Anche la posizione dei bossoli, se è effettivamente quella
originaria, sembra favorire di più la versione ufficiale, poiché indica spari
da diverse direzioni: tre nella piazzuola all'altezza del finestrino sinistro
nella posizione primitiva dell'auto; due ancora nella piazzuola, ma in
posizioni diverse, come se lo sparatore stesse inseguendo l'auto che si
allontanava in retromarcia, gli ultimi tre davanti all'auto nel fosso, due
destinati ai fari ed uno che colpisce il parabrezza e probabilmente il ragazzo.
Mario Spezi in "il Mostro di Firenze" propende
per l'idea che, se la versione dei barellieri è vera, il corpo del ragazzo sia
stato spostato; ma poiché spostare un ragazzone dai sedili anteriori a quelli
posteriori sarebbe stato impossibile per un uomo solo, si dovrebbero ipotizzare
più assassini. Il suggerimento però rimane a quanto sembra inascoltato; anche
da Spezi stesso, che nel successivo Dolci colline di sangue fa entrare il
mostro (singolo) in auto per cercare di levarla dal fosso, glissando sullo
spostamento del corpo del ragazzo che venti anni prima gli era sembrato impresa
impossibile.
Dopo di che, quasi tutti gli appassionati e studiosi del
caso, in libri, articoli, blog si sono esercitati sulla possibile dinamica
dell'omicidio. Il ben noto De Gothia propone nella "Notte dei Salami"
una versione in parte simile a quella di Filastò, corroborata dall'evidenza,
tratta da una foto dell'epoca, di una colatura di sangue sotto lo sportello
sinistro dell'auto che corre in senso perfettamente verticale, il che dimostrerebbe che lo sportello fu
aperto quando l'auto era in piano. E dove avrebbe potuto venire aperto in piano
se non nella piazzuola e da chi se non dal mostro e perché se non per mettersi
lui stesso alla guida dopo aver spostato all'indietro il corpo della vittima,
allo scopo di portare l'auto in luogo riparato per compiere in tranquillità le
escissioni? La tesi è ingegnosa, ma non risolve le contraddizioni tra i
testimoni che vedono la vittima sul sedile anteriore (che in tal caso avrebbero
clamorosamente sbagliato) e i soccorritori che dicono di aver estratto il
ferito dal divanetto posteriore. Anche il foro di proiettile sul parabrezza non
è adeguatamente spiegato.
Antonio Segnini, invece, ritiene che ambedue i gruppi di
testimoni abbiano visto bene, ma che nel passaggio tra il primo e il secondo
gruppo il Mainardi si sia spostato da solo, per quanto mortalmente ferito, sul
sedile posteriore; il che non appare in linea con le perizie mediche che danno
il ragazzo in stato di incoscienza dopo i primi tre colpi.
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