegli poco prima dal  MELE,  nel  negare ogni addebito, sostiene che la sera di quel  mercoledì 21.8.68,  uscito di casa, sita in località "La Briglia " di Vaiano, verso  le ore 20,30, si  è intrattenuto presso il locale bar Sport, sino alle ore 22,15, in compagnia di VARGIU Silvano e di un certo Nicola (ANTENUCCI) suo dipendente, di essersi recati successivamente con i  due amici a Prato, presso il Circolo dei preti, ove sarebbero rimasti a giocare fino alle ore 24, facendo rientro a casa. Egli conclude affermando di aver saputo dell'omicidio il mattino del giorno successivo [Nota: si deve intendere, il 23 agosto, giacché il delitto avviene nella notte tra mercoledì 21 e giovedì 22], perché un suo operaio aveva il giornale e lo stava leggendo. Il  24  agosto  1968,  alle  ore  02,00,  a  meno  di  un'ora  dall'interrogatorio  del  suddetto, ANTENUCCI  Nicola,  sentito  in  merito,  conferma  la  circostanza  richiamata  dall'altro, precisando che dalle ore 22:15 alle ore 00,30, ora in cui si erano divisi, prima di dirigersi a casa,  il  VINCI Salvatore  non si  è  allontanato  da lui” [Nota: a quanto pare, e non si capisce perché, l’altro partecipante alla partita di biliardo, Silvano Vargiu, verrà sentito solo nel maggio del 1969].

La mattina successiva, Mele è innanzi al magistrato che ne ha disposto l’arresto; a quanto pare, non vi è un vero e proprio interrogatorio, ma una semplice conferma di quanto ammesso la sera prima, con l’unica differenza di aver restituito la pistola a Salvatore; del resto, gli sarà stato fatto presente che l’arma, pur cercata dove aveva detto di averla gettata, non era stata trovata, quindi questo elemento nuovo ha il sapore di un adeguamento forzato alle risultanze delle indagini.  Salvatore, però, ha un alibi, dichiarato nell’interrogatorio notturno e confermato da un testimone. Caponnetto convoca quindi Salvatore Vinci, che conferma quanto già detto ai carabinieri nella notte, e poi Nicola Antenucci. Nel corso di quest’ultimo interrogatorio (ore 16.50 del 24 agosto) si verifica un curioso qui pro quo, per cui vale la pena di riportarlo integralmente, per l’importanza che avrà nelle indagini del 1985-86:

Martedì scorso, di sera, mi sono incontrato con il Salvatore Vinci al bar Sport della Briglia, insieme al quale Salvatore vi era un suo amico che non conosco. Ci intrattenemmo nel locale dalle 21:30 alle 22:15 circa; dopo di ciò, su proposta dell'amico del Salvatore, andammo a giocare al biliardo al circolo Acli di Prato. Ne ripartimmo con l'auto del Vinci e giungemmo alla Briglia verso le 0:30.

Chiesto di nuovo al teste in quale giorno della settimana si sia svolto quanto sopra riferito, egli ripete: "non sono in grado di precisare sul momento la data, però ricordo e ripeto che era martedì sera. Infatti la sera precedente, che era il lunedì sera, eravamo andati a giocare a biliardo a Prato nello stesso circolo che ho menzionato prima, io, Salvatore e un nostro compagno di lavoro. La sera successiva, cioè il martedì sera, quel nostro compagno di lavoro si sentiva male, e venne allora un amico di Salvatore, oltre a quest’ultimo, e ci trovammo, come ho detto prima, al bar Sport della Briglia, verso le 21:15 – 21:20”.

Invitato il teste, onde controllare l’esattezza dei suoi interessi temporali, a precisare in qual modo abbia trascorso le sere successive, il teste riferisce soltanto di due serate, dimostrandosi sorpreso nell’apprendere che oggi è sabato è convinto che fosse invece venerdì. Invitato quindi il teste a riordinare meglio i propri ricordi, dichiara: “io posso dire soltanto che ieri mattina (e ripeto che ero convinto che fosse giovedì mattina) un compagno di lavoro, un certo Saverio, mi informò che era stato commesso un delitto a Lastra a Signa, cosa che io ignoravo perché non avevo letto i giornali di questa settimana. Questo Saverio mi disse anche che il delitto era stato commesso due notti prima. Quando poi (illeggibile) alla sera i carabinieri vennero a prendere Salvatore, io ricollegai che la sera del delitto era proprio quella in cui io, Salvatore e il suo amico Silvano eravamo rimasti insieme fin oltre la mezzanotte. Può darsi benissimo che come la S. V. adesso mi contesta, si trattasse di mercoledì 21. Anzi, ora me ne ricordo perché l’indomani giovedì avrei dovuto rientrare a lavorare presso il carbonificio Scaramelli, cosa che poi non feci”.

La testimonianza Antenucci è terribilmente ambigua, come tutto quanto riguarda, in questa vicenda, la figura di Salvatore Vinci. Rimaniamo col dubbio se la partita a biliardo si sia svolta il martedì o il mercoledì e potremmo chiederci per quale mai ragione un bravo P.M. come Caponnetto non solo non abbia sentito la necessità di approfondire l’argomento, ma abbia lui stesso condotto per mano  il teste a riconoscere il presunto errore di data e a confermare così l’alibi dell’amico Salvatore.
 
La Nazione 25 agosto 1968

C’è un motivo. In realtà abbiamo saltato un passaggio fondamentale. Mele, interrogato alle 9.50 di quella mattina aveva confermato tutto, tranne la sorte della pistola. Alle 14.30 viene però interrogato nuovamente, poiché, nell’interrogatorio notturno, Salvatore ha avanzato un alibi che sembra confermato. Cediamo qui la parola alla cronologia curata da Francesco Cappelletti nel volume “Al di là di ogni ragionevole dubbio": “Alle 14:30 Stefano Mele, dinanzi al magistrato, ascoltò quando dichiarato da Salvatore Vinci circa la sua estraneità al duplice omicidio, rimase per alcuni istanti assorto come a valutare la situazione, poi di fronte alle istanze mossigli rispose: “La verità è che io quella sera ero con Francesco Vinci, non ho fatto il suo nome perché avevo paura. [...] Egli teneva la pistola nel portattrezzi della sua Lambretta, chiuso con un lucchetto. [...] All’uscita dal cinema i tre stettero un po’ fermi in macchina per mettersi a posto e poi si avviarono verso Castelletti. Io e Francesco li seguimmo a una certa distanza col motorino di lui. La macchina si infilò nella stradina, aspettammo alcuni minuti e poi ci inoltrammo camminando lentamente e cercando di non far rumore. (…) Quando Francesco cominciò a sparare io ero ancora a una decina di metri da lui. (..) Mentre Francesco rimetteva a posto i due corpi mio figlio si svegliò e chiamò: ‘Babbo!’ Colto da un profondo senso di vergogna e di colpa scappai.(…) Dopo un paio di chilometri di strada fatta a piedi mi sono visto raggiungere da Francesco in motorino, egli mi disse che aveva portato il ragazzo presso una casa di contadini” [Nota: Natalino sarebbe stato quindi accompagnato da Francesco, magari in motorino per abbreviare i tempi; ma sappiamo già, facendo un piccolo salto nel futuro, che Natalino non parlerà mai né di Francesco né di aver viaggiato sul motorino, anzi è certo che conosce e ha materialmente percorso, a piedi, la stradina campestre che conduce a casa De Felice].

E’ il caso di mettere un ordine, logico e cronologico, a questa ridda di dichiarazioni contrastanti. Di prima mattina, Mele ha confermato la partecipazione di Salvatore; ma non appena gli viene detto che Salvatore ha un alibi (ossia, la partita a biliardo con Antenucci e Silvano Vargiu), abbandona spontaneamente questa versione e accusa, questa volta non semplicemente come istigatore, ma come assassino, Francesco Vinci. E’ solo dopo la sua nuova e diversa confessione che ha luogo l’interrogatorio di Salvatore  (ore 16, orario indicato da Torrisi, che specifica: “dopo che Mele Stefano ha ritrattato l’accusa e ha fatto il nome dell’altro fratello Vinci Francesco”); e successivamente di Antenucci (ore 16.50) da parte di Caponnetto, in un momento quindi in cui i sospetti addensatisi sul capo di Salvatore si sono quasi del tutto diradati, perché l’accusatore ha ritrattato. E’ nel bel mezzo di questo interrogatorio delle ore 16 che avviene il confronto tra Stefano e Salvatore, nel corso del quale Mele si sarebbe buttato alle ginocchia di Salvatore chiedendogli perdono piangendo per averlo falsamente accusato.

Nel frattempo, mentre Mele, in carcere a Firenze, è a confronto con Salvatore, a Signa il maresciallo Ferrero sta conducendo il ben noto esperimento giudiziario con Natalino, ripercorrendo, prima in auto, poi forzatamente a piedi, la strada presumibilmente percorsa dal bimbo la notte dell’omicidio. A quell’ora, Ferrero certamente sa della confessione di Mele del giorno prima, ma non del cambio di versione, che attribuisce l’accompagnamento a Francesco Vinci. Non si stupisce più di tanto, quindi, quando, sotto sua – moderata – pressione, il piccolo confessa di essere stato portato a cavalluccio dal padre per una buona parte della strada. [ Nota: Natalino indica un punto preciso che nel libro ho definito “secondo ponte”, dal quale da una parte è visibile in lontananza, alla fine del rettilineo, casa De Felice, dall’altra si incrocia la strada rotabile in terra battuta che, partendo da Sant'Angelo a Lecore, porta ai Colli Bassi di Signa. Rotella sbaglia, a mio parere, dicendo che Natalino avrebbe percorso da solo non più di un centinaio di metri; il tratto è molto più lungo ed è questa la ragione per cui lo stato dei calzini,  descritti dai primi testimoni come impolverati e logori, non è dirimente].  


In serata, sentito da Caponnetto, Natalino dà una versione leggermente diversa: “Il bambino riferisce più volte che, quando si svegliò in macchina, vide suo padre seduto vicino a lui sul lato sinistro del sedile posteriore… suo padre lo fece uscire dalla macchina dallo sportello posteriore destro e poi lo prese per mano, accompagnandolo fin presso la casa dove poi da solo il bimbo suonò… per buona parte della strada lo portò a cavalluccio…" (Rotella) [Nota: purtroppo conosciamo solo la prima pagina di questo verbale, pubblicata sul blog di Antonio Segnini. Sembra che in questo racconto Stefano abbia accompagnato il figlio fino alla casa, sarebbe quindi scomparsa la menzione del ponticino e del padre che torna indietro anzitempo; ma non possiamo averne la certezza]. Interrogato ulteriormente, alle ore 20, circa la versione data da Natalino, Mele è pronto a smentirsi e a confermarla, sostenendo anzi di averla già resa ai CC in corso di sopralluogo; ma in verità, era stato verbalizzato il contrario e quella stessa mattina aveva detto che era stato Francesco Vinci ad accompagnare il bambino, cosa che ora esplicitamente smentisce: “lasciato il ragazzo passai attraverso i campi fino a casa. Non è vero cioè che io abbia incontrato il Francesco” (da: “Al di là ecc.” pag. 16).   

La domenica 25 agosto passa, a quanto pare, senza ulteriori novità, con Mele e Vinci in carcere, il primo arrestato per duplice omicidio, l’altro in stato di fermo come sospetto complice o autore materiale.

Lunedì 26 le indagini riprendono, con un nuovo interrogatorio di Mele nel tardo pomeriggio, che conferma l’accusa a Francesco Vinci, fino a che “ad  un  certo  momento  il  magistrato  fa  presente  all'imputato  che  il  guanto  di paraffina,  già  prelevato a 16 ore  dal fatto, a lui stesso, a CUTRONA Carmelo e VINCI  Francesco, dà esito positivo solo per i  primi due,  per cui gli viene chiesto se egli si senta disposto a procedere al confronto con VINCI Francesco. Egli,  dopo aver indugiato in un prolungato silenzio, sbotta all'improvviso: "non c'è bisogno del confronto con Francesco. Se gli accertamenti sono come dite voi, vuol dire che è stato CUTRONA. I fatti si sono svolti  così come ho riferito nella mia ultima versione, solo che al posto di VINCI Francesco ci va messo CUTRONA" (Torrisi). Nella stessa serata o in nottata viene organizzato un confronto tra Mele e Cutrona. Non abbiamo il verbale, ma ampi stralci della trascrizione sono stati pubblicati nel recente volume di Davide Cannella “Winchester Calibro 22 Serie H”. Ci permettiamo di riproporli parzialmente qui perché molto indicativi dello stato mentale del Mele in quei giorni (e forse sempre).

Mele: Ricordati che quella sera sei venuto a casa.

Cutrona: Quando tu stavi male?

Mele: Di cosa hai parlato con mia moglie quando sei rimasto solo con lei, cosa avevi parlato?

Cutrona: Di te.

Mele: Non hai detto di uscire la sera?

Cutrona: Mai!

Mele: Se sei andato molte volte con mia moglie come tutti gli altri!

Cutrona: Mai, mai.

Mele: Io ti ho chiesto perché avevi fatto festa. Tu mi dicesti che ti aveva fatto male la macchina.

Cutrona: Io ti ho detto che mi aveva fatto male la testa e dovevo andare all’agenzia per fare le volture. Sì, è vero che ti parlai della macchina che mi aveva comprato mio padre. (…)

Mele: A che ora sei ripassato la sera?

Cutrona: Io non sono ripassato. Tu sei ubriaco. Io quando sono tornato sono andato a Lastra Signa con mio zio. Poi sono andato al cinema, poi al bar e poi a casa.

Mele: Dove siamo andati?

Cutrona: Io con te non sono andato in nessun posto. Tu sei pazzo.

Mele: Sì, sei venuto. Dove siamo andati? Dov'era mia moglie?

Cutrona: Tu sei pazzo. Io con te non sono venuto.

Mele: Tu l'hai ammazzata.

Cutrona: Sei pazzo. Sei pazzo. Fatti mandare al manicomio! (…)

Mele: Mia moglie è uscita tante volte con te.

Cutrona: Io con tua moglie non ci sono mai stato.

Mele: Ci conosciamo da quando ero a Casellina.

Cutrona: Tu sei pazzo. Accusi le persone come niente.

Mele: Noi lasciammo quella sera la Lambretta vicino al cimitero.

Cutrona: Io con te non sono mai venuto in nessun posto.

Mele: Tu lo hai fatto per gelosia.

Cutrona: Per gelosia verso tua moglie? Ma tu sei pazzo.

Mele: Che strada abbiamo fatto quella sera?

Cutrona: Io con te non ho fatto nessuna strada.

Mele: Quella strada l'abbiamo fatta tante volte. Quale macchina hai visto quella sera. Che targa aveva?

Cutrona: Io non ho visto nessuna macchina. Io con te non c'ero.

Mele: C'eri. C'eri.

Cutrona: Io con te non c'ero!

Mele: C'eri. Abbiamo aspettato un po' per farli fuori. La prima idea di ammazzarli l'hai avuta tu. Dopo hai tirato fuori dalla Lambretta la pistola. Eravate tutti voi che la volevate fare fuori. Un ganzo pedinava un altro ganzo. Dì la verità. Ormai lei è morta. Ti sei dato da fare con lei come tutti gli altri.

Cutrona. Io con tua moglie non ho mai avuto a che fare.

Mele: Dopo che li hai ammazzati sei scappato. (…) Dì la verità.

Cutrona: Che verità?

Mele: La verità di quella sera di ciò che abbiamo fatto assieme.

Cutrona. Io con te non ho mai avuto a che fare.

Mele. Sì, ci sei stato, e si è fatto. Si è fatto e fatto bene.

Cutrona: Tu devi dire quello che hai fatto.

Mele: No. Quello che abbiamo fatto assieme.

(…)

Cutrona: Io niente sapevo e niente so ora.

Mele: Quando quella sera è successo quello che è successo, tu prendesti la Lambretta e te la filasti.

A domanda del P.M: Mele: Non mi ricordo di che colore era la Lambretta.

A domanda del P.M: Mele: Questo è l'uomo giusto, senza dubbi. È vero che diverse volte, nei precedenti verbali avevo dichiarato di essere disposto a sostenere il confronto con Vinci Francesco quando io accusavo costui, ma sono convinto che poi me ne sarebbe mancato il coraggio, perché Francesco non c'entra ed è innocente. Invece come la S.V. ha potuto notare, non mi è mancato il coraggio di sostenere il confronto con il Cutrona e di parlargli sempre guardandolo negli occhi.

A questo punto, anche il PM Caponnetto, comprensibilmente confuso dalla girandola di versioni contrastanti, si convince che nella testa di Mele qualcosa non va (chiederà infatti l’esecuzione di una perizia psichiatrica), che sta accusando, in successione, gli amanti della moglie per spirito di vendetta; e Cutrona viene rilasciato senza conseguenze. 
 
La Nazione 28 agosto 1968

Le indagini continuano, non più alla ricerca del colpevole, ma di un eventuale complice e dell’arma del delitto; ma, come sappiamo, non avranno successo.

Mette conto concludere il racconto di questi primissimi giorni di indagini sul delitto di Signa, trascrivendo, dal solito “Al di là ecc.” il risultato della perizia psichiatrica: “L’indagine psichiatrica arricchita dai risultati dei test psicologici ha dimostrato che il Mele è un soggetto dallo sviluppo mentale indubbiamente al di sotto della media normale. (…) La insufficienza mentale del periziando è apparsa chiaramente nei diversi colloqui, in particolare dalla ingenuità estrema della sua posizione difensiva rispetto alla sua imputazione, dalle frequenti contraddizioni nelle quali egli è caduto, dalla estrema scarsità di nozioni elementari delle quali è in possesso. (…)  Nel momento in cui commise il fatto del quale è imputato, il Mele Stefano si trovava in stato di infermità mentale tale da scemare grandemente la sua capacità di intendere e di volere essendo affetto da oligofrenia di medio grado con caratteropatia.” [Nota: il termine “caratteropatia” è oggi sostituito dalla definizione di “disturbo della personalità”. Quanto alla oligofrenia dei testimoni, ricorrente nel caso del Mostro di Firenze, ne abbiamo già parlato nel caso di Fernando Pucci, si veda qui:  http://mostrodifirenzevolumei.blogspot.com/2017/07/il-teste-alfa-6.html ]

Sarebbe ora il momento di trarre, se possibile, qualche conclusione dal resoconto degli avvenimenti, che ho voluto narrare con ogni dettaglio oggi disponibile, raccogliendo informazioni già note e anche parzialmente inedite. Ma poiché l’articolo è già sufficientemente lungo e tener conto delle giravolte dialettiche del Mele non è così semplice, preferisco rimandare di qualche giorno la quarta – e, prometto, veramente ultima parte. Sperando anche di avere nel frattempo qualche osservazione, parere, spunto di riflessione dai miei quattro lettori.

[SEGUE]

20 commenti:

  1. Ciao Frank,
    ..poi rileggo con più attenzione e rispondo (o correggo le mie parole) più nei singoli meriti, ma per adesso mi preme dire che [IMHO, ma non più di tanto] è sbagliato -profondamente sbagliato- affrontare un caso (es: il delitto di Signa, visto il topic) mettendo sul piatto solo gli elementi emersi nel circoscritto temporale del delitto.
    Perchè?
    Perchè le indagini fino a che non si fermano, vanno avanti e nel "avanti", per il delitto di Signa (per stare in topic again) di cose -e importanti!!!- ne sono venute fuori e non possono essere accantonate.

    Infatti:
    - noto fin da subito che: si continua a fare come se le dichiarazione del 30 maggio 1985 fossero roba estranea al 1968 (relazione sessuale segreta a tre BL-SV-SM e quindi BL che si nega ai due proprio a causa delle loro reciproche 'maschiacce acrobazie').

    - noto che: non ci si ponga alcuna 'domanda', meno che meno quella più significativa! sulla questione dell'anello (anello messo dal SM al dito di un ben specifico (ex)amante della Locci e non nè al di lui fratello, nè di un altro focoso amante qualsiasi). Che al punto precedente si lega a conferma.

    - noto che: si cerca (o almeno questa è la mia impressione) di slegare temporalmente (quasi come se non fosse cosa accertata) che nè l'Antenucci, nè il Vargiu (e nemmeno il Biancalani che SV chiamò in causa solo in un secondo tempo) confermarono l'alibi del SV; anzi! l'Antenucci lo precisò proprio a come 'su richiesta'. Mentre fin da subio bisognerebbe ben specificare che uno dei papabili interessati (SV) fornì un alibi falso che all'epoca resse solo ed esclusivamente per le menzogne di chi accettò di fornirgli (inconsapevolmente) copertura.

    - noto che: nemmeno la deposizione giurata della Rosina Massa (all'epoca 1968 moglie del SV) durante il processo Pacciani del 1994, viene tirata in ballo quando si parla del delitto 1968 (disse che il marito, proprio non era rientrato a casa quella notte)... Ulteriore smentita all'alibi, falso, fornito dal SV).

    - noto che: un alibi dimostrato falso e artefatto (SV) + un 'casualmente coicidente' giorno di vacanza (PM/clan) + un 'casualmente coincidente' mal di pancia' (SM/clan) + un 'casualmente coincidente' NM che nulla dice dei morti (nè nome nè cognome nè indirizzo, soprattutto manco quello di sua madre!!!) ma che non è restio nel dire per prima cosa che il padre fosse a casa malato + un legame(pure segreto agli estranei)-a-tre in cui l'unica persona che si ribella è quella che muore... pare non facciano peso specifico e debbano al limite essere prese come informazioni slegate tra loro o eluse a piè pari.

    - e noto che: manca una qualsiasi analisi psicologica comportamentale del crollo che un non criminale incallito (e pure oligofrenico e convinto di essere al sicuro con la "malattia a casa") possa avere nelle immediatezze, e prima di possibili interventi esterni, di fronte all'essere messo a nudo nelle sue bugie. E noto soprattutto che la sua "girandola" di dichiarazioni è "girandola" solo se si tengono fuori le dichiarazione del 30 maggio 1985 come possibile e plausibile e logico filo conduttore.

    etc etc etc

    Hazet

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  2. Non vedo l'ora di leggere le conclusioni che Frank (che ammiro sempre piu') trarra' da questo resoconto. Certo niente di quello che dice Stefano Mele puo' essere preso sul serio, se non confortato da prove oggettive, che pero' non si sa quanto oggettive siano davvero. Ma immaginatevi i poveri inquirenti sentirsi dire "Se gli accertamenti sono come dite voi, vuol dire che è stato Cutrona"...

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  3. Ciao Frank,
    visto il limite di caratteri ammessi, mi tocca metter qualche post uno appresso all'altro

    Inizio con una Nota:
    NOTA DI PSICOCOANALISI
    Freudianamente o giù di lì, si consideri un lato di tutt'altro che minore importanza rispetto al SM, al quale non si fa mai cenno in nessuna lettura mostrologa: il potere del sesso!
    * SM è uno che se non gli avessero combinato il matrimonio con la Locci, una donna ben difficilmente se la sarebbe mai conquistata. Non era un adone, non era ricco, non era intelligente etc etc. Ma era un uomo, e come tutti gli uomini, la natura ha le sue esigenze. E si è nel 1968, una Italia ancora distante dalle libertà sessuali post maggio francese.
    * SM è uno 'sfigato' [mi si perdoni il giudizio] in questioni di donne, ma conscio dei suoi limiti che nemmeno si lamenta del continuo giro di amanti (parenti compresi!). Forse non è geloso o sa che se mai perdesse la "sua signora" un altra donna con cui -ogni tanto- andarci a letto non la troverebbe.
    * Difficile immaginarlo gran conoscitore delle varianti e variabili del sesso, appagato e appagante. E' anzi ben più facile immaginarlo come uno da poche missionarie al mese se e quando la moglie lo chiamava a sè per dovere matrimoniale.
    * gli amanti della Locci arrivavano, fanno i loro comodi, a volte lo minacciano (es: il FV) e arrivederci e grazie. Ma poi... un giorno... arriva, sì un altro che gli tromba la moglie, ma che lo fa anche partecipare, che gli mostra che il sesso, i piaceri e la dipendenza dal sesso, possono essere ben più ampi e che lui ne può partecipare e gioire come gli altri! Wow!
    Ovvio che a quella persona ti leghi in modo particolare (al punto da dargli -a lui a nessun altro degli amanti della moglie- l'anello di fidanzamento, ad esempio, o tacendo fino all'inevitabile 1985).

    Articolo...

    1- "l’evoluzione delle dichiarazioni di Stefano Mele..." [cit.]
    * chiariamo subito che l'esito giudiziario" è indubbiamente ciò che meno ci interessa (in qualità di studiosi aficionados mostrologhi di Firenze).
    Se così non fosse e chiamassimo le sentenze come atti probanti di qualche cosa... beh, allora dovremmo tenerci i CdM e far finta di nulla su tutto il resto. Amen, ma anche: No, grazie!

    * la sentenza venne emessa a breve (rispetto alla vicenda cal.22/MdF) distanza temporale dal delitto di Signa, MA le dichiarazioni di SM e le scoperte investigative sul caso del 1968 non terminarono certo nel 1969/1970 (vedasi ad esempio la scoperta della falsità dell'alibi del SV, e la confessione di un possibilissimo segreto movente dovuto alle pratiche sessuali a tre che coinvolgevano il SV non solo con la Locci ma anche col SM e la scelta della Locci di interrompere quel tipo di relazione)

    2- "...la mattina del 22 agosto...Mele fa il nome degli amanti della moglie..."[cit.]
    * qui non deve sfuggire che il SM, oligofrenico capace di mentire ed adeguarsi ma non di inventare [Rotella], si trova ancora nella situazione di essere "innocente per malattia", e quindi -sia che lo si stimi colpevole o innocente, abbiamo solo delle intacibili dichiarzioni di notorietà palese, perchè se avesse dichiarato che la moglie non aveva amanti i CC lo avrebbero sbugiardato in pochissimo tempo. SI NOTI PERO', che limita le sue dichiarazioni al palese-palese che distrae da sè, tacendo invece delle volte che assieme al SV la Locci veniva portata a le Cascine a far sesso con sconosciuti in loro presenza e -soprattutto- tacendo di aver intrattenuto lui stesso rapporti a tre con la moglie e il SV e - ancor più soprattutto- di essere stato tagliato fuori dalle grazie sessuali della moglie (assieme al SV) proprio a causa di quella 'promiscuità poco mascolina' tra i due.
    * Conclusione: qui vediamo un SM che: a) prosegue con la pantomima dell' innocente perchè malato e b) SM che già continua a depistare tramite il tacere informazioni agli inquirenti (che potrebbero essere cruciali, e ancor più proprio nel caso in cui SM fosse innocente).

    [segue 1]

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  4. 3- "Forse su suggerimento dei parenti... ora appunta i sospetti su Salvatore."[cit.]
    * anche e ancor più, a SM 'innocente' manca, nel "suggerimento dei parenti", ogni ragione logica per far ciò e ancor meno se poi si pensa al tanto dire che dei Vinci avevano una fifa boia etc.
    In più, un smile approccio distrae dal fatto che il SM non risultava per nulla così credibile fin da subito ai CC, che quindi invece di congedarlo come povero maritino triste e dolorante, insistono a interrogarlo e a farlo parlare...e le parole del SM ogni volta risultano ben poco plausibili o spurie alle verifiche. Che altro avrebbero dovuto fare se non chiedergli di nuovo le cose?
    E che altro avrebbe dovuto fare (un non-criminale-incallito + oligofrenico) al primo dubitare che il suo 'alibi'(sic) possa davvero reggere? Comincia a crollare! E -ipoteticamente (come per i parenti!) ma casisticamente accettabilmente- come crolla? La prima crepa di crollo (visto che ufficialmente ancora non sei ammanettato) è dire il vero ma cercando di limitare le proprie responsabilità.
    A conferma che le parole del SM (con pure la presenza del PM a conforto) erano pur sempre sghembe in quanto a credibilità, si ha infatti conferma col fatto che l'interrogatorio del mattino non chiuse le domande ma già il pomeriggio dello stesso giorno i CC continuarono, come normale e giusto che sia, a battere il ferro finchè era caldo.
    * Conclusione: anche in questo frangente il SM, pur pronto al crollo, continua a tacere alcuni particolari significativi, riuscendo de facto a depistare le indagini. [Vedasi appunto il Rotella che, pur essendo in possesso delle nuove informazioni del 1985, non riesce a scrollarsi di dosso il "movente economico" - che probabilmente è solo il movente lato famiglia/clan ma non quello nè del SM nè ancor meno del SV]

    4- "...il movente vero di Salvatore... che riportiamo, per brevità, da Rotella..."[cit.]
    * vedasi la parte finale delle "Conclusioni" del punto precedente.

    5- "...il giorno precedente Mele aveva attribuito gelosia e minacce a Francesco e non a Salvatore..." [cit.]
    * e visto che nel 1968 SV per i CC era un integerrimo lavoratore e il FV un delinquente poco di buono, pensa te quanto devono essere risultate credibili e verificabili le sue parole contro il FV per i CC!

    6- "...Mucciarini è presente fino alla confessione di Mele..."[cit.]
    * passata la fase umana psicologica della 'prima crepa' di crollo, il il SM vuota il sacco, MA anche in questo caso è molto più che lecito notare che lo fa omettendo particolari (i soliti già su citati, più altri contingenti a quella notte), moventi e... e totalità complici si direbbe proprio considerando (diverse tradizionali ragioni di 'clan famigliare' e caratteriali del SM stesso) che oltre al suo 'fortuito'(sic) star male quel giorno, proprio quel giorno del delitto anche un suo parente (e proprio lo stesso che fin da subito si presta a presenziare ai suoi interrogatori) 'casualmente' si era preso un giorno off dal lavoro!
    * si noti che pur confessando, ed assumendosi responsabilità dirette, il SM tiene fuori -al momento e per anni- il nome del Mucciarini. Se proprio lui deve andare dentro e dentro per crollo ci si porta appresso il complice [SV, IMHO, il complice istigatore deus ex machina della necessità della morte della Locci], almeno che la famiglia si salvi.
    * si noti inoltre che anche nei confronti del SV, pur accusandolo, SM si carica sulle spalle la diretta colpa dell'aver premuto il grilletto... quando nessuno escluso, manco il FV, han mai reputato il SM capace di uccidere, meno che meno a sangue freddo.

    [segue 2]

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  5. 7- "...testata la confessione del Mele interrogando Salvatore Vinci e subito dopo Nicola Antenucci..."
    * però, fa testo ciò che poi emergerà nel 1985: che l'alibi di SV non solo non sta in piedi ma risulta artatamente falso e concordato [ Antenucci, Vargiu, Bancalani + Massa 1994].
    * come si vede, se c'è un vulnus nel 1968 (e c'è e grosso come una casa, pur essendo all'epoca comprensibile visto chedel SV si parlava solo bene, specie a fronte del cattivo fratello invece) questo non riguarda le dichiarazioni del SM che hanno pur sempre, anche negli anni, una loro duplice linearità (una il livello culturale del SM stesso, e la seconda il mantenimento del segreto condiviso con la persona di sua massima fiducia * vedasi NOTA PSICOANALITICA], ma il non aver accertato a fondo l'alibi del SV chiamato in correità.
    * conclusione: l'alone di dubbio che si vuole attorno al 1968 dipese effettivamente dal non accorgersi degli investigatori della falsità totale dell'alibi del SV. Il punto è solo quello

    8- "...particolari che decideranno la colpevolezza del Mele agli occhi degli inquirenti..." [cit]
    * come si vede dall'elenco che riporti: non si tratta solo del numero di colpi sparati
    * come da estratto da verbale [vedasi Al di Là di ogni ragionevole dubbio,e scan messo a disposizione da Flanz]: nel virgolettato attribuito a SM, il SM non dichiara di aver sparato otto colpi; il SM non dichiara di aver controllato quanti colpi ci fossero nel caricatore; il SM dichiara di "esplodendo tutti i colpi che conteneva il caricatore"; il SM semplicemente attribuisce al SV l'avergli detto "guarda che ci sono otto colpi". Differenza non da poco come si intuisce.
    * indipendentemente da se 7 o 8 colpi, nel quadro ricostrutivo generale e in quello mimato in loco: la plausibilmente ipotizzata discrepanza di numero di colpi è sia ininfluente sia non in conflitto con nulla che riguardoi nè il delitto a se stante di Signa nè il proseguio in chiave puramente MdF.

    9- "...gli sarà stato fatto presente che l’arma..." [cit.]
    * concordo appieno sul "adeguamento" del SM (come del resto il Rotella ben speiga caratterialmente)
    * si noti però anche che : qui il SM non criminale-incallito, non-uso-ad-essere-interrogato, non-uso-ad-essere-accusato, non-pianificatore, ex-convinto-che-bastasse-un-mal-di-pancia-per-evitare-la-galera etc etc è anche nella fase più piena di crollo 'psicologico' essendo pure reduce da un ritorno sulla scena di dove "la sua signora" è stata uccisa, oltre che avendo confessato -tutto o in parte- lui a casa non ci tornerà più senza passare dal carcere e che dovrà per anni star lontano da suo figlio (boh, questoo non si è mai capito bene se al SM davvero importasse, ma immaginandolo padre di famiglia e non trovando elementi a smentita, si potrebbe tranquillamente darle per assodato che a 'suo'(sic) figlio ci tenesse).

    10- "...Rimaniamo col dubbio se la partita a biliardo..." [cit]
    * ma anche no! il 'dubbio' potrebbe esserci se vogliamo limitare l'analisi al puro e solo 1968, ma le indagini non finirono nel 1968 (o meglio, post Baccaiano 1982 vennero riprese).
    * no, visto quanto triplicemente emerso nel 1985 (Antenucci, Vargiu, Biancalani)
    * no, visto quanto emerso nel 1994, Rosina Massa (perchè il "non rientro a casa quella notte" è già di per se stesso una certificazone che fornendo l'alibi disse qualcosa di falso)
    * sfugge perchè l'Antenucci dovrebbe essere credibile nel 68 e non successivamente (specie vista la pantomima contereccia a ritroso ricordata)
    * sfugge perchè la Massa non dovrebbe essere credibile nelle sue dichiarazioni giurate in tribunale, mentre quelle del SV invece si (specie tenendo conto che dubbi e smentite ad alibi forniti da SV compaiono anche per altri delitti)
    * conclusioni: "si rimane col dubbio" solo ed esclusivamente se ci si vuole rimanere

    [segue 3]

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  6. 11- "...E’ solo dopo la sua nuova e diversa confessione che ha luogo l’interrogatorio di Salvatore...[cit]
    * giustissima la ricostruzione cronologica
    * manca però a mio avviso "l'immedesimazione cronologica psicologica", ossia: si parte dal SM convinto di sfangarsela col mal di pancia a casa (e l'imbeccata a NM); si passa al SM che comincia a farsela sotto perchè si accorge che più di tanto non gli credono; si passa alla prima crepa, quindi alla rottura della diga con la confessione e la chiamata di correità a SV perchè in quel momento il non-criminale-abituale e oligofrenico-mentitore-ma-incapace-di-inventare SM è (quasi) completamente crollato al punto da aver fatto anche il nome dell'unica persona che gli ha fatto gustare i piaceri del sesso e che gli ha offerto la condivisione di un sentimento di fiducia (o così dal SM interpretato se messo a paragone con come gli altri amanti della moglie con lui si comportavano), ma che comunque chiama in causa il SV discolpandolo degli spari. Ossia SM ha al momento due pesi sullo stomaco: il dover andare in galera e l'aver tradito chi in lui (dal punto di vista del SM) aveva riposto massima fiducia, che cerca però ancora di difendere per quello che può (oltre che tacendo sul loro segreto che la Locci non può più divulgare a nessuno). Si ha un SM che nelle successive scadenze temporali semplicemente si adegua perchè altro da fare non ha come fantasia da suggerirgli. E poi...
    * ...e poi si ha il SM che ha la prima occasione di riscattare uno dei due pesi psicologici! Non ovviamente il suo ritornando 'non-colpevole': su quello anche lui sa che non c'ha più via di uscita. Ma almeno può -alla prima embrionale occasione, e che sfrutta appieno- riscattarsi verso il suo 'fidato' SV. E non sol lo fa, e subito, ma lo fa nella maniera più favorevole per il suo Sv: ossia passando e proseguendo di lì in avanti, a dare la croce addosso al FV, FV malvoluto o meglio odiato dal SV.
    * gli è bastato che gli ventilassero che il SV aveva un alibi (alibi, falso, che doveva ancora essere confermato come vero però nel 1968, come ben cronologicamente hai documentato) che subito il SM coglie la palla al balzo per riscattarsi almeno verso il suo mentore sessuale. E' questo che IMHO trovo particolarmente significativo (abbinato alla confessione del 1985 e alla nota psicologica) e che spesso sfugge alla comprensione dei mostrologhi (che invece preferiscono concentrarsi sulle cose 'eclatanti'(sic) tipo l'inginocchiamento etc etc, ma che 'eclatanti'(sic) lo sono molto poco.



    PS: al momento salto la parte su NM e Cutrona:
    - per Cutrona perchè purtroppo c'è poco da dire stante alle documentazioni disponibili, comunque forte o debole che si voglia leggerlo il suo alibi, come quello ddif FV, resse e questo è ciò di cui dobbiamo tenere conto.
    - Per NM salto perchè su NM di cose da scrivere ce ne sarebbero fin troppe. Quella che trovo più significativa e importante è sempre il ricordare che il NM al De Felice e ai CC intervenuti si guardò bene da dare indicazioni utili al riconoscimento della madre e per contattare la famiglia... però fu prontissimo ad avvalorare l'alibi (sconfessato dallo stesso SM) del padre.

    PPSS: spero, nella diversità di talune vedute, di aver comunque contribuito un pochino anche io al dibattito (che purtroppo non esaurisce il caso Signa, che per essere letto compiutamente in una forma comprensibile che sia in coerenza anche coi successivi sviluppi 1974/1982/1983/1984/1985, ha bisogno di una trattazione capace di affrontare anche il lato psicologico umano, e che non sia frazionata in pezzetti, che non si limiti ad una neutra trattazione dei dati emersi, ma che obbligatoriamente parta dall'elenco di ogni tipologia di caso possibile e che per ognuno provi a calarci dentro i 'dati neutri' e veda, di ritorno, quale di quelle riesca a mantenere una coerenza globale fino a Scopeti priva di forzature.

    Hazet

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  7. === Signa 1968 [quickest digest ever] ===

    *** Moglie_1 + Marito_2 + Amante_3, condividono il segreto del far sesso tutti e tre assieme, coi due uomini anche scambiandosi vicendevolmente i ruoli maschio/femmina tra loro

    *** Marito_2 regala il suo anello di fidanzamento con Moglie_1 all'Amante_3

    *** Moglie_1 si stufa che marito_2 e Amante_3 facciano sesso tra di loro quando sono a letto tutti e tre assieme

    *** Moglie_1 caccia l'Amante_3 dalle sue 'grazie' e si nega pure al Marito_2

    *** Moglie_1 viene uccisa a pistolettate.

    *** L'alibi di Marito_2 è così patetico che non regge più di un paio di giorni; il testimone oculare sopravvissuto al delitto, figlio di Moglie_1 e Marito_2, lo inchioda; Marito_2 confessa.

    *** L'alibi che fornisce Amante_3 risulta falso e pre-costruito grazie alla complicità di alcuni suoi conoscenti (coi uno dei quali è certo condividesse rapporti sessuali)


    Praticamente, trattasi di un complicatissimo caso in cui di tre sodali che condividono un segreto, quello che litiga con gli altri due: viene ucciso.
    Dei due restanti: uno confessa e l'altro racconta un alibi falso


    Capito adesso perchè Sherlock Holmes mai si occupò di un simile caso?
    Perchè anche per lui troppo difficile da risolvere!
    :)

    Hazet

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    1. divertente il tuo riepilogo, Hazet...
      c'è una inesattezza (Mele confessa prima che Natalino lo "inchiodi") e un problema di fondo: ogni ipotesi che si fondi sulle parole del Mele traballa già prima di essere esaminata. Infatti, basandomi sulle parole del Mele, te ne posso fare altre quattro o cinque; ma sarebbe una perdita di tempo.

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  8. Frank,

    1) NON c'è alcuna inesattezza nel punto 6(***), perchè il punto non è consecutio temporale, ma un semplice elenco di fatti documentati (afferenti al sodale #2 del terzetto / alibi per quella notte)

    2) i punti (***), come ben sai, NON sono basati 'solo' (SIC !) sulle parole del Mele Stefano [che comunque offre una logica nelle sue dichiarazioni e nel perchè e nella consecutio delle sue dichiarazioni].

    3) Le fonti per la maggior parte dei punti sono plurime.
    Appoggiarsi all'atto di fede del SM "inattendibile" (SIC), non smentisce nulla di quanto succintamente riportato.

    Dove/quando le fonti non sono plurime: le info sono comunque corroborate da dichiarazioni di comportamenti simili da parte di soggetti terzi.

    4) se hai elementi certi e concreti che smentiscano, 'al di là di ogni ragionevole dubbio', anche uno solo dei contenuti di ogni singolo punto: prego, elencali.
    Altrimenti la critica è sterile e più per partito preso che motivate ragioni.

    4) provalo pure a 'perdere sto tempo'e scrivile queste "quattro o cinque" ipotesi.

    L'importante è che tutte siano (internamente: 1968 ed esternamente: /1985): "plausibili",
    "motivate",
    "ragionevoli"
    "coerenti" (meglio se coerenti dal 68 fino almeno all'85)
    "(almeno) non in contrasto con l'emerso delle documentazioni esistenti"
    "non si debba ricorre ad illazionare o aggiustare robe non risultanti a verbali e documentazioni per farle filare"


    Aspetto con impazienza.

    Hazet

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  9. premesso che non ogni triangolo amoroso deve sempre finire in tragedia, se no sarebbe una strage continua, hai trascurato alcuni importanti indizi a carico di Salvatore: lo zucchino nel comò, il pornofumetto e soprattutto i fichi d'india. Quindi la tua metempsicosi in Torrisi 2 La Vendetta non è ancora completa...
    Scherzi a parte, sto lavorando, con scarso entusiasmo devo dire, all'ultima puntata, ma frena l'impazienza, so che ti deluderà...

    RispondiElimina
  10. Frank,
    quello che mi delude è questa tua "scherzosa"(sicuro?) risposta a base di fichi d'india, porno fumetti e zucchini.
    [tutti e tre già svalutati nella Pista Sarda 2.0 assieme alle manchevolezze del Torrisi]... tutti oggetti che non sono legati al 1968 nè al 1968 afferiscono.
    E sì che -storicamente- dovresti sapere quando e dove furono repertati! E allora perchè tirarli in ballo?
    O vorresti far credere che a raccontare a verbale nel 1985 del segreto legame triolista fu il N.Torrisi e non il S.Mele?

    Comunque, dato che lo 'scherzare' [cit.] c'è ma è costruito su sillogismi farlocchi... tocca de-scherzizzarlo:

    1) "non ogni triangolo amoroso deve sempre finire in tragedia" [cit.]
    - ma qui 'strage & tragedia' [cit] c'è stata, dunque è più che corretto -anche storicamente- evidenziarne i possibili nessi (e le possibili assenza per altri soggetti, vedi 2)

    2) non ci sono invece nelle vicenda 1968 altri "triangoli amorosi" [cit.] nè altri triangoli che contemporaneamente includano anche: un diretto legame con la vittima, un alibi falso e artefatto, una confessione, una testimonianza oculare, e pure un anello di fidanzamento. Anche questo -storicamente- ha un suo peso da evidenziare.

    3) di "amoroso" nel movente (moventi, per l'esattezza) di quel delitto non c'è assolutamente nulla, nè io ho mai proposto una simile come chiave di lettura [nè qui nè sui forum nè ne La pista sarda 2.0], quindi non vedo perchè (lo vedo eccome, ma va beh) mettermi in bocca cose non dette


    Scherzi a parte: sul 'restare deluso'[cit]: leggeremo. Vedremo. Argomenteremo le cose che 'sì' e quelle che 'no'.

    Viste però le premesse di 'verbali aggiustati'[cit.], testimoni manipolati'[cit], 'perizie e testimonianze inaffidabili'[cit.]... incrocio solo le dita sperando che almeno non si tratti di una rivalutazione di quando scrisse nel suo memoriale del 1991 la M. Ciulli.
    quello sì che mi deluderebbe davvero.

    Hazet

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  11. Frank,
    tra le altre cose, hai notato che Signa 1968 è un delitto che ha senso solo univoco: id est: 'leggibile' solo ed esclusivamente in una unica direzione di marcia (thx sopravvivenza Natalino), e che quando si prova a modificarne l'angolo di curva interpretativa: ogni minima logica e minimo buon senso va a farsi friggere e collassa su se stesso?

    Dimentica per un istante (gli ipotetici) 'verbali aggiustati', 'perizie ad muzzum', 'coercizioni schiaffonesche' e 'versioni inaffidabili'.
    Dimentica confessioni e verbali tout court, dimentica i nomi e le personalità dei singoli personaggi, dimentica gli alibi documentati falsi... elencando ogni possibilità Signa68 può essere solo uno de seguenti casi:

    1- MdF, già MdF, che va lì a, maniacalmente, uccidere una coppia; nessun altro è presente.

    2- MdF non presente in loco, non partecipe in alcuna forma al delitto, e in nulla e per nulla legabile da Signa68 ai successivi delitti.

    3- MdF non presente in loco, non partecipe in alcuna forma al delitto, e legabile a Signa68 solo perchè in una ignota forma traversa, in seguito (quando??? boh), entrerà (non si sa come nè perchè nè da chi) in possesso dell'arma del delitto del 1968 (a cui non ha nè partecipato nè assistito) di cui (motivo ancor più ignoto) ne adotterà il pattern (notte, fuori città, periodo estivo, due amanti imboscati in locale ristretto e limitante le possibilità di reazione, iniziale granaiuola di colpi a sangue freddo, uso di un solo caricatore, etc). Delitto quindi commesso da uno/più artefici per una o più ragioni.

    4- MdF, ma ancora non MdF, ignaro e ignoto al/agli autori del delitto, presente in loco ma non partecipe al delitto (es: guardone, passeggiata notturna casuale, etc), che raccatta l'arma da vicino l'auto...

    5- MdF, ma ancora non MdF, ignaro e ignoto al/agli autori del delitto, presente in loco ma non partecipe al delitto (es: guardone, passeggiata notturna casuale, etc), che non raccatta l'arma da vicino l'auto, ma di cui, in seguito (come? dove? quando? da chi?) ne verrà in possesso (proprio di quella, wow!!!)...

    6- MdF, ma ancora non MdF, presente in loco, complice (ruolo da identificarsi) del/degli assassini, e che dal luogo del delitto si porta via, per un motivo X qualsiasi, l'arma.

    7- MdF. ma ancora non MdF, presente in loco e che da solo compie il delitto per motivi non maniacali (quali allora? gelosia? soldi? odio? rabbia? volontà di dimostrare qualcosa? vendetta? etc etc)

    Ognuno di questi casi (che sono la totalità delle possibilità), non può però non essere messo a confronto con l'indiscutibile fatto che: il testimone oculare non solo non venne ucciso, ma venne pure tranquillamente accompagnato fino ad una casetta distante un paio di km e più (e cosa disse l'accompagnato sia in prima battuta, sia a proposito dell'accompagnatore).

    Come si vede, delle 7 uniche possibilità, solo 1 (massimo massimo due [6,7], raschiando il fondo del barile delle ineffabili coincidenze) sta in piedi.

    E adesso, su quella, e solo su quella (o su due, ammettendo forzatamente anche la 7) bisogna calare gli elementi noti e documentati... e il campo ed il cerchio si restringe ancora di più...
    E si restringe fino a diventare un qualcosa di puntiforme, singolo e pressochè univoco, se non ci fermiamo ai soli elementi relativi a Signa (1985 compreso) ma prendiamo in considerazione anche altri elementi emersi dalle successive serie delittuose a firma cal.22


    Hazet





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    1. Ecco... infatti l'accompagnamento di Natalino è fondamentale per escludere l'ipotesi 1; che non venga ucciso da un estraneo MdF non è un problema; ma è quasi impossibile che poi lo abbia accompagnato al sicuro. Poiché non ci sono impossibilità alla passeggiata notturna in solitaria, l'ipotesi 1 rimane aperta.

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  12. Tante ipotesi rimangono aperte Frank, ma non tutte con lo stesso grado di probabilità.
    Per esempio, sulla passeggiata di Natalino. Se anche si dimostrasse che camminò da solo per due chilometri e rotti, questo non mi porterebbe a escludere i sardi. Perché se pensiamo che il bambino non avesse visto chi sparò – e poteva benissimo non aver visto nessuno – da parte dei sardi lasciarlo lì sarebbe stata la soluzione più logica, piuttosto che accompagnarlo e necessariamente farsi riconoscere.

    Su questa serie di post. Ok, il succo sta nel fatto che alcuni degli elementi che porterebbero a postulare la presenza di SM sulla scena del delitto sono in realtà tutt’altro che certi.
    SM disse che rimise le mutandine alla moglie? Ma probabilmente Barbara le aveva su quando fu colpita. Parlò di 8 colpi sparati, e se ci azzeccò vuol dire che era sul posto? Ma i colpi, forse, furono 7. E in ogni caso i risultati dell’autopsia erano verosimilmente già noti. (Bisogna però che mi spieghi com’è possibile che si tratti con sufficienza il fatto che i bossoli rinvenuti siano stati quasi sempre inferiori ai colpi sparati – non solo tu, ma in generale – mentre se manca un proiettile possiamo costruirci sopra delle teorie: un proiettile non viene necessariamente trattenuto nel corpo …non può essere che non sia stato rinvenuto per lo stesso motivo per cui non furono rinvenuti i bossoli, qualunque sia questo motivo? …ma forse mi sfugge qualcosa).
    Non so dire quanto queste considerazioni spostino le probabilità che personalmente assegno a un ’68 opera dei sardi (più che alla presenza di SM nello specifico; per esempio, in questo senso ho sempre dato pochissimo al fatto che conoscesse il numero dei colpi: che faceva, mentre il complice sparava lui contava?) Forse poco. Direi, dovendo dare dei numeri, che continuo ad assegnargli almeno un 70%. Sul chi e sul come, non saprei. Se hai letto qualche mio intervento sui vari gruppi FB, hai visto che considero clamorosamente sottovalutata la possibilità che vi sia stato lo scambio di favori di cui parlò FV a Spezi, ma questo poco c’entra col tuo scritto, che è meritorio come sempre.

    SonnyL

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    Risposte
    1. Non può mancare un proiettile perché avrebbe infranto i vetri del lato destro o sarebbe finito nella carozzeria. ma i vetri sono intatti e del proiettile all'interno Zuntini dice non c'è traccia - il problema è che mancano almeno due proiettili non trovati nel corpo del Lo Bianco! il che fa rabbrividire sulla qualità dell'autopsia. Se Natalino è andato da solo, può essere stato chiunque. Se è stato accompagnato può solo essere stato qualcuno di famiglia, anche perché deve calmarlo e condizionarlo in itinere, cosa che uno sconosciuto - neanche uno dei Vinci - poteva fare.

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  13. Ma come fa NM ad essere andato da solo???

    Tra l'altro, a parte le tante ragioni pratiche per cui così non può essere, a parte quelle logiche e quelle di buon senso, c'è pure la sua stessa testimonianza a smentire che se la sgambettò da solo!

    O si vorrebbe dire che non solo i CC e Ferrero in particolare, non solo "minacciarono"(sic) NM, non solo gli estorsero una dichiarazione "falsa", ma pure gli dissero "cosa dire" e "chi menzionare come accompagnatore/i"??? e poi pure "aggiustarono" a piacimento il verbale???!!

    Ma stiamo a scherzare, vero?!

    NON c'è uno straccio di prova in tal senso.
    Esattamente come NON c'è uno straccio di prova che stessa sorte i CC l'abbiano riservata al padre, fino a costringerlo ad indicare il numero di colpi... ah, ops! Ebbasta!!! SM a verbale, NON HA indicato il numero di colpi sparati (ha parlato di fino ad esaurimento caricatore).

    Tutte le ipotesi sono sempre lecite: ma le ipotesi son cose eteree che si fanno come test di possibile legame di elementi tra di loro: NON sugli elementi spiccioli (lasciandoli pure svincolati dagli altri).
    Gli elementi li si accettano o confutano con prove e/o impossibilità, non coi 'potrebbe pure anche e i secondo me'.
    Se no ognuno può menare i torroni che preferisce, per aggiustare i tiri che preferisce.

    NM a piedi dall'auto poteva raggiungere da solo la casa del De felice?
    si. fisicamente, umanamente poteva. (impiegandoci più tempo poteva pure raggiungere Firenze prima o poi).

    Poteva raggiungerla, scalzo, senza segni evidenti a calze e piedi dopo aver percorso 2.1/2.3 km di terreno sterrato (ed in alcuni tratti decisamente impervio al punto da incastrare le auto)?
    questo è decisamente assai meno probabile, quasi ai limiti dell'assurdo, ma fisicamente non impossibile al 100%.

    Poteva vedere la luce di casa De Felice dall'auto?
    No. non poteva proprio

    Conosceva la strada da cui era venuto?
    si. se la ricordava dall'andata (tanto che grazie a quel ricordo portò i primi uomini sulla scena a verificare che effettivamente ci fossero due morti)

    Conosceva la strada 'davanti'?
    No. non la conosceva.

    Poteva sapere che camminando, al buio col cielo pure coperto, in quella direzione ad un certo punto (ma non troppo distante che se no si demoralizza) avrebbe visto una luce?
    no. non poteva.

    quando vide la luce, poteva sapere che era la luce di una casa e non di un lampione qualsiasi in mezzo ad un campo?
    no. non poteva.

    Scendendo (di fretta e furia per scappare) dalla macchina, al NM veniva più comodo scendere e girare attorno alla portiera aperta pur di andare verso l'ignoto di una direzione che non conosceva, o gli veniva più comodo assecondare la fuga verso una direzione nota e che non aveva l'ostacolo della portiera aperta da aggirare?
    la seconda. ovvio.

    Un NM che arriva da solo camminando fin dal De Felice, dice le cose che ha detto? o ci tiene a farsi portare il prima possibile da suo padre (quindi a fornire generalità ed indirizzo, invece di tacere le generalità e limitarsi ad un vago "Lastara A Signa" come indirizzo, ma ricordandosi benissimo di specificare che il padre è a casa con la bua?)

    e se anche a tutti questi punti si chiude un occhio e ci si vuole sforzare a lasciare il NM li a piedi da solo...

    ma guardate che gli/l'assassino a sangue freddo non è mica che scompare con la bacchetta magica (chi riveste sommariamnete i cadaveri, chi fruga se no?)! sempre lì nei dintorni sono/è!
    E che, degli/uno assassino a sangue freddo lascia in vita un testimone oculare del loro/suo duplice omicidio, che fa passettini da 60 cm l'uno lì nei dintorni??? così, tanto perchè dopo aver ucciso due persone si fa degli scrupoli?
    Se avessero/avesse avuto degli scrupoli vista l'età del NM, non avrebbe sparato fin da subito perchè dalla posizione di sparo non poteva non vedere il bambino (così come il NM non poteva non svegliarsi fin da subito)

    suvvia, eddai!

    Hazet

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    1. Non ci siamo. Quando Ferrero estorce l'ammissione a Natalino, Stefano ha già confessato. Guarda caso, il bambino ammette quello che l'inquirente si aspetta di sentirsi dire. Non ti suona qualche campanello in testa, pensando a cosa avverrà col teste con l'intelligenza come quella di bambino Pucci? Fai un piccolo sforzo di non voler a tutti i costi dimostrare la colpevolezza di Salvatore, Hazet, guarda la storia con occhi neutri.
      Credi a Natalino del 24 settembre? E perché, allora, non a quello di aprile maggio 1969, che ha visto sparare lo zio Piero? E' quello il vero macigno da sgombrare, l'unica dichiarazione spontanea del bambino.
      Vai sul posto a notte fonda; è buio pesto, via Castelletti ha luci moderne che all'epoca non c'erano; in lontananza vedi i lampioni stradali della via Pistoiese. Segui le luci e arrivi di fronte a casa De Felice. Il campanello è alla portata del bambino...
      Ti invito ad uscire da questo loop infinito. Suvvia lo dico io.

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    2. Frank,

      1) "Ferrero...".
      Gli dice che non gli crede (e come avrebbe potuto?) e per dimostragli quanto poco credibile il suo racconto fosse, che lo metterà alla prova facendogli rifare la 'passeggiata'.
      Se questo è "estorcere", allora il delitto lo definiamo "genocidio".

      2) "ammette..."
      Questa è una illazione che cerchi di spacciare come fatto..
      Eri nella testa del Ferrero? NO
      Sai cosa "voleva sentirsi dire" il Ferrero? NO

      Se si inizia a considerare lecito un simile tipo di approccio... allora al NM gli facciamo dire 'Andreotti e il Papa' (come voleva il Ferrero, anche se poi a verbale i CC modificarono quei nomi perchè al Matassino ne piaceva un altro, tanto... i verbali sono aggiustati, no?)
      SE in una indagine, si parte dal PRESUPPOSTO che sia lecito mettere in dubbio qualsiasi verbale e dichiarazione SOLO PERCHE' posteriore ad una scoperta investigativa... hai voglia a storicizzare!
      Idem vale per la storia dei colpi [alla quale ti appigli]: SM NON dichiarò il numero dei colpi sparati, ma di aver sparato tutto il caricatore. Quindi il numero di colpi sparati [ di quelli andati a segno su bersagli] non porta e non prova nulla.

      3) "piccolo sforzo..."
      IO non "voglio a tutti i costi" mettere in mezzo SV.
      Io analizzo tutti gli elementi del 1968 (e quelli successivi) e da quelli l'unico nome che viene fuori come papabile, not my fault, è solo quello del SV.
      SV che magari non sarà il MdF, ma che per Signa...

      4) " vedi i lampioni...".
      ATTENZIONE!
      Non mi risultano verbalizzazioni, dichiarazioni o riferimenti del NM che dica che fin da subito aveva notato quelle luci e verso di quelle si diresse.
      A verbale, (NM) si parla di "illuminazione" SOLO dopo che dice di essere stato lasciato vicino "il ponticello".

      Lo so che tu hai ripercorso quel tragitto (di notte e d'estate, spero), ma ci sei andato circa 50 anni dopo i fatti!
      Quindi, che tu (che sei più alto di un bimbo di 6 anni), 50 anni dopo, abbia visto le luci dei lampioni stradali: non è certezza di nulla per il '68.
      Infatti in 50 anni la vegetazione cambia; l'orografia può essersi modificata: che so, modifica degli argini, livellamento di un dosso, un albero può essere caduto, etc. Inoltre, 50 anni dopo non significa che quella notte quei lampioni stradali fossero funzionanti e soprattutto 50 anni dopo montano lampadine decisamente più moderne ed più illuminanti.

      Ma non basta!
      * Perchè se prendiamo le foto d'epoca [es: Calibro 22] vediamo ai lati dell'auto una vegetazione che arriva oltre il tetto dell'auto; vediamo alberelli, vediamo il fondo ghiaioso della strada, vediamo che per girare attorno alla portiera (se no vai in direzione contraria alle 'luci') NM doveva passare in mezzo agli arbusti a bordo starda... scalzo.

      * Se prendiamo la: Rotella, leggiamo di "canne" (che sono alte); di "argine alto" e di "fitta vegetazione estiva"!

      * Inoltre, appena sceso dall'auto, quindi prima ancora di scappare verso la 'ignota salvezza' (e sempre con un assassino a sangue freddo nei dintorni che se ne frega di un testimone oculare!), ha pure l'auto e la portiera aperta ad ostruirgli la visuale.

      Tutti elementi che possono facilmente impedire al NM di vedere quei lampioni stradali (...di cui lui non parla!).

      * E Sempre dalla Rotella [cap. 1.3], si legge di tutto, pure compreso che "A livello di induzione generica non è possibile escludere del tutto che egli si sia portato da solo a quella casa...", MA non cita che dal luogo del delitto fossero visibili luci di alcun genere.

      Sarà un caso che a vederle invece ci sia riuscito solo qualcuno, più alto del NM, solo circa 50 e passa anni dopo, e nessuno ne parli nel 1968?


      Hazet

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    3. Rispondo solo sulle luci della Pistoiese. Le luci stradali c'erano senz'altro, come c'era quella in facciata; che fossero visibili da Natalino, forse sì, forse no. Quindi nel buio più totale, interrotto solo dal lampeggiare della lampadina in auto, il piccolo può andare indifferentemente da una parte o dall'altra. E' andato dove portava la strada e mettiamoci il cuore in pace.

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  14. Frank,
    un link a due immagini (tra le altre) sempre fin troppo poco considerate di Signa 1968, che invece ci dicono molto, moltissimo...
    ...e soprattutto ci dicono molto di più di quello che le parole di testo riescono ad esprimere.

    Link:
    https://ibb.co/zHsHygW



    NB: le immagini son prese da Calibro22Blogspot; i Commenti e le Indicazioni sono aggiunte da me.

    Hazet

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