lunedì 6 ottobre 2014

(Ancora su Signa (è l'ultima volta, lo giuro)


A volte si leggono e rileggono gli stessi passaggi più e più volte, ma l'attenzione non si ferma a sufficienza sui particolari.

 Io non mi ero mai accorto della frase sottolineata, tratta dal resoconto dell'esperimento compiuto nel pomeriggio del 24 agosto 1968 dal maresciallo Ferrero in compagnia del piccolo Natalino Mele; o meglio, avevo in mente la frase, ma non ne consideravo le possibili implicazioni. Recita il verbale: "Giunti sul luogo del delitto il Mele Natale, che calzava un regolare paio di scarpe, indicava la posizione in cui si trovava a dormire sulla macchina e cioè con la testa riversa verso la parte destra dell'autovettura, disteso lungo il sedile posteriore. Precisava che dopo essersi svegliato trovò la mamma morta al posto di guida e sul sedile di destra, disteso, lo "zio", mentre prima al posto di guida si trovava lo "zio". Che erano morti…morti proprio. Che spaventato si allungò per suonare il clacson, manovrando delle manovelle sul cruscotto, quindi aprì la portiera posteriore destra e da solo senza scarpe e coi soli calzini si avviò a piedi lungo la stradicciola in avanti."

Può questo manovrare le manovelle sul cruscotto da parte di Natalino essere la più semplice e banale spiegazione della luce di direzione trovata funzionante all'arrivo del carabiniere di San Piero a Ponti un paio di ore dopo? Se così fosse, si dovrebbe quasi obbligatoriamente concludere che il bambino era solo e da solo è riuscito ad arrivare alla casa dei De Felice. La luce rimasta accesa e lampeggiante nella notte è sempre stata difficile da spiegare per chi pensa che si sia trattato di un delitto premeditato con partecipazione di più persone. In questa ipotesi, invece, il Mele Stefano si accontenterebbe di ripetere un dettaglio appreso dal figlio la notte precedente al suo arresto, inserendolo nel proprio racconto: avrebbe urtato la levetta ricomponendo sul sedile il corpo senza vita della moglie.

Dopo il sopralluogo notturno della scorsa estate avevo dovuto alzare la verosimiglianza di un Natalino supereroe in grado di abbandonare il cadavere della madre e raggiungere da solo i soccorsi camminando al buio e a piedi scalzi nella campagna dallo 0,1 al 1%; temo di doverlo alzare ulteriormente, almeno al 10%. La questione rimane – e temo rimarrà per sempre – aperta.

2 commenti:

  1. La zona del duplice omicidio del 1968 é su una traversa della strada regionale 66. La casa di quel signore sarà lontana un paio di km dal luogo che oggi é difficile collocare visti i cambiamenti. Sicuramente il bambino non ci é arrivato da solo. Ma perché così lontano? Ci sono case intorno al vingone allora come oggi

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  2. le altre case erano presumibilmente buie mentre, arrivati al secondo ponte, la stradina diventava rettilinea ed era ben visibile la casa bianca per via del lampione in facciata. Tale luce non era visibile dal luogo del delitto, da dove però si possono vedere in lontananza , ora come certo allora, le luci della Pistoiese nella direzione percorsa da Natalino. Mentre, ritengo, alle spalle via di Castelletti era totalmente al buio.

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