martedì 8 aprile 2014

Magdalen Nabb e il Mostro di Firenze (2)




L’ipotesi della Nabb, è esposta quasi con delicatezza, in modo velato, ma comunque riconoscibile; la soluzione è in realtà solo accennata e la conclusione lasciata al lettore, i nomi dei protagonisti sono tutti modificati, ma i personaggi sono facilmente identificabili da chi conosca la vicenda reale. La conclusione delle contro-indagini ufficiose condotte dal maresciallo Guarnaccia è che Silvano Vargius [Nota: Ad evitare equivoci basati su facili assonanze, preciso che mantengo qui i nomi di fantasia usati dall’autrice.], ex amante di Belinda Muscas [Nota: nella finzione, il cognome di famiglia del marito], sia l’autore del delitto del 1968, in questo seguendo i sospetti esplicitati nell’ultima parte della “sentenza Rotella”, ma che i successivi duplici omicidi siano opera del figlio maggiore di questi, commessi con la pistola sottratta al padre nel 1974.

Nella stessa intervista citata in precedenza, la Nabb racconta di aver offerto del materiale da lei raccolto agli avvocati di Pacciani, che le dissero di aver già troppo da studiare nel tempo disponibile [Nota: il particolare è attendibile; nel corso del processo Pacciani l'avvocato Bevacqua lamentò la scarsità del tempo a sua disposizione per studiare l'enorme mole di atti; anche se poi, pur con scarso successo, avrebbe cercato di suggerire una rivisitazione della "pista sarda", in ciò coadiuvato dal collega di parte civile Santoni Franchetti]. La Nabb avrebbe poi cercato contatti tra i giornalisti, fornendo informazioni a Mario Spezi [Nota: Nell’intervista non viene fatto il nome, ma la persona è chiaramente riconoscibile dal contesto e dall’accenno all’accusa (avanzata nel corso dell’inchiesta perugina condotta dal sostituto procuratore Giuliano Mignini) di essere stato lui stesso coinvolto nei delitti.] per i suoi articoli, pubblicati su La Nazione nel corso del processo d'appello Pacciani; informazioni che poi Spezi avrebbe tentato di “vendere” ad altri giornali o testate televisive (tra cui la RAI), senza successo, in quanto non in possesso dei documenti originali, ovviamente detenuti dalla Nabb, che non volle cederli.

 Mario Spezi, nel suo “Dolci colline di sangue” (ed. Sonzogno 2006) scritto a quattro mani con l’americano Douglas Preston riconosce lealmente il debito che ha verso la scrittrice britannica nella formulazione dell’ipotesi “Carlo” [Nota: Il nome di fantasia che Spezi, nell’edizione italiana del romanzo, attribuisce al personaggio che la Nabb chiama Amelio Vargius.] mascherandone solo il nome (“Ethel” anziché Magdalen) e la nazionalità (belga anziché inglese). Salvo errori, l'episodio della cena in cui viene per la prima volta formulata l'ipotesi non è invece presente nell'edizione americana del testo (The Monster of Florence).

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