Nel libro, su questo episodio mi ero espresso abbastanza
velocemente, scrivendo:
Quanto all'alibi per la notte del 1968, si è
già detto: tutti i nominati, che sarebbero partecipanti ad una partita a
biliardo al bar di Lastra a Signa quella sera, sono amanti o ex amanti di
Salvatore, che tra l'altro cambia un nome in itinere. Silvano Vargiu, già inquisito, ammette di non
ricordare la data e di essersi affidato al ricordo – e alla richiesta – di
Salvatore Vinci. Degli altri due, l’unico interrogato già all'epoca (1968) dal
sostituto procuratore Caponnetto, aveva chiarito di non sapere neppure in che
giorno si fosse, l'altro, amico del cuore di Salvatore, non ricorda nulla. Il
G.I. Rotella, al termine di una lunga e complessa ricostruzione, ritiene che
l'evento reale (la partita a biliardo al bar che funge da alibi) sia avvenuta
la sera prima del delitto. Ma come si fa a contestare dopo 18 anni (!) un alibi
ritenuto valido due giorni dopo il fatto?
Della testimonianza di Nicola A. è gran discorso nel rapporto
Torrisi, che ovviamente, dovendo sostenere la colpevolezza di Salvatore, è
costretto a smontarla. E in effetti il
modo in cui si perviene a confermare l'alibi di Salvatore è rocambolesco, in
quanto all'inizio il teste, ai carabinieri e poi al P.M. riferisce la partita
di biliardo a Prato al martedì sera (anziché alla sera del delitto, mercoledì),
facendosi poi convincere quasi a fatica dal magistrato a cambiare idea
sull'effettiva data dell'accaduto. Torrisi spiega il qui pro quo facendo notare che una sera della settimana mancava al
conto in quanto il venerdì il teste, dopo l'indicazione del proprio alibi da
parte di Salvatore, era stato prelevato dai carabinieri per essere sentito. Le
due sere successive al delitto (rectius
alla partita a biliardo) che ha in mente il testimone sarebbero quindi
mercoledì e giovedì e la partita si sarebbe svolta il martedì, con il che
l'alibi di Salvatore per la serata giusta crolla clamorosamente. Nel rapporto
Torrisi non sono descritti gli avvenimenti di codesta seconda sera, che nel
calcolo dell'inquirente sarebbe quella del giovedì. Purtroppo, queste
precisazioni, che sembrano ricomporre in maniera armoniosa e utile alle
indagini su Salvatore tutto il decorso della settimana 18-24 agosto 1968
vengono date nell'ottobre 1985, ossia più di diciotto anni dopo i fatti. In
altre parole, bisogna pensare e credere che il testimone, che nell'immediatezza
non sapeva neppure quale fosse il giorno della settimana in cui veniva interrogato,
dopo aver confermato la primitiva versione al processo del 1970 e addirittura
quando interrogato dal G.I. Rotella nel 1983, recuperi fulmineamente la memoria
al momento giusto e riesca prodigiosamente a rimettere a posto tutte le tessere
del puzzle.
Ma vi sono altre possibili interpretazioni, più malevole. Nulla
vieta di pensare che Nicola A. fosse consapevole che l'alibi era falso, volesse
con ciò reggere bordone a Salvatore, ma si imbrogliasse effettivamente sulle
date per propria dabbenaggine, essendo realmente convinto, prima del conto alla
rovescia fattogli fare dal magistrato, che la sera del delitto fosse quella di
martedì. Questo presupporrebbe che S. gli abbia richiesto di fornirgli un alibi
senza specificare quando; una cosa del tipo: "Tu dì che quella sera
abbiamo giocato a biliardo". Ma quale sera?
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