domenica 13 aprile 2014

Magdalen Nabb e il Mostro di Firenze (7)

Concludo citando quanto già scritto nel mio libro

Che lei stessa ci credesse o no, l’ipotesi “Amelio/Carlo” nella versione originale di Magdalen Nabb, esposta nel romanzo The Monster of Florence come risultato, nella finzione, dello studio degli atti di indagine da parte di Guarnaccia e nella realtà della lettura del materiale messo a disposizione della Nabb dai carabinieri, poggia su quattro pilastri e due corollari.

I pilastri possono essere riassunti nel modo seguente:

1. Giovane età dell’assassino al momento del primo delitto seriale, nell’ipotesi il 1974 (Amelio aveva allora 15 anni), in accordo con il profilo FBI;

2. Piccoli precedenti penali per furto e incendio doloso, sempre per concordare con il profilo suddetto;

3. Possibilità di accesso all’arma usata nel 1968; qui il riferimento è alla già citata denuncia di violazione di domicilio e furto di niente presentata nel 1974 da Silvano Vargius, che la Nabb (e solo lei) sosteneva di avere;

4. Testimonianza di due ragazzi riguardo ad un Alfa GT rossa guidata da un uomo apparentemente sconvolto che si allontanava a grande velocità dal luogo del delitto di Calenzano; dalla descrizione fu tratto un ben noto identikit, diffuso solo successivamente. “Carlo/Amelio” avrebbe posseduto un’Alfa rossa, secondo quanto, nel romanzo, dichiara al maresciallo Guarnaccia, la zia di Amelio (sorella di Margherita, la prima moglie di Silvano, che sarebbe stata uccisa in Sardegna nel 1960 facendo passare il suo assassinio per un suicidio col gas), ma probabilmente anche sulla base di indagini dei Carabinieri di cui è cenno nei giornali dell’epoca.

I primi due sono solo elementi di compatibilità con il profilo steso dal FBI.
Il terzo è rimasto proprietà della Nabb, che non ha ritenuto di diffondere pubblicamente il documento in suo eventuale possesso.
 Il quarto pilastro, in realtà, è molto traballante, in quanto, anche volendo ammettere il possesso di un’auto simile, l’identikit disegnato nel 1981, che ritrae un uomo di età tra i 40 e i 50 anni, non assomiglia affatto all’immagine del giovane “Amelio” quale fu pubblicata sui giornali all’epoca del processo di Cagliari del 1988.
I corollari consistono nell’esposizione di “Amelio” bambino alla vista di atti di perversione sessuale da parte del padre ed all’odio nutrito nei confronti di questi in quanto ritenuto responsabile della morte della madre Margherita. Anche qui si tratta di elementi troppo generici per assurgere ad indizi degni di nota.

(fine)

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