Sulla rottura della lunga (lunga quanto in realtà non si
sa) amicizia tra Giancarlo Lotti e Fernando Pucci c'è, a mio parere, molta
ambiguità; e sarebbe stato forse meglio chiarire l'esatto svolgimento dei
fatti, atteso che la cosa poteva essere interpretata a riscontro psicologico (o
meno) di quanto dichiarato dal Pucci in merito alla sua reazione dopo aver assistito
al delitto degli Scopeti.
Nell'interrogatorio in udienza del 6 ottobre 1997,
sull'argomento Pucci dice soltanto (salvo errori):
F.P.: Prima succedesse
il fatto s'eramo sempre insieme noi, io e lui, s'andava sempre via a Firenze la
domenica sera.
F.P.: Poi io smisi di andare con il Lotti
- capito? – a giro.
In realtà l'ordine delle frasi è inverso, ma dipende dalle
domande degli interroganti e la sostanza non cambia.
Nella stessa giornata viene interrogato il fratello di
Fernando, Valdemaro Pucci, il quale racconta una storia diversa. Pucci e Lotti
avrebbero continuato a frequentarsi – non ricorda però se ci fu un'interruzione
del rapporto,– fino al novembre 91, quando Lotti avrebbe pagato con un assegno
scoperto dei generi alimentari acquistati nel negozio di Valdemaro. Avendo Valdemaro rimproverato Fernando per le
cattive compagnie frequentate, quest'ultimo, forse per soggezione nei confronti
del fratello, avrebbe effettivamente rotto l'amicizia con il poco
raccomandabile Lotti. Nella versione fornita da Valdemaro, quindi, l'allentarsi
della relazione tra i due non ha alcun rapporto con l'episodio di Scopeti,
avvenendo ben sei anni dopo e per motivi venali.
A questo punto, il P.M. Canessa interviene facendo notare
che
Invece, Fernando, ci ha raccontato che lui, dopo l'omicidio, cioè nell'85 -
risulta dai verbali, così ha dichiarato - che la domenica dopo, erano d'accordo
che si trovavano al solito posto, dopo l'omicidio dell'85. Il Lotti non andò
all'appuntamento e lui non lo volle più vedere. Così dice Fernando.
A rigore, pure questa causale, quand'anche vera – ma
sarebbe in contrasto con la disinteressata versione di Valdemaro – non sembra
avere rapporto con il fatto di Scopeti, essendo solo una ripicca per un
appuntamento mancato la domenica successiva: Lotti avrebbe "tirato un pacco" a Pucci, il
quale se la sarebbe presa. Come riferisce Giuttari (Il Mostro pag. 125), questa
versione era stata data da Fernando Pucci in occasione del primo interrogatorio
(2 gennaio 1996) nel quale il teste
aveva peraltro detto molte "mezze verità" che avrebbe
"integrato" in seguito.
La sentenza di I grado (marzo 98) aveva comunque raccolto
questa versione, scrivendo in premessa che la PG aveva appurato che Lotti aveva
improvvisamente rotto i suoi rapporti di amicizia con Fernando dalla domenica
successiva a quella dell'omicidio degli Scopeti, senza citare la spiegazione
data dal Pucci, ma allegando soltanto la giustificazione (o mancata
giustificazione) data dal Lotti alla Ghiribelli, che "lui quando litiga con uno, litiga e non vuole saperne più
niente"; versione riportata da Michele Giuttari in udienza del 23
giugno 97 (la sentenza erroneamente scrive 23 marzo).
La sostanza è che la testimonianza di Valdemaro Pucci, che
attesterebbe una continua frequentazione dei due fino a tutto il 1991, non
contestata apertamente da nessuno, viene tuttavia obliterata.
(segue)
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