mercoledì 9 aprile 2014

Magdalen Nabb e il Mostro di Firenze (3)

Segue la traduzione di un brano tratto da un'intervista a Magdalen Nabb, datata settembre 2004(Reperibile sul sito internet http://italian-mysteries.com/ ) :

D: Il romanzo The Moster of Florence è stato tradotto in italiano?
Nabb: No, non penso che verrà mai tradotto. Perché le polemiche continuano. Ho ancora dei problemi. Avevo avuto problemi con l’affare dei terroristi e ho ancora un sacco di problemi con questo.

D: L’investigazione che ha inserito nel romanzo è reale?
Nabb: Sì, è l’investigazione reale. Avevo a disposizione il documento del giudice istruttore. Quello che ho fatto è di mettere Guarnaccia nella posizione in cui mi ero trovata io quando avevo deciso di seguire il caso e mi era stato passato tutto il materiale (…) Tutti coloro che erano stati coinvolti nell’investigazione seppero di cosa mi stavo occupando. La voce si diffuse e cominciarono a chiamarmi da tutte le parti. Ricevevo materiale dalla Sardegna, da Roma, da ogni parte, perfino dal Sud America. Ma comunque ho cercato di scrivere un romanzo, non di entrare in una polemica su perché cose come queste succedono. Mi interessava il fatto che una volta che la storia viene scritta, niente può più cambiare. Così Guarnaccia fa quello che avevo fatto io, trova il materiale autentico e scopre la verità. Ma non cambia niente, perché la Storia è già stata scritta.

D: Quindi pur essendo una scrittrice è diventata depositaria di informazioni delicate?
Nabb: Era inevitabile. Le mie ricerche risalirono fino al 1960 e il caso è aperto ancora oggi. Nessun poliziotto o inquirente rimane nello stesso posto per più di tre anni e molti giudici istruttori e PM sono stati coinvolti attraverso gli anni. Quando la prima indagine fu chiusa a favore del rinvio a giudizio di Pacciani, ci fu un taglio netto, persino il responsabile della medicina legale fu sostituito. Dopo di ciò nessuno ha potuto avere tutte le informazioni.
Avevo un problema con le informazioni che ottenevo. Io volevo scrivere un’opera di narrativa, ma, allo stesso tempo, una persona era accusata di essere un serial killer ed io avevo delle informazioni che avrebbero potuto essere usate in sua difesa. Le portai ai suoi avvocati. Purtroppo, mi fecero presente che sapevano molto poco sul caso, poiché risaliva troppo indietro e che non potevano sperare di studiarlo nel poco tempo disponibile. Diedi loro quello che potevo e decisi di affidarmi alla stampa. Nuovamente, poiché volevo scrivere una fiction e non entrare in polemica, diedi le informazioni a un giornalista che aveva seguito il caso dall’inizio e questi pubblicò una serie di articoli giornalieri durante il processo di appello. Questo provocava qualche agitazione ogni mattina nell’aula, ma se è stato utile o no non potrò mai saperlo, perché il Procuratore Generale era un tipo onesto e sensibile che aveva capito come stavano le cose. Invece di fare una requisitoria alla fine del processo per chiedere una condanna, disse che il caso era pieno di buchi e che Pacciani doveva essere liberato, il che avvenne quello stesso pomeriggio.
Purtroppo ebbi poi altri problemi con il giornalista che cercava di vendere dovunque possibile le mie ricerche. Quando cercò di venderle alla RAI, non le avrebbero accettate senza vedere delle prove in forma di documenti originali. Il giornalista dovette ammettere che il materiale era mio, così vennero a chiederlo a me. Ma rifiutai. Avrebbe potuto portare ad altre accuse senza fondamento ed era l’ultima cosa che avrei voluto (NdA: e con questa frase conclusiva la stessa Nabb sembra voler dire di non credere poi molto di aver raggiunto la verità).


 

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