domenica 27 aprile 2014

Delle minacce e dell'uomo in motorino (2)

E' facile pensare, anche se non sta scritto esplicitamente da nessuna parte, che l'uomo che seguiva Barbara in motorino fosse lo stesso che aveva minacciato di spararle mentre era in macchina con un (altro) uomo. L'episodio, pur oggetto, come si è visto, del dibattimento in aula nel 1970, sembra essere stato dimenticato nelle indagini successive, per quanto già a prima vista appaia significativo. Salvo errori, né Torrisi né Rotella lo citano.

Sia come sia, una cosa sembra certa; Barbara Locci, in occasione del preludio ad un incontro amoroso che poi non avvenne, nell'agosto del 1968, (Fiera di Mezzagosto, quindi meno di una settimana prima del delitto) in una stradina adiacente al cimitero di Lastra a Signa (non quello nella cui prossimità avvenne l'omicidio, che è a Castelletti di Signa, a meno che il teste non ricordi male) disse di temere di essere sparata mentre stava in macchina con un uomo; quanto paventato puntualmente avvenne pochi giorni dopo. Come questo si accordi con l'ipotesi, fatta da alcuni, di un delitto casuale, di natura maniacale, ad opera di un estraneo, l'esordio insomma del serial killer noto come Mostro di Firenze, è al di là della mia comprensione.

Ma siamo onesti: la versione sopra descritta, in fondo, venne decisamente affermata solo da Perugini e Canessa, che identificarono il serial killer estraneo in Piero Pacciani, e parzialmente accolta nella sentenza del 1994 di Ognibene, pur senza trarne la debita conseguenza della condanna del Pacciani anche per quel primo delitto. L'avvocato Filastò, invece, pensa sì ad un assassino unico per tutti i delitti 1968-1985, ma sembra ritenere che costui fosse uno spasimante segreto o respinto dalla donna (sarebbe invero strano, vista le estrema disponibilità di Barbara, che emerge da numerosi racconti provenienti da più fonti), non quindi estraneo etimologicamente alla donna, ma che potrebbe essere stato sconosciuto al gruppo familiare.

Antonio Segnini, da parte sua, ritiene che il delitto sia opera del clan familiare, ma vi sia un testimone (guardone-innamorato della Locci dai tempi della Romola) che raccolga la pistola gettata via, trasformandosi poi, nel corso degli anni, nel Mostro di Firenze; ipotesi affascinante, ma, come tutte del resto, indimostrabile.

14 commenti:

  1. Riguardo la paura della Locci di "essere sparata", dimentichi l'episodio raccontato da Natalino sulllo zio Piero che una volta era andato a casa loro con una pistola. Se fosse stato un tacito avvertimento alla donna, che lei capì benissimo?
    Tu sai come la penso su quanto disse Natalino, il piccolo non s'inventò nulla, quello che disse l'aveva visto, o creduto di vederlo, oppure glielo avevano fatto dire. Naturalmente l'episodio della pistola nessuno glielo aveva fatto dire, quindi lo vide lui.
    Riguardo il tizio in motorino che seguiva la Locci, dici bene, Barranca non disse che era lo stesso che voleva sparare. Chi meglio di lui poteva essere la persona presente sulla scena e che raccolse la pistola? Giancarlo Lotti all'epoca era senza patente e si muoveva in motorino. Coincidenza? Per il Lotti le coincidenze sono tante, troppe, direi. Che avesse abitato a pochi chilometri dalla Romola mentre la Locci viveva là è un'altra, tanto per fare un esempio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao Antonio,
      mi puoi dare qualche info in piu sul racconto di NM dove dice che lo zio Piero passò da casa loro con una pistola?
      (quando lo disse, riferito a che periodo, source, etc... o anche solo un link poi mi vado a leggere/rileggere la news).
      as always, grazie

      HzT

      Elimina
    2. nella sentenza Rotella, che naturalmente hai (p.55)

      Elimina
  2. grazie Antonio e...
    wow che figuraccia! ma onestamente proprio non me ne ricordavo ( e pure ha vinto la pigrizia di una domanda anzichè una search). me tapino!

    RispondiElimina
  3. Non ho trascurato quel particolare, ma lo ritengo fantasia infantile. Come ben sai, Natalino disse tante cose che anche tu non introduci nella tua ricostruzione; ad esempio che il padre e lo zio vennero con due biciclette... Poi, se fu SV a vendere la pistola al Mele, questa seconda ipotetica pistola in tasca allo zio Piero sarebbe di troppo. Sono convinto, senza ovviamente poterlo dimostrare, che il molestatore in motorino e il "minacciatore" (come si dice? boh) fossero la stessa persona, il cui nome venne taciuto per paura, ma è ben noto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Continuo a ritenere che Natalino non s'inventò nulla. La storia delle biciclette la logica dice che fu il padre a dirglielo, probabilmente la sera stessa che fecero assieme il viaggio. E' logico che il bambino fece delle domande, aveva visto due persone, entrambe prive di auto, che poteva dirgli il padre?
      Riguardo la pistola, chi dice che sia una seconda? Secondo me è la prima ed unica. Se vogliamo seguire la logica, una volta che Stefano Mele consegnò ai sui parenti la pistola ricevuta dal Vinci, è ragionevole che prima di ucciderla essi avessero voluto avvertire la donna, anche solo mostrandole la pistola. Che lei capì lo dimostra che disse al Barranca deò pericolo.

      Elimina
    2. Rispetto la tua opinione; però qui Natalino sembra dire cose (molto poco credibili) di prima mano; quando ricevette suggerimenti, la cosa venne ben presto fuori. Temo che già allora - e poi in seguito - si sia ampiamente sopravvalutata la capacità del piccolo testimone di fornire racconti coerenti e veritieri. Anche se alla fine la testimonianza sullo "zio Piero" non ebbe seguito, stante la ritrattazione in aula.

      Elimina
    3. Tutte quanto disse Natalino ha una ragione, che l'avesse visto o no, che glielo avessero raccontato o no, che glielo avessero far voluto dire o no, Non ha senso pensare che avesse inventato qualcosa di sua iniziativa, il contesto non era certo quello in cui un bambino si lascia andare alle sue fantasie.
      Dunque si tratta di interpretare quanto disse alla luce di vari fattori deformanti, tra cui i tre principali sono certamente quanto gli altri vollero fargli dire (ma qui mi pare sia abbastanza facile capirlo), il modo in cui lui interpretò ciò che vide e io modo in cui lo espresse.
      Quindi si tratta di depurare le sue parole da questi fattori inquinanti, e non mi pare che sia un lavoro così difficile, anche perchè c'è la possibilità di incrociare le deduzioni riguardanti lui con quelle riguardanti le condizioni al contorno.
      E a me pare che tutto fili liscio come un orologio.
      L'esempio delle due biciclette è perfettamente calzante, ad esempio. A prima vista potrebbe sembrare una sua fantasia, ma per quale motivo il bambino avrebbe dovuto inventarsi un fatto del genere? Allora proviamo ad immaginarlo nell'ora, ora e mezza di viaggio con suo padre per arrivare dal De Felice. Avrà fatto delle domande, i bambini sono curiosi, avrà chiesto al padre: ma come siete arrivati qui tu e lo zio? Ecco da dove facilmente è nata la sua frase sulle due biciclette.

      Elimina
    4. Ma questa linea interpretativa può portare molto, molto lontano. Può portare innanzitutto al fatto che non c'era nessuna Salvatore Vinci quella sera, non c'era nessun Francesco Vinci, o perlomeno, se qualcuno di loro c'era certamente fu bravo a non farsi vedere, perchè natalino non sarebbe riuscito a tenerselo per sè, esattamente come con lo zio Piero.
      E poi la pistola. Ma cazzo, il mistero dei misteri lo svela lui, fu lasciata sul posto, perchè si vogliono fare i salti mortali per ignorare le sue parole se non tornano con le proprie opinioni? Perchè avrebbe dovuto inventarsi una storia del genere?

      Elimina
    5. Antonio, ammiro la logica delle tue ricostruzioni e invidio la tua sicurezza nel ritenerle corrispondenti alla realtà dei fatti. Ciò detto, sono convinto che Natalino, sia per l'età che per le modalità improprie con cui venne sentito, non possa ritenersi un testimone affidabile - in questo senso non ritengo corretto chiedersi quale sia lo scopo di una possibile "fantasticheria infantile".. Il che non significa che il racconto dello zio Piero non mi intrighi alquanto e che una parte delle sue narrazioni del 69 non possa essere autentica. Continuando il tuo esempio, se ammettiamo che fu il padre a dirgli delle biciclette, lo stesso potrebbe valere per l'abbandono sul luogo della pistola; che in effetti corrisponde alla prima confessione del Mele, immediatamente dopo l'ultima notte trascorsa in libertà insieme al bambino.

      Elimina
    6. Allora, attenzione, al bambino possono essere state dette molte cose, ma per ognuna bisogna trovare la ragione. Ora che il padre avesse detto al bambino di dire di aver visto lo zio Piero gettare via la pistola quando lui confessò che era andato ad uccidere con Salvatore Vinci mi sembra molto improbabile, non credi? In ogni caso molto poco logico.

      Elimina
  4. Antonio, è tutto giusto, ma non mi aspetterei di trovare grossi esempi di logica cartesiana nelle parole e nei comportamenti dei due Mele.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Attenzione però Omar, fare di tutte le erbe un fascio può essere un errore madornale...
      Secondo me una logica nel comportamento di Stefano Mele c'è, ma è deformata dal conflitto tra gli interessi dei suoi familiari e i suoi. Per loro lui doveva andare in galera trascinandoci se possibile Salvatore Vinci, lui invece non era molto d'accordo. In questa dicotomia sta la fonte primaria della confusione.
      Purtroppo via via che ci si allontana dal punto di partenza la confusione aumenta, è logico, perchè il fardello da portare dietro continua a crescere. Ma se ci si ferma alla mattina del 23 agosto i giochi sono chiarissimi. Il giorno prima il Mele aveva perfezionato il suo piano di cavarsela dando la colpa a Francesco Vinci, con l'aiuto del figlio, ma la mattina del 23 i suoi parenti lo costrinsero a cambiare idea e a raccontare la storia dell'istigazione di Salvatore Vinci. Dalla loro quella pistola che avrebbe dovuto trovarsi sul posto e in qualche modo portare al Vinci. Ma di lì c'era passato il Lotti...

      Elimina
  5. Ammetto volentieri che la tua ricostruzione del delitto di Signa è una delle migliori - del resto la avevo elogiata nel mio libro.
    Sulla questione delle testimonianze ci sto studiando e scriverò qualche post prossimamente.

    RispondiElimina

Il tuo messaggio apparirà dopo essere stato approvato dal moderatore.