martedì 22 luglio 2014

Via di fuga a Vicchio (1)



Le dichiarazioni, invero scarse e confuse, di Giancarlo Lotti sul percorso seguito dalle auto dei Compagni di Merende per allontanarsi dal luogo del delitto di Vicchio costituiscono uno dei "riscontri oggettivi" alla confessione / chiamata in correità accolti (parzialmente) nelle sentenze. Vale la pena di esaminarle in dettaglio, mettendole a confronto con quanto dichiarato dai testimoni.

 Il primo apparire della strada polverosa percorsa per fuggire (in luogo, come sarebbe stato naturale, della Sagginalese, in un senso – verso Dicomano- o nell'altro – verso Vicchio /Borgo San Lorenzo) si ha a quanto sembra nella deposizione di Lotti del 11 marzo 1996. Cito da Insufficienza di Prove:
"Quindi partirono ed io andai dietro loro. Dopo pochi minuti presero una strada sterrata che Pietro mi disse bisognava fare per evitare il passaggio a livello ed io andai dietro di loro seguendoli a breve distanza e ricordo che riuscivo a vedere poco perché la macchina di Pacciani alzava parecchia polvere. Dopo questo tragitto in terra battuta, che sarà durato 5/10 minuti, abbiamo ripreso la strada normale verso Dicomano per tornare a casa e li seguii sino a San Casciano dove arrivammo tardi sicuramente dopo la mezzanotte."
Ne "Il Mostro", il commissario-scrittore Giuttari così riassume: "Avevano percorso una strada sterrata, molto terrosa, tanto che per la polvere sollevata dalla Ford lui non riusciva a vedere quasi nulla. Dopo circa dieci minuti avevano ripreso la strada asfaltata per Dicomano ed erano giunti a casa intorno alla mezzanotte. La dichiarazione coincide con le testimonianze(…)"
 Quali sono queste testimonianze? Nel volume già citato, Giuttari così descrive la testimonianza Caini-Martelli: "I coniugi la notte del delitto stavano tornando nella loro abitazione di Fiesole, in auto. Erano reduci da una festa a casa di loro parenti che abitavano in località "Santa Margherita", a pochi chilometri dal luogo del delitto. A mezzanotte si fermarono a una fonte che si trovava lungo la strada sterrata che dalla provinciale Sagginalese conduceva a San Martino a Scopeto e Bricciana, località a ridosso della piazzola teatro del delitto. A un certo punto videro passare a forte velocità -tenuto conto del fondo stradale sterrato e dell'andamento particolarmente tortuoso della strada - due macchine, una scura e un'altra più chiara, guidate da conducenti robusti e adulti, in direzione San Martino a Scopeti-Dicomano. (…) Ambedue i conducenti avevano una sagoma robusta e non erano giovani... Costoro andavano in direzione opposta alla nostra; quindi da San Martino a Scopeto verso Dicomano."
Ora, per uscire sopra Santa Margherita partendo dal luogo del delitto su strada normalmente carrozzabile, pur non asfaltata, occorreva tornare oltre Ponte a Vicchio, girare a sinistra, farsi tutta la salita stretta e tortuosa fino a San Martino a Scopeto per poi ridiscendere sulla Sagginalese poco prima di Dicomano, come si vede dalla mappa qui sopra.  Dopo di che gli assassini sarebbero tornati verso Vicchio per nascondere la pistola in un casolare presso Bovino e infine avrebbero ripreso la strada per Dicomano, poi Firenze e San Casciano; e tutto per evitare una possibile sosta ad un passaggio a livello (più avanti sul tragitto ve ne sono almeno altri due).
(Segue)

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