sabato 26 aprile 2014

Delle minacce e dell'uomo in motorino


Bisognerebbe fare maggiore chiarezza sulle ipotetiche minacce rivolte a Barbara Locci da un misterioso (ma non poi tanto) uomo in motorino. Secondo l'avv. Filastò (Merende infami, pag. 150), fu il teste Giuseppe Barranca a parlarne, riferendo che la donna gli avrebbe detto di essere seguita da un uomo in motorino. In realtà, sembrerebbe che l'informazione provenisse dallo stesso Stefano Mele, che la attribuisce al Barranca, tramite un tenente dei CC che potrebbe essere, ma non è nominato, il Dell'Amico.

Barranca, cognato della vittima maschile, fu interrogato nel dibattimento in corte di Assise (marzo 1970), precisando, a domanda della difesa, che "mai aveva avuto occasione di invitare la moglie del Mele al cinema, ricevendone un rifiuto con la scusa che c'era uno con il motorino che la seguiva; e mai – pertanto – avrebbe potuto fare quel discorso al Mele dopo l'uccisione della moglie nella caserma dei CC". Al che il Mele – che evidentemente aveva riferito la cosa ai propri difensori-, chiede la parola e "ricorda al teste di aver appreso da lui quanto sopra riferito". Il Barranca riprende dicendo di non averlo detto lui al Mele, ma che una cosa del genere gliel'aveva detta la Barbara una sera in cui erano insieme in occasione della fiera di Lastra a Signa nell'agosto del '68; avendola invitata ad avere rapporti con lui, la donna gli disse: "Ci potrebbero sparare mentre siamo in macchina". Il P.M., che ben sa che non Mele, ma un'altra persona coinvolta nel processo andava in giro in motorino, coglie la palla al balzo, facendo dire al teste: "la donna non disse che c'era qualcuno che ci seguiva in motorino; io riferii il fatto al tenente dei CC, mentre mi trovavo con gli altri congiunti nella camera mortuaria a Firenze, in una conversazione e non in sede di interrogatorio". Ulteriormente, a scanso di equivoci, il teste chiarisce che "quando la donna gli parlò di quelle minacce, non pensò affatto che chi potesse sparare fosse il V. Francesco, del quale non può dire se sia prepotente o violento". Filastò afferma che qualora il molestatore fosse stato uno dei due fratelli V., Barbara ne avrebbe fatto esplicitamente il nome al Barranca, che li conosceva; ma questo mi sembra molto ipotetico. Il giornalista della "Nazione" Fulvio Apollonio, nel suo resoconto dell'udienza, attribuisce a Barranca ambedue le affermazioni che sarebbero state fatte dalla donna: che qualcuno la seguiva in motorino e di temere che le sparassero mentre era in macchina (sottinteso, in compagnia di un uomo); si tratta di una probabile confusione tra l'affermazione positiva (potrebbero spararci in macchina) e quella negativa (non mi disse che c'era qualcuno che ci seguiva in motorino) entrambe fatte dal teste nel corso della deposizione. Si noti che c'è una sottile differenza tra il concetto di essere solitamente seguita da uno in motorino e quello di essere stata seguita in quella precisa occasione, mentre si trovava col Barranca; e la testimonianza non fa del tutto chiarezza sul punto.

La testimonianza Barranca deve essere coordinata con quella di Salvatore V., che riferisce che Barbara gli aveva detto di essere stata minacciata da Francesco affinché non andasse con altri uomini e di essersi accorta di essere stata talvolta seguita; ma anche qui, negli atti a mia conoscenza, non si parla esplicitamente di motorino. Può sembrare che il particolare del motorino sia stato aggiunto dal Mele stesso, che, come è noto, sosteneva di essere stato trasportato sul luogo del delitto da Francesco V. appunto in motorino. Ma è altrettanto possibile che il riferimento al motorino sia stato volontariamente omesso dal teste Barranca poiché avrebbe puntato in una direzione troppo precisa. Lo stesso Francesco V. , pur pretendendo di aver allentato in quel periodo la relazione con la donna (il che non è confermato da nulla), ammise di essere geloso di Barbara; del resto la cosa era talmente nota da non poter essere smentita credibilmente. Disse inoltre di aver sorpreso la donna con un altro Francesco alle Cascine di Lastra a Signa, ma casualmente, non per averla seguita. Sta di fatto che si sa bene che vi era (almeno) un amante geloso che girava in motorino armato di pistola. Coincidenze?

(SEGUE)

2 commenti:

  1. un commento a caldo lettura:
    a) in assenza di una pre-"identificazione" (per via teorico/ipotetica) di una lista di ipotetici movente del delitto, risulta impossibile sbilanciarsi nell'affermare se trattasi di "coincidenza" fattuale, retorica o altro di più corposo.

    b) la "gelosia" di un amante X movente dell'assassinio, si scontra comunque con la "non-gelosia" del marito che detto delitto però doveva accettare.
    fattore che porta a dover introdurre il pensiero che il SM sia stato "costretto/minacciato/abbindolato/etc" al fine di vederlo:

    1 - complice partecipe sulla scena del delitto (se non bisogna dire che il SM non fosse sulla scena del delitto; ma la cosa non sembra essere così facile da sostenere)

    2 - "silente" (tra virgolette) con gli inquirenti, anche e soprattutto dopo la condanna in primo grado (ma prima della definitiva), nonostante la costrizione/minaccia/turlupinatura.
    una piena e precisa indicazione di come erano andati realmente i fatti, non avrebbe potuto far altro che permettergli di accedere ad una pena più leggera.

    Senza nulla dunque togliere e anzi restando nella stessa opzione amante X geloso come assassino, in virtù del precedente ragionamento, risulterebbe probabile che:

    o
    - il SM avesse con il soggetto X un "motivo" comune "non confessabile", per agire in complicità in tal senso e non raccontarlo dopo la condanna in primo grado (e successive conferme).

    o
    - che a detto delitto, abbia partecipato solo/anche qualcuno facente parte integrante di un nucleo affettivo/relazionale di primaria importanza per il SM stesso (e dunque da non tradire per nessuna ragione, nemmeno gli anni di galera)

    o
    - entrambe le due opzioni contemporaneamente

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  2. Hazet le tue considerazioni sono sensate e condivisibili. Partono però dal presupposto che colui che il Mele chiama costantemente in correità sia innocente; Mele, infatti, non è per nulla silente, semmai inascoltato perché giudicato inaffidabile.
    Mele abbandonerà le accuse contro FV solo quando l'indagine stessa prenderà altre strade, dopo Giogoli e dopo Vicchio, nel senso di adeguarsi al nuovo pensiero degli inquirenti.
    Questo non significa che la tua ipotesi sia da escludere, ovviamente. Il senso del mio post era di ricordare (poiché viene spesso dimenticato, sulla base degli eventi successivi) chi fosse il maggiore sospettato per il delitto di Signa.

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